Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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martedì 23 ottobre 2018

Forty-Eight "bobber"

forty eight bobber with springer fork

forty eight bobber with springer fork

forty eight bobber with springer fork

forty eight bobber with springer fork

forty eight bobber with springer fork


Si può intervenire su una moto “perfetta” ???? Sembra che qualcuno ci sia riuscito.....


Quando il Forty-Eight apparve sul mercato, nel 2010, a Milwaukee volevano riempire quel vuoto di mercato causato dall'assenza di un vero “bobber” nella produzione di serie. In passato troppi Sportster erano stati “bobberizzati” (talvolta intervenendo anche in maniera pesante). 

La scelta si rivelò vincente e, non a caso, il Forty-Eight è tra le moto più vendute dell'intera gamma Harley-Davidson. Linee pulite, altezza sella ridotta, cerchio anteriore da 16 pollici con relativo gommone ed aspetto rude. Questi i punti  fondamentali che ne hanno decretato il successo. Possibile fare di più ????

Certamente. Basta montare una forcella Springer (utilizzando cerchio e pneumatico di serie) con il manubrio di un vecchio WL 750, comandi CCM, manopole Biltwell “old style” e qualche altro accessorio come un piccolo faro posteriore, un filtro dell'aria dall'aspetto antico ed una coppia di terminali Screamin'Eagle per dare una voce tonante al bicilindrico 1200, troppo soffocato dalle normative Euro.

Per finire ampio ricorso ad una verniciatura rosso opaca su molte parti (come la calotta del faro anteriore).

Semplice ????? Si, ma il rischio di rovinare una moto pressochè perfetta era altissimo ed in questi casi bisogna agire con molta accortezza. 
Questo tipo di interventi, infatti, sono quelli attualmente più indicati per alcuni modelli ed il Forty-Eight così realizzato è un valore aggiunto al prodotto di serie.

martedì 16 ottobre 2018

Miller Time Scrambler

miller time sportster tracker by shaw speed

miller time sportster tracker by shaw speed

miller time sportster tracker by shaw speed

miller time sportster tracker by shaw speed

miller time sportster tracker by shaw speed


Il marchio di fabbrica è Shaw Speed & Custom ma questa scrambler, o meglio dire tracker, si differenzia nettamente dalle altre realizzazioni.


Quando si tratta di special su base Sportster, gli inglesi di Shaw Speed sono una garanzia in merito. Tantissime moto in cui, nella maggior parte dei casi, il comune denominatore è rappresentato da ruote artigliate, assetto rasoterra e poche concessioni a fronzoli vari. In passato su questo blog vi abbiamo mostrato qualche esemplare a tema come The Thugster.

"Miller Time Scrambler”, pur mantenendo una soluzione di continuità con le altre realizzazioni, ha una cura maniacale a livello cromatico ed un'impostazione tecnica che, per certi versi, la fanno assomigliare ad una moto da cross degli anni settanta.

La verniciatura, effettuata anche sul telaio, omaggia la famosa birra, miscelando abilmente alluminio spazzolato ad azzurro metallizzato. 

Ma non bisogna pensare che si tratti di uno Sportster pensato e costruito solo per gli show. L'aspetto tecnico è altrettanto curato. Il reparto sospensioni è affidato alla Ohlins che fornisce ammortizzatori posteriori e forcella che lavorano su una coppia di cerchi da 19 (anteriore) e 17 (posteriore) pollici muniti di pneumatici tassellati Michelin Anakee Wild. A causa della maggiore larghezza del pneumatico posteriore e dell'aumento di potenza dovuta ad un kit Screamin'Eagle Stage 4 composto da cilindri, teste (comprese di valvole e molle), pistoni ad alta compressione, alberi a cammes e collettore di aspirazione, è stato reso necessario montare una trasmissione finale a catena in luogo di quella originale a cinghia. 

Il telaio è stato lavorato nella zona posteriore con l'aggiunta di un corto parafango sostenuto da un archetto. Bellissimi i due scarichi realizzati in casa che escono su entrambi i lati ed il serbatoio del carburante RSD abbinato a grafiche vintage.

