Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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giovedì 14 giugno 2018

.....comprare uno Sportster ?????

harley davidson forty eight 115 my 2018

harley davidson sportster 883 superlow 2018 yellow

harley davidson sportster 883 iron 2018

Siete indecisi su quale moto comprare e piace l'idea di avere uno Sportster ???? Bene!!!! Continuate a leggere e vi dirò cosa è realmente questa moto!!!!


Harley-Davidson Sportster: una moto leggendaria prodotta ininterrottamente dal 1957 in una moltitudine di versioni e con differenti motorizzazioni. In Italia i risultati sono stati sempre notevoli, rappresentando lo  Sportster quasi il quaranta percento delle vendite della Harley-Davidson. 

Gioca a suo favore il prestigioso marchio, una linea praticamente immutata nel tempo e  piccoli aggiornamenti a livello tecnico, necessari per restare al passo con i tempi (…..e con le sempre più stringenti normative mondiali in tema di omologazioni....) e non farla diventare un “dinosauro” delle due ruote

Se pensiamo, infatti, che le prime 883 degli anni novanta non frenavano, curvavano a fatica e vibravano da impazzire, mentre quelle odierne sono docili e facili da condurre quasi quanto uno scooter, si ha la dimensione del lavoro svolto dalla Harley-Davidson. C'è inoltre da dire che, per la struttura del motore e del telaio è una moto assai semplice da customizzare.  

Parlando della tecnica, il motore raffreddato ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri non richiede la registrazione del gioco delle valvole, ha un rapporto di compressione molto basso. In pratica  La trasmissione finale a cinghia ha durata pressochè illimitata. Per contro, a livello prestazionale, il peso è elevato (oltre 250 kg a secco) e la potenza modesta (specialmente nella versione 883). L'iniezione elettronica, presente su tutti i modelli Sportster a partire dal 2007, rende il motore fluido e si può utilizzare l'acceleratore in maniera più disinvolta, senza andare incontro ai rifiuti tipi del vecchio carburatore Kehin a depressione

I modelli costruiti dal 2017 hanno beneficiato anche di nuove sospensioni e non occorre intervenirvi con altre unità più performanti.  Purtroppo c'è il problema dell'antifurto (ma riguarda tutte le Harley-Davidson in genere) che deteriora la batteria e la fa scaricare in breve tempo se la moto non viene utilizzata regolarmente. Per limitare il problema occorre comprare un mantenitore in carica. 

Nel momento in cui guida lo Sportster, bisogna in parte resettare i parametri di giudizio. Seppur rientri tra le Harley-Davidson  “meno americane”, lo Sportster va valutato principalmente con riferimento al piacere di guida. I giudizi riguardanti le prestazioni, anche se interessanti per farsi un'idea della moto, lasciano il tempo che trovano. 

Le dirette concorrenti sono poche. Spesso è capitato di vedere il confronto con altre moto cosiddette “classiche”, ma gli unici modelli attualmente in commercio con i quali è possibile fare un paragone calzante sono: Triumph Bonneville e Moto Guzzi V7/V9. Le uniche moto che, per concezione, struttura del motore e storia, si avvicinano allo Sportster. Altre moto come, ad esempio, la Ducati Scrambler o la BMW NineT, hanno prerogative differenti, per non parlare poi delle giapponesi come le Yamaha XSR, vere e proprie sportive moderne travestite retrò.  

Comprare uno Sportster, inoltre, equivale a mettere da parte del denaro: le quotazioni dell'usato rimangono alte e la moto è parecchio richiesta.
Andiamo però, ad elencare pregi e difetti dello Sporster.

PREGI:
-semplicità costruttiva
-manutenzione facile
-prezzo di acquisto nella media
-reperibilità ricambi
-alta quotazione dell'usato
-facilità di elaborazione
-longevità del motore
-appeal legato al marchio
-trasmissione finale
-erogazione del motore docile e progressiva
-consumi nella media
-qualità costruttiva elevata
-cura dei dettagli
-piacere di guida

DIFETTI:
-peso un poco elevato
-frenata migliorabile
-risposta secca delle sospensioni con il fondo stradale non perfetto
-calore emanato l'estate
-prestazioni del motore modeste (cilindrata 883)
-cambio duro

Se dopo aver letto queste considerazioni vi siete convinti che vale la pena di valutare lo Sportster come moto da portare a casa, non vi rimane che un ultimo passo prima dell'acquisto: recarvi dal concessionario più vicino e provarlo nelle due motorizzazioni 883 e 1200.
Poi mi direte.......


lunedì 4 giugno 2018

50 anni di.....Easy Rider!!!!!


