Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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domenica 29 marzo 2020

Cambiamento epocale!!!!!!

Condivido questo editoriale della rivista Freeway Magazine apparso sul numero 79 del 2000, con alcune considerazioni....

Nel 2000 Carlo Talamo lasciò l'importazione della Harley-Davidson per concentrarsi solo su Triumph (…..ed altri progetti...). La sua Numero Uno sarebbe diventata un ricordo per molti che avevano avuto la fortuna di vivere appieno quel glorioso periodo, mentre Harley-Davidson avrebbe cambiato radicalmente pelle. La dimensione genuina,  l'impronta imprenditoriale “talamiana”, avrebbe lasciato spazio ad una connotazione più fredda del marchio americano.

Freeway Magazine dedicò questo editoriale al cambiamento epocale e, probabilmente, scelse la foto dello Sportster bombardato in pista perchè meglio rappresentava il nuovo corso, fatto di numeri di vendita crescenti in maniera quasi vorticosa e di un interesse oltremodo dilagante.

Quando avvenne questo passaggio di consegne (di cui tutti sapevano da tempo) avevo già abbracciato il marchio inglese Triumph e deciso di continuare l'avventura con Carlo Talamo ed il suo staff (anche se da amico/cliente), sebbene avessi nel cuore sempre lo Sportster e continuassi a documentarmi quanto più possibile sull'argomento.

All'ora, come oggi, ero attratto dalla dimensione romantica ed allo stesso tempo goliardica del motociclismo che trovavo appieno nella Numero Tre e nell'impronta data da Carlo Talamo. Quando Carlo morì, nel 2002, quell'impronta man mano si perse, tanto è vero che alla fine tornai definitivamente sul mio primo amore: lo Sportster. La moto comprata nel 1992 (il mio primo Sportster è ancora in giro e risulta essere in Molise. Peccato non lo vendano nemmeno sotto tortura....). Quella che per me rappresenta la più bella moto in assoluto.

Concludo con un velo di polemica. La vita è fatta di momenti, periodi ed epoche, ma la storia non si può dimenticare. Ed in questo senso sembra che in Harley-Davidson abbiano voluto cancellare a tutti i costi la storia fatta da Carlo Talamo in Italia, forse perchè troppo scomoda. 


lunedì 23 marzo 2020

Ottime prospettive per Buell. Poi, invece......










La Bike Week di Daytona del 1998 mi fece illudere che con il marchio del “pegaso” avrei finalmente trovato la quadratura del cerchio.


Le prime Buell iniziarono a vedersi in Italia nel 1997 quando Carlo Talamo ne avviò ufficialmente l'importazione. Fino ad allora solo pochissimi avevano conosciuto questo marchio, grazie a qualche esemplare di importazione. Parliamo di persone che si potevano contare sulle dita di una mano. Da poco erano state importate le Triumph attraverso la Numero Tre e Carlo Talamo stava costruendo la fortuna del marchio inglese in Italia, ma erano gli inizi. Il mercato, a parte la Triumph Speed Triple, aveva proposto solo una “nuda” che avrebbe rappresentato il punto di riferimento in  quel segmento per molti anni a venire: la Ducati Monster (!!!!). La produzione sostanzialmente si divideva tra sportive, enduro, custom (seguendo il fenomeno Harley-Davidson tutte le case giapponesi ne proposero almeno un modello) e turistiche. Il concetto delle cafe racer si stava sviluppando, mentre quello delle “naked” era ancora allo stato embrionale. 

Sulla sorta di queste premesse le prime Buell arrivate in Italia suscitarono molto interesse, anche perchè Carlo Talamo aveva fatto vedere che gli Sportster non erano solo moto da passeggio ma ci si poteva divertire in pista, organizzando il Trofeo Short-Track e mettendo appunto dei kit dedicati.

Detto in parole povere: le Buell S1 ed M2 Cyclone erano le moto che “servivano” al mercato in quel momento

Da una parte c'era chi si iniziava a stancare del predominio Ducati (Monster) che andava avanti ininterrottamente dal 1992, rappresentando praticamente l'unica scelta. La Honda aveva iniziato la produzione della Hornet 600, ma non era una moto che “colpiva”. 

Buell invece suscitava emozioni forti sia per la storia del marchio, legata ad una dimensione artigianale di pura passione, sia per le prestazioni che promettevano, non tanto in termini di cavalli quanto invece, a divertimento puro. Per la prima volta era arrivata una moto destinata a sovvertire i canoni della sportività: grande coppia e maneggevolezza incredibile grazie a quote ciclistiche di una  “duemmezzo” sportiva. 

Carlo Talamo credeva molto in Buell ed eravamo in molti a vederla in quel modo, anche se non sapevamo cosa aspettarci per il futuro. Non appena arrivati in Italia i primi esemplari nel 1997 comprai la M2 Cyclone che per me rappresentava la quadratura del cerchio. Avrei potuto continuare a frequentare il mondo Harley (….a me per la verità interessava solo quello legato alla Numero Uno....) facendo i vari “Pallequadre” (ora Hog Inverno) ma, nel contempo, sarei potuto uscire con qualche amico con moto sportiva, magari facendo pure una scappata in pista.

Seppur Buell era stata ben accolta dalla stampa e da molte persone che gravitavano attorno a Carlo Talamo (vedasi gente tipo Marco Lucchinelli), da altri chi comprava quelle motociclette era considerato come un “mentecatto”. Ricordo un episodio che mi accadde quando nell'Aprile del 1997 andai a Misano per vedere il Mondiale Superbike. 
Mi stavo aggirando nei paddock quando trovo il box Honda e chiedo del grande Aaron Slight con l'intento di farmi una foto con lui. Indosso un gilet con il logo Buell. Gli uomini Honda mi squadrano e cominciano a ridermi in faccia dicendo mi che le Buell non valgono nulla e la moto si sarebbe rotta subito. In una frazione di secondo esplodo e li mando a quel paese quasi finendo in rissa.....

