Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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giovedì 18 maggio 2017

Dalla Russia con amore!!!! - XLH 1000 del 1972

sportster xlh 1972 cafe dragster by elkabikes side right

sportster xlh 1972 cafe dragster by elkabikes side left

sportster xlh 1972 cafe dragster by elkabikes fairing


sportster xlh 1972 cafe dragster by elkabikes air filter


sportster xlh 1972 cafe dragster by elkabikes front wheel

sportster xlh 1972 cafe dragster by elkabikes on gas tank

 

In un'epoca in cui molte moto sono pensate, studiate e costruite al computer, impressiona trovare chi forgia ancora il metallo alla vecchia maniera.

 

Ed impressiona ancora di più sapere che ci sono ancora dei visionari che utilizzano vecchi Ironhead 1000 per le loro elaborazioni, invece dei più affidabili Sportster Evolution o di qualche moto di ultima generazione.
Se poi pensiamo che qualcuno di questi visionari possa venire dalla lontana e fredda Russia abbiamo l'esatta dimensione di quanto realizzato, perchè da poco tempo, oltretutto, nell'Unione Sovietica le Harley-Davidson non sono bandite.

La bellezza di questo XLH del 1972 è che è stato costruito quasi interamente a mano. Salvo telaio ed ammortizzatori e ruote.

Stupiscono per la forma inusuale il parafango anteriore ed il serbatoio della benzina, ma sono tantissimi i particolari che attraggono, così come il doppio scarico parallelo che passa sotto il telaio.

Impossibile identificarla in maniera netta con qualche stile: un mix tra un cafe racer ed un dragster, coniando il nuovo termine di CAFE-DRAGSTER.

Questa XLH, così concepita fa parte di quel tipo di moto che vorremmo vedere più spesso in giro.


UP: parafango anteriore
DOWN: doppio ammortizzatore   
 

 
 


martedì 6 dicembre 2016

Knick Knack Chop XLCH

drag chopper xlch 1967 by hide motorcycle side right

drag chopper xlch 1967 by hide motorcycle  back side anfle


drag chopper xlch 1967 by hide motorcycle engine

 

Una moto tanto inutile, quanto affascinante, che in Italia sarebbe destinata in qualche salotto. Invece in Giappone la usano quasi quotidianamente.


Di stili e tendenze se ne stanno scoprendo all'infinito e, forse, siamo solo all'inizio di una nuova era del custom che porterà, almeno in alcuni paesi, a sperimentare ancora nuove soluzioni. 

L'ultima, in ordine di tempo, è questa XLCH del 1967, costruita dai maestri di Hide Motorcycles, che viene inquadrata tra i  “drag-chopper”. Il termine (come dice la parola stessa) fa pensare ad una commistione tra elementi tipici dei dragster ed altri dei chopper anche se, a parte la forma bassa e lunga della moto, il telaio rigido e due scarichi cortissimi, altro non viene in mente, perchè il motore è il caro, vecchio, Ironhead di serie, sul quale sono stati solo montati due carburatori.

Probabilmente anche in Europa prima o poi vedremo customizzazioni simili, anche se  resteranno moto da presentare ai bike show.  Ma vi immaginate ad utilizzare simile mezzo tutti i giorni per andare al lavoro, magari in una città come Roma, accendendolo alle 6 di mattina dentro il garage di qualche via del centro, per poi partire a manetta tra le mille voragini che presentano le strade della città eterna ???  

 


sabato 3 dicembre 2016

Sportster dragster by BGK

sportster dragster by bgk side right

sportster dragster by bgk carburator

sportster dragster by bgk rear

sportster dragster by bgk gas tank

 

Il Giappone offre una diversa filosofia di vita, rispetto a gran parte dei paesi occidentali, da tutti i punti di vista. Come visto anche il custom non sfugge a questa regola e nemmeno le moto estreme come i dragster.

 

La parola “dragster” fa venire in mente mezzi dalla forma simile a quella di un missile, bassi e lunghi, altamente tecnologici, con una esasperazione meccanica quasi incontrollabile.

Qualche customizer ha iniziato a sviluppare anche uno stile “dragster”, attraverso moto molto performanti, andando così ad esplorare nuove tendenze.
Ovviamente non sono moto da utilizzare tutti i giorni nel tragitto casa-ufficio.

Il bello di questo dragster su base Sportster è l'artigianalità del mezzo che traspare da ogni dettaglio.
Le sovrastrutture sono state tutte realizzate appositamente lavorando il metallo e gli interventi sul motore hanno beneficiato di soluzioni arcaiche, come il carburatore Weber a doppio corpo oppure i cortissimi collettori di scarico.


Questa moto può far perdere la testa, poichè rimanda ad un concetto essenziale del motociclismo e della velocità, purtroppo dimenticato ai giorni d'oggi.

E la scuola nipponica del custom sta facendo sempre più proseliti nel vecchio continente......


mercoledì 27 luglio 2016

Alpaca: Sportster ironhead turbo !

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs side right

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs side left

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs rear right angle

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs rear

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs turbo engine

 

 

Un Ironhead 1000 portato a nuova vita e trasformato in una belva da strada, in grado di togliersi anche qualche soddisfazione sul quarto di miglio.....

 

L'utilizzo di turbine nel settore custom si sta diffondendo in maniera lenta ma inesorabile, sebbene non si debba parlare ancora di “must” o  “moda” in questo senso. Diversi preparatori ne stanno scoprendo gli indubbi vantaggi (http://www.1957legend.it/2016/06/aria-nuova-sportster-turbo.html) , seppur con qualche difficoltà da superare in ordine alla messa a punto ed ai costi di elaborazione.
Anche la produzione motociclistica di serie sembra che stia andando in questa direzione.
Qualche azienda, inoltre, sta iniziando a proporre dei veri kit di elaborazione con il turbo (http://www.1957legend.it/2016/06/turbo-kit-accelerazioni-brucianti-per_8.html).

I fratelli Del Prado, meglio conosciuti nell'ambiente come  “Dp Customs” scelgono  di utilizzare una turbina per elaborare questo Ironhead 1000 in chiave hot-rod-dragster, facendolo alla loro maniera.
La moto viene smontata completamente ed il motore ricostruito attraverso l'utilizzo di pistoni forgiati, nuove molle e valvole.
Per montare la turbina è necessario effettuare degli adattamenti sia al carburatore Mikuni, che allo scarico (che viene interamente costruito a mano).
Successivamente  il motore viene alloggiato su un nuovo telaio di tipo “hardtail”,  differente nella geometria rispetto a quello di serie, sul quale spicca uno degli elementi distintivi dei fratelli Del Prado: il cerchio posteriore lenticolare, proveniente da una automobile, da 15 pollici di diametro, abbinato ad un cerchio anteriore da 19 pollici.

A ben guardarla, la moto però manca di qualcosa. La causa è nel telaio estremamente lungo e nel vuoto tra la trave di chiusura del telaio nella parte posteriore ed il grosso cerchio lenticolare. La moto è disarmonica ed offre sensazione (errata!) di trovarsi davanti non ad un'unica idea, ma a due progetti differenti, poi uniti.

UP: il grosso cerchio posteriore lenticolare di derivazione automobilistica

DOWN: la batteria troppo a vista