Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 15 marzo 2023

Street Sportster - 2006 XL 1200 Roadster





Tra i modelli Sportster di nuovo corso, cioè quelli con il motore montato su supporti elastici a partire dal 2004, il 1200 R, stranamente, ha riscosso minor successo commerciale, a fronte di un’estetica accattivante e di un motore più potente rispetto a quello di 883 cc. 

Trovare un 1200R usato è non è facile. Ancor più difficile vederne uno elaborato con lo scopo di migliorare ”handling” cioè la guidabilità. 

Guardando questa elaborazione si riesce a capire immediatamente il modello di provenienza, anche se sembra sembra una moto stock.

In questo senso i ragazzi di Shiun Kraft Works hanno fatto i miracoli mimetizzando gli interventi in un look quasi di serie, salvo la verniciatura e qualche dettaglio. 

La ciclistica, ha visto pochi e mirati interventi: cerchi in lega Sundance (anteriore da 19 pollici come l’originale e posteriore da 18 pollici in luogo di quello da 16, pneumatici Bridgestone Battlax), ammortizzatori Ohlins più lunghi degli originali, forcella di serie rivisitata internamente tramite molle Trak Tek ed olio più denso e kit di regolazione del precarico, oltre ad una bella piasta anti-svirgolo, pompa freno anteriore di tipo radiale della Brembo, abbinata e pinze a doppio pistone Performance Machine che lavorano sui dischi di serie. 

Il motore da 1200 cc è stato liberato tramite un carburatore Kehin a valvola piatta (quello originale è a depressione) abbinato ad un filtro dell’aria S&S ed uno scarico artigianale due-in-uno privo di silenziatore marchiato Hotrun. 

Bellissimo il serbatoio dell’olio realizzato a mano saldando l’alluminio, che conferisce un tocco di artigianalità alla moto!!!!!!! 

mercoledì 14 dicembre 2022

Vintage Twin - 1965 Sportster XLCH flat-track







Se pensiamo al flat-track ci viene in mente la grande diffusione di moto a tema in questo ultimo decennio, molte ad appannaggio di customizzatori di fama mondiale. 

Eppure l’epoca d’oro di questa disciplina non è quella attuale, anche se così sembra per la grande diffusione mediatica dovuta ai social-media, ma quella degli anni sessanta e settanta, dove la sfida tra Harley-Davidson e le rivali inglesi era sempre più serrata e fonte di costante evoluzione di ciclistiche e meccaniche. Laddove nella vecchia Europa ed in Giappone proliferavano le corse nel circuiti asfaltati, gli sterrati ovali erano l’emblema del mondo a stelle e strisce. 

Prima dell’avvento della celebre XR 750 nel 1970, a combattere contro l’armata britannica era la vetusta K a valvole laterali (nata agli inizi degli anni cinquanta) nelle diverse versioni succedutesi nel tempo. Una moto che, ovviamente, segnò il passo con i tempi. Il modello KR si caratterizzava per l’ottimo telaio (successivamente impiegato per far nascere l’XR 750) che è stato utilizzato per questa motocicletta. 

Il motore è quello di un XLCH del 1965 con alberi a cammes differenti dagli originali, che garantiscono una maggiore alzata delle valvole ed un tempo di apertura maggiore delle stesse. Inoltre sono state montate molle delle valvole molto più resistenti, sono state lucidate le teste per migliorare il flusso dei gas combustibili al loro interno ed è stato montato un carburatore Mikuni VM38 abbinato ad un filtro dell’aria Kehin. Gli scarichi sono drag-pipes replica degli originali dell’epoca. La moto ha circa 60 cv e sembra che abbia raggiunto quasi i 190 km/h (circa 120 mph) su un lungo ovale.