Quando arrivai a Daytona circa un anno dopo da quell'episodio, capii che dietro a Buell c'era più di quanto pensassi. Era stato organizzato un trofeo e messo a punto un kit per esso. C'erano delle persone all'interno di Harley-Davidson che si dedicavano solo ed unicamente a Buell. Iniziai a chiedere a tutti: volevo sapere di tutto e di più. Conobbi anche una ragazza dello staff Buell. La tipica americana non bellissima ma di una simpatia estrema che regalò a me ed ai miei amici la maglietta che qui vedete, con la preghiera di indossarla unicamente non appena tornati in Italia. Ovviamente dopo qualche tempo mi sdebitai mandandole, tramite l'amico Farinelli che andava ad una “convention” Harley-Davidson negli States, un pensiero. So che ne fu molto contenta. Purtroppo persi i suoi contatti. Si chiamava Jackie.
Tornato in Italia ero convinto che Buell avrebbe spiccato letteralmente il volo, ma dopo un paio di anni capii che forse non sarebbe stato così. Quando Carlo Talamo morì, nel 2002, ne ebbi la certezza. A parte alcuni appassionati e qualcuno del suo staff, era stato stato forse l'unico a credere realmente nelle potenzialità di quelle moto. Il resto è mera cronaca dei giorni nostri.


giovedì 1 agosto 2019

Cinquant'anni di.......Easy Rider!!!!!

easy rider 50 anniversary poster

easy rider 50 anniversary poster low ride magazine

captain america 72 sportster seventy two


…..non importa come, basta riscoprire quella sensazione di benessere che può offrire la quiete di una avventura estiva. Meglio se a cavallo di una motocicletta.


Inno alla libertà, stile di vita, icona del cinema, “hippies” senza gloria. A mezzo secolo dalla sua uscita, sulla celebre pellicola si è scritto e di più e si continuerà  a scrivere per molto tempo ancora.


Oltrepassando quelle che sono le sensazioni di ognuno di noi, è indubbio che il film abbia lasciato un segno profondo non solo a livello cinematografico, ma anche culturale. Si tratta di uno di quei fenomeni di cui nemmeno i diretti protagonisti sanno dare una spiegazione, se non legata al particolare momento storico. Momento storico che, in un certo senso, non è molto distante dai giorni odierni, in cui la sete di libertà è offuscata dall'era multimediale, in grado di creare  velocemente mode, rendendo spesso le persone incapaci di ragionare secondo una propria logica.


Dato che in questo blog si parla di Harley-Davidson Sportster a trecentosessanta gradi, il miglior modo per celebrare questo importante compleanno è riproporre  il bellissimo Forty-Eight costruito dai ragazzi di Shaw Speed & Custom (ora Speed & Custom), di nome "Captain America 72 ", presentato parecchio tempo addietro. E' una bellissima realizzazione estremamente curata, dove l'aspetto economico incide marginalmente. La classica moto che si può fare chiunque con un budget ridotto, ma di sicuro effetto. Basta infatti la verniciatura “star and stipes”, una coppia di scarichi “fish-tail” alti, un bel sissy-bar abbinato ad una sella anni settanta e ci si costruisce una moto replica di “Captain America” anche se non fedele all'originale.


Ma non importa, perchè Easy Rider è come una visione che si manifesta in mille modi!!!!!




domenica 14 aprile 2019

Harley-Davidson: l'inizio di una crisi!!!!!!




L’immobilismo della “Company” in molti casi rasenta l’incredibile, per non dire il paradosso. Da una parte vengono annunciati una miriade di nuovi modelli per i prossimi anni, che presuppongono ingenti investimenti ed un lavoro a lunga gettata, ma dall’altra si assiste al non aggiornamento di modelli come lo Sportster, che sarebbe assai semplice e produrrebbe effetti nel breve e medio termine. Effetti da cui trarrebbero beneficio vendite ed introiti (ovviamente!!!). 

Il risultato di questa situazione è un calo dell’immatricolato (in Italia). I dati della rivista Motociclismo di Aprile 2019 parlano chiaro: contrazione dell’immatricolato dell’ 1,73% (-14 moto rispetto allo stesso periodo del 2018 su un totale di 796 vendute). Se pensiamo che lo Sportster fino a qualche tempo addietro rappresentava quasi la metà del nuovo Harley-Davidson ed ora (stando sempre alle classifiche di vendite pubblicati dalla rivista Motociclismo) siamo ben lontani da quella situazione (149 moto su un totale di 796 vendute), si comprende bene quale sia la situazione attuale, almeno in Italia. 

La verità è che il mondo Harley non attira più, così come non attira più lo Sportster come moto, anche a causa del prezzo. 


Pochi sono disposti a spendere 11.000 Euro per un 883 Iron (il modello di accesso alla gamma) per salire fino agli oltre 13.000 del modello SuperLow 1200T. Negli anni novanta, quando Harley-Davidson iniziava a radicarsi nel territorio italiano, lo Sportster (nella cilindrata 883) rappresentava il modello di passaggio per le cilindrate maggiori. Comprare una Harley-Davidson equivaleva ad avere uno “status” inarrivabile per molti. 

Ora la situazione è cambiata parecchio e la politica dell’ “opulenza” imposta in Italia dalla “Company” sembra avere l’effetto diametralmente opposto. Vanno ripensate le concessionarie che non possono essere sempre più grandi, perché questo stato comporta inevitabilmente un aumento del prezzo del prodotto finale (moto, accessori, lavori d’officina, merchandising) necessario per coprire le ingenti spese di gestione. Quelle che ancora si salvano lo debbono ad una capacità imprenditoriale ed umana fuori dall'ordinario. 

