Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

martedì 11 luglio 2017

American Flat-Track school by Jacopo Monti

american flat track school by jacopo monti poster

jacopo monti victory 883 short track trophy  20 years ago

jacopo monti with his team and 883 pink

jacopo monti on his 883 pink on track

jacopo monti in track on his 883 pink


883 r stradale by numero uno

sportster street tracker



Volete far derapare il vostro Sportster in tutta sicurezza ??? Non c'è di meglio che frequentare una scuola di flat-track, specialmente se l'insegnante è tal Jacopo Monti, che tanto ha vinto con le Sportster 883 sugli ovali in terra battuta.


Finalmente si è deciso. Ha deciso di insegnare a derapare. O meglio: ha deciso che mettere esperienza, passione e bravura al servizio degli altri può essere fondamentale non solo per l'aspetto squisitamente ludico ma anche pratico, perchè sapere gestire la moto ed emozioni nelle situazioni improvvise di pericolo, può salvare letteralmente la vita. 

Il sottoscritto ne ha avuta esperienza diretta nel lontano 2011 quando, dopo aver frequentato la scuola per un giorno intero, si è trovato a dover evitare una auto passata con il semaforo rosso, mettendo di traverso il proprio Sportster 883R. Esperienza brutta e non semplice, data anche la mole della moto, ma me la sono cavata al meglio proprio perchè ho frequentato il corso dell'amico Jacopo, che si articola in una prima parte teorica in cui ti spiega quali sono i principi che presiedono alla guida in derapata e la posizione da assumere in sella in tutte le situazioni. La seconda parte è preposta ad alcuni esercizi pratici con la moto (all'epoca venne utilizzata una Honda XR100), mentre le ultime parti riguardano la guida in pista vera e propria con Jacopo che prima osserva da fuori e dopo direttamente dentro al tracciato girando con l'allievo. Questo l'aspetto tecnico. Sotto il punto di vista umano e ludico la giornata è stata molto interessante. 


Divertimento assicurato

Innanzitutto, per passare diverso tempo in pista con il flat-track, seppur con moto come le XR 100, bisogna essere molto allenati ed avere fiato. Eppoi Jacopo è un personaggio del tutto particolare. Diretto e senza filtri. Una persona che nel bene e nel male dice sempre quello che pensa. Proprio per questo motivo fin da quando ci siamo conosciuti è nata una bella amicizia e mi ha aiutato molto quando sono stato con lui a girare. http://www.1957legend.it/2013/03/sexy-motor-ring-jacopo-monti.html

Per cui, se dopo aver letto queste righe pensate che fare la scuola con lui sia una buona idea, continuate a leggere sotto, perchè vi spiego brevemente come rendere adatto lo Sportster che si usa quotidianamente su strada per gli ovali in terra battuta, con molto poco, mentre a Jacopo potrete chiedere tutti i segreti della guida in derapata di questa moto (ripropongo il video di una sua bellissima vittoria avvenuta nel 1997 a Roma, nella gara che si teneva all'interno dell'ippodromo Tor di Valle).  


I consigli per elaborare lo Sportster 


La base da cui partire è uno Sportster (sia 883 che 1200) nella versione “standard”: ossia con i cerchi da 16 pollici al posteriore e da 19 all'anteriore, in questo modo non sarete obbligati a cambiare i cerchi (anche se il flat-track richiede una coppia di cerchi da 19 pollici, anche la soluzione di base può andare bene ed era stata adottata da Carlo Talamo e dalla Numero Uno sugli Sportster da short-track venduti in replica stradale)  http://www.1957legend.it/2012/11/polvere-da-sparo-883-flat-track-by.html. Sono altamente consigliati i pneumatici della Maxxis specifici per questo tipo di disciplina. In alternativa si possono utilizzare Metzeler Rain K3 oppure Heidenau K60. Consigliabile è anche la sostituzione della trasmissione finale a cinghia dentata con quella a catena.
La forcella originale può essere lasciata ma si deve intervenire assolutamente internamente con molle progressive. Stesso discorso posteriormente, dove gli ammortizzatori di serie debbono lasciare il posto ad altri con interasse maggiore e progressivi anche questi.