Nel mezzo di questo lavoro una serie di piccole accortezze come la mascherina anteriore del faro sagomata ed i comandi in alluminio anodizzato dello stesso azzurro del resto della moto.
Perchè i ragazzacci inglesi non producono in piccola serie qualcuna delle loro scrambler-tracker ?????      


martedì 17 aprile 2018

Malo-Bueno

malo bueno sportster 1200 postatomico by el solitario

malo bueno sportster 1200 postatomico by el solitario

malo bueno sportster 1200 postatomico by el solitario

malo bueno sportster 1200 postatomico by el solitario

malo bueno sportster 1200 postatomico by el solitario

El Solitario propone uno Sportster che va alle radici dell'essere umano. All'eterno dualismo da cui è caratterizzato.


Dave Borras, alias El Solitario, ha una visione tutta sua della motocicletta. Visione che trae ispirazione da uno studio accurato dell'uomo nelle sue molteplici implicazioni e della realtà di cui si circonda. Qualcosa di avulso dal modo di intendere la motocicletta dalla maggior parte dei customizer. Le sue creature rompono schemi, fanno discutere, creano tendenza.

Lo Sportster costruito è la prosecuzione di un concetto abbozzato con la Impostor dove, dietro ad un'apparente rudezza, si cela in realtà un mezzo dal carattere molto forte, ma docile al tempo stesso. Malo-Bueno, il nome fa riferimento a quegli esseri umani dallo sguardo feroce che ad un primo approccio mettono paura ma poi, se avvicinati in un certo modo, mostrano la loro parte più buona. Quella più reale. Diversamente da quelli che sembrano buoni ma, all'improvviso, mostrano la parte più buia e crudele. Questi ultimi sono quelli da evitare. Malo-Bueno attinge al primo tipo di persone.

Uno Sportster in grado di mettere facilmente soggezione, salvo poi rivelarsi una moto estremamente facile da utilizzare ed idonea per ogni tipo di terreno. Tornando indietro nel tempo, possiamo dire che El Solitario riprende e sviluppa concetti di base della Eve of Destruction di Carlo Talamo del lontano 1996. La carrozzeria è interamente in alluminio battuta a mano e poggia su uno Sportster 1200R del 2003 che mantiene intatte le caratteristiche originali, salvo un paio di ammortizzatori regolabili forniti dalla Fournales. La forcella è di serie, ma è stata avvolta dall'alluminio che termina con una mascherina da saldatore al posto del faro anteriore, vero elemento distintivo di Malo-Bueno. A parte filtro dell'aria e scarichi della Screamin'Eagle, il motore non subisce alcun intervento. L'impianto elettrico viene rivisto. 

Amante della Eve of Destruction non posso non ammirare lo stile proposto da Dave Borras che, con le sue moto, sembra dar voce alle paure di molte persone, specialmente nella tanto cara e vecchia Europa, dove si assiste ad un progressivo decadimento sociale, intendendo con tale termine la perdita del benessere dei popoli causato da un peggioramento delle condizioni economiche e culturali, unitamente alla perdita di valori

Tempo addietro avevo proposto  Marrajo che aveva fatto parecchio discutere, in quanto priva in apparenza di logica costruttiva.
In realtà le moto costruite da El Solitario rappresentano idealmente l'unica arma a difesa di questa decadenza. Moto in grado di essere utilizzate ovunque ed in ogni condizione.....   


martedì 6 febbraio 2018

1200 Black Rain

sportster 1200 roadster black rain xlcr style by hd speed shop

sportster 1200 roadster black rain xlcr style by hd speed shop

sportster 1200 roadster black rain xlcr style by hd speed shop

sportster 1200 roadster black rain xlcr style by hd speed shop


Ispirata alla moto del celebre film, questo Roadster 1200 è stato ottenuto attraverso pochissimi e mirati interventi.


