Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 14 dicembre 2022

Vintage Twin - 1965 Sportster XLCH flat-track







Se pensiamo al flat-track ci viene in mente la grande diffusione di moto a tema in questo ultimo decennio, molte ad appannaggio di customizzatori di fama mondiale. 

Eppure l’epoca d’oro di questa disciplina non è quella attuale, anche se così sembra per la grande diffusione mediatica dovuta ai social-media, ma quella degli anni sessanta e settanta, dove la sfida tra Harley-Davidson e le rivali inglesi era sempre più serrata e fonte di costante evoluzione di ciclistiche e meccaniche. Laddove nella vecchia Europa ed in Giappone proliferavano le corse nel circuiti asfaltati, gli sterrati ovali erano l’emblema del mondo a stelle e strisce. 

Prima dell’avvento della celebre XR 750 nel 1970, a combattere contro l’armata britannica era la vetusta K a valvole laterali (nata agli inizi degli anni cinquanta) nelle diverse versioni succedutesi nel tempo. Una moto che, ovviamente, segnò il passo con i tempi. Il modello KR si caratterizzava per l’ottimo telaio (successivamente impiegato per far nascere l’XR 750) che è stato utilizzato per questa motocicletta. 

Il motore è quello di un XLCH del 1965 con alberi a cammes differenti dagli originali, che garantiscono una maggiore alzata delle valvole ed un tempo di apertura maggiore delle stesse. Inoltre sono state montate molle delle valvole molto più resistenti, sono state lucidate le teste per migliorare il flusso dei gas combustibili al loro interno ed è stato montato un carburatore Mikuni VM38 abbinato ad un filtro dell’aria Kehin. Gli scarichi sono drag-pipes replica degli originali dell’epoca. La moto ha circa 60 cv e sembra che abbia raggiunto quasi i 190 km/h (circa 120 mph) su un lungo ovale.

Questa motocicletta, infatti, è stata costruita con l’idea di partecipare alle gare di flat-track per moto vintage, quindi ha un impianto elettrico semplificato (con l’avviamento a pedivella), è priva del freno anteriore ed è fedele come aspetto alle moto dell’epoca, tanto è vero che anche il logo del serbatoio del carburante è lo stesso che avevano le vecchie KR da corsa. L’unico elemento di diversità rispetto alla KR è rappresentato dalla forcella che proviene da una Yamaha R6 ma è stata molto ben mimetizzata.

Una stupenda moto da flat-track che vorremmo avere in casa. E magari utilizzarla su strada con qualche piccolo accorgimento…...


martedì 29 ottobre 2019

Ironhead Harton

sportster ironhead cafe racer with norton featherbed frame

sportster ironhead cafe racer with norton featherbed frame

sportster ironhead cafe racer with norton featherbed frame

sportster ironhead cafe racer with norton featherbed frame


Doppio carburatore e motore elaborato pesantemente per questa splendida cafe racer costruita secondo la tradizione più antica.


Questo è un altro esempio di cafe racer costruito su base Sportster Ironhead 1000, forse il motore più indicato fra quelli Harley-Davidson, se si vuole una moto che sia una vera replica di quelle in circolazione negli anni sessanta. Numerose sono le moto a tema presentate in questo blog, ognuna con qualche elemento di particolarità, pur seguendo il preciso filone che vede in un serbatoio basso e lungo in alluminio, semi-manubri, pedane arretrate e coda corta gli elementi caratteristici. 


Lo Sportster qui presentato ha anche un telaio Norton Featherbed con forcella Roadholder,  cerchi Borrani con freno anteriore Dresda da 270mm. L’elemento che incuriosisce non è rappresentato dai due carburatori Dell’Orto con filtri K&N, ma dalla testa cilindro posteriore che è stata invertita per montare il secondo carburatore, situazione che ha comportato il posizionamento del collettore di scarico davanti al cilindro, in prossimità di quello anteriore. Il lavoro ha comportato un nuovo posizionamento anche di valvole ed alberi a cammes, a loro volta invertiti. 