Questa motocicletta, infatti, è stata costruita con l’idea di partecipare alle gare di flat-track per moto vintage, quindi ha un impianto elettrico semplificato (con l’avviamento a pedivella), è priva del freno anteriore ed è fedele come aspetto alle moto dell’epoca, tanto è vero che anche il logo del serbatoio del carburante è lo stesso che avevano le vecchie KR da corsa. L’unico elemento di diversità rispetto alla KR è rappresentato dalla forcella che proviene da una Yamaha R6 ma è stata molto ben mimetizzata.

Una stupenda moto da flat-track che vorremmo avere in casa. E magari utilizzarla su strada con qualche piccolo accorgimento…...


mercoledì 17 febbraio 2021

Profumo Britannico


sportster cafe racer storz kit


sportster cafe racer storz kit

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Arriva dal Giappone, ha stile inglese e cuore americano.

Non è uno dei tanti indovinelli o domande che si trovano sull'enigmistica, ma un bellissimo Sportster Evolution cafe-racer realizzato nella terra del Sol Levante, dove sembrano saperla molto lunga in tema di elaborazione di Sportster. 

La ricetta non è delle più originali, dal momento che è stato utilizzato un kit Storz (composto da serbatoio, codone e comandi arretrati in alluminio) prodotto agli inizi degli anni novanta, ma non si tratta di una semplice cafe-racer  “plug and play”. 

Trovata la chiave stilistica, si è andato oltre migliorando motore e ciclistica. Pistoni Wiseco che innalzano a 1200 l'originaria cilindrata 883, teste Buell Thunderstorm, alberi a cammes Andrews N8, carburatore Kehin FCR e scarico due-in-uno, sono indispensabili per avere prestazioni adeguate all'indole dello Sportster. Il reparto sospensioni vede una coppia di ammortizzatori Ohlins e la forcella originale rivisitata internamente. Montata la trasmissione finale a catena.

Non si comprende la scelta di non intervenire sul reparto freni e di montare ammortizzatori che, pur validissimi tecnicamente, stonano con la linea della moto. Ma si tratta di dettagli. In fondo nessuno è perfetto......


giovedì 30 gennaio 2020

Tribute to Mert Lawwill!!!!!

sportster big bore 1400 street tracker mert lawwill tribute

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Il famoso ed amato Campione di flat-track degli anni settanta viene omaggiato con questo Sportster 1200 del 2005 che ha diverse soluzioni inusuali.....


Sino all'avvento di internet e, soprattutto, alla celebrazione in ambito motoristico del culto dell'attore Steve McQueen, alla maggior parte degli appassionati il nome di Mert Lawwill non diceva nulla.
Confinato all'interno di uno sport ritenuto solo per il popolo a “stelle e strisce”, ha trovato il giusto riconoscimento grazie al film-documentario “On Any Sunday” di Steve McQueen sul mondo delle corse motociclistiche degli anni settanta, nella quale Mert Lawwill è uno dei protagonisti.

Nel tempo diverse moto gli sono state tributate, ma questo Sportster è forse una delle più belle realizzazioni anche se è stata utilizzata come base un recente modello con motore Evolution (molto più affidabile) invece di un vecchio Ironhead.

A parte la carrozzeria in alluminio con grafiche dedicate, ciò che colpisce maggiormente sono i due carburatori (Kehin originali a depressione) che escono sul lato destro, con il doppio scarico Supertrapp alto sul lato sinistro. Ma si tratta solo delle modifiche più evidenti (insieme allo spostamento della batteria sotto i due carburatori). Se si cerca il serbatoio dell'olio risulta quasi impossibile trovarlo perchè funge da tabella porta numero sul lato destro.....

Il telaio è stato interamente modificato per alloggiare un forcellone Penske dotato di doppio leveraggio che, sembra, sia stato studiato per trasmettere la forza motrice durante le accelerazioni anche nella parte anteriore del telaio, avendo così un comportamento omogeneo della moto. L'inclinazione del cannotto di sterzo è stata molto ridotta in modo da aumentare la maneggevolezza ed è stata montata una forcella a steli rovesciati.