Se si sceglie un modello a carburatore, ci si può limitare a montare un carburatore Mikuni da 42mm con relativo filtro dell'aria, abbinato a centralina e scarico. Uno dei migliori (e più utilizzati) scarichi è il Supertrapp due-in-uno, ma ve ne sono un'infinità. Qualora si scegliesse uno Sportster ad iniezione è sufficiente adottare una centralina aggiuntiva. La più utilizzata è la Power Commander che offre una infinità di regolazioni permettendo di tararla secondo le proprie esigenze. 

Per quanto riguarda la carrozzeria, si può utilizzare il serbatoio di serie, da abbinare ad un codone da flat-track in materiale composito (ve ne sono un'infinità) oppure eliminare il parafango con i relativi supporti e montarne uno più corto, sempre in materiale composito con relativa e differente sella. Il parafango anteriore, invece, può essere tranquillamente eliminato.

Qualche consiglio ve lo abbiamo dato. Ora non vi rimane che contattare Jacopo e, se non lo avete, comprarvi uno Sportster!!!!!


giovedì 6 luglio 2017

Mule Stealth Sportster Street-Tracker

mule stealth sportster street tracker side right

mule stealth sportster street tracker side left

mule stealth sportster street tracker engine

Un razzo americano prodotto in Francia che può essere tranquillamente orientato verso il famoso Dirt-Quake!

 

Non è una novità sul tema e nemmeno una esagerazione ma l'azienda franco-americana, seguendo la propria tradizione, elabora uno Sportster che diverte tanto sugli ovali in terra battuta, quanto in strada.
Il punto forte della “Stealth” è, ovviamente, il telaio costruito proprio da Mule, all'interno del quale viene alloggiato il motore di uno Sportster 1200 del 2000, con carter e teste verniciate di nero. In questi casi l'abbinamento è quasi d'obbligo: cerchi da 19 pollici, codone rastremato, serbatoio piccolo e dalla diversa forma, scarico alto sul lato destro (Vance & Hines).

Ma dato che lo “Stealth” è destinato a correre anche su strada, la moto è stata pensata con qualcosa in più rispetto ad altre destinate prettamente agli sterrati: un doppio freno a disco (Brembo) che lavora su una forcella Paioli a steli rovesciati. Questa scelta, se da un lato diminuisce un poco la fase di ingresso in derapata (fondamentale nelle moto da flat-track), dall'altra migliora la frenata su strada e la stabilità della moto in curva.

Proprio a causa dell'utilizzo stradale, il motore non è stato elaborato, salvo un filtro dell'aria più aperto, e gli ulteriori interventi sulla ciclistica hanno riguardato un paio di ammortizzatori performanti e l'eliminazione della trasmissione finale a cinghia, sostituita da quella a catena. Gran parte della moto è stata ricoperta di una vernice nero lucido.


UP: telaio
DOWN: faro anteriore e contagiri


venerdì 30 giugno 2017

Hooligan Tracker: uno Sportster per il Dirt Quake!!!!

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms side right

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms side left

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms front on

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms number plate

hooligan tracker sportster flat track by bckustoms rear wheel

dirt quake 2017 poster

dirt quake 2017 poster

E' la moto costruita da BCKustoms che, a breve, parteciperà al famoso “Dirt Quake”, uno degli eventi più cool per gli amanti della guida in derapata.


Un dato ormai certo è che il Dirt Quake, nato come un mero raduno tra amici su un ovale in terra battuta per divertirsi e guidare ogni genere di moto in derapata, si sia trasformato in qualcosa di più serio, attirando sempre maggior pubblico e suscitando (come spesso accada in queste situazioni) l'interesse di diverse case motociclistiche. L'edizione 2017 si preannuncia densa di emozioni più delle altre e molti presentano delle moto costruite appositamente per l'evento.
 