Il film che ha segnato un'epoca compie mezzo secolo, seppur sia arrivato nelle sale circa un anno dopo la lavorazione.


Il 1968 appare così lontano, eppure è terribilmente vicino. Il movimento hippy, i moti rivoluzionari e culturali dell'epoca, sembrano rivivere oggi ancor più amplificati dai social e dal movimento “hipster”.  

Nel 1968 Easy Rider tracciò un solco. Un solco di libertà che poi è diventato un modello. E pensare che la pellicola fu girata con pochissimi soldi ed in piena economia....

Gli stessi Dennis Hopper e Peter Fonda mai e poi mai si sarebbero aspettati tanto successo. Due hippy alla scoperta dell'America più retrograda in sella alle lor Harley-Davidson chopper. 

Proprio per omaggiare Easy Rider ed il grido di libertà che contiene, nei mesi estivi cercherò di dare più spazio su questo blog ai chopper su base Sportster, con l'augurio che le note di “The Weight”, le immagini ed il secolare messaggio di Billy e Capitan America continuino a segnare anche le epoche future.

venerdì 13 aprile 2018

Evel Knievel: l'eco del mito arriva anche in Italia!

evel knievel sportster

evel knievel sportster

evel knievel sportster 1200 evolution tribute from deus

evel knievel sportster

evel knievel sportster

evel knievel sportster

evel knievel tribute adversiting from harley davidson italia 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson avellino 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Bologna 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Padova 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson jesi 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Firenze 2016

evel knievel tribute adversiting from harley davidson Varese 2016

evel knievel tribute motorcycle 750 street rod from hd jesi 2018

Negli anni ottanta, nel nostro paese, il suo nome è associato quasi totalmente ai giocattoli. Poi, nel 2016, in concomitanza con la presentazione del documentario “Being Evel”, in Italia i dealer ufficiali organizzano una serie di eventi.....


Forse è la prima volta che nel nostro paese, ed in forma ufficiale, la fama di Evel Knievel arriva in maniera dirompente. Qualche rivista si era occupata del personaggio, specialmente dopo la sua scomparsa avvenuta nel 2007, ma si trattava di articoli e nulla di più. 

Come detto, quasi ogni dealer organizza un evento ed imposta la propria campagna di comunicazione (peraltro efficace) sul connubio Evel Knievel, Harley-Davidson. Il celebre stuntman, benchè abbia adoperato diverse moto per i suoi spettacoli pirotecnici, è stato sempre legato allo Sportster, la moto più utilizzata. Nel tempo sono state presentate molte repliche più o meno fedeli agli Sportster originali utilizzati da Evel. In questo blog, tempo addietro abbiamo parlato dello Sportster 1200 costruito da Deus

Per la Battle of The Kings 2018, HD Jesi si è spinta oltre, presentando addirittura una Street-Rod 750 dedicata ad Evel Knievel. Una moto con carrozzeria in alluminio interamente realizzata a mano così come lo scarico alto sul lato destro ed il doppio cornetto di aspirazione.

Uno Sportster  “tribute to Evel Knievel” sostanzialmente deve rispettare i seguenti parametri: sospensioni sportive, codone da flat-track, assenza di parafango anteriore, largo manubrio, pneumatici tassellati, scarichi “drag pipes” o Supertrapp, motore un tantino elaborato e verniciatura “stars and stripes”.  

Lo Sportster così realizzato deve essere robusto ed eccentrico. 
E' ipotizzabile che quanto prima arriveranno altre realizzazioni a tema e, magari, si possa creare un altro filone custom.




giovedì 1 marzo 2018

Buell: è finita definitivamente ?????

buell xb12r my 2008

buell rr1000 my 1986

erik buell and buell x1

Era il 2009 quando la Harley-Davidson annunciava che non sarebbero state più prodotte le Buell......