Il motore rende questo Sportster mostruoso: 96 cv ottenuti portando la cilindrata a 1400 tramite pistoni, cilindri e teste, montando inoltre alberi a cammes Megacycle dal profilo nettamente più spinto degli originali per avere più compressione all'interno della camera di scoppio ed una maggiore propensione del motore a girare in alto. 
Cosa altro dire ??????

Che sicuramente un “mostro” del genere se lo potranno permettere in pochi. E non solo a livello economico.......




martedì 18 dicembre 2018

Blastard!!!!

blastard buell blast flat track

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Non è un semplice “mono” da flat-track ma qualcosa di più: una Buell Blast trasformata a dovere.


Questo è un altro esempio di come la Buell Blast sia una moto che dovrebbe essere in produzione ora poichè farebbe la felicità di molti customizer.
Chi l'ha pensata e trasformata, ha avuto vita facile nel creare una moto che si rifacesse a quelle da flat-track degli anni sessanta/settanta seppur, in questo caso, l'intervento sul telaio di serie è stato importante.

La parte posteriore è stata tagliata e vi si è lavorato per accogliere un forcellone più lungo che permettesse di montare anche un cerchio con pneumatico più largo dell'originale. Anteriormente, invece, è stato rinforzato nella zona di attacco del motore e lavorato nella parte superiore per accogliere un diverso serbatoio del carburante. 

Il motore, che di serie ha poco più di 30 cv, ha raggiunto la ragguardevole potenza di circa 60 cv attraverso l'adozione di una testata del bicilindrico Buell da 1000 cc con valvole più grandi. E' stato montato un carburatore Kehin-FCR ed uno scarico libero. Incredibilmente, la cilindrata è rimasta di serie, così come la forcella (rivisitata solo internamente).

I cerchi sono da 19 pollici, come si addice alle moto da flat-track, mentre la tradizionale trasmissione finale a cinghia dentata è stata sostituita da una catena che lavora su una corona di grande diametro per avere molto spunto. 

La zona del cannotto di sterzo è stata accuratamente studiata in modo da avere una linea più pulita possibile, posizionando accuratamente i vari cavi e montando solo un piccolo contagiri. Come si conviene ad una vera moto da flat-track, il freno anteriore è stato eliminato, mentre poteriormente vi è solo un piccolo disco sul quale lavora un pinza freno a singolo pistoncino.
Il telaio bianco e le sovrastrutture (create in casa) arancioni sono il giusto tocco per l'aspetto vintage di questa Blastard, che vorremmo prodotta in serie.

E qui si apre una piccola e polemica parentesi.

Ultimamente il flat-track è diventato un vero e proprio  “must”.  Sembra che improvvisamente tutti si siano ricordati che esista questo sport ed esistano moto concepite per esso. Di conseguenza assistiamo ad una miriade di elaborazioni ma, soprattutto, di motociclette di serie di dubbia qualità, provenienti da non si sa quale costruttore che, spesso nasconde solo la classica “cinesata”, cioè il giocattolo poco costoso dalla durata ancor minore. 
Non è il caso che aziende importanti come Harley-Davidson (...che ha la possibilità di produrre velocemente una moto come la Blast, oltretutto con il marchio Buell....) scendano in campo con mezzi di valore ??????


mercoledì 5 dicembre 2018

Sundance Buell Blast

sundance buell blast flat track

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In un momento storico in cui le moto con un cilindro sembrano nuovamente in auge, ci si rammarica ancor di più per l'uscita di scena di Buell che aveva nella Blast (non importata in Italia) l'arma per combattere la concorrenza. Ma forse era troppo avanti......


Quando mi sono imbattuto in questa Buell Blast, oltretutto costruita in Giappone, sono rimasto per un attimo senza fiato. Non che fossi all'oscuro circa questo modello, ma la versione di serie era talmente brutta (a livello estetico) da non suscitare la mia attenzione, anche se l'idea di realizzare un “mono” semplicemente togliendo un cilindro da un basamento la trovo un'ottima intuizione (…..non rara per gente come Erik Buell....). Intuizione che non ha avuto riscontri commerciali positivi, stante la bontà del progetto. 