“Hooligan Tracker” è uno Sportster 883 del 1986, con cambio a quattro rapporti (….scelta quasi obbligata grazie alla maggior leggerezza rispetto ai modelli costruiti dopo il 2003 e dotati di nuovo telaio....) che ha un telaio modificato nella parte posteriore e diversi interventi a motore e ciclistica. Aumento della cilindrata fino a 1200, tramite alesaggio dei cilindri e montaggio dei classici pistoni Wiseco di peso uguale a quelli originali che, perciò, non richiedono un nuovo bilanciamento dell'albero motore.  Un carburatore S&S Super E, abbinato ad un filtro dell'aria K&N ed una coppia di scarichi alti che corrono paralleli sul lato destro.

Non solo. La destinazione dello Sportster ha imposto vincoli dal punto di vista ciclistico: sono stati montati dei classici cerchi in lega da 19 pollici (l'anteriore sprovvisto di disco freno) dotati di pneumatici Maxxis per il flat-track, su forcella originale rivisitata solo internamente ed un paio di ammortizzatori posteriori Ohlins.

Una nota tecnica la merita il tipo di freno posteriore, con pinza montata sotto al disco e non sopra, davanti allo stesso. In questo modo la frenata è molto più dosabile ed i bloccaggi della ruota posteriore avvengono solo quando realmente voluti.

Quelli appena descritti sono gli interventi di maggior rilievo. Dato che il Dirt Quake è anche una splendida vetrina anche per far ammirare le moto  anche nella loro bellezza, particolare attenzione è stata prestata all'aspetto cromatico. Il motore è stato interamente verniciato con una vernice nera opaca, mentre la sobria verniciatura richiama (ovviamente!) le grafiche del flat-track.

Siamo sicuri che questo Sportster farà la sua figura in quanto ottimamente concepita. Non sono state cercate le prestazioni estreme, ma sono stati apportati miglioramenti in modo da farla ottimamente figurare sull'ovale in terra battuta. Tuttavia avremmo osato di più con il motore montando alberi a cammes dal profilo appena più spinto e lucidando i condotti delle teste per avere un miglior rendimento fluidodinamico, senza  aumentare la potenza.


UP: progetto equilibrato che mostra come rendere racing uno Sportster con pochi interventi (salvo la modifica del telaio)
DOWN: le pedane in alluminio colorato


martedì 27 giugno 2017

Tribute to Hagakure


tribute to hagakure buell xb9 board track side right

tribute to hagakure buell xb9 board track side left

tribute to hagakure buell xb9 board track clutch

tribute to hagakure buell xb9 board track rear wheel

tribute to hagakure buell xb9 board track frame with oil engine

Attorno al motore di una Buell XB9 viene costruita una moto in grado di battere i record di velocità, ma di figurare bene anche nel salotto di casa.....


E' un duro lavoro quello realizzato da Laurent Dutruel, che ha portato via oltre 1300 ore di tempo, dedicate a questo progetto. Un progetto ambizioso che prende ispirazione da una moto del 1995.
La XB9 viene spogliata di tutto (….anche dell'iniezione elettronica...). Il motore dotato di un carburatore Mikuni HSR 48 e di scarichi fatti a mano.

Tutto il resto è costruito dallo stesso Laurent che, oltretutto, nel 2013 si permette di vincere con questa moto  AMD World Championship in Germany: il campionato mondiale dei customizer.
Come detto, viene praticamente costruito tutto: telaio, serbatoio del carburante e forcella, facendo uso dell'alluminio. Il telaio funge anche da contenitore dell'olio. La linea richiama esplicitamente quella delle moto da board-track degli anni venti, con l'aggiunta di elementi di modernità
.
Le ruote sono due cerchi Harley-Davidson da 19 pollici, con relativi pneumatici Continental.
La Buell “Tribute to Hagakure” rappresenta una vera e propria scultura su due ruote. Sebbene Dutruel nel 2011, sul lago di Bonneville, abbia raggiunto i 208 km/h  (la moto è dotata di un telaio rigido), a voler essere sinceri, rappresenta uno dei massimi esempi di inutilità su due ruote. Stilosa, ma praticamente inservibile. Però la vorremmo avere dentro casa!!!!!

UP: telaio ed avviamento a strappo
DOWN: cornetto di aspirazione del carburatore



venerdì 23 giugno 2017

Sportster Meeting

sportster meeting poster

 

Accorrete! Accorrete! Accorrete! Il 24 giugno, cioè domani, si celebra la festa degli  “Sportsteristi”!!!!!

 

Dovete accorrere:
perchè ne potrete vedere di “belle”;
perchè i posti sono incantevoli;
perchè potrete toccare con mano (e non solo sul web) la passione per lo Sportster
perchè il buon Paolino (al secolo Paolo Ghirindelli) si sta facendo un mazzo tanto per organizzare questa festa e merita qualche soddisfazione;
perchè saranno presenti tante aziende del settore;
perchè è l'occasione di vedere da vicino qualche Sportster dell'era di Carlo Talamo e toccare da vicino la storia di questa grande moto;
perchè saranno premiate le più belle moto;
perchè ci saranno tanti gadget ricordo;
perchè sarà una festa unica ed irripetibile;
perchè potrete fare qualche chilometro in compagnia di tanti Sportster;
perchè....perchè....ne vale la pena!!!!
E se proprio siete impossibilitati a venire (...come purtroppo il sottoscritto...) rimanete sintonizzati su: http://duecilindri.blogspot.it/


 


martedì 20 giugno 2017

Slim Jim: uno Sportster scrambler per l'estate!!!

slim jim sportster scrambler m y 2003 side right

slim jim sportster scrambler m y 2003 side left

slim jim sportster scrambler m y 2003 engine and gas tank

slim jim sportster scrambler m y 2003 rear

 

E' arrivata l'estate: voglia di scrambler ??? Bene. La si compra oppure, in alternativa, si modifica la propria moto.

 

La soluzione proposta dai ragazzi di Clock Work Motorcycles è alquanto semplice e poco dispendiosa
Si parte da uno Sportster costruito fino al 2003 (preferito rispetto ai modelli con il nuovo telaio per il minor peso), sostituendo i parafanghi originali, con altri diversamente sagomati, oltre che più leggeri. Contestualmente si lavora anche sulla parte posteriore del telaio (ma si può anche evitare di farlo) e sulla sella. Ovviamente, per avere una scrambler che si rispetti, occorrono dei pneumatici tassellati, uno scarico apposito ed un manubrio alto. Sullo Slim Jim vengono montati dei pneumatici Dunlop K70, un manubrio come quello della Ducati Scrambler degli anni settanta ed un bellissimo scarico due-in-due con finale a trombone, costruito direttamente in casa.

Completano l'opera altri particolari come un diverso serbatoio del carburante, un kit di conversione a catena, manopole Biltwell,  un filtro dell'aria BCM ed un mini faro posteriore. Tutta la moto viene dipinta in verde inglese metallizzato.

Quella appena proposta è la soluzione ideale per avere con pochissima spesa un'ottima  Scrambler (se si eccettua il lavoro per modificare il telaio posteriormente). Si può utilizzare come base di partenza anche un modello più recente,  consapevoli del fatto che la linea è meno filante ed il peso maggiore

L'importante è ricordarsi alcuni principi fondamentali: questo tipo di moto, di base, è estremamente semplice, per cui meno orpelli e diavolerie varie ci sono, e più si avvicina all'idea di fondo o, se vogliamo dirla tutta, alla capostipite che è la prima Ducati Scrambler. Non è necessario lavorare sul telaio, ma è sufficiente trovare parafango e sella ad hoc. 