Harley-Davidson deve capire che se vuole sopravvivere deve fare diversi passi indietro, facendo ritornare le concessionarie ad una dimensione umana, sul modello di quelle che erano le Numero Uno

Eppoi deve mettere mano allo Sportster creando nuove versioni ed offrendo la possibilità di costruirsi la propria versione su misura direttamente all’atto di acquisto. Cosa aspetta ???????


venerdì 25 gennaio 2019

Al cuor non si comanda!!!!!

harley davidson fat bob by hd jesi route 76harley davidson fat bob by hd jesi route 76

harley davidson fat bob by hd jesi route 76

harley davidson fat bob by hd jesi route 76


Non è uno Sportster e non è una moto nelle “corde” di questo blog. Ma non si può non votare  HD Jesi......


Ho iniziato a presentare le moto della Battle Of the Kings da quella che per me è la più bella realizzazione: The Answer, lo Sportster da flat-track costruito da Roberto Demaldè, patron di HD Parma e la sua “crew”. Moto che, ovviamente ho votato e di cui ho inserito un link all'interno del post. In questa sede è superfluo soffermarmi sul grande lavoro effettuato dal buon Roberto, così come sulle sue realizzazioni passate a base Sportster nelle quali ha prestato sempre la massima attenzione agli aspetti tecnici in modo da privilegiarne il sapore sportivo.

Questa volta il discorso è diametralmente opposto. Lo “Speed Bob” (questo il nome della realizzazione sulla base del Fat-Bob) è una simpatica trovata ma nulla di più. In pratica è stata data un'anima racing alla moto curando l'aspetto cromatico, montando un codone monoposto ed installando un kit Screamin'Eagle stage 1. 

Il vero motivo per cui ho dato il secondo voto si chiama HD Jesi e Luca Fava!!!!!

Conosco Luca da quando aveva l'officina Triumph di Jesi. Parliamo della fine degli anni novanta. Una persona d'altri tempi di cui avevo un certo ricordo. Poi, come spesso accade, ci siamo persi di vista per incontrarci nuovamente circa un paio di anni addietro, quando lo sono andato a trovare in Agosto durante le mie vacanze nelle Marche. Il ricordo che avevo è stato confermato sia in quell'incontro, sia circa un anno dopo quando non ho esitato un attimo a spedirgli il mio Sportster per fare dei lavori. 

Luca Fava non solo ha una grande capacità a livello tecnico, ma una persona umile ed onesta pronta a suggerirti ed aiutarti in ogni situazione (premetto che non mi è stato regalato nulla dei lavori effettuati)

Ho avuto poi modo di conoscere Elia (suo figlio), Stefano (che si occupa delle vendite) e scambiare qualche parola con gli altri della concessionaria, scoprendo che il buon Luca ha dato un “print” a tutta l'azienda, dove il duro lavoro e l'onestà nei confronti del cliente rappresentano forse il valore primario. 

Non voglio nulla togliere agli altri dealer (….praticamente dai tempi in cui sono scomparse le vecchie Numero Uno non ne conosco quasi più nessuno...), ma apprezzando le grandi doti umane e tecniche di Luca e della sua “famiglia” (questo secondo me è il termine da utilizzare per i suoi collaboratori), percepisco ogni singolo lavoro fatto su qualsiasi moto, apprezzandone la bontà. Continuate così!!!!! 

venerdì 21 dicembre 2018

Buell quando torni ?????










Si avvicina il Natale e proviamo a scrivere la famosa lettera nella speranza che qualcuno ascolti.....


Caro Babbo Natale, anche questa volta ti disturbo con qualcosa di assurdo. Ma lo debbo fare, ragion per cui ti chiedo scusa anticipatamente. Per favore convinci i vertici Harley-Davidson a rimettere in produzione moto con il marchio Buell. Non è così difficile. Certo, si tratta di rinunciare ad alcune prerogative tecniche caratterizzanti il marchio, ma chi nella sua vita non è sceso a compromessi almeno una volta ????? 

Sai, moto del genere mancano nel panorama motociclistico e non sarebbe cosa più facile a Milwaukee la produzione di moto innovative con questo marchio. Cosa c'entrano i modelli Street 750 con la filosofia HD ????? E le nuove moto presentate che vedranno la luce entro il 2020 ???? Ne vogliamo parlare ???? Mi rendo conto che ti limiti a portare regali e questo, forse, esula dal tuo compito, ma per favore provaci. Io te lo chiedo comunque. E provo anche a stuzzicarti. 

Pensa se venisse messa nuovamente in produzione la Buell Blast. In questo periodo in cui i monocilindrici non troppo evoluti sembrano poter dire la loro sul mercato, una moto del genere potrebbe fare faville: robusta, grezza e......Buell.  

Ed una sportiva Buell con il motore della Street 750 ???? Per non parlare, poi, di un “must”: motore Sportster su ciclistica “svelta”, come negli anni novanta. Ti solletica quanto ti ho detto ???? Pensa pure a quante Buell customizzate nascerebbero. Guarda solo alcune di quelle pubblicate su questo blog. Per favore non cestinare la lettera dopo la lettura delle prime due righe. Aspetta la fine e vedi. Io, comunque, attendo questo piccolo regalo.

D'altronde non penso che il viaggio a Milwaukee sia proibitivo.....

martedì 27 novembre 2018

Buell: fine della storia!!!!


Per lungo tempo ci siamo chiesti se fosse un futuro per il marchio Buell e le intriganti motociclette. Dopo aver parlato con Pierluigi Alghisi, uno dei massimi esperti sull'argomento in Italia, possiamo dire che è davvero finita. Purtroppo......


Per tanto tempo ci siamo illusi che potessero arrivare buone notizie dagli Stati Uniti, ma sono state vane attese. Nel 2009 Buell ha cessato ufficialmente la produzione delle motociclette e, nonostante vi sia stato un tentativo di rinascita, possiamo dire che si è trattato di una delle tante iniziative imprenditoriali fine a se stesse. Le Buell sono e rimarranno moto d'elite (come ci ha sottolineato il nostro interlocutore), a meno che il genio di Erik Buell non partorisca qualcun'altra idea. Ma è assai improbabile.