Era il 1989 quando uscì nelle sale cinematografiche il celebre film interpretato da Michael Douglas nel quale è un poliziotto di New York che si ritroverà a combattere contro la mafia giapponese. Nel film Michael Douglas cavalca una Sportster Evolution  molto simile ad una XLCR 1000, con la quale vince anche una sfida contro una moto giapponese sportiva.

La Roadster realizzata dai ragazzi di HD Speed Shop Firenze è un tributo sia alla moto del film che alla celebre XLCR 1000 progettata da Willie G. Davidson.
Per ottenerla gli interventi non sono stati molti, dal momento che la Roadster 1200 è un'ottima base se la si vuole elaborare in chiave sportiva o cafe racer.

E' stato montato un codino monoposto in stile flat-track ed un cupolino con plexiglass, semi-manubri e comandi arretrati, uno scarico due-in-uno (probabilmente prelevato da una XR 1200 Trofeo) ed un filtro dell'aria aperto Scremin'Eagle. Sono stati aggiunti altri piccoli particolari e si è verniciato quasi tutto in nero, salvo il serbatoio del carburante che ha le parti laterali color oro, il cui contrasto con il resto della carrozzeria esalta notevolmente la linea della moto.

Sarebbe interessante riuscire a conoscere il costo di questa realizzazione e sapere se è in progetto un kit, che colmerebbe il vuoto lasciato da una moto stupenda come la XLCR.




venerdì 26 gennaio 2018

FF 1200 Convertible

sportster 1200 roadster ff 1200 convertible by hd parma

sportster 1200 roadster ff 1200 convertible by hd parma

sportster 1200 roadster ff 1200 convertible by hd parma

sportster 1200 roadster ff 1200 convertible by hd parma

sportster 1200 roadster ff 1200 convertible by hd parma

Roberto Demaldè, patron di Harley-Davidson Parma, si candida seriamente a vincere la sfida della Battle of The Kings 2018 con questo Roadster ispirato alle moto da superbike degli anni ottanta.


Quando l'abbiamo visto ne siamo stati subito rapiti. La sensazione è stata poi confermata durante il Motor Bike Expo di Verona, dove abbiamo avuto modo di osservarlo attentamente da vicino, rendendoci conto che è ancora più bello ed intrigante di quanto ci aspettassimo. 

Ci è piaciuta l'idea, il progetto, l'azzardo. Solo chi ha una visione globale della moto ed una cultura specifica, può attingere a piene mani da determinati concetti. Non solo l'idea di ispirarsi alle moto da superbike degli anni ottanta, con un mezzo dalla doppia personalità, ma anche la scelta della livrea Kawasaki, fanno letteralmente saltare sulla sedia chi ama gli azzardi. Il progetto, poi, è stato curato nei minimi particolari senza spendere un patrimonio e lavorando “di fino”.  

Qualche soluzione, come lo scarico che si sdoppia uscendo su entrambi i lati della moto, interamente realizzato a mano e dotato di terminali racing HP-Corse è ardita, ma ottimamente pensata e realizzata. 

Il buon Roberto ha poi fatto ricorso al vasto catalogo di parti ed accessori Harley-Davidson amalgamando tutto con sagacia e maestria. Notiamo i semi-manubri, che permettono un'impostazione di guida più caricata sull'avantreno, gli ammortizzatori sportivi con serbatoio separato, il serbatoio del carburante dalla diversa forma, il bellissimo codone, il filtro dell'aria Screamin'Eagle e le tabelle porta-numero amovibili, proprio come era nello spirito dell'epoca, quando i piloti arrivavano in circuito con le loro moto e toglievano l'occorrente per circolare su strada, che rimontavano finita la gara per tornarsene a casa.

Azzardiamo un'ipotesi:  FF 1200 Convertible sarà il nuovo Re!!!!!! 


martedì 23 gennaio 2018

Cafè Cyclone

buell m2 cyclone cafe racer

buell m2 cyclone cafe racer

buell m2 cyclone cafe racer

buell m2 cyclone cafe racer

Tra le numerose preparazioni su base Sportster e Buell del Motor Bike Expo 2018, la nostra attenzione è andata su questa M2 realizzata dal dealer Harley-Davidson Brescia.


