Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query evel knievel. Ordina per data Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di pertinenza per la query evel knievel. Ordina per data Mostra tutti i post

venerdì 24 aprile 2020

Harley-Davidson Italia













Questo post è dedicato all'importatore italiano HD del quale ho raccolto alcune pubblicità sullo Sportster nell'arco di un decennio, tra il 2009 ed il 2018.


Quando Carlo Talamo decise di lasciare l'importazione di Harley-Davidson in Italia, era logico che molto sarebbe cambiato, ad iniziare dalla comunicazione.
Le prime pubblicità che vidi mi fecero inorridire. In netta antitesi con le emozioni che dovrebbero suscitare le Harley-Davidson.
Forse quelli come me che avevano vissuto per intero “l'epopea talamiana” si erano abituati troppo bene in tal senso. E forse nemmeno si poteva pretendere nell'immediato che si riuscisse a sostituire degnamente un genio della comunicazione (….e non solo della comunicazione....) come Carlo Talamo.
Nel tempo la situazione è notevolmente migliorata sia a livello grafico (cura dei dettagli), che di messaggio vero e proprio.
Le pubblicità dello Sportster degli ultimi anni hanno catturato notevolmente la mia attenzione, spesso con messaggi semplici e chiari. Vedasi quella del 1200Roadster del 2018 oppure quella riguardante le giornate dedicate ad Evel Knievel del 2016, elaborata a livello grafico ma molto immediata nel messaggio.

martedì 17 ottobre 2017

XR 750 - 1970

harley davidson xr 750 first model 1970
XR 750 first model

harley davidson xr 750 alloy xr side right
XR 750 - Alloy XR

harley davidson xr 750 alloy xr side left

harley davidson xr 750 alloy xr picture

harley davidson xrtt 750 side right
XRTT 750

harley davidson xrtt 750 side left

Progettata per correre e vincere!


La XLR era stata un'ottima moto e si era ben difesa nelle competizioni a cui aveva partecipato tuttavia, dopo circa sette anni che era in produzione, a Milwaukee capirono che ci voleva una vera e propria moto da corsa in grado di sbaragliare la concorrenza. Lo spunto venne dato da una novità nel regolamento tecnico dell'AMA, quando fu abolito il limite di 500 cc nelle gare per i motori con valvole in testa. 

La XR 750 venne realizzata in soli quattro mesi ed apparve immediatamente sui circuiti. Fu una moto studiata e pensata appositamente per le gare, ricavata da un modello di serie: motore XLR elaborato inserito in un telaio KR del 1967. Il nome non fu scelto a caso. La X identificava il modello Sportster, mentre la R le versioni racing. 
Contrariamente alla tendenza americana, su questa moto vennero cercati più cavalli riducendo la cilindrata del motore, che passò da 883 a 750, sebbene il motore stesso rimase sostanzialmente quello dello Sportster

Infatti, rispetto al modello XL di serie, non fu cambiata nemmeno la disposizione degli organi interni al motore: albero della trasmissione davanti, cambio a quattro marce dietro, primaria e frizione alloggiati a sinistra, lubrificazione a carter a secco con pompa dell'olio sulla destra.
Il telaio, derivato dalla KR, era in tubi “highboy” di  acciaio al cromo-molibdeno da un pollice (2,54 cm) di diametro, con forcellone da un pollice e mezzo su cui lavoravano due ammortizzatori Girling.  All'avantreno una forcella teleidraulica Ceriani.

Nel corso degli anni la XR 750 subì costanti aggiornamenti.  Nella prima versione il motore fu in ghisa e montò un carburatore singolo di marca Tillotson, ma ben presto si dovette intervenire. Sebbene il motore a corsa corta fosse la configurazione ottimale nella ricerca delle prestazioni,  sorsero comunque problemi di affidabilità dovuti sia al surriscaldamento dei cilindri a causa di una ridotta alettatura di raffreddamento degli stessi, sia all'albero motore. Inoltre la moto  si rivelò ben presto molto più lenta della vecchia KR 750 a valvole laterali.  Alcuni corridori tentarono di risolvere il problema montando fino a quattro radiatori dell'olio, ma furono tentativi vani. L'esordio alla 200 miglia nel 1971 fu terrificante e quasi tutte le XR si ritirarono. A Milwaukee corsero ai ripari incaricando Dick O'Brien di intervenire sui motori rendendoli più affidabili ma anche più potenti (inizialmente sviluppavano 62 cv a 6200 giri). 