1957 Legend: “Peccato per come siano andate le cose. E pensare che quando Carlo Talamo, sul finire degli anni novanta, iniziò ad importare le Buell creando un apposito brand, in molti pensarono finalmente di aver trovato una Harley-Davidson sportiva. Lo stesso Carlo Talamo puntò molto su questo marchio. Ti racconto un paio di aneddoti. Carlo era talmente fissato con la Buell che mi descrisse, uno di quei giorni in cui te lo trovavi all'improvviso alla Numero Uno di Roma, come riuscì ad impossessarsi della prima S1. Aveva appena assistito alla presentazione alla stampa in Inghilterra quando, mentre si trovava seduto su l'unica S1 disponibile, gli disse all'importatore inglese che avrebbe voluto vendere le Buell in Italia e che voleva intanto comprarsi quell'esemplare. Il tizio gli rispose che se fosse andato a Milano con quell'esemplare vestito così come era (si stava nel pieno della stagione invernale e Carlo aveva solo un leggero giacchetto Harley-Davidson in cotone: quello nero con la banda arancio) se la sarebbe potuta tenere. Carlo partì a razzo ed arrivò a Milano dopo molte ore tutto tremante!!!! L'amico Fabrizio Farinelli mi ha raccontato un altro piccolo aneddoto. Pare che Carlo Talamo, a bordo della sua S1 fosse imprendibile per chiunque sul tratto di strada che da Grosseto porta fino a Scansano. Lui stesso  provò qualche volta a stargli dietro (…..e Farinelli ha la manetta pesante.....) senza riuscirci.....”
Pierluigi Alghisi: “Per molti la Buell era considerata la base ideale per realizzare delle ottime cafe-racer. Parliamo dei modelli M2, S1, S3, e X1. Quelle che, per intenderci, avevano il motore 1200 Sportster pompato a dovere. Ma fin dall'inizio apparvero i primi problemi di meccanica......”

1957 Legend: “Ricordo di un amico che alla fine si vendette la White Lightning per disperazione. Mille problemi vari e la staffa di supporto del motore che si ruppe diverse volte.”
Pierluigi Alghisi: “Mi riferivo proprio a problemi del genere.....”

1957 Legend: “Ho comprato una M2 Cyclone nuova nel 1997 e l'ho tenuta fino al 1999 senza avere un problema, a parte la rottura dei gommini di supporto del forcellone. Problema immediatamente risolto in garanzia dalla Numero Uno, sebbene la garanzia stessa fosse scaduta già da un paio di mesi. Sulla moto avevo montato un terminale Supertrapp ed un filtro dell'aria aperto. Feci a manetta il viaggio di ritorno da Milano fino a Roma sull'autostrada senza avere il minimo problema. E l'avevo strapazzata per due giorni dopo aver partecipato nel 1998 al primo Triumph-Buell Day in pista sul circuito di Vairano di Vidigulfo.....” 
Pierluigi Alghisi: “E ti ha detto bene! Molte persone hanno rotto i motori per molto meno.....”.

1957 Legend: “E' davvero finita ?”
Pierluigi Alghisi: “Si. Nel 2019 saranno dieci anni dalla cessata produzione e terminerà per Harley-Davidson anche l'obbligo di produrre le parti di ricambio e diventerà davvero dura.”

1957 Legend: “Eppure quando il marchio Buell fu acquistato da Harley-Davidson si parlò di grandi progetti per il futuro.”
Pierluigi Alghisi: “E' vero, ma forse il problema è da ricercare nella non capacità di rinnovamento dello stesso Erik Buell che aveva voce sulle scelte progettuali. Mi spiego meglio. Scelte come il serbatoio del carburante nella trave del telaio ed un solo freno a disco di tipo perimetrale sono soluzioni tecniche all'avanguardia, ma che devono avere una loro logica. Erik Buell, invece, si fissò sulle sue idee. Ti faccio un esempio. Le moto con i motori raffreddati a liquido sono delle vere e proprie belve con quasi 200 cavalli, ma mantengono il singolo freno a disco di tipo perimetrale. Usandole anche in pista ti rendi conto che funzionano, pur se a fatica, ma vallo a spiegare a chi si compra la moto.......”  

1957 Legend: “Fino ad un anno addietro se giravi sui portali di vendita di moto trovavi diverse Buell, ora pochissime: come te lo spieghi ?”
Pierluigi Alghisi: “La risposta è relativamente semplice. Le moto usate in circolazione iniziano ad avere parecchi chilometri, dai trentacinquemila in su. Chi vende non può chiedere grosse cifre perchè spesso si deve mettere le mani sulla moto spendendo belle cifre. Rifare un motore costa attorno ai tremila Euro. E' meglio a quel punto smembrarla e venderla a pezzi dato che iniziano scarseggiare per il motivo che ti ho detto, sebbene aziende come gli olandesi della Twin Motorcycles continuino a produrne in proprio. Io stesso che ho molti contatti in giro per il mondo, ho difficoltà  in tal senso.  Non hai idea dei motori su cui ho messo mano.....”

1957 Legend: “Quali sono i problemi che capitano più spesso ?”
Pierluigi Alghisi: “Di tutto. Dall'impianto elettrico alla pompa dell'olio, alle cinghie della trasmissione finale che si rompono.

1957 Legend: “Possibile che in Harley-Davidson non ci abbiano pensato ???? E' dovuto alla scarsità dei materiali oppure ad altro ????”
Pierluigi Alghisi: “Se pensi che le prime versioni (M2, S1 ecc.) avevano il motore dello Sportster potenziato, dovresti fare delle opportune riflessioni. Sullo Sportster il motore gira ad un regime di rotazione di poco superiore ai cinquemila giri, mentre sulle Buell siamo nettamente più su. Anche sui modelli della serie XB, sebbene si tratti di un'unità riprogettata, il concetto è sempre quello di origine.....”  