Questa è la parte più interessante di tutto l’Ironhead che ha subito altri interventi come una trasmissione primaria di nuova progettazione ed il montaggio di una frizione di tipo “a secco”, oltre ad un amento prestazionale del motore attraverso  accensione Crane, pistoni KB ad alta compressione e valvole Black Diamond Kibblewhite molto più grandi delle originali. 


Quasi tutte le parti sono state costruite su misura come, anche, il codone posteriore ed il parafango anteriore in alluminio. Progetti del genere dovrebbero essere incentivati……


martedì 24 settembre 2019

XR 750 Style: flat-track rules!!!!

sportster 1200 S xr 750 replica

sportster 1200 S xr 750 replica

sportster 1200 S xr 750 replica

sportster 1200 S xr 750 replica

sportster 1200 S xr 750 replica


La leggendaria XR 750 ispira questo Sportster costruito in Giappone sulla base di un moderno motore Evolution. 


Riuscire a trovare una XR 750 è un'impresa difficile oltre che assai dispendiosa, può venire in mente, allora, di costruirsene una in casa utilizzando uno Sportster 1200 S del 2001, miscelando abilmente parti aftermarket, con elementi realizzati in casa. Il gioco di per se non è difficile, dato che non sono stati apportati piccoli cambiamenti al modello di serie, intervenendo in maniera leggera sul motore ma non sul telaio che rimane di serie, così come dalla forcella.

Tutto parte dal gruppo serbatoio del carburante-sella-codone, fedele replica dell'originale, abbinato a tabelle porta numero ed una mascherina anteriore con faro integrato (elemento di diversità rispetto alla XR750). I cerchi originali (in lega) vengono sostituiti da una coppia di Excel da 18 pollici, scelta incomprensibile per una moto che deve essere la replica di una moto da flat-track, ma che può avere un senso logico in chiave di utilizzo stradale e giornaliero. 

Per scelta del costruttore, la coppia di dischi freno originali lasciano il posto ad un unità Brembo dello stesso diametro dotata di pinza a quattro pistoncini  ritenuta ugualmente performante ma con un effetto ottico diverso. Tale scelta comporta anche il montaggio di una diversa pompa del freno. Pedane arretrate della Misumi Engineering, così come il kit di trasmissione finale a catena in luogo dell'originale a cinghia dentata. Il forcellone rimane originale ma viene ancorato ad una coppia di ammortizzatori racing più lunghi.

Il motore resta di serie, salvo un carburatore FCR con filtro dell'aria K&N, abbinato ad uno scarico due-in-uno con terminale conico leggermente rialzato.


giovedì 4 gennaio 2018

The Bueller!

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

La Buell Ulysses cambia pelle, per diventare una belva in grado di affrontare il caotico traffico metropolitano.


Una delle tendenze di questi ultimi tempi è rappresentata dalle scrambler: moto con pneumatici tassellati, abbastanza rifinite, con una verniciatura curata, in grado di essere utilizzate sia su terreni impervi, che di far bella figura davanti al bar all'ultima moda. 

Il concetto originario delle scrambler si è evoluto in una ulteriore direzione, quella di moto create appositamente per quei contesti cittadini dominati dal caos delle grandi metropoli e dalle strade rovinate, come se fossero retaggio di una guerra appena conclusa. Sono nate, così, moto estremamente selvagge, elaborate senza spendere molto: un manubrio largo, due pneumatici tassellati ed un alleggerimento globale, pochissima cura di verniciatura e particolari. 

Il caso non è di questa Buell che, diversamente da quanto sembra, è una moto  molto curata. Il lavoro di trasformazione ha avuto come presupposto lo smontaggio completo della Ulysses ed un certosino lavoro di alleggerimento, che ha comportato la sostituzione della parte posteriore del telaio con uno nuovo in alluminio progettato al CAD

Dello stesso materiale il finto serbatoio, sotto al quale ora è ospitata anche la batteria (ora a litio) e la nuova centralina Buell Racing in grado di portare la potenza a 115 cv. Per trovare lo spazio necessario si è sostituito il vecchio air-box con un filtro K&N. L'aumento di cavalli è stato ottenuto anche attraverso un nuovo scarico ispirato alle Harley-Davidson da board-track dei primi del '900.