La Blast era una moto poco appetibile a livello estetico e prestazionale, ma ben si sarebbe inserita nel contesto odierno, con pochi aggiornamenti. La qualità dei componenti non era bassa.....anzi....eppoi godeva di quell'aurea di genialità legata al marchio del “pegaso”. D'altronde solo un genio avrebbe potuto pensare di progettare una moto in questo modo......

Sebbene con il modello di serie questa Blast abbia poco in comune, deve essere assolutamente analizzata e fatta vedere. E' l'esempio di come ci si possa divertire con una moto assolutamente primitiva, anche se il lavoro non è stato di poco conto, dal momento che il motore è stato inserito in un telaio C&J da flat-track assemblato dagli esperti di Mule Motorcycle. Il motore, che mantiene il basamento e la cilindrata originale di 492 cc, ha visto passare la potenza da 34 a 42 cavalli grazie all'adozione di un carburatore Kehin-FCR, alberi a cammes dal profilo più spinto, scarico e filtro dell'aria aperto. Sundance afferma di aver spinto in passato questo motore al limite dei 58 cavalli grazie ad un cilindro maggiorato in alluminio.

Il serbatoio del carburante è in alluminio realizzato appositamente per il flat-track, così come in alluminio sono anche le pedane la pinza anteriore del freno. I cerchi sono in lega da 19 pollici, mentre i pneumatici sono i  “classici”  Maxxis da flat-track.

Tralasciando lo specifico telaio e l'evoluzione più spinta del motore, si può agevolmente realizzare una moto del genere senza troppo impegno. Più vedo questa moto e più sono dispiaciuto per il fatto che il marchio Buell faccia parte di un passato commerciale.  

lunedì 7 maggio 2018

The Punisher!

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

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the punisher sportster street tracker 1600 cc by mule motorcycles

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Come fare a creare un vero e proprio “mostro” ???? La risposta è alquanto semplice: basta prendere un motore Sportster Evolution elaborato all'inverosimile ed inserirlo in un telaio Mule!!!!!


Quando ci si imbatte in trasformazioni su base Sportster raramente, per non dire quasi mai, capita di vedere motori elaborati pesantemente. Spesso gli unici interventi sono praticamente quelli di routine, con la sostituzione di scarico e filtro dell'aria. Il motivo è sia economico, dato che i costi crescono all'inverosimile, sia tecnico, dal momento che si corre il serio rischio di avere rotture se l'elaborazione non è effettuata in maniera certosina. 

Ogni tanto qualcuno decide di affrontare questa sfida assai impegnativa.

The Punisher (il nome è preso dall'anti-eroe della Marvel...) è il risultato della chiara volontà di creare uno Sportster spinto all'inverosimile e con un look in grado di richiamare le XR 750 da flat-track degli anni '70. Il motore ha raggiunto la soglia dei 1660 cc con circa 130 cv a 7500 giri alla ruota (!!!!!!!!) e mette soggezione fin dall'avvio. 

Il progetto, ovviamente, non è stato semplice e ci sono voluti diversi anni per portarlo a termine, anche perchè il difficile non era solo ottenere cavalli, ma evitare che il motore si rompesse immediatamente. Infatti si è dovuto studiare attentamente il modo per ottenere corretta lubrificazione di tutte le parti interne.

Si è partiti da un basamento S&S, sul quale sono stati aggiunti cilindri Axtell, teste Baisley a quattro candele ed una coppia di carburatori Kehin modificati, scelta indispensabile per avere il look XR750.
Il motore così elaborato è stato alloggiato in un telaio C&J appositamente progettato e differente dal Mule standard. Infatti si sono dovuti apportare degli aggiustamenti che hanno riguardato la parte posteriore (ora più alta e rinforzata). La forcella è da 45mm e proviene da una Honda CBR900, mentre gli ammortizzatori posteriori sono della Ohlins. Cerchi da 19 pollici della A&A Racing con freni Brembo e forcellone della C&J completano l'opera.

