Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 5 dicembre 2018

Sundance Buell Blast

sundance buell blast flat track

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In un momento storico in cui le moto con un cilindro sembrano nuovamente in auge, ci si rammarica ancor di più per l'uscita di scena di Buell che aveva nella Blast (non importata in Italia) l'arma per combattere la concorrenza. Ma forse era troppo avanti......


Quando mi sono imbattuto in questa Buell Blast, oltretutto costruita in Giappone, sono rimasto per un attimo senza fiato. Non che fossi all'oscuro circa questo modello, ma la versione di serie era talmente brutta (a livello estetico) da non suscitare la mia attenzione, anche se l'idea di realizzare un “mono” semplicemente togliendo un cilindro da un basamento la trovo un'ottima intuizione (…..non rara per gente come Erik Buell....). Intuizione che non ha avuto riscontri commerciali positivi, stante la bontà del progetto. 

La Blast era una moto poco appetibile a livello estetico e prestazionale, ma ben si sarebbe inserita nel contesto odierno, con pochi aggiornamenti. La qualità dei componenti non era bassa.....anzi....eppoi godeva di quell'aurea di genialità legata al marchio del “pegaso”. D'altronde solo un genio avrebbe potuto pensare di progettare una moto in questo modo......

Sebbene con il modello di serie questa Blast abbia poco in comune, deve essere assolutamente analizzata e fatta vedere. E' l'esempio di come ci si possa divertire con una moto assolutamente primitiva, anche se il lavoro non è stato di poco conto, dal momento che il motore è stato inserito in un telaio C&J da flat-track assemblato dagli esperti di Mule Motorcycle. Il motore, che mantiene il basamento e la cilindrata originale di 492 cc, ha visto passare la potenza da 34 a 42 cavalli grazie all'adozione di un carburatore Kehin-FCR, alberi a cammes dal profilo più spinto, scarico e filtro dell'aria aperto. Sundance afferma di aver spinto in passato questo motore al limite dei 58 cavalli grazie ad un cilindro maggiorato in alluminio.

Il serbatoio del carburante è in alluminio realizzato appositamente per il flat-track, così come in alluminio sono anche le pedane la pinza anteriore del freno. I cerchi sono in lega da 19 pollici, mentre i pneumatici sono i  “classici”  Maxxis da flat-track.

Tralasciando lo specifico telaio e l'evoluzione più spinta del motore, si può agevolmente realizzare una moto del genere senza troppo impegno. Più vedo questa moto e più sono dispiaciuto per il fatto che il marchio Buell faccia parte di un passato commerciale.  

lunedì 7 maggio 2018

The Punisher!

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

Come fare a creare un vero e proprio “mostro” ???? La risposta è alquanto semplice: basta prendere un motore Sportster Evolution elaborato all'inverosimile ed inserirlo in un telaio Mule!!!!!


Quando ci si imbatte in trasformazioni su base Sportster raramente, per non dire quasi mai, capita di vedere motori elaborati pesantemente. Spesso gli unici interventi sono praticamente quelli di routine, con la sostituzione di scarico e filtro dell'aria. Il motivo è sia economico, dato che i costi crescono all'inverosimile, sia tecnico, dal momento che si corre il serio rischio di avere rotture se l'elaborazione non è effettuata in maniera certosina. 

Ogni tanto qualcuno decide di affrontare questa sfida assai impegnativa.

The Punisher (il nome è preso dall'anti-eroe della Marvel...) è il risultato della chiara volontà di creare uno Sportster spinto all'inverosimile e con un look in grado di richiamare le XR 750 da flat-track degli anni '70. Il motore ha raggiunto la soglia dei 1660 cc con circa 130 cv a 7500 giri alla ruota (!!!!!!!!) e mette soggezione fin dall'avvio. 

Il progetto, ovviamente, non è stato semplice e ci sono voluti diversi anni per portarlo a termine, anche perchè il difficile non era solo ottenere cavalli, ma evitare che il motore si rompesse immediatamente. Infatti si è dovuto studiare attentamente il modo per ottenere corretta lubrificazione di tutte le parti interne.

Si è partiti da un basamento S&S, sul quale sono stati aggiunti cilindri Axtell, teste Baisley a quattro candele ed una coppia di carburatori Kehin modificati, scelta indispensabile per avere il look XR750.
Il motore così elaborato è stato alloggiato in un telaio C&J appositamente progettato e differente dal Mule standard. Infatti si sono dovuti apportare degli aggiustamenti che hanno riguardato la parte posteriore (ora più alta e rinforzata). La forcella è da 45mm e proviene da una Honda CBR900, mentre gli ammortizzatori posteriori sono della Ohlins. Cerchi da 19 pollici della A&A Racing con freni Brembo e forcellone della C&J completano l'opera.

Inutile dire che il progetto ha subito costanti e continui aggiornamenti, motivo per il quale ha richiesto così tanto tempo per la sua realizzazione.

Sembra superfluo sottolineare che The Punisher è tra le realizzazioni che piacciono di più poiché ha richiesto un grosso lavoro di ingegneria nella progettazione del motore e del telaio, con ottimi risultati anche a livello estetico.





giovedì 6 luglio 2017

Mule Stealth Sportster Street-Tracker

mule stealth sportster street tracker side right

mule stealth sportster street tracker side left

mule stealth sportster street tracker engine

Un razzo americano prodotto in Francia che può essere tranquillamente orientato verso il famoso Dirt-Quake!

 

Non è una novità sul tema e nemmeno una esagerazione ma l'azienda franco-americana, seguendo la propria tradizione, elabora uno Sportster che diverte tanto sugli ovali in terra battuta, quanto in strada.
Il punto forte della “Stealth” è, ovviamente, il telaio costruito proprio da Mule, all'interno del quale viene alloggiato il motore di uno Sportster 1200 del 2000, con carter e teste verniciate di nero. In questi casi l'abbinamento è quasi d'obbligo: cerchi da 19 pollici, codone rastremato, serbatoio piccolo e dalla diversa forma, scarico alto sul lato destro (Vance & Hines).

Ma dato che lo “Stealth” è destinato a correre anche su strada, la moto è stata pensata con qualcosa in più rispetto ad altre destinate prettamente agli sterrati: un doppio freno a disco (Brembo) che lavora su una forcella Paioli a steli rovesciati. Questa scelta, se da un lato diminuisce un poco la fase di ingresso in derapata (fondamentale nelle moto da flat-track), dall'altra migliora la frenata su strada e la stabilità della moto in curva.

Proprio a causa dell'utilizzo stradale, il motore non è stato elaborato, salvo un filtro dell'aria più aperto, e gli ulteriori interventi sulla ciclistica hanno riguardato un paio di ammortizzatori performanti e l'eliminazione della trasmissione finale a cinghia, sostituita da quella a catena. Gran parte della moto è stata ricoperta di una vernice nero lucido.


UP: telaio
DOWN: faro anteriore e contagiri


martedì 21 marzo 2017

The Hinny - Sportster

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

 

Se è vero che il  “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....

 

Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.

Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.

A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....

Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.

Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.

Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.

Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna. 

Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.

Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.


UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio