Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 17 febbraio 2016

Iron Lung: il "polmone di ferro"!!!!!








Uno Sportster da corsa, costruito con uno sguardo alla cultura racing  star and stripes degli anni settanta, che potrebbe prendere parte immediatamente a gare per moto di endurance di quel periodo.

 

Sarebbe interessante sapere se il risultato finale corrisponde in pieno al progetto iniziale, perchè Iron Lung ha connotati  sportivi, che però stonano con un'impostazione decisamente racing del mezzo.
Lo stesso nome (decisamente inusuale per una motocicletta) forse vuole indicare in maniera chiara e netta che si tratta di un mezzo ispirato alle corse, ma non così estremo per quanto riguarda il motore che è praticamente di serie.
Tralasciando questi amletici dubbi, non si può non ammirare il lavoro effettuato sullo Sportster del 1991 dalla azienda di Portland.
Ci sono molti aspetti di questa moto che colpiscono. Possiamo parlare dei due serbatoi incastrati e sovrapposti come se fosse uno solo (quello anteriore contiene la benzina, quello vicino alla sella l'olio motore che lubrifica il gruppo termico attraverso due tubazioni rigide esterne) e della batteria montata posteriormente come le moto da corsa.
Ma colpisce anche la scelta, discutibile, di adottare due grossi pneumatici Avon montati su cerchi lenticolari di provenienza Harley-Davidson Fat-Boy ( si era pensato anche a cerchi GSX-R e Vrod ma erano troppo moderni),  la verniciatura oro e bianco con grafiche anni settanta ed il lavoro effettuato sulla parte posteriore del telaio, per caricare la seduta del guidatore più indietro. Sulla ciclistica si è lavorato in modo da abbassare la moto il più possibile sia anteriormente che posteriormente, utilizzando  una forcella Wide Glide su piastre in alluminio billet ricavate dal pieno e due ammortizzatori Progressive Suspension.
Come detto, il motore non ha subito praticamente modifiche, se si eccettua un kit di pistoni Wiseco in grado di portare la cilindrata dagli originari 883 a 1200 e due scarichi Supertrapp che escono alti sul lato destro, sullo stile delle moto da flat-track.
Poco dopo essere stata costruita ha avuto un test sul circuito di Southern Oregon e, viste alcune scelte a livello ciclistico, non sorprende che si sia rivelata non proprio facile da guidare.

UP: alcune lavorazioni come i due serbatoi incastrati e sovrapposti nella parte anteriore, la batteria a vista sul codone, il lavoro sulla parte posteriore del telaio e le grafiche racing anni settanta.
DOWN: l'adozione di grossi pneumatici Avon su cerchi Fat-Boy, gli scarichi Supertrapp che escono posteriormente dalla sagoma della moto. Su una moto del genere si sarebbe dovuti elaborare maggiormente il motore. 





lunedì 8 febbraio 2016

Unspeakable (inqualificabile) Sportster






Raramente è capitato di vedere uno Sportster tanto sgraziato, costruito senza seguire un'idea ben definita. Sembra che tutto sia stato messo lì a caso. Ha qualcosa di una scrambler, di una moto da flat-track, di una postatomica ed anche di un chopper. Osservandola meglio poi si comprende che è stata realizzata secondo una precisa filosofia costruttiva.  

Quando si pensa ad una Harley-Davidson Sportster, specialmente se customizzata, la prima idea che viene in mente è quella di una moto piacevole da vedere, costruita secondo dei precisi criteri, a prescindere dal tipo di moto che si è voluta realizzare. Perchè è nell'immagine collettiva che le Harley-Davidson in genere e, quindi, anche gli Sportster, siano moto nate unicamente per andare piano su strada, lontane da ogni velleità sportiva. Questo pensiero è dominante sebbene, in passato, la Company (così viene spesso soprannominata la Harley-Davidson) abbia dimostrato di saper costruire moto sportive, anche se fedeli alla sua filosofia (chi si ricorda la mitica XR 750 che ha spopolato sui circuiti da dirt-track ????) e di avere dei trofei sparsi per il mondo dedicati allo Sportster.
Per cui è difficile ragionare in quest'ottica quando si vede uno Sportster che sembra nato per tutto, tranne che per guidare tranquillamente su strada.
Alla Destroy Motorcycle Company hanno ragionato in maniera diametralmente opposta, volendo costruire una moto con il chiaro intento di avere un perfetto “l'handling” su gran parte dei percorsi non asfaltati, dimostrando che lo Sportster è una moto adatta anche a correre. 
Si è partiti da un modello costruito prima del 2004: la base ideale in quanto dotato del vecchio telaio che trasmetteva tutte le vibrazioni del motore, ma più leggero di cinquanta chili rispetto al nuovo.
Il motore è stato portato a 1250 cc tramite pistoni Wiseco (che non necessitano di riequilibratura dell'albero motore in quanto di peso uguali agli originali), al quale è stato abbinato un filtro dell'aria aperto ed uno scarico due-in-uno realizzato a mano, con trombone finale. Gli interventi, quindi, non sono stati molti.
E' la ciclistica ad aver subito gran parte del lavoro. Il telaio è rimasto di serie, ma è stato adattato il forcellone di una Ktm, abbinato ad una tradizionale forcella Showa con steli da 49mm. Sono stati montati cerchi Excel da 21 pollici all'anteriore e 18 al posteriore dotati di impianto frenante Brembo.
A corredo di tutto una generale opera di alleggerimento. Il risultato finale è stato quello di uno Sportster originale, che potrà non piacere ma non lasciare indifferenti.
UP: alla Destroy Motorcycle Company hanno avuto il coraggio di percorrere una diversa strada privilegiando gli aspetti tecnici, legati alla guidabilità su terra.
DOWN:  esteticamente andrebbero rivisti molti elementi.