…..almeno in forma ufficiale e con quel marchio. In questi nove anni e, purtroppo come spesso accade in questi casi, le Buell sono diventate veri e propri oggetti di culto. Certamente questo non è sufficiente a legittimare la messa in produzione di queste moto, ma possibile che a Milwaukee non ci abbiano pensato ???? Possibile che non abbia pensato a rimettere in produzione queste moto che ne rappresentano una sorta di “costola sportiva” ????

La Harley-Davidson, con la Street 750, ha immesso sul mercato una moto con contenuti tecnici innovativi e lontani dagli standard tradizionali, con l'intento di avvicinare altre persone al marchio di Milwaukee. Ci si chiede come mai non abbia utilizzato il marchio Buell, affiancandone una versione con il motore di derivazione Sportster. 

Fin dagli albori dei tempi la  clientela Harley-Davidson è sempre stata molto conservatrice, soprattutto in relazione a quei modelli dal piglio sportivo (vedasi la XLCR 1000) o dai contenuti tecnologici e stilistici che rompevano con la tradizione (vedasi le V-Rod).
La stessa XR 1200 quando è stata lanciata sul mercato non ha trovato i riscontri che ci si aspettava salvo, come è spesso accaduto in queste circostanze, diventare moto molto ricercata una volta cessata la produzione.

Molti possono obiettare che Indian, l'antagonista per eccellenza di Harley-Davidson ha in catalogo grossi bicilindrici raffreddati ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri, unitamente ai motori raffreddati a liquido di nuova concezione montati sulle Scout. C'è un problema di fondo. 
La casa di Springfield, a fronte di vicissitudini del marchio che ne hanno fatto cessare la produzione per numerosi anni, ha potuto costruire una nuova immagine basandola su motorizzazioni differenti tra loro ed improntando idonea comunicazione, dal momento che si trovava dinanzi ad un mercato vergine. A Milwaukee, invece, stante concetti produttivi radicalizzati, non è stato possibile fare ciò, se non a fronte di ingenti perdite. 

Parliamoci chiaro: i motori da 750 cc raffreddati a liquido sono stati finora un vero e proprio fallimento a livello commerciale

Ritorniamo al punto di partenza. Perchè non utilizzare il marchio Buell ????? Ovviamente andrebbe rimodulata tutta la comunicazione ed il marketing, improntandolo al marchio. Tanto per fare un esempio conosciuto da tutti, prendere spunto da quello che è il discorso Scrambler all'interno del marchio Ducati. Un brand nel brand che segue una strada precisa.


venerdì 16 febbraio 2018

Battle Of The Kings 2018

battle of the kings 2018 hd parma

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battle of the kings 2018 hd route 76 jesi

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HD Route 76 - Jesi

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HD Route 76 - Jesi

battle of the kings 2018 taddys hd milano
Taddy's HD Milano

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Taddy's HD Milano

battle of the kings 2018 hd monza
HD Monza

battle of the kings 2018 hd monza
HD Monza

Italia sempre in pole. Ma gli altri ????


La Battaglia dei Re è giunta alla quarta edizione e, purtroppo, c'è stato un calo che era lecito aspettarsi. Non è dato sapere se è imputabile ad un regolamento forse troppo restrittivo (6000 Euro di budget e moto che deve essere omologabile su strada) o se, semplicemente, il contest ha fatto il suo tempo. 

In Italia tutti i dealer si sono Impegnati molto realizzando oneste moto, ma senza acuti di sorta salvo, ovviamente alcune eccezioni

In Europa invece diversi paesi non hanno neppure partecipato (vedi ad esempio Francia e Spagna) ed in molti altri i dealer coinvolti sono stati davvero pochi. 
Almeno in Italia si è assistito ad una eterogeneità di moto da elaborare con prevalenza, nemmeno a dirlo, di Sportster. Il filone più seguito è stato quello delle elaborazioni in chiave sportiva o cafe-racer.

