Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

Visualizzazione post con etichetta Wiseco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Wiseco. Mostra tutti i post

giovedì 18 aprile 2019

Sportster Old Tracker

sportster old tracker by bike garage kokoro

sportster old tracker by bike garage kokoro

sportster old tracker by bike garage kokoro

sportster old tracker by bike garage kokoro

sportster old tracker by bike garage kokoro


Ispirato ai vecchi KR da competizione, il 1200S già di per se performante è stato potenziato tramite pistoni Wiseco (che portano la cilindrata a 1218) ed alberi a cammes Andrews N4, con un innalzamento del rapporto di compressione. Il carburatore è il classico Mikuni a valvola piatta da 42mm, dotato di filtro dell’aria aperto. I due corti scarichi da oltre due pollici sprovvisti di silenziatori (….a cosa servono sulle piste da dirt-track????) danno la giusta voce allo Sportster.

Il telaio è artigianale e di tipo rigido, abbinato ad una forcella “springer” e cerchi da 19 pollici dotati di pneumatici specifici per il dirt-track Maxxis DTR-1. Sul telaio si è lavorato con estrema cura, togliendo tutte le imperfezioni derivanti dalle varie lavorazioni e verniciandolo della stessa tonalità della carrozzeria e di molte altre parti. Il serbatoio del carburante in alluminio sagomato come quelli delle moto da board-track, anche è collocato sopra la trave superiore del telaio e non appeso sotto, come le moto di un tempo.

Anche il serbatoio dell’olio è collocato in maniera convenzionale nel telaio, pur se con un’insolita forma a botte che abbraccia la trave posteriore del telaio sopra alla quale è collocata la sottile sella in cuoio dotata di molle. La tabella porta numero sulla forcella e qualche altro dettaglio come i comandi a manubrio sono il giusto corredo di questo che potremmo chiamare “KR Sportster”.


mercoledì 26 aprile 2017

Blondes more have a fun!!!!!

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 1

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 2

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 3

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 4

Prima che la Harley-Davidson mettesse in produzione la Iron 883, il nero sugli Sportster era quasi un'eresia, ma ogni tanto qualcuno si cimentava nella difficile operazione di far sembrare la “piccola” di Milwakee più scura della notte.

 

Rovistando tra le vecchie riviste, abbiamo trovato questo Sportster e ci è preso un tonfo al cuore. La moto è apparsa sulla rivista Freeway n.18 del 1995, riportandoci indietro a quel tempo e, come una sorta di  flashback istantaneo, gli anni novanta sono davanti ai nostri occhi alla velocità di un dragster e con il rombo di uno scarico Supertrapp.

Le preparazioni degli Sportster avevano connotati ben precisi e per lo più andavano nella direzione di un chopper a telaio rigido o di un custom con molte cromature, vernici appariscenti e motori elaborati.

Questa 883 è un palese oltraggio a quel periodo e per questo ci ha attirato. A parte il grosso lavoro per rendere nere le parti e la classica elaborazione del motore con cilindrata portata a 1200 tramite pistoni Wiseco forgiati, carburatore S&S e scarico Supertrapp, non si è in presenza di una moto che strabilia. Però riguardandola oggi, con lo spirito del tempo, fa venire qualche lacrimuccia.

Così come l'articolo scritto dal buon Luca Mattioli, dal quale traspare il fervore di quegli anni, magici per molti versi.


UP: motore nero
DOWN: filtro dell'aria


martedì 7 giugno 2016

Aria nuova: Sportster Turbo!

sportster turbo


sportster turbo engine



L'azienda torinese Twin Service si spinge oltre l'ordinario, elaborando il motore di uno Sportster attraverso il montaggio di una turbina.


Breve premessa. L'utilizzo della sovralimentazione attraverso compressori volumetrici e turbine è stato sempre ad appannaggio del settore automobilistico ed assai raramente il mondo delle moto ha attinto a questa tecnologia.

Verso la fine degli anni settanta la Honda mise in produzione la CX 500 Turbo e solo recentemente la Kawasaki ha adottato il compressore volumetrico per la sua Ninja H2 ma, come detto, si tratta di esempi estemporanei.

Anche nel mondo del custom si è avuta questa situazione. Raramente sono state, infatti, viste elaborazioni su motori attraverso l'utilizzo di turbine di vario tipo, in particolar modo per quanto riguarda le Harley-Davidson.

Tralasciando gli aspetti squisitamente tecnici ed economici che verranno probabilmente trattati in seguito, la sensazione è che l'utilizzo del turbo non sia un  “must” tra i customizzatori o, per dirla in parole semplici, non sia una moda.

Roberto Rosso, titolare della citata officina Twin Service di Chivasso (Torino), decide che è arrivato il momento di provare ad elaborare uno Sportster con il turbo, forse anche attratto dall'idea di andare, in un futuro non troppo lontano, sul lago salato di Bonneville per provare a stabilire un record di velocità.
Lo Sportster in questione, sebbene abbia connotati racing stilistici e tecnici, nasce come una moto da utilizzare tutti i giorni.

Il motore a parte l'aumento di cilindrata da 883 a 1200 attraverso l'utilizzo di pistoni Wiseco rimane di serie. Non solo. Per montare il turbo (dietro al carburatore RevTech), senza avere problemi di detonazione e, quindi, mantenere la proverbiale affidabilità del motore di serie, Roberto è costretto a diminuire parecchio il rapporto di compressione del motore.

Il telaio di serie, modificato nella parte posteriore in modo da farlo diventare rigido, è accoppiato alla forcella stock accorciata e lucidata.

Vengono poi montati bellissimi cerchi a tre razze (anche essi forniti dalla RevTech) che rispettano le dimensioni degli originali, un serbatoio peanut da otto litri ed una sella singola provvista di singolo ammortizzatore.

Il tutto viene esaltato da una stupenda verniciatura bianca ed azzurro metallizzato. Si tratta di una moto che colpisce non solo per l'utilizzo del motore turbo e per la sua estrema fruibilità (Roberto afferma che la moto viene utilizzata regolarmente tutti i giorni), ma per la generale eleganza che la contraddistingue. L'aspetto tecnico è stato curato quanto quello estetico con estrema cura e meticolosità.


UP: la bellissima verniciatura ed alcuni dettagli quali molle forcella e cornetto di aspirazione del carburatore tinti di azzurro

DOWN: il motore andava cromato o quanto meno lucidato



mercoledì 17 febbraio 2016

Iron Lung: il "polmone di ferro"!!!!!








Uno Sportster da corsa, costruito con uno sguardo alla cultura racing  star and stripes degli anni settanta, che potrebbe prendere parte immediatamente a gare per moto di endurance di quel periodo.

 

Sarebbe interessante sapere se il risultato finale corrisponde in pieno al progetto iniziale, perchè Iron Lung ha connotati  sportivi, che però stonano con un'impostazione decisamente racing del mezzo.
Lo stesso nome (decisamente inusuale per una motocicletta) forse vuole indicare in maniera chiara e netta che si tratta di un mezzo ispirato alle corse, ma non così estremo per quanto riguarda il motore che è praticamente di serie.
Tralasciando questi amletici dubbi, non si può non ammirare il lavoro effettuato sullo Sportster del 1991 dalla azienda di Portland.
Ci sono molti aspetti di questa moto che colpiscono. Possiamo parlare dei due serbatoi incastrati e sovrapposti come se fosse uno solo (quello anteriore contiene la benzina, quello vicino alla sella l'olio motore che lubrifica il gruppo termico attraverso due tubazioni rigide esterne) e della batteria montata posteriormente come le moto da corsa.
Ma colpisce anche la scelta, discutibile, di adottare due grossi pneumatici Avon montati su cerchi lenticolari di provenienza Harley-Davidson Fat-Boy ( si era pensato anche a cerchi GSX-R e Vrod ma erano troppo moderni),  la verniciatura oro e bianco con grafiche anni settanta ed il lavoro effettuato sulla parte posteriore del telaio, per caricare la seduta del guidatore più indietro. Sulla ciclistica si è lavorato in modo da abbassare la moto il più possibile sia anteriormente che posteriormente, utilizzando  una forcella Wide Glide su piastre in alluminio billet ricavate dal pieno e due ammortizzatori Progressive Suspension.
Come detto, il motore non ha subito praticamente modifiche, se si eccettua un kit di pistoni Wiseco in grado di portare la cilindrata dagli originari 883 a 1200 e due scarichi Supertrapp che escono alti sul lato destro, sullo stile delle moto da flat-track.
Poco dopo essere stata costruita ha avuto un test sul circuito di Southern Oregon e, viste alcune scelte a livello ciclistico, non sorprende che si sia rivelata non proprio facile da guidare.

UP: alcune lavorazioni come i due serbatoi incastrati e sovrapposti nella parte anteriore, la batteria a vista sul codone, il lavoro sulla parte posteriore del telaio e le grafiche racing anni settanta.
DOWN: l'adozione di grossi pneumatici Avon su cerchi Fat-Boy, gli scarichi Supertrapp che escono posteriormente dalla sagoma della moto. Su una moto del genere si sarebbe dovuti elaborare maggiormente il motore. 





lunedì 8 febbraio 2016

Unspeakable (inqualificabile) Sportster






Raramente è capitato di vedere uno Sportster tanto sgraziato, costruito senza seguire un'idea ben definita. Sembra che tutto sia stato messo lì a caso. Ha qualcosa di una scrambler, di una moto da flat-track, di una postatomica ed anche di un chopper. Osservandola meglio poi si comprende che è stata realizzata secondo una precisa filosofia costruttiva.  

Quando si pensa ad una Harley-Davidson Sportster, specialmente se customizzata, la prima idea che viene in mente è quella di una moto piacevole da vedere, costruita secondo dei precisi criteri, a prescindere dal tipo di moto che si è voluta realizzare. Perchè è nell'immagine collettiva che le Harley-Davidson in genere e, quindi, anche gli Sportster, siano moto nate unicamente per andare piano su strada, lontane da ogni velleità sportiva. Questo pensiero è dominante sebbene, in passato, la Company (così viene spesso soprannominata la Harley-Davidson) abbia dimostrato di saper costruire moto sportive, anche se fedeli alla sua filosofia (chi si ricorda la mitica XR 750 che ha spopolato sui circuiti da dirt-track ????) e di avere dei trofei sparsi per il mondo dedicati allo Sportster.
Per cui è difficile ragionare in quest'ottica quando si vede uno Sportster che sembra nato per tutto, tranne che per guidare tranquillamente su strada.
Alla Destroy Motorcycle Company hanno ragionato in maniera diametralmente opposta, volendo costruire una moto con il chiaro intento di avere un perfetto “l'handling” su gran parte dei percorsi non asfaltati, dimostrando che lo Sportster è una moto adatta anche a correre. 
Si è partiti da un modello costruito prima del 2004: la base ideale in quanto dotato del vecchio telaio che trasmetteva tutte le vibrazioni del motore, ma più leggero di cinquanta chili rispetto al nuovo.
Il motore è stato portato a 1250 cc tramite pistoni Wiseco (che non necessitano di riequilibratura dell'albero motore in quanto di peso uguali agli originali), al quale è stato abbinato un filtro dell'aria aperto ed uno scarico due-in-uno realizzato a mano, con trombone finale. Gli interventi, quindi, non sono stati molti.
E' la ciclistica ad aver subito gran parte del lavoro. Il telaio è rimasto di serie, ma è stato adattato il forcellone di una Ktm, abbinato ad una tradizionale forcella Showa con steli da 49mm. Sono stati montati cerchi Excel da 21 pollici all'anteriore e 18 al posteriore dotati di impianto frenante Brembo.
A corredo di tutto una generale opera di alleggerimento. Il risultato finale è stato quello di uno Sportster originale, che potrà non piacere ma non lasciare indifferenti.
UP: alla Destroy Motorcycle Company hanno avuto il coraggio di percorrere una diversa strada privilegiando gli aspetti tecnici, legati alla guidabilità su terra.
DOWN:  esteticamente andrebbero rivisti molti elementi.