Se il modello di Sportster che si utilizza è molto basso, si possono montare degli ammortizzatori di lunghezza maggiore. Vanno bene i cerchi originali, anche se ne caso della Superlow non sono proprio il massimo per una Scrambler. Gli scarichi possono essere anche quelli originali, anche se un bel due-in-uno sarebbe il massimo. L'avantreno è meglio non toccarlo per non alterare l'aspetto estetico della moto. Lo Sportster, con il faro inserito in mezzo alla forcella di piccolo diametro (39mm), è l'ideale. Al massimo si può intervenire internamente alla stessa.  

La Slim Jim, quindi, rappresenta l'ideale Scrambler su base Sportster, stante l'estrema semplicità costruttiva ed i pochissimi interventi ben concepiti.


UP: sella
DOWN: lavorazione telaio nella parte posteriore


 


venerdì 16 giugno 2017

Buell......moto incredibili!!!!!


buell old logo

buell m2 cyclone my 1997 black

ascanio gardini with his buell m2 cyclone black in 1999

ascanio gardini on buell s1 racing owner toto giudice in 1999
ascanio gardini on buell xb in 2005

E' notizia di questi giorni della messa in liquidazione della EBR, la azienda che gestiva il marchio Buell. Torno ancora sull'argomento raccontando la mia esperienza con queste mitiche motociclette!!!!


Esattamente venti anni addietro, ovvero nel 1997, comprai la mia prima (ed unica) Buell: era una M2 Cyclone. Una delle prime arrivate alla Numero Uno di Roma (la concessionaria ufficiale Harley-Davidson in quegli anni).

Fin da quando seppi dell'esistenza di queste moto, e ne vidi i primi esemplari, ne rimasi folgorato: erano degli Sportster “pompati” con una ciclistica  unica. Tutto ruotava attorno a quel motore. La moto era così spartana da far passare quasi in secondo piano il bellissimo telaio a traliccio in tubi.  Carlo Talamo ne aveva una gialla con lo scarico Supertrapp, e girava voce che ci corresse come un matto. Quando la ritirai mi entusiasmai immediatamente ed iniziai a farci chilometri su chilometri. Usarla era una vera goduria e mi fece riscoprire il piacere di smanettare con le motociclette. Aveva una maneggevolezza che faceva impressione e ti invitava sempre a strafare.

Ovviamente iniziai ad  uscire anche con  motociclisti dall'indole sportiva e la mia M2 destava curiosità, perchè molti non riuscivano a concepire una Harley-Davidson che "camminava".

Per me la Buell rappresentava il perfetto anello di congiunzione tra il mondo Harley, consacrato nelle concessionarie Numero Uno, che tanto amavo, ed il motociclismo “normale”, che pure amavo molto, dato che ero e sono appassionato di sport motoristici. 

Iniziai a cercare anche merchandising Buell e ricordo un episodio che, a raccontarlo ora, può far ridere, ma a me fece arrabbiare non poco.

Stavo a Misano per la gara del Mondiale Superbike e mi trovavo a passeggiare dentro la paddock. Ad un certo momento mi fermo davanti al paddock ufficiale della Honda ed inizio a parlare con alcuni del team i quali, dopo aver visto la mia maglietta con il logo Buell, iniziano a prendermi in giro dicendomi che le moto non valgono niente, che si rompono tutte e che mi sarei dovuto comprare una Honda. La mia replica fu alquanto secca e decisa.
Dissi loro che il lavoro di Carlo Talamo dava fastidio e per questo mi rompevano le scatole, che le Buell erano delle ottime motociclette e le Honda se le potevano comprare loro e non valevano niente, che Kocinski era un demente e sarebbe stato battuto dal Re di Inghilterra (Fogarty), che il loro campione era Aaron Slight e non si meritavano un uomo del genere. 