Piccola parentesi. A Verona, come di consueto, c'era di tutto e di più. Dalle customizzazioni più radicali a quelle più soft. Dalle moto costruite da professionisti del settore a quelle realizzate da semplici appassionati, agli scooter “old style”, in un mix perfetto di emozioni, in grado di coinvolgere immediatamente anche i neofiti del settore, grazie anche alla presenza massiccia delle più importanti case motociclistiche in grado di modulare l'offerta di moto “vintage”, coprendo praticamente tutti i segmenti.

Sono e resto dell'idea, che seppur non tutte condivisibili, ogni moto presente meriti attenzione anche solo per la fatica e passione che trasuda da chi l'ha costruita.

Detto questo, sono rimasto molto colpito da questa Buell. Nulla di magico ne di trascendentale, ma una bellissima cafe racer realizzata rispettando lo spirito originario della moto: uno Sportster vitaminizzato, dotato di un telaio in traliccio dalle misure geometriche di una duecentocinquanta da gran premio, in grado di far divertire chiunque sui percorsi guidati.

Facciamo un passo indietro nel tempo. La M2 Cyclone apparve sul mercato italiano nel 1997, come versione meno rifinita della S1, rispetto alla quale aveva una forcella di tipo tradizionale ed un codone più lungo. La gamma stessa, poi, nel 1999 era stata aggiornata. All'epoca si stava affermando il segmento delle cafe racer, iniziato con la Ducati Monster e la Triumph Speed Triple. Si aspettavano con ansia, quindi le proposte delle altre case e, quando apparve la Buell, il successo fu immediato. Fino alla comparsa della serie XB le Buell montavano un motore Sportster con carburatore,  elaborato ed in grado di sviluppare circa novanta cavalli. 

La “Cafe Cyclone” piace perchè rispetta i presupposti delle prime Buell. Gli interventi sono stati limitati al minimo: carburatore Mikuni HSR 42 con filtro aperto, centralina Screamin'Eagle e terminale di scarico sportivo servono a dare ancora qualche cavallo al motore di serie senza comprometterne l'affidabilità. A parte la pompa del freno anteriore Brembo, il disco Braking ed i pneumatici Pirelli MT60, gli altri interventi non sono stati di natura tecnica, ma prettamente estetica, con la verniciatura marrone metallizzato, in grado di richiamare idealmente il sapore del caffè, abbinata agli steli della forcella color oro ed ai cerchi dipinti in giallo.


lunedì 21 agosto 2017

"Marley" by Mr.Martini

marley sportster with rear long fender by mr martini side right

marley sportster with rear long fender by mr martini side left

marley sportster with rear long fender by mr martini back left angle

marley sportster with rear long fender by mr martini handlebar

marley sportster with rear long fender by mr martini seat

marley sportster with rear long fender by mr martini gas tank

Il famoso customizer veronese si spinge oltre i canoni tradizionali con questo Sportster dal look stravagante, curato nei minimi dettagli.


Conosco Nicola da una vita, ma ogni volta rimango stupefatto per le moto che sforna. Vere e proprie opere d'arte su due ruote che mi fanno rimanere di sasso per qualche aspetto.  
Con Nicola non abbiamo parlato nello specifico di questo progetto, ma conosco il suo modo di approcciarsi. 
Vuole spingersi sempre  “oltre”.  Tentare nuove strade, creare vere e proprie tendenze. Senza alcun compromesso. A volte le sue “creature” paiono senza logica e prive di senso, ma sono in realtà frutto di uno studio accurato che spesso sfocia nel progetto vero e proprio dopo diverso tempo. La grande capacità di customizer di Nicola Martini è proprio in questo aspetto: il genio creativo ed impulsivo, che lo porta a vivere in un perenne stato agitativo, si plasma nello studio e realizzazione delle sue moto.