Nel 1972 il nuovo motore vide la luce.
La novità più importante fu l'ampio utilizzo della lega di alluminio che sostituì quasi integralmente la ghisa (di qui il soprannome della moto “Alloy XR”). Altre importanti novità riguardarono l'aumento delle alette dei cilindri (diventate dodici), che consentì un miglior raffreddamento.  Furono ridisegnate le testate,  fissate ai cilindri attraverso lunghi prigionieri che partivano dal basamento, vennero utilizzate valvole dal diametro più piccolo inclinate tra loro di 68 gradi, invece dei precedenti 90. Il rapporto di compressione aumentò, arrivando a 10,5:1, così come il regime di rotazione, grazie all'utilizzo di bielle più corte che permisero di diminuire ulteriormente la corsa del motore a favore dell'alesaggio. Due carburatori Mikuni da 36mm con valvola a ghigliottina presero il posto di quello singolo. Una caratteristica della XR 750, in questa evoluzione, fu il montaggio da parte di alcuni piloti di due impianti di accensione che potevano funzionare in maniera indipendente uno dall'altro attraverso un pulsante sul manubrio. Ogni impianto agiva sulla coppia di candele (una per cilindro). Uno era a magnete, mentre l'altro funzionava con una piccolissima batteria. Attraverso questo piccolo espediente si poteva intervenire sull'erogazione del motore per renderla più renderla più dolce o aggressiva, a seconda delle necessità e degli stili di guida. In questa prima evoluzione il motore in alluminio arrivò a poco più di 70 cv a 7.600 giri. Ben pochi rispetto alla precedente unità in ghisa......
Si decise ancora una volta di intervenire. Ben presto si raggiunsero gli 80 cv per poi arrivare, nel 1975, al limite dei 90 cv a 9000 giri, con un peso di 134 kg.

La XR 750 non solo fu una delle icone da corsa Harley-Davidson, ma si rivelò moto particolarmente longeva ed ampiamente utilizzata sugli ovali in terra battuta per quasi quarant'anni (!!!!!!)

La XR 750 è anche la moto immortalata nel celebre film di Steve McQueen “On any Sunday”, guidata da Mert Lawwill,  icona delle gare di flat-track per molti anni con Jay Springsteen e protagonista di follie su due ruote con il più famoso stunt-man Evel Knievel.
Il suo utilizzo però non venne limitato agli sterrati, ma anche ai circuiti asfaltati, attraverso appositi adattamenti.  Questa versione venne denominata XR-TT.



domenica 1 dicembre 2019

Street Rod 750: erede dello Sportster ????

harley davidson street rod 750

harley davidson street rod 750

harley davidson street rod 750


Per molti è una moto senza personalità, ma dopo averle girato intorno (parecchio) e (soprattutto) provata posso affermare che di personalità ne ha da vendere.....


Partiamo da un principio sacrosanto. Quando si parla di Harley-Davidson i modi di pensare si spaccano letteralmente in due: da una parte i puristi duri e puri che  considerano unicamente le HD col carburatore, dall'altra quanti, diversamente, hanno una visione molto più ampia del marchio, accettando di buon grado soluzioni evolutive al passo con i tempi anche se si discostano molto dalla tradizione “black and orange”.

Personalmente mi trovo in mezzo a questi due modi di pensare. Per me Harley-Davidson deve in qualche modo rispettare la tradizione ed andare avanti a piccoli passi verso il futuro, consolidando lentamente l'acquisizione di ogni “back-ground” estetico e stilistico. 

Per questo motivo quando vidi i primi motori Revolution raffreddati a liquido montati nelle V-Rod storsi la bocca non poco. La sensazione è stata molto simile anche quando è entrato in produzione il nuovo motore XG-750, specialmente dopo che è stato montato sulla Street 750. Ma alla presentazione della Street-Rod 750 qualcosa ha attirato la mia curiosità ed alla fine ho deciso di provarla. E' stato difficile liberare la testa dai preconcetti

Avevo letto moltissimo sul fatto che il motore fosse stato progettato per i mercati emergenti e costruito in India. Ciò mi aveva fatto pensare non bene per diversi fattori, tra i quali le fusioni dei carter e le teste dei cilindri che danno l'impressione di trovarsi davanti non ad una vera moto, ma ad un “manichino” da esposizione, tanto sembrano di plastica.

Tuttavia ho iniziato quindi a guardare attentamente la Street Rod 750 per molto tempo, intuendo che potesse in qualche modo rappresentare la soluzione di continuità con il modello Sportster a me tanto caro.   

Grazie agli amici di Harley-Davidson Jesi riesco a provare la Street Rod 750. Prima ancora di accendere il motore ecco la vera sorpresa: mi accingo a spostare la moto da fermo ed i quasi duecentoquaranta chili della "piccola HD" sembrano molti di meno, paragonabili quasi a quelli di uno scooter cittadino, non incutendo alcun timore.

Avvio il motore e parto. La posizione di guida è quanto di più sbagliato si possa trovare in giro su una moto di serie: le gambe avanzate, il busto piegato in avanti ed il manubrio tipo drag-bar molto largo obbligano ad una posizione di guida innaturale che, almeno inizialmente, mette in difficoltà anche per la non corretta posizione dei comandi a pedale, difficili da muovere in rapidità
Stando in sella ci si abitua un pochino, ma Harley-Davidson dovrebbe immediatamente intervenire sul problema, perchè sembra di guidare non una HD ma un trespolo....

Se la posizione di guida non mi piace affatto, differente è la mia opinione su tutta la ciclistica che si rivela reattiva come mai su una Harley-Davidson, anche se non ai livelli di molte naked di ultima generazione. Se volessi trovare due aggettivi per definirla parlerei di: facile e sincera. Ti permette di divertirti in ogni situazione, supportata da freni all'altezza ed un abs che entra in funzione solo nelle situazioni più estreme, avendo la sensazione di un ottimo controllo. Per dare un giudizio completo dovrei tenere la Street Rod per un giorno intero e provarla in ogni situazione, essendomi limitato ad un giro lungo strade di montagna, ma le impressioni solo molto buone.

Lascio per ultimo il motore in quanto mi ha colpito non poco. Le sensazioni (...parlo solo di sensazioni...) sono molto simili a quelle dei motori Sportster, ma le vibrazioni sono assenti e la goduria è comunque tanta non solo perchè ti porta a farlo girare in alto facendoti percepire ben più dei circa settanta cavalli dichiarati, ma per la facilità e la regolarità di utilizzo fin dai regimi più bassi. E' un motore molto coinvolgente e la moto potrebbe ottenere dei buoni riscontri sul mercato se solo si lavorasse ancora su alcuni dettagli e sulla posizione di guida. Certo, guardando poi i dati tecnici mi chiedo se sia una vera “entry level” del mondo Harley-Davidson. Lo Sportster è una moto arcaica, con un motore in grado di fare un miliardo di chilometri senza problemi e dai costi di gestione assai contenuti. Sarà lo stesso per la Street Rod 750 ????  Il motore è molto compresso (12:1), ama girare in alto (9000 giri) ed non ha la tradizionale distribuzione ad aste e bilancieri che limita parecchio gli interventi sul motore durante i tagliandi.
Vale la pena comprarla ???? Da parte mia la risposta è SI!!! La Street Rod 750 ha molto carattere, è divertente e, per gli amanti del marchio, permette di entrare nel mondo HD. 

E' possibile poi trasformarla a piacimento. Cito su due piedi la bellissima special da flat-track di Harley-Davidson Monza e quella realizzata da Harley-Davidson Jesi Harley-Davidson Jesi in onore di Evel Knievel (ma ce ne sono molte altre).

Torno al quesito iniziale: la Street Rod 750 può essere la futura erede dello Sportster ????? Forse si.....