Molti dealer hanno costruito la loro special utilizzando come base la Street 750 nelle sue varie declinazioni. E questo fa riflettere non poco. La sensazione è che sia stato uno stratagemma per dare impulso alle vendite di una moto che non ha trovato i favori del pubblico ed è lontana anni luce dal brand Harley-Davidson, almeno per come è concepito nella maggior parte dei motociclisti

Ma questo stratagemma, potrebbe nel lungo periodo rivelarsi una mossa astuta, specialmente se confrontato con il mercato mondiale e con la rivale per eccellenza di Harley-Davidson: parliamo della Indian. 
La casa di Springfield ha da poco realizzato un motore da 750 cc raffreddato a liquido, equipaggiante il modello  FTRche corre nel flat-track. Anche la casa Harley-Davidson ha una 750 raffreddata a liquido, derivata dalla Street: la XG750R che si confronta con la Indian sugli ovali in terra battuta. La mossa di realizzare delle special per il contest utilizzando come base la 750 potrebbe giovare sia ad un aumento delle vendite sia, di riflesso, a sviluppare ulteriormente il modello e non perdere il confronto con la Indian nel momento in cui la FTR dovesse essere messa in produzione.   
 


lunedì 8 gennaio 2018

Quanto vale il tuo Sportster ?

sportster 883 custom 2002

Te lo sei mai chiesto ???? Se ti interessa continua a leggere.......


Attraverso una semplice formula matematica da me creata e nella quale confluiscono vari parametri, riesco a farti una valutazione assai precisa (ed ASSOLUTAMENTE GRATUITA) del tuo Sportster Evolution. 

Ho bisogno però dei seguenti dati:  
-modello
-anno di immatricolazione
-costo di acquisto del modello nuovo quando è stato immatricolato
-km percorsi
-accessori montati (solo quelli più importanti)
-due foto (lato destro e lato sinistro) della moto.

Se ritieni la valutazione giusta ti chiedo in cambio solo di permettermi di pubblicare la tua moto sul mio blog con la valutazione fatta.

Se dopo aver letto tutto questo sei ancora interessato, mi puoi scrivere a:
1957legend@virgilio.it. 

Cercherò di risponderti senza far passare una vita. 

giovedì 21 settembre 2017

Duecilindri!!!!!

duecilindri logo

Da oggi troverete anche questo link. E' il blog dell'amico Paolo Ghirindelli che parla, come 1957legend, di Sportster.


Era da tempo che ci pensavo e mi sembrava doveroso. Doveroso sia verso chi legge, sia nei confronti di Paolo che si adopera come il sottoscritto per diffondere la cultura di questa “piccola”, ma grande moto.

Della questione ne abbiamo parlato e ci siamo confrontati e, pur mantenendo ognuno la propria identità, abbiamo deciso di cercare di viaggiare parallelamente. 

Abbiamo presupposti e prerogative diverse, che permettono al lettore di trovare la completezza delle informazioni leggendo i due blog. 

Io sono più un animale da biblioteca ed attratto dallo studio dei diversi aspetti legati alla storia ed al prodotto in se stesso. Oltre, ovviamente alle elaborazioni ed alla tecnica motoristica. Paolo, invece, privilegia i risvolti pratici, muovendosi parecchio ed operando sul campo. 

Logico, quindi, che se si vuole offrire un “plus” di informazioni a chi legge, dobbiamo mettere le persone nelle condizioni di conoscere le due realtà virtuali.
Mi auguro sia di aiuto.  
 

martedì 11 luglio 2017

American Flat-Track school by Jacopo Monti

american flat track school by jacopo monti poster

jacopo monti victory 883 short track trophy  20 years ago

jacopo monti with his team and 883 pink

jacopo monti on his 883 pink on track

jacopo monti in track on his 883 pink


883 r stradale by numero uno

sportster street tracker



Volete far derapare il vostro Sportster in tutta sicurezza ??? Non c'è di meglio che frequentare una scuola di flat-track, specialmente se l'insegnante è tal Jacopo Monti, che tanto ha vinto con le Sportster 883 sugli ovali in terra battuta.