Questo fu da subito il mio legame con la Buell. Di lì a poco scrissi anche ad Erik Buell, il quale mi mandò due poster autografati di una S3 e di una S1 Racing (in quel periodo si svolgeva negli States il relativo trofeo). Negli anni a seguire Carlo Talamo si diede da fare parecchio per sviluppare il marchio Buell. Senza rendermene conto mi ritrovai a partecipare ad una serie di eventi, alcuni legati al mondo Harley-Davidson, altri abbinati alle Triumph (su cui Carlo spingeva i possessori Buell). Feci così due HOG Inverno di cui uno sotto il diluvio universale preso da Prato fino a Rimini ed un altro sotto la neve da San Benedetto del Tronto a Rimini e ritorno fino a Roma (sempre sotto la neve), con relative cadute sulla Salaria. Ma ciò che mi dava più godimento era portare la mia M2 Cyclone in pista. Le occasioni capitavano quando prendevo parte ai raduni Triumph in pista (Carlo Talamo faceva partecipare anche le Buell). Il primo si svolse sul circuito di Vairano di Vidigulfo, la pista di Quattroruote, nel 1998 e fu divertentissimo, anche perchè partimmo da Roma in moto e giungemmo a destinazione la sera, percorrendo tutta la Cassia piena di curve. Il giorno dopo feci una miriade di turni in pista e, quando la domenica tornammo, percorsi tutta l'autostrada, da Milano a Roma, quasi a tavoletta. Avevo montato terminale Supertrapp e filtro dell'aria aperto. Ovviamente arrivai a Roma distrutto. Quando raccontai del ritorno, molti si chiesero come avevo fatto a non rompere il motore della mia M2.

A distanza di anni, ancora oggi in molti mi pongono la domanda, ma per me la risposta è semplice, così come lo era allora: la M2 era un gran moto ed il motore dello Sportster, seppur elaborato e portato a 90 cavalli, praticamente indistruttibile.

Due episodi divertenti legati alla Buell in quei due anni durante i quali la ebbi (1997-1999): il primo nel 1998 quando andai con degli amici alla Bike Week di Daytona. Durante un evento Buell conobbi una responsabile del marchio. Non ricordo se si chiamava Jackie o Jackline, sta di fatto che regalò al sottoscritto ed ai miei amici delle magliette Buell dello staff che partecipava all'evento, con la preghiera di indossarla solo quando saremmo tornati in Italia. Ci scambiammo i recapiti e qualche tempo dopo mi sdebitai inviandole una maglietta della Numero Uno di Roma, tramite l'amico Fabrizio Farinelli che doveva andare negli Stati Uniti per partecipare ad una riunione.
Seppi che Jackie arrossì non poco quando le fu consegnato il pacco, unitamente ad un biglietto di ringraziamento che le avevo scritto.

L'altro episodio (su cui ancora rido) riguarda Carlo Talamo, che mi fu raccontato direttamente da lui in un pomeriggio quando transitò alla Numero Uno di Roma e riguarda il modo in cui divenne importatore Buell. Si trovava in Inghilterra per la presentazione della S1 e si mette a scherzare con un dealer, appoggiato ad una S1 gialla, dicendogli che se la voleva comprare per poi importarle in Italia. Il tizio gli risponde che se avesse avuto il coraggio di tornare a Milano vestito come era (giacca estiva Harley-Davidson in tessuto nera con la banda arancione e maglietta) la moto sarebbe stata sua. Carlo ovviamente non se lo fa ripetere due volte e parte di corsa in direzione Milano. Il problema è che faceva un freddo cane, ma lui arriva a destinazione così....

Pare che Carlo Talamo avesse un feeling particolare con la S1. L'amico Fabrizio Farinelli mi racconta ancora che sulla strada che da Grosseto porta a Scansano (Toscana) era impossibile stargli appresso se guidava la S1. E me lo dice una persona che non ci andava cauto con la manopola del gas.....

La vita porta spesso a commettere degli errori ed uno dei miei errori più grandi, con riferimento alle moto, fu quello di vendere la Buell nel 