Non resta allora che godersi quei pochi esemplari rimasti in circolazione augurandosi che a Milwaukee decidano di mettersi una mano sulla coscienza e di riportare in auge questo glorioso marchio.


venerdì 9 novembre 2018

EICMA 2018: ma gli Sportster ?????

sportster forty eight my 2019

sportster xlcr 1000

sportster xr 1000


Praticamente nessuna novità al Salone di Milano da parte di Harley-Davidson, salvo il progetto LiveWire, quando ci sarebbe stato bisogno di nuovi modelli Sportster da presentare proprio in questa occasione.....


Harley-Davidson, praticamente da sempre, ha un modo di ragionare tutto suo che la porta a fare scelte all'apparenza discutibili ma che poi risultano corrette.
Il 2018 è stato l'inizio di una vera e propria rivoluzione, con la messa sul mercato di nuovi modelli ed una gamma che è destinata ad ampliarsi notevolmente nei prossimi anni, andando ad abbracciare nuovi utenti ed uscendo fuori da quello che è stato il target finora conosciuto.

Fatte queste premesse, è facile pensare come, a dispetto di quasi tutte le altre case motociclistiche EICMA abbia la sua importanza, ma non sia fondamentale per presentare nuovi modelli. Eppure, forse mai come quest'anno avrebbe dovuto approfittarne far vedere nuovi Sportster.  

Urge un cafe-racer che richiami le forme della XLCR, ma anche un modello con le ruote tassellate, ed uno Sportster  “di accesso”, con prezzo nettamente più basso rispetto all'Iron 883, perchè i modelli della gamma Street 750, seppur abbelliti e migliorati nel tempo, non possono essere considerati di accesso al mondo Harley-Davidson, semplicemente...... perchè non sono Harley!!!!!! 

L'occasione era assai ghiotta e le maggiori case non sono state a guardare presentando quasi tutte aggiornamenti di modelli esistenti o nuovi modelli. Harley-Davidson rischia di perdere una grossa fetta di mercato che difficilmente sarà rimpiazzabile nei prossimi anni da modelli più economici ed in linea con il target odierno.

Triumph, Ducati, Moto Guzzi, Royal Enfield, Kawasaki (gradito ritorno del W800), Yamaha, Indian, solo per citare i più importanti, hanno portato ad EICMA 2018 le loro allettanti proposte, lavorando molto oltre che sui modelli, anche su comunicazione e marketing.
Un paio di esempi su tutti: la Yamaha XSR700 XTribute e le Royal Enfield Continental e GT 650. 

Con tutte queste proposte perchè comprare uno Sportster ????? Il mondo Harley non è più un punto di arrivo (di cui lo Sportster spesso ne rappresentava la moto di accesso per poi passare ai modelli più grossi) e tutte le case motociclistiche hanno lavorato sui propri brand per renderli sempre più attraenti (….vedasi Ducati con Scrambler tanto per fare un esempio....).

Una vera risposta logica non c'è. La si compra perchè emoziona (e per altre qualità come l'estrema robustezza che non vengono evidenziate....), ma non è l'unica. Si torna al discorso iniziale: occasione persa ad EICMA 2018. Ci volevano nuovi modelli Sportster in modo da potersela giocare ad armi pari con gli altri a breve. Ma forse a Milwaukee la vedono diversamente......


venerdì 12 ottobre 2018

Sportster......ci sarà un motivo!!!!





Prodotta ininterrottamente dal lontano 1957 con ottimi numeri di vendite.


La presentazione alla stampa della Indian FTR 1200 ha indotto anche a me qualche riflessione che, in realtà, covavo in maniera più o meno latente da qualche tempo. Come mai lo Sportster continua ad avere (almeno in Italia) un alto numero di vendite rappresentando, ora, quasi un quarto dell'immatricolato Harley-Davidson????

I dati riportati su Motociclismo di Ottobre (….e non è la prima volta che li leggo....) parlano di oltre settecento immatricolazioni in questi primi mesi del 2018 (i dati sono incompleti in quanto vengono evidenziati i numeri di vendita solo delle prime dieci moto per categoria) a fronte di un globale Harley-Davidson di poco più di quattromila moto.
Se non ricordo male questo rapporto è in calo rispetto al passato, però parliamo sempre di dati incompleti.

Personalmente mi sono fatto da tempo un'idea di quanto stia accadendo soprattutto in Italia, dove il mercato Harley-Davidson e Sportster (è bene ricordare) è iniziato nei primi anni novanta.
Lo Sportster ha mantenuto sempre la propria identità e non è mai stato tolto dal listino ufficiale. Nemmeno nei momenti di grandi difficoltà economiche e progettuali, come il periodo dell'acquisto della Company da parte della AMF. Alcuni modelli sono spariti dal catalogo dopo poco e altri sono immediatamente arrivati, in una alternanza che ha ruotato sostanzialmente attorno alle cilindrate 883 e 1200 ed un aggiornamento costante e continuo, fatto di piccoli e mirati interventi. Tanto è vero che l'odierno motore Evolution è in produzione dagli ottanta ed ha subito solo i necessari adeguamenti alle norme di omologazione per le emissioni inquinanti.

Poi c'è stato quel fenomeno che qualcuno chiamava “moda” è che ora è diventato un vero proprio costume: parlo del marchio Harley-Davidson e di tutto ciò che ha portato con se. Mi riferisco soprattutto allo spirito di libertà. Lo Sportster è diventato il modello di accesso a questa libertà, acquistabile con poco più di diecimila Euro (usato uno Sportster in ottime condizioni si trova tranquillamente a cinquemila Euro.....).  

Vedendo quanto è accaduto nel mercato, dove negli anni il settore delle moto vintage è divenuto sempre più importante, ho trovato una spiegazione logica al tutto.