“Marley” non tradisce questa regola.

A livello tecnico non vi sono particolari intuizioni. La base di partenza è una 883 pre-2003 su cui si è intervenuti in maniera “soft”. Carburatore Mikuni con filtro dell'aria Screamin'Eagle e scarico due-in-uno con terminale Zard (che Nicola usa spesso insieme a Supetrapp) riguardano il motore, mentre la ciclistica vede l'utilizzo di due ammortizzatori Ohlins con serbatoio separato, un kit di revisione interno della forcella ed la finale a catena in luogo dell'originale a cinghia.

Quando poi ci si sofferma sul resto si nota la genialità esplosiva di Nicola (….o se volete di Mr.Martini...). 

La tendenza attuale è quella di creare moto rastremate e lui che fa ???? Piazza un lungo parafango posteriore, molto in voga sulle Harley custom “made in USA”, con un fanalino tondo ed una sella in due pezzi. Poi, non contento, monta il serbatoio di una Honda “Four” degli anni settanta, su cui lascia il logo della casa dall'ala dorata. Il tutto condito da una serie di particolari quali, ad esempio, manopole e pedane bianche.

Come al solito Nicola meraviglia e fa discutere.


Up: parafango posteriore
DOWN: logo Honda sul serbatoio

martedì 21 marzo 2017

The Hinny - Sportster

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

 

Se è vero che il  “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....

 

Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.

Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.

A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....

Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.

Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.

Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.

Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna. 

Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.

Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.


UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio



martedì 24 gennaio 2017

Old Italy

old italy sportster racing 1200 roadster by hd treviso side right

old italy sportster racing 1200 roadster by hd treviso side left

old italy sportster racing 1200 roadster by hd treviso front left

 

Per la Battle of The Kings 2017, Harley-Davidson Treviso propone una moto dalla chiara indole evocativa, che richiama le corse degli anni settanta.

 

"Old Italy" mi ha colpito immediatamente. Non solo per la bandiera italiana messa in bella mostra (cosa assai rara di questi tempi), ma per le splendide sovrastrutture e lo spirito che traspare. E' una moto che riporta indietro nel tempo, facendo breccia nel cuore di quanti amano le corse ed il verace motociclismo degli anni che furono, dove i piloti non erano divi ma uomini. Dove la tecnica era al servizio del progresso e non viceversa. Dove il “made in Italy” era famoso in tutto il mondo e sinonimo di prestigio.

A Treviso, quindi, l'hanno pensata proprio bene. Le citate sovrastrutture sono state armonizzate benissimo con gli accessori H-D originali: manubrio Clubman, filtro dell'aria Screamin'Eagle, manopole Get-A-Grip. A corredo un copri-cinghia alleggerito, pinze del freno anteriore verniciate in rosso, e benda sui collettori originali.

E' da tempo che vado invocando uno Sportster sportivo (….oltre ad uno con le ruote tassellate....)  di serie. Che Old Italy sia il primo passo ???


UP: le bellissime sovrastrutture
DOWN: ci voleva uno scarico due-in-uno con finale a trombone!


martedì 4 ottobre 2016

Dark Dog Sportster tracker

dark dog sportster tracker by udo meuthen side right

dark dog sportster tracker by udo meuthen side left

dark dog sportster tracker by udo meuthen handlebar and gas tank

dark dog sportster tracker by udo meuthen back side right angle

dark dog sportster tracker by udo meuthen with 17 inchs wheels

dark dog sportster tracker by udo meuthen on the road version

udo meuthen with his sportster tracker in sporty meeting

udo meuthen on his sportster tracker in flat track

 

Una moto sviluppata nel tempo secondo precisi canoni tecnici, in grado di affrontare senza il minimo problema la vita quotidiana, le corse su pista asfaltata e sugli ovali in terra battuta...... 

 


La storia di Udo Meuthen e del suo Sportster è di quelle che riconciliano con il motociclismo più puro e merita di essere raccontata nella sua interezza, perchè piena di tanta sostanza e lontana secoli dall'odierno mondo del “più sei figo più sei importante”.