Per quanto riguarda la ciclistica, la forcella originale Buell è stata modificata con parti di una forcella Aprilia, per abbassarla, mentre sull'ammortizzatore posteriore sono stati costruiti nuovi leveraggi. I cerchi originali sono stati sostituiti da unità Excel a raggi di diverso diametro (17 pollici al posteriore e 19 pollici all'anteriore), che hanno comportato il montaggio di un nuovo impianto frenante all'anteriore, costituito da un disco freno non perimetrale ed una pinza a quattro pistoni Discacciati. In linea con il tipo di moto, la scelta di montare una trasmissione finale a catena in luogo della cinghia dentata ed i pneumatici tassellati Continental TKC80.  

Il vero tocco finale per questa moto sarebbe montare una borsa laterale che la renderebbe non solo ancora più affascinante, ma assai più adatta all'utilizzo urbano.


 

venerdì 30 giugno 2017

Hooligan Tracker: uno Sportster per il Dirt Quake!!!!

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms side right

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms side left

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms front on

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms number plate

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms rear wheel

dirt quake 2017 poster

dirt quake 2017 poster

E' la moto costruita da BCKustoms che, a breve, parteciperà al famoso “Dirt Quake”, uno degli eventi più cool per gli amanti della guida in derapata.


Un dato ormai certo è che il Dirt Quake, nato come un mero raduno tra amici su un ovale in terra battuta per divertirsi e guidare ogni genere di moto in derapata, si sia trasformato in qualcosa di più serio, attirando sempre maggior pubblico e suscitando (come spesso accada in queste situazioni) l'interesse di diverse case motociclistiche. L'edizione 2017 si preannuncia densa di emozioni più delle altre e molti presentano delle moto costruite appositamente per l'evento.
 
“Hooligan Tracker” è uno Sportster 883 del 1986, con cambio a quattro rapporti (….scelta quasi obbligata grazie alla maggior leggerezza rispetto ai modelli costruiti dopo il 2003 e dotati di nuovo telaio....) che ha un telaio modificato nella parte posteriore e diversi interventi a motore e ciclistica. Aumento della cilindrata fino a 1200, tramite alesaggio dei cilindri e montaggio dei classici pistoni Wiseco di peso uguale a quelli originali che, perciò, non richiedono un nuovo bilanciamento dell'albero motore.  Un carburatore S&S Super E, abbinato ad un filtro dell'aria K&N ed una coppia di scarichi alti che corrono paralleli sul lato destro.

Non solo. La destinazione dello Sportster ha imposto vincoli dal punto di vista ciclistico: sono stati montati dei classici cerchi in lega da 19 pollici (l'anteriore sprovvisto di disco freno) dotati di pneumatici Maxxis per il flat-track, su forcella originale rivisitata solo internamente ed un paio di ammortizzatori posteriori Ohlins.

Una nota tecnica la merita il tipo di freno posteriore, con pinza montata sotto al disco e non sopra, davanti allo stesso. In questo modo la frenata è molto più dosabile ed i bloccaggi della ruota posteriore avvengono solo quando realmente voluti.

Quelli appena descritti sono gli interventi di maggior rilievo. Dato che il Dirt Quake è anche una splendida vetrina anche per far ammirare le moto  anche nella loro bellezza, particolare attenzione è stata prestata all'aspetto cromatico. Il motore è stato interamente verniciato con una vernice nera opaca, mentre la sobria verniciatura richiama (ovviamente!) le grafiche del flat-track.

Siamo sicuri che questo Sportster farà la sua figura in quanto ottimamente concepita. Non sono state cercate le prestazioni estreme, ma sono stati apportati miglioramenti in modo da farla ottimamente figurare sull'ovale in terra battuta. Tuttavia avremmo osato di più con il motore montando alberi a cammes dal profilo appena più spinto e lucidando i condotti delle teste per avere un miglior rendimento fluidodinamico, senza  aumentare la potenza.