E' teoria economica che, in periodi di forte crisi economica, sociale e culturale (come quello attuale), in cui il futuro abbia sempre più i caratteri dell'incertezza, i consumatori si leghino a quei beni che diano loro una certa sicurezza in termini di solidità e longevità. Beni da cui non è necessario separarsi perchè troppo vecchi dopo poco tempo e non più rispondenti alle immediate esigenze che ne avevano determinato l'acquisto

Quasi tutte le case motociclistiche hanno fiutato l'affare o, per dirla in termini  “politically correct” compreso il trend, proponendo qualche modello vintage  nella gamma. Il problema è che il mercato a offerto una risposta positiva soprattutto a quelle moto che non hanno rotto il legame con il passato: vedasi soprattutto Ducati Scrambler, ma si può parlare anche di BMW NineT, di Kawasaki Z900, di Moto Guzzi V7 e Triumph Bonneville. Se anche la Suzuki, da sempre restia alle moto classiche, ha deciso di “rispolverare” la Katana, un motivo di fondo forse c'è.  Ultimamente, poi, anche la Royal Enfield in Italia sta sfornando risultati degni di nota, anche se sul marchio anglo-indiano forse andrebbe fatto un discorso a parte, dal momento che l'innovazione è stata nettamente più lenta di quella avvenuta per lo Sportster ed, a parte l'India, non in tutti i paesi vi è una rete commerciale all'altezza. Un plauso va soprattutto alle campagne di comunicazione appositamente create, che hanno generato una sorta di “domanda” dell'utente. 

La moto classica è diventato uno degli oggetti del desiderio, sebbene la si utilizzi prettamente la domenica. Una sorta di bene facente parte di un determinato stile di vita.

Torniamo al punto iniziale con una domanda: quanto reggerà ancora lo Sportster sul mercato con questi numeri ????

La paura è che il trend legato allo Sportster stia per esaurirsi. In Harley-Davidson parlano di nuovi modelli che verranno lanciati sul mercato entro il 2020 e, sebbene non vi sia menzione dello Sportster, la sensazione è di vedere a breve una moto totalmente rinnovata che romperà gli schemi con il passato. Questo decreterà la fine dello Sportster ed è lecito pensare che dopo qualche tempo uscirà di produzione


venerdì 28 settembre 2018

NO ai telai segati!!!!!

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

Questa volta allargo un attimino il discorso: ma ci vuole!!!!!!


Probabilmente a molte persone darà fastidio quello che sto per scrivere, ma bisogna essere onesti e corretti.

Da tempo, specialmente su Harley-Davidson e Sportster in particolare, assisto ad un proliferare di telai segati e, spesso, rimaneggiati pesantemente. In alcuni casi, sugli Sportster, si tratta solo dell'eliminazione dei supporti del parafango che sono dietro agli ammortizzatori posteriori, ma tanto basta......

Una moto con il telaio segato va incontro ad una infinità di problemi non sempre risolvibili, specialmente in Italia dove vi è una normativa abbastanza rognosa in tema di elaborazioni. 
Rischia di non passare la revisione in quanto non più in regola con il Codice della Strada, di non essere più sicura in quanto non rispondente ai requisiti di omologazione, con ovvie conseguenze in caso di incidente stradale, e di non essere facilmente vendibile.  In paesi come gli Stati Uniti la normativa è diversa ed è possibile effettuare questo genere di interventi senza andare incontro alle ire del legislatore. 

Osservo spesso su internet le moto in vendita (Sportster in particolare naturalmente....) e quasi sempre salto sulla sedia quando vedo annunci del tipo: “Perfetto stato, customizzata da professionisti, vero gioiello.....”.  Ma quale vero gioiello ?????? Una moto del genere diventa immediatamente un “pezzo di ferro” in quanto perde il suo valore originario. Mettere le mani sul telaio comporta una modifica praticamente irreversibile, dal momento che i costi per il ripristino dello “status ante” sono spesso proibitivi. Mi viene voglia di intervenire e far presente a chi vende queste moto che deve specificare il lavoro (…..sarebbe meglio dire danno.....) appena fatto. Per non parlare del discorso sicurezza. Una moto progettata da ingegneri sarà un attimino più sicura di quella modificata dal meccanico sotto casa ?????

E se da una parte c'è qualche furbacchione che, annusato l'andazzo, si libera della moto che ha rovinato, dall'altra c'è sempre qualcuno che abbocca eppoi si ritrova con una moto, pagata un sacco di soldi, di cui deve liberarsi quanto prima. Ed il giro ricomincia......


lunedì 23 luglio 2018

Serietà ed onestà: Harley-Davidson Jesi!



Truffato da una nota officina di Roma mi sono rivolto a loro.


Questa è la classica esperienza che va raccontata con i due volti di una stessa medaglia: da una parte meccanici senza scrupoli che non guardano in faccia niente e nessuno pur di fare cassa, dall'altra persone oneste, serie e competenti che ti seguono scrupolosamente anche se si fanno pagare bene.

Partiamo dal misfatto. A settembre del 2017 prendo appuntamento presso un'officina specializzata in Harley-Davidson della Capitale per effettuare un tagliando. 

Una volta arrivato faccio presente che ho la frizione lenta. Da qualche tempo il folle mi entra con difficoltà ed il cambio sembra un tantino duro sebbene la moto, a fronte dei dieci anni di vita, abbia pochi chilometri. 
Immediatamente mi aprono il carter sinistro dicendomi che va cambiata tutta la frizione: dischi, pignone e campana. 

Aggiungono che si tratta di un difetto congenito su molti esemplari di Sportster prodotti dopo il 2003 e se non effettuo il lavoro rischio di danneggiare pure l'albero motore. Mi dicono che per ovviare a questo problema mi montano una frizione rinforzata della Barnett in luogo di quella originale. 