Passione vera ed una moto vera per una storia dal sapore antico

Nel lontano 1995 il nostro amico tedesco decide di comprare la sua prima moto: il suo sogno è una Harley-Davidson. Vuoi per il costo non eccessivo, vuoi per il fatto che è tra le Harley più europee (in fatto di handling), la scelta ricade su uno Sportster 883 che compra in Olanda con 4500 miglia all'attivo (poco più di 7000 chilometri) e con la quale (almeno inizialmente) si diverte a scorazzare lungo le strade della sua città.
Ma il demone della velocità e le gesta degli eroi del Mondiale Superbike di quegli anni (i vari Gobert, Fogarty, Corser, Edwards, Russell, Slight ecc.) minano la mente di Udo, facendogli venir voglia di portare lo Sportster sulle piste asfaltate.

Inizia il lungo lavoro sullo Sportster

Nel 1997 compra un kit di seconda mano della  “German Harley Cup” composto da serbatoio e codino in fibra di vetro (che prova due volte sul tracciato di LeLuc), iniziando anche il lento lavoro di adattamento di ciclistica e motore alle esigenze corsaiole.

Ma la passione di Udo sembra non aver mai fine e vuole anche portare la sua belva sugli ovali in terra battuta, senza rinunciare alle tradizionali sgroppate domenicali con  gli amici lungo qualche statale. Prosegue, così, il lavoro sulla moto, fino ad arrivare all'odierna configurazione.

Tanti cavalli ma ben sfruttabili
 
Il motore ha raggiunto la ragguardevole potenza di 75 cavalli alla ruota, ottenuti tramite  pistoni Buell ad alta compressione (10:1) che hanno portato la cilindrata a 1200 cc e relative teste Thunderstorm, carburatore Mikuni HSR da 42mm con filtro dell'aria Screamin' Eagle, scarico Supertrapp due-in-uno con 21 dischi ed Open End Cap, accensione Crane Cams Hi4 Single Fire, doppia bobbina. E' stata poi aggiunta una pompa dell'olio adottata dai modelli costruiti dopo il 1998, per svuotare meglio il carter a secco del motore, a tutto vantaggio di una migliore lubrificazione del motore stesso.


Con un gran motore serve un'ottima ciclistica

Il comparto sospensioni ha visto interventi sulla parte interna della forcella originale, attraverso il montaggio di molle WP progressive, mentre al posteriore due ammortizzatori sempre della WP (progressivi anche questi) da 400mm hanno preso il posto di quelli originali.

Sui cerchi un discorso a parte. Quelli di serie sono da 16 pollici al posteriore e 19 all'anteriore. Il nostro amico, dopo varie prove effettuate sia sul circuito asfaltato che sullo sterrato, ha ritenuto opportuno adottare il cerchio posteriore da 17 pollici, con canale da 4,25 (gomma Metzeler Rain K3) che ha comportato qualche problema di utilizzo, ben presto risolto. Come detto, all'anteriore attualmente la moto monta un cerchio da 19 pollici, con canale da 2,5 (gomma Heidenau K60), anche se per girare sugli ovali in terra battuta Udo spesso monta quello da 17.
Chiedendogli spiegazioni in merito, ci ha confidato che ha optato per il cerchio da 17 pollici per l'utilizzo nelle piste di flat-track, quando ha visto Marc Marquez andare come un forsennato al Superprestige, con la moto così configurata.

Fin qui abbiamo raccontato dell'evoluzione della “Dark Dog” e ben poco della storia di Udo.
Durante la lunga chiacchierata fatta, è emersa una passione incredibile per tutto ciò che sono le corse, sia a due che a quattro ruote. Ci ha raccontato che ama andare in pista con qualsiasi mezzo, anche se il suo Sportster rimane il preferito.
Ci ha parlato dei numerosi lavori e prove effettuate da lui stesso sulla moto. Dei continui affinamenti che ama apportare e di quanto si diverti a smanettare con lo Sportster anche per strada, lasciandosi dietro moto ben più prestanti (…..anche se questo ultimo particolare, in un periodo storico dove è “must”  il politically correct, non lo dovremmo raccontare.....), anche se il motore ha all'attivo oltre 45.000 chilometri, e di quanto si sia innammorato del flat-track. E' stato, inoltre, prodigo di particolari nel descriverci la fine messa a punto da effettuare con il regime di giri del motore e la trasmissione a seconda del tipo di ovale che si affronta.