Finalmente si è deciso. Ha deciso di insegnare a derapare. O meglio: ha deciso che mettere esperienza, passione e bravura al servizio degli altri può essere fondamentale non solo per l'aspetto squisitamente ludico ma anche pratico, perchè sapere gestire la moto ed emozioni nelle situazioni improvvise di pericolo, può salvare letteralmente la vita. 

Il sottoscritto ne ha avuta esperienza diretta nel lontano 2011 quando, dopo aver frequentato la scuola per un giorno intero, si è trovato a dover evitare una auto passata con il semaforo rosso, mettendo di traverso il proprio Sportster 883R. Esperienza brutta e non semplice, data anche la mole della moto, ma me la sono cavata al meglio proprio perchè ho frequentato il corso dell'amico Jacopo, che si articola in una prima parte teorica in cui ti spiega quali sono i principi che presiedono alla guida in derapata e la posizione da assumere in sella in tutte le situazioni. La seconda parte è preposta ad alcuni esercizi pratici con la moto (all'epoca venne utilizzata una Honda XR100), mentre le ultime parti riguardano la guida in pista vera e propria con Jacopo che prima osserva da fuori e dopo direttamente dentro al tracciato girando con l'allievo. Questo l'aspetto tecnico. Sotto il punto di vista umano e ludico la giornata è stata molto interessante. 


Divertimento assicurato

Innanzitutto, per passare diverso tempo in pista con il flat-track, seppur con moto come le XR 100, bisogna essere molto allenati ed avere fiato. Eppoi Jacopo è un personaggio del tutto particolare. Diretto e senza filtri. Una persona che nel bene e nel male dice sempre quello che pensa. Proprio per questo motivo fin da quando ci siamo conosciuti è nata una bella amicizia e mi ha aiutato molto quando sono stato con lui a girare. http://www.1957legend.it/2013/03/sexy-motor-ring-jacopo-monti.html

Per cui, se dopo aver letto queste righe pensate che fare la scuola con lui sia una buona idea, continuate a leggere sotto, perchè vi spiego brevemente come rendere adatto lo Sportster che si usa quotidianamente su strada per gli ovali in terra battuta, con molto poco, mentre a Jacopo potrete chiedere tutti i segreti della guida in derapata di questa moto (ripropongo il video di una sua bellissima vittoria avvenuta nel 1997 a Roma, nella gara che si teneva all'interno dell'ippodromo Tor di Valle).  


I consigli per elaborare lo Sportster 


La base da cui partire è uno Sportster (sia 883 che 1200) nella versione “standard”: ossia con i cerchi da 16 pollici al posteriore e da 19 all'anteriore, in questo modo non sarete obbligati a cambiare i cerchi (anche se il flat-track richiede una coppia di cerchi da 19 pollici, anche la soluzione di base può andare bene ed era stata adottata da Carlo Talamo e dalla Numero Uno sugli Sportster da short-track venduti in replica stradale)  http://www.1957legend.it/2012/11/polvere-da-sparo-883-flat-track-by.html. Sono altamente consigliati i pneumatici della Maxxis specifici per questo tipo di disciplina. In alternativa si possono utilizzare Metzeler Rain K3 oppure Heidenau K60. Consigliabile è anche la sostituzione della trasmissione finale a cinghia dentata con quella a catena.
La forcella originale può essere lasciata ma si deve intervenire assolutamente internamente con molle progressive. Stesso discorso posteriormente, dove gli ammortizzatori di serie debbono lasciare il posto ad altri con interasse maggiore e progressivi anche questi.

Se si sceglie un modello a carburatore, ci si può limitare a montare un carburatore Mikuni da 42mm con relativo filtro dell'aria, abbinato a centralina e scarico. Uno dei migliori (e più utilizzati) scarichi è il Supertrapp due-in-uno, ma ve ne sono un'infinità. Qualora si scegliesse uno Sportster ad iniezione è sufficiente adottare una centralina aggiuntiva. La più utilizzata è la Power Commander che offre una infinità di regolazioni permettendo di tararla secondo le proprie esigenze. 