Inutile dire che il progetto ha subito costanti e continui aggiornamenti, motivo per il quale ha richiesto così tanto tempo per la sua realizzazione.

Sembra superfluo sottolineare che The Punisher è tra le realizzazioni che piacciono di più poiché ha richiesto un grosso lavoro di ingegneria nella progettazione del motore e del telaio, con ottimi risultati anche a livello estetico.





mercoledì 1 giugno 2016

Ritorno alle origini: Norley Sportster cafe racer !!!!!!

norley








Una cafe racer costruita sulla base di un motore Harley-Davidson Sportster, secondo le prerogative dell'epoca in cui nacquero queste moto: i famosi anni sessanta!

 


La storia del movimento cafe racer è praticamente conosciuta a tutti. Verso la fine degli anni cinquanta attorno all'Ace Cafe di Londra, locale diventato poi cult, si riunivano giovani motociclisti in brillantina, che amavano sfidarsi con le loro moto a ritmo di rock and roll. Le moto erano in prevalenza inglesi e venivano alleggerite all'inverosimile.

Nacquero le cafe racer, moto che avevano dei connotati ben precisi: motori quasi sempre ad uno o due cilindri e spesso elaborati, semi-manubri, pedane arretrate, sella ad un posto e mezzo.  In pratica delle vere e proprie race replica circolanti su strada.

Molti non sanno, però, che in quell'epoca andava molto di moda mischiare elementi di diverse moto per avere mezzi ancor più performanti. 

Accadde così che nacquero molte moto  “ibride” costruite spesso nei garage di casa.

La più famosa di tutte la mitica Triton, che combinava il famoso telaio Norton Featherbed  ( il cosiddetto “letto di piume”) con l'ultra performante motore bicilindrico della Triumph Bonneville.

Finita quell'epoca, molti sembrarono dimenticarsi di quanto era accaduto.
Nel 2001 la Triumph mise nuovamente in produzione la Bonneville e, come per magia, complice anche la rapida diffusione del movimento special e cafe racer negli anni successivi,  moto come le Triton divennero nuovamente in voga.

Alain Bernard di Santiago Chopper, azienda che si trova in Florida, ha pensato bene di costruire una cafe racer che richiamasse totalmente i concetti delle varie Triton, Tribsa, Norvin ecc, costruendo un telaio di ispirazione Norton intorno al motore Sportster, creando una sorta di  “kit bike” regolarmente in vendita, che può essere allestita secondo i propri gusti.

Un esemplare della foto è stata costruita intorno ad un motore Sportster 1200 dotato di carburatore Kehin CR, filtro dell'aria aperto e scarico Supertrapp.
L'altro, invece, ha diversi scarichi sovrapposti ed il filtro dell'aria originale dello Sportster.
L'ultimo esemplare della foto ha, invece, un terminale Kerker di moderna concezione ed un manubrio alto.

La parte ciclistica, oltre al già citato telaio di ispirazione Norton al cromo-molibdeno costruito dall'azienda gallese JW Motorcycles, prevede nella maggior parte dei casi l'impiego di un avantreno prelevato da una Ducati Sportclassic, ma la moto può essere costruita secondo le esigenze del compratore (http://www.norleycaferacer.com/).
Il resto, sono numerose parti costruite in casa come, per esempio, il serbatoio dell'olio e quello del carburante in alluminio.

La Norley è una delle poche, VERE, cafe racer costruite utilizzando un motore Harley-Davidson Sportster. Una moto che non può non conquistare anche i non amanti del genere. Su alcune versioni andrebbero curati maggiormente alcuni dettagli, ma si tratta di piccoli difetti.

UP: in primis lo stupendo telaio stile Norton, ma piace da morire anche il serbatoio dell'olio

DOWN: le finiture anotizzate rosse su un esemplare