UP: progetto equilibrato che mostra come rendere racing uno Sportster con pochi interventi (salvo la modifica del telaio)
DOWN: le pedane in alluminio colorato


mercoledì 25 maggio 2016

Carducci Dual Sport SC3. Uno Sportster per il deserto!

carducci dual sport






 

Uno Sportster per affrontare il deserto senza problemi mancava. Poi è arrivato un ingegnere italoamericano sognatore di nome Jim Carducci......

 

.....ed il suo progetto ha preso forma nel migliore dei modi (la moto è stata progettata interamente al CAD è costruita con macchine a controllo numerico).
La moto dall'idea del suo inventore di non avere uno Sportster di serie adattato con pochi lavori ad affrontare tutti i terreni, ma qualcosa di nuovo ed innovativo in tal senso. E' un vero tripudio all'avventura ed ogni particolare è finalizzato ad esaltarne questo aspetto.

Nella progettazione della SC3, si è partiti da un elemento base: il motore dello Sportster doveva incastonarsi nel telaio originale che, nella parte posteriore, è stato comunque modificato. Per ragioni legate sia al minor peso che alla conformazione stessa del telaio, si è partiti da uno Sportster del 2003 con il motore montato rigidamente al telaio.

Il motore ha subito pochi interventi, finalizzati esclusivamente un poco più di potenza e coppia rispetto a quello originale. Per evitare, infatti, di perdere la proverbiale affidabilità (indispensabile nelle lunghe traversate desertiche....) del bicilindrico Sportster ad aste e bilancieri, sono stati esclusi categoricamente interventi sul basamento.

La cilindrata è stata portata a 1250 tramite un kit NRHS, ma sono stati montati pistoni dal diametro maggiorato su nuovi cilindri, abbinati ad alberi a cammes Andrews N4, senza intervenire minimamente sulla corsa.

Il carburatore è rimasto di serie, ma il filtro dell'aria è stato sostituito da un elemento K&N (esternamente mantiene la conformazione originale).

Nella prima versione del progetto l'impianto di scarico era un Supertrapp due-in-due alto.
Successivamente (come si può vedere dall'ultima foto) è stato montato invece un due-in-uno artigianale con terminale Leo-Vince in carbonio.

Gran parte del lavoro di progettazione e costruzione ha riguardato sovrastrutture ciclistica, che è stata cambiata nelle quote originarie.

Il telaio è stato modificato posteriormente in modo che gli ammortizzatori (Ohlins) fossero perfettamente verticali e potessero lavorare su un diverso forcellone in alluminio ricavato dal pieno, costruito appositamente per la SC3. E' stato poi aggiunto un telaietto, costruito anche esso in casa, così come il bellissimo serbatoio del carburante da 22 litri.

L'utilizzo di numerosi componenti di qualità come il manubrio Biltwell, le pedane Joker Machine, la sella Corbin, i freni Beringer, di una forcella Ohlins da 48 mm a steli rovesciati e cerchi Buchanan's (da 18 pollici il posteriore e 21 l'anteriore anche se è previsto il montaggio di cerchi con misure stradali da 17 pollici al posteriore e 19 all'anteriore) completano l'opera di costruzione.

Il risultato di questo lavoro che ha comportato, come evidenziato sopra, una necessaria rivisitazione delle quote della ciclistica, è stato l'aumento dell'altezza della sella (superiore ai 900 mm) e dell'interasse, oltre ad una maggior escursione di forcella (+ 250 mm) ed ammortizzatori (+ 200 mm).

Il peso a secco della moto si aggira attorno ai 206 chilogrammi.

E' stato poi previsto il montaggio di un sofisticato sistema GPS.

Si tratta di un'ottima realizzazione, frutto di un accurato studio e di un'opera di ingegneria notevole.

Purtroppo sarà difficile vederne in produzione su larga scala, dato l'artigianalità della moto ed i costi notevoli di produzione, anche se non è da escludere la creazione di una piccola serie.


UP: il telaietto posteriore

DOWN: i piccoli para-colpi sotto al serbatoio del carburante
 



martedì 1 marzo 2016

Cafè caliente!!!!!!