Questo Sportster ci piace. Anzi, per dirla tutta, ci esalta. Non solo perchè ricorda molto da vicino le moto allestite dalla Numero Uno e dal compianto Carlo Talamo negli anni novanta per il trofeo italiano di short track, ma soprattutto per il fatto essere una vera moto da corsa stradalizzata realizzata nel garage di casa, che può essere adattata ai vari utilizzi.

UP: l'estrema versatilità della moto

DOWN: il codone troppo lungo e la verniciatura



mercoledì 6 luglio 2016

XR 1200 Racing Joe's Room!

xr1200 racing joes room side right

xr1200 racing joes room front right angle

xr1200 racing joes room engine

xr1200 racing joes room fork

xr1200 racing joes room steering

joes room on his xr1200 in track

 

  In Italia sono sempre stati in pochi a credere nelle velleità corsaiole dello Sportster. Nel lontano Giappone, invece, le cose stanno diversamente.....

 

.....poichè sono molti gli appassionati che elaborano la propria Harley per andarci in pista.....
Questa XR 1200  è l'esempio pratico.

Certamente i lavori da effettuare, per potersi divertire non sono pochissimi, ma la passione spesso non ha prezzo e cimentarsi in sfide improbabili aiuta a sentirsi vivi non poco.

Contrariamente  quanto si possa pensare il motore, che di serie fornisce già 90 cv, beneficia solo di alcuni interventi: valvole, molle e punterie Screamin' Eagle, aste della distribuzione Zipper's,  filtro dell'aria Vance & Hines, scarico due-in-uno con terminale Supertrapp (è stato utilizzato un kit della Vance & Hines per eliminare il sensore della sonda allo scarico http://xr1200.vanceandhines.com/race-kit/31003/).

Gran parte del lavoro riguarda la ciclistica. Anteriormente è stata montata una forcella Ohlins FG 324, di tipo upside-down, con steli da 43 mm, su una diversa piastra di sterzo in alluminio ricavato dal pieno.
Componenti Ohlins (HD0041) vengono utilizzati anche posteriormente.
I pneumatici sono Pirelli SC1 (120-70-17 anteriormente e 180-60-17 posteriormente).
Italiani sono anche i freni anteriori, poiché è stato utilizzato un impianto Brembo, doppio disco, ad attacco radiale. Posteriormente, invece, si è scelto un disco Braking (purtroppo non sono state fornite le misure dei freni e dei cerchi).

A parte alcuni dettagli circa componenti di vario tipo, come ad esempio il parafango anteriore proveniente da una Buell XB, non abbiamo maggiori informazioni.

L'analisi delle modifiche apportate (non è stato possibile contattare direttamente il proprietario a causa delle evidenti differenze linguistiche), induce a pensare che sul motore si sia intervenuto solo il minimo indispensabile per non comprometterne l'affidabilità, migliorando le doti di coppia ai medi regimi ed un poco l'allungo, mentre le scelte su ciclistica e pneumatici fanno ritenere che si sia cercata una miglior precisione di guida.

La XR 1200 Joe's Room affascina molto. Le soluzioni tecniche adottate  indicano la precisa volontà di tirar fuori un mezzo da gara da una moto che, a tutti gli effetti, è uno Sportster migliorato. Si tratta di un progetto che, ci si augura, possa trovare un sempre maggior numero di seguaci, non solo in Giappone, ma anche nella vecchia Europa ed, in particolare, in Italia.


UP: la piastra di sterzo

DOWN: è una moto da corsa, ma la grafica non la esalta