Per quanto riguarda la carrozzeria, si può utilizzare il serbatoio di serie, da abbinare ad un codone da flat-track in materiale composito (ve ne sono un'infinità) oppure eliminare il parafango con i relativi supporti e montarne uno più corto, sempre in materiale composito con relativa e differente sella. Il parafango anteriore, invece, può essere tranquillamente eliminato.

Qualche consiglio ve lo abbiamo dato. Ora non vi rimane che contattare Jacopo e, se non lo avete, comprarvi uno Sportster!!!!!


venerdì 16 giugno 2017

Buell......moto incredibili!!!!!


buell old logo

buell m2 cyclone my 1997 black

ascanio gardini with his buell m2 cyclone black in 1999

ascanio gardini on buell s1 racing owner toto giudice in 1999
ascanio gardini on buell xb in 2005

E' notizia di questi giorni della messa in liquidazione della EBR, la azienda che gestiva il marchio Buell. Torno ancora sull'argomento raccontando la mia esperienza con queste mitiche motociclette!!!!


Esattamente venti anni addietro, ovvero nel 1997, comprai la mia prima (ed unica) Buell: era una M2 Cyclone. Una delle prime arrivate alla Numero Uno di Roma (la concessionaria ufficiale Harley-Davidson in quegli anni).

Fin da quando seppi dell'esistenza di queste moto, e ne vidi i primi esemplari, ne rimasi folgorato: erano degli Sportster “pompati” con una ciclistica  unica. Tutto ruotava attorno a quel motore. La moto era così spartana da far passare quasi in secondo piano il bellissimo telaio a traliccio in tubi.  Carlo Talamo ne aveva una gialla con lo scarico Supertrapp, e girava voce che ci corresse come un matto. Quando la ritirai mi entusiasmai immediatamente ed iniziai a farci chilometri su chilometri. Usarla era una vera goduria e mi fece riscoprire il piacere di smanettare con le motociclette. Aveva una maneggevolezza che faceva impressione e ti invitava sempre a strafare.

Ovviamente iniziai ad  uscire anche con  motociclisti dall'indole sportiva e la mia M2 destava curiosità, perchè molti non riuscivano a concepire una Harley-Davidson che "camminava".

Per me la Buell rappresentava il perfetto anello di congiunzione tra il mondo Harley, consacrato nelle concessionarie Numero Uno, che tanto amavo, ed il motociclismo “normale”, che pure amavo molto, dato che ero e sono appassionato di sport motoristici. 

Iniziai a cercare anche merchandising Buell e ricordo un episodio che, a raccontarlo ora, può far ridere, ma a me fece arrabbiare non poco.

Stavo a Misano per la gara del Mondiale Superbike e mi trovavo a passeggiare dentro la paddock. Ad un certo momento mi fermo davanti al paddock ufficiale della Honda ed inizio a parlare con alcuni del team i quali, dopo aver visto la mia maglietta con il logo Buell, iniziano a prendermi in giro dicendomi che le moto non valgono niente, che si rompono tutte e che mi sarei dovuto comprare una Honda. La mia replica fu alquanto secca e decisa.
Dissi loro che il lavoro di Carlo Talamo dava fastidio e per questo mi rompevano le scatole, che le Buell erano delle ottime motociclette e le Honda se le potevano comprare loro e non valevano niente, che Kocinski era un demente e sarebbe stato battuto dal Re di Inghilterra (Fogarty), che il loro campione era Aaron Slight e non si meritavano un uomo del genere. 