Non capita tutti i giorni di imbattersi in XR 1200 cafe racer. Probabilmente perchè, nonostante i suoi 91 cavalli di potenza, per quasi tutti è solo concepibile in chiave street-tracker, cioè con manubrio alto e sovrastrutture quasi di serie. Ma dalla Spagna qualcuno ci ha pensato..... 

 

Quando ho visto questa XR 1200 quasi non credevo ai miei occhi e sono stato per ore a chiedermi come mai avessero usato questa moto per costruire una stupenda cafe racer. L'unica risposta trovata è che tra gli Sportster, la XR 1200 è la più performante sia dal punto di vista telaistico che di motore: la base ideale per costruire una cafe racer.
 
Si tratta, comunque, di una rivisitazione in chiave moderna, stante la presenza di molte parti in materiale plastico e cerchi in lega (in luogo di quelli a raggi).  Per questa ragione, gran parte dei customizzatori hanno utilizzato altri modelli Sportster,  la maggior parte dei quali costruiti prima del 2004 (quelli con il vecchio telaio, più leggero di quasi cinquanta chili e molte vibrazioni in più.....), in quanto più vicini alle vecchie cafe racer degli anni sessanta.

Di questa XR colpisce immediatamente il serbatoio del carburante in alluminio costruito a mano (che ha comportato un riposizionamento del filtro dell'aria), con grafiche anni settanta che richiamano il periodo in cui la Harley-Davidson era di proprietà della AMF (….. in cui nacque la XLCR 1000.....) e l'ottimo lavoro effettuato sulla parte posteriore con una sella di tipo Manx che calza alla perfezione su un telaietto supplementare realizzato appositamente.
Il resto è fatto di tanti particolari come il faro posteriore e frecce montate direttamente sul telaio, i semi-manubri, il faro anteriore ed riposizionato.
Per aumentare le performance di questa XR 1200 del 2008 è stato montato un filtro dell'aria K&N abbinato ad uno scarico Remus. Si tratta di piccoli interventi, così come quelli apportati sulla ciclistica che hanno riguardato una revisione della forcella ed un paio di sospensioni Ohlins posteriormente (la versione X della XR che verrà messa in produzione qualche anno dopo e caratterizzata da una livrea nera, monterà queste sospensioni di serie).

Alla XR 1200 di serie è sempre mancato qualcosa in termini di appeal. In questo senso gli spagnoli di CRD Motorcycles sono riusciti con molto poco a rendere questa moto estremamente desiderabile.

UP: il bellissimo serbatoio cafe racer con grafiche AMF, unito alla sella tipo Manx abbinata alla perfezione sul telaietto supplementare.

DOWN: il posizionamento laterale del contachilometri (oltretutto digitale!!!) e lo scarico Remus.









martedì 26 maggio 2015

Moscow Accords









Un nuovo genere di cafe racer, questo ricorda la moto creata da Deus che, partendo da uno Sporty 1200 del 2006, ha operato un generale alleggerimento, intervenendo poi su motore e ciclistica per avere un mezzo più guidabile e performante. Per riuscire in questo intento, i ragazzi del team hanno dovuto costruire molte parti in proprio ed adattarne delle altre (come il serbatoio del carburante di una Yamaha SR500). Gli interventi hanno riguardato in primis la sostituzione degli originali cerchi con un 18 pollici al posteriore ed un 19 pollici all'anteriore. Poi sono stati montati dei freni Galfer con pinza da 6 pistoncini all'anteriore e da 4 pistoncini al posteriore mantenendo, però, il diametro originale dei dischi. Gli ammortizzatori, sia posteriori che anteriori, hanno beneficiato di molle più dure. Il motore ha ricevuto lievi interventi. Sono stati montati una centralina Power Commander, un filtro dell'aria più aperto della K&N ed uno scarico due-in-uno Vance & Hines. Il lavoro ha richiesto molte ore, ma il risultato è ottimo soprattutto se si pensa che, probabilmente, siamo dinanzi ad un nuovo concetto di cafe racer di ispirazione statunitense.....