Qualcosa non mi quadra. E' il terzo Sportster che ho in ventisei anni e non ho mai sentito di un problema del genere. Chiedo che mi venga richiusa la moto, dicendo che me la porto a casa così come sono venuto, dopo aver effettuato il tagliando in mia presenza (come da preventivo accordo).  Mi viene obiettato che la moto non può tornare a casa perchè c'è rischio di una improvvisa rottura e che, comunque, loro non mi possono richiudere il carter in quanto non hanno la guarnizione (…..ma ogni meccanico che si rispetti non ha una pasta rossa che sostituisce temporaneamente le guarnizioni....?????). La discussione va avanti per circa mezz'ora ed alla fine decido di lasciare lo Sportster anche se sono molto dubbioso. Ho la sensazione di essere “fregato”. 

Mi presentano il conto: quasi 1200 Euro pagati compreso il tagliando (foto della fattura).

Da settembre 2017 faccio circa 1500 km, quando a Maggio 2018 sento uno strano rumore provenire dalla parte sinistra del motore a caldo. Un ticchettio che mi fa immediatamente pensare alle punterie. Non mi fido a recarmi nuovamente presso l'officina che mi ha effettuato il lavoro sulla frizione. Ho paura che saltino fuori altri problemi. Decido di spedire la moto al dealer di Jesi.

Apro una parentesi a riguardo. Nell'agosto 2017, di ritorno dal Summer Jamboree, mi ferno a visitare la concessionaria HD di Jesi, anche per salutare uno dei due proprietari: Luca Fava che conosco dai primi anni duemila, da quando aveva l'officina autorizzata Triumph e ci incontravamo ai vari Triumph Day. Lo ricordo come una persona umile e competente.  Da quando non esistono più le Numero Uno (le concessionarie Harley-Davidson create da Carlo Talamo) entro molto titubante nei vari dealer. Mi sento quasi sempre fuori posto e difficilmente respiro quell'aria familiare che si toccava con mano quando c'era Carlo (Talamo). In qualche occasione sono pure entrato ed uscito da un dealer nello spazio di un secondo, quasi stessi per cadere in una vasca di coccodrilli.  
  
Questa volta sembra che la faccenda sia diversa. Sono tutti sorridenti e salutano, ti prestano attenzione e sembra di stare a casa. Anche se gli spazi sono diversi ho la sensazione di trovarmi dentro a qualche Numero Uno. Stefano mi invita a provare diverse moto, mostrandosi di una disponibilità a tratti disarmante mentre Luca, che vedo dopo circa una mezz'oretta dal mio ingresso, è esattamente come lo ricordavo. Quando vado via mi dico che in qualche modo debbo aver a che fare con loro in futuro. 

Così, quando capisco che qualcosa non quadra nel mio Sportster e voglio avere non solo un parere estremamente qualificato, ma pure che sia nelle migliori mani (senza nulla togliere ad altri concessionari egualmente bravi e competenti ma che non ho avuto modo di incontrare), ci metto due secondi a chiamare Luca ed inviarlo a Jesi.

Il responso non lascia dubbi: il rumore delle punterie potrebbe peggiorare ma, soprattutto, il lavoro sulla frizione non andava effettuato in quei termini. Sarebbe bastato cambiare i dischi e dare una pulita intorno alla campana. Mi viene comunque detto che il lavoro è stato effettuato bene

Magra consolazione perchè mi sono stati tolti dei soldi non dovuti.

A questo punto del racconto chi legge si potrebbe chiedere perchè invece di scrivere su un blog non parto con un'azione legale ????

Primo, mi sembra giusto “dare a Cesare quel che è di Cesare”, ovverosia ringraziare gente onesta come Luca e Stefano.
In secondo luogo, per far partire un'azione legale si deve dimostrare che l'intervento eccessivo sulla frizione del mio Sportster non era assolutamente da effettuare. 
I “furbacchioni” dell'officina, sebbene sollecitati più volte a fare delle foto sul lavoro che stavano effettuando, se ne sono ben guardati.

E se per convincere un giudice (giustamente) si devono avere dei riscontri concreti, al sottoscritto basta una prima sensazione ed una successiva diagnosi fatta da una persona estremamente competente ed assai onesta


giovedì 14 giugno 2018

.....comprare uno Sportster ?????

harley davidson forty eight 115 my 2018

harley davidson sportster 883 superlow 2018 yellow

harley davidson sportster 883 iron 2018

Siete indecisi su quale moto comprare e piace l'idea di avere uno Sportster ???? Bene!!!! Continuate a leggere e vi dirò cosa è realmente questa moto!!!!


Harley-Davidson Sportster: una moto leggendaria prodotta ininterrottamente dal 1957 in una moltitudine di versioni e con differenti motorizzazioni. In Italia i risultati sono stati sempre notevoli, rappresentando lo  Sportster quasi il quaranta percento delle vendite della Harley-Davidson. 

Gioca a suo favore il prestigioso marchio, una linea praticamente immutata nel tempo e  piccoli aggiornamenti a livello tecnico, necessari per restare al passo con i tempi (…..e con le sempre più stringenti normative mondiali in tema di omologazioni....) e non farla diventare un “dinosauro” delle due ruote

Se pensiamo, infatti, che le prime 883 degli anni novanta non frenavano, curvavano a fatica e vibravano da impazzire, mentre quelle odierne sono docili e facili da condurre quasi quanto uno scooter, si ha la dimensione del lavoro svolto dalla Harley-Davidson. C'è inoltre da dire che, per la struttura del motore e del telaio è una moto assai semplice da customizzare.  

Parlando della tecnica, il motore raffreddato ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri non richiede la registrazione del gioco delle valvole, ha un rapporto di compressione molto basso. In pratica  La trasmissione finale a cinghia ha durata pressochè illimitata. Per contro, a livello prestazionale, il peso è elevato (oltre 250 kg a secco) e la potenza modesta (specialmente nella versione 883). L'iniezione elettronica, presente su tutti i modelli Sportster a partire dal 2007, rende il motore fluido e si può utilizzare l'acceleratore in maniera più disinvolta, senza andare incontro ai rifiuti tipi del vecchio carburatore Kehin a depressione

I modelli costruiti dal 2017 hanno beneficiato anche di nuove sospensioni e non occorre intervenirvi con altre unità più performanti.  Purtroppo c'è il problema dell'antifurto (ma riguarda tutte le Harley-Davidson in genere) che deteriora la batteria e la fa scaricare in breve tempo se la moto non viene utilizzata regolarmente. Per limitare il problema occorre comprare un mantenitore in carica. 

Nel momento in cui guida lo Sportster, bisogna in parte resettare i parametri di giudizio. Seppur rientri tra le Harley-Davidson  “meno americane”, lo Sportster va valutato principalmente con riferimento al piacere di guida. I giudizi riguardanti le prestazioni, anche se interessanti per farsi un'idea della moto, lasciano il tempo che trovano. 

Le dirette concorrenti sono poche. Spesso è capitato di vedere il confronto con altre moto cosiddette “classiche”, ma gli unici modelli attualmente in commercio con i quali è possibile fare un paragone calzante sono: Triumph Bonneville e Moto Guzzi V7/V9. Le uniche moto che, per concezione, struttura del motore e storia, si avvicinano allo Sportster. Altre moto come, ad esempio, la Ducati Scrambler o la BMW NineT, hanno prerogative differenti, per non parlare poi delle giapponesi come le Yamaha XSR, vere e proprie sportive moderne travestite retrò.  

Comprare uno Sportster, inoltre, equivale a mettere da parte del denaro: le quotazioni dell'usato rimangono alte e la moto è parecchio richiesta.
Andiamo però, ad elencare pregi e difetti dello Sporster.

PREGI:
-semplicità costruttiva
-manutenzione facile
-prezzo di acquisto nella media
-reperibilità ricambi
-alta quotazione dell'usato
-facilità di elaborazione
-longevità del motore
-appeal legato al marchio
-trasmissione finale
-erogazione del motore docile e progressiva
-consumi nella media
-qualità costruttiva elevata
-cura dei dettagli
-piacere di guida

DIFETTI:
-peso un poco elevato
-frenata migliorabile
-risposta secca delle sospensioni con il fondo stradale non perfetto
-calore emanato l'estate
-prestazioni del motore modeste (cilindrata 883)
-cambio duro

Se dopo aver letto queste considerazioni vi siete convinti che vale la pena di valutare lo Sportster come moto da portare a casa, non vi rimane che un ultimo passo prima dell'acquisto: recarvi dal concessionario più vicino e provarlo nelle due motorizzazioni 883 e 1200.
Poi mi direte.......


lunedì 4 giugno 2018

50 anni di.....Easy Rider!!!!!


Il film che ha segnato un'epoca compie mezzo secolo, seppur sia arrivato nelle sale circa un anno dopo la lavorazione.


Il 1968 appare così lontano, eppure è terribilmente vicino. Il movimento hippy, i moti rivoluzionari e culturali dell'epoca, sembrano rivivere oggi ancor più amplificati dai social e dal movimento “hipster”.  

Nel 1968 Easy Rider tracciò un solco. Un solco di libertà che poi è diventato un modello. E pensare che la pellicola fu girata con pochissimi soldi ed in piena economia....

Gli stessi Dennis Hopper e Peter Fonda mai e poi mai si sarebbero aspettati tanto successo. Due hippy alla scoperta dell'America più retrograda in sella alle lor Harley-Davidson chopper. 

Proprio per omaggiare Easy Rider ed il grido di libertà che contiene, nei mesi estivi cercherò di dare più spazio su questo blog ai chopper su base Sportster, con l'augurio che le note di “The Weight”, le immagini ed il secolare messaggio di Billy e Capitan America continuino a segnare anche le epoche future.

venerdì 13 aprile 2018

Evel Knievel: l'eco del mito arriva anche in Italia!

evel knievel sportster

evel knievel sportster

evel knievel sportster 1200 evolution tribute from deus

evel knievel sportster

evel knievel sportster

evel knievel sportster

evel knievel tribute adversiting from harley davidson italia 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson avellino 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Bologna 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Padova 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson jesi 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Firenze 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Varese 2016

evel knievel tribute motorcycle 750 street rod from hd jesi 2018

Negli anni ottanta, nel nostro paese, il suo nome è associato quasi totalmente ai giocattoli. Poi, nel 2016, in concomitanza con la presentazione del documentario “Being Evel”, in Italia i dealer ufficiali organizzano una serie di eventi.....


Forse è la prima volta che nel nostro paese, ed in forma ufficiale, la fama di Evel Knievel arriva in maniera dirompente. Qualche rivista si era occupata del personaggio, specialmente dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2007, ma si trattava di articoli e nulla di più. 

Come detto, quasi ogni dealer organizza un evento ed imposta la propria campagna di comunicazione (peraltro efficace) sul connubio Evel Knievel, Harley-Davidson. Il celebre stuntman, benchè abbia adoperato diverse moto per i suoi spettacoli pirotecnici, è stato sempre legato allo Sportster, la moto più utilizzata. Nel tempo sono state presentate molte repliche più o meno fedeli agli Sportster originali utilizzati da Evel. In questo blog, tempo addietro abbiamo parlato dello Sportster 1200 costruito da Deus

Per la Battle of The Kings 2018, HD Jesi si è spinta oltre, presentando addirittura una Street-Rod 750 dedicata ad Evel Knievel. Una moto con carrozzeria in alluminio interamente realizzata a mano così come lo scarico alto sul lato destro ed il doppio cornetto di aspirazione.

Uno Sportster  “tribute to Evel Knievel” sostanzialmente deve rispettare i seguenti parametri: sospensioni sportive, codone da flat-track, assenza di parafango anteriore, largo manubrio, pneumatici tassellati, scarichi “drag pipes” o Supertrapp, motore un tantino elaborato e verniciatura “stars and stripes”.  

Lo Sportster così realizzato deve essere robusto ed eccentrico. 
E' ipotizzabile che quanto prima arriveranno altre realizzazioni a tema e, magari, si possa creare un altro filone custom.