Questo fu da subito il mio legame con la Buell. Di lì a poco scrissi anche ad Erik Buell, il quale mi mandò due poster autografati di una S3 e di una S1 Racing (in quel periodo si svolgeva negli States il relativo trofeo). Negli anni a seguire Carlo Talamo si diede da fare parecchio per sviluppare il marchio Buell. Senza rendermene conto mi ritrovai a partecipare ad una serie di eventi, alcuni legati al mondo Harley-Davidson, altri abbinati alle Triumph (su cui Carlo spingeva i possessori Buell). Feci così due HOG Inverno di cui uno sotto il diluvio universale preso da Prato fino a Rimini ed un altro sotto la neve da San Benedetto del Tronto a Rimini e ritorno fino a Roma (sempre sotto la neve), con relative cadute sulla Salaria. Ma ciò che mi dava più godimento era portare la mia M2 Cyclone in pista. Le occasioni capitavano quando prendevo parte ai raduni Triumph in pista (Carlo Talamo faceva partecipare anche le Buell). Il primo si svolse sul circuito di Vairano di Vidigulfo, la pista di Quattroruote, nel 1998 e fu divertentissimo, anche perchè partimmo da Roma in moto e giungemmo a destinazione la sera, percorrendo tutta la Cassia piena di curve. Il giorno dopo feci una miriade di turni in pista e, quando la domenica tornammo, percorsi tutta l'autostrada, da Milano a Roma, quasi a tavoletta. Avevo montato terminale Supertrapp e filtro dell'aria aperto. Ovviamente arrivai a Roma distrutto. Quando raccontai del ritorno, molti si chiesero come avevo fatto a non rompere il motore della mia M2.

A distanza di anni, ancora oggi in molti mi pongono la domanda, ma per me la risposta è semplice, così come lo era allora: la M2 era un gran moto ed il motore dello Sportster, seppur elaborato e portato a 90 cavalli, praticamente indistruttibile.

Due episodi divertenti legati alla Buell in quei due anni durante i quali la ebbi (1997-1999): il primo nel 1998 quando andai con degli amici alla Bike Week di Daytona. Durante un evento Buell conobbi una responsabile del marchio. Non ricordo se si chiamava Jackie o Jackline, sta di fatto che regalò al sottoscritto ed ai miei amici delle magliette Buell dello staff che partecipava all'evento, con la preghiera di indossarla solo quando saremmo tornati in Italia. Ci scambiammo i recapiti e qualche tempo dopo mi sdebitai inviandole una maglietta della Numero Uno di Roma, tramite l'amico Fabrizio Farinelli che doveva andare negli Stati Uniti per partecipare ad una riunione.
Seppi che Jackie arrossì non poco quando le fu consegnato il pacco, unitamente ad un biglietto di ringraziamento che le avevo scritto.

L'altro episodio (su cui ancora rido) riguarda Carlo Talamo, che mi fu raccontato direttamente da lui in un pomeriggio quando transitò alla Numero Uno di Roma e riguarda il modo in cui divenne importatore Buell. Si trovava in Inghilterra per la presentazione della S1 e si mette a scherzare con un dealer, appoggiato ad una S1 gialla, dicendogli che se la voleva comprare per poi importarle in Italia. Il tizio gli risponde che se avesse avuto il coraggio di tornare a Milano vestito come era (giacca estiva Harley-Davidson in tessuto nera con la banda arancione e maglietta) la moto sarebbe stata sua. Carlo ovviamente non se lo fa ripetere due volte e parte di corsa in direzione Milano. Il problema è che faceva un freddo cane, ma lui arriva a destinazione così....

Pare che Carlo Talamo avesse un feeling particolare con la S1. L'amico Fabrizio Farinelli mi racconta ancora che sulla strada che da Grosseto porta a Scansano (Toscana) era impossibile stargli appresso se guidava la S1. E me lo dice una persona che non ci andava cauto con la manopola del gas.....

La vita porta spesso a commettere degli errori ed uno dei miei errori più grandi, con riferimento alle moto, fu quello di vendere la Buell nel 1999, ovvero dopo due anni, per comprare una Triumph Speed Triple 955. Non che la Speed Triple fosse una pessima moto....anzi.....ma con la Buell avevo un rapporto particolare. Solo che in quel periodo decisi di sostenere e seguire Carlo Talamo, unitamente all'amico Fabrizio Farinelli, nell'avventura con la Triumph, che stava dando nuove prospettive in termini “sociali”. Talamo stava puntando molto sul marchio inglese, io ero molto legato a Carlo e mi sembrava, oltretutto, che qualcosa non andasse con Buell. Nulla di concreto, solo sensazioni.
Dopo molti anni resto dell'idea che non sia stata una bella mossa vendere la Buell, anche se poi comprando altre moto ho compreso che la mia moto per eccellenza è lo Sportster.

A livello tecnico, contrariamente a quello che sentivo dire da qualcuno, non ho mai avuto problemi, salvo la rottura dei gommini che tenevano agganciato il forcellone al telaio. Situazione prontamente risolta sebbene la garanzia fosse scaduta da poco.
Qualche anno dopo uscirono le XB che provai pure in pista. Erano bellissime da guidare, intriganti ed avevano soluzioni tecniche azzardate, come telaio e forcellone che fungevano da serbatoi per il caburante e l'olio motore, ma avevano perso qualcosa del carattere rude delle prime Buell.

Inoltre si vociferava che su molti esemplari il cilindro posteriore surriscaldasse troppo e la cinghia dentata di trasmissione non fosse sufficientemente robusta.  A me non convinse il freno anteriore perimetrale che aveva un effetto autoaddrizzante immediato non appena lo si toccava. Ma a parte questo piccolo difetto anche le XB mi piacquero molto. Pensai di comprarne una, ma avevo la 883R a carburatore e decisi di non farlo, anche perchè si percepiva una crisi, almeno in Italia.
Poi vennero presentati i nuovi modelli con il motore Rotax raffreddato a liquido, ma non avevano nulla delle prime Buell che mi avevano affascinato moltissimo.

Tirando le somme, dal mio modesto punto di vista, posso dire che Erik Buell è stato un genio che ha prodotto moto geniali e con un livello di fascino pari a poche altre moto. Analizzare le cause del fallimento secondo me non è possibile farlo in maniera completa. Posso solo limitarmi a constatare che apparvero in Italia in un contesto storico abbastanza particolare, che richiedeva proprio quel tipo di moto.


venerdì 9 giugno 2017

Buell: la storia che mai avremmo voluto.....

buell xb9sx blue

buell s1 my 1998 orange

buell xb12r yellow

 

La EBR Motorcycles, l'azienda che ha tentato di rilanciare il marchio Buell, è  in liquidazione e si preannuncia la parola “fine” su questo marchio che tanto ha fatto sognare. 

 

Negli ultimi vent'anni Erik Buell ne ha inventata una più del diavolo, non solo con le sue motociclette che hanno colpito al cuore gli appassionati, ma anche con clamorosi colpi di coda che hanno permesso più volte di continuare la produzione, sfornando qualche nuovo modello. Ma da diverso tempo sembra che Erik abbia esaurito la sua verve, non trovando una via d'uscita a quella che sembra una fine a tutti gli effetti. Ma sarà così ???

La storia di questo marchio insegna che fino all'ultimo non si può dire niente, ma sembra più che ragionevole supporre che tra poco delle Buell si parlerà solo ed esclusivamente al passato.

Peccato! Peccato perchè fin dai primi modelli prodotti nel lontano 1987, Erik Buell ha saputo far breccia nel cuore di moltissimi motociclisti proponendo moto dalla spiccata personalità e dalle ardite soluzioni tecniche.

In Italia il riscontro è stato inferiore alle aspettative probabilmente a causa, anche, di una errata gestione del brand da parte della stessa Harley-Davidson.
Se, infatti, Carlo Talamo (colui che importò le Buell in Italia sul finire degli anni novanta) comprese fin da subito che, nonostante il motore dello Sportster, il motociclista di riferimento non era l' “harleysta” tipico, ma per lo più lo “smanettone”, separando comunicazione, marketing ed eventi di Harley-Davidson e Buell. La casa madre (che aveva acquisito il marchio), al contrario, ha ragionato in altri termini.  

Tuttavia, voler attribuire il fallimento ad una causa piuttosto che ad un'altra può essere estremamente fuorviante da quello che è il discorso di fondo: le Buell sono delle moto dall'indubbio fascino la cui assenza (in termini di produzione), si farà sentire non poco tra gli appassionati. Soluzioni tecniche come il serbatoio del carburante nel doppio trave del telaio e quello dell'olio nel forcellone, sono state il risultato della mente geniale di Erik Buell.

E proprio facendo appello a questa mente geniale, che tanto ha fatto per salvare il marchio da una fine ingloriosa, ci auguriamo ancora una volta che il buon Erik riesca a salvare il suo glorioso marchio, rimettendo in produzione le bellissime moto.