Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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sabato 30 luglio 2022

Nero e basta!!!! - 1995 Sportster custom on Freeway Magazine Italia n.43 ottobre 1997







Negli anni novanta gli Sportster customizzati (in Italia e nell'Europa continentale) erano questi. Gli ovali in terra battuta erano per una cerchia ristretta di appassionati e, comunque, avevano una diffusione solo nel Regno Unito dove venivano utilizzate moto leggere: quindi niente Sportster, a differenza degli USA. 

Di conseguenza il concetto di street-tracker doveva ancora essere elaborato e sviluppato e, quelle poche elaborazioni sul tema, erano spesso opera di qualcuno che era stato negli States. 

Le cafe-racers sarebbero ritornate in voga solo a partire dagli anni duemila grazie, soprattutto, a Triumph e Carlo Talamo: da quel momento in poi si sarebbero viste anche trasformazioni a tema su base Sportster.

Le moto di questo servizio sono state sostanzialmente elaborate seguendo le tendenze di quel periodo: ampio utilizzo di alluminio (spesso anche per i cerchi come nel caso degli OMP montati sulla moto nera), motore elaborato pesantemente (carburatore, scarico, alberi a cammes e teste). 

Altra caratteristica delle elaborazioni degli anni novanta è la linea della moto che resta praticamente fedele all'originale e l'utilizzo, in molti casi, di piastre larghe (erano diventate un vero e proprio must....). 

Sullo Sportster nero troviamo un altro elemento di novità: il motore nero che anticipa la tendenza "dark custom" che si svilupperà recentemente sui modelli di serie

giovedì 4 gennaio 2018

The Bueller!

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

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the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

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La Buell Ulysses cambia pelle, per diventare una belva in grado di affrontare il caotico traffico metropolitano.


Una delle tendenze di questi ultimi tempi è rappresentata dalle scrambler: moto con pneumatici tassellati, abbastanza rifinite, con una verniciatura curata, in grado di essere utilizzate sia su terreni impervi, che di far bella figura davanti al bar all'ultima moda. 

Il concetto originario delle scrambler si è evoluto in una ulteriore direzione, quella di moto create appositamente per quei contesti cittadini dominati dal caos delle grandi metropoli e dalle strade rovinate, come se fossero retaggio di una guerra appena conclusa. Sono nate, così, moto estremamente selvagge, elaborate senza spendere molto: un manubrio largo, due pneumatici tassellati ed un alleggerimento globale, pochissima cura di verniciatura e particolari. 

Il caso non è di questa Buell che, diversamente da quanto sembra, è una moto  molto curata. Il lavoro di trasformazione ha avuto come presupposto lo smontaggio completo della Ulysses ed un certosino lavoro di alleggerimento, che ha comportato la sostituzione della parte posteriore del telaio con uno nuovo in alluminio progettato al CAD

Dello stesso materiale il finto serbatoio, sotto al quale ora è ospitata anche la batteria (ora a litio) e la nuova centralina Buell Racing in grado di portare la potenza a 115 cv. Per trovare lo spazio necessario si è sostituito il vecchio air-box con un filtro K&N. L'aumento di cavalli è stato ottenuto anche attraverso un nuovo scarico ispirato alle Harley-Davidson da board-track dei primi del '900.

Per quanto riguarda la ciclistica, la forcella originale Buell è stata modificata con parti di una forcella Aprilia, per abbassarla, mentre sull'ammortizzatore posteriore sono stati costruiti nuovi leveraggi. I cerchi originali sono stati sostituiti da unità Excel a raggi di diverso diametro (17 pollici al posteriore e 19 pollici all'anteriore), che hanno comportato il montaggio di un nuovo impianto frenante all'anteriore, costituito da un disco freno non perimetrale ed una pinza a quattro pistoni Discacciati. In linea con il tipo di moto, la scelta di montare una trasmissione finale a catena in luogo della cinghia dentata ed i pneumatici tassellati Continental TKC80.  

Il vero tocco finale per questa moto sarebbe montare una borsa laterale che la renderebbe non solo ancora più affascinante, ma assai più adatta all'utilizzo urbano.


 

martedì 21 marzo 2017

The Hinny - Sportster

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

 

Se è vero che il  “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....

 

Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.

Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.

A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....

Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.

Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.

Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.

Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna. 

Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.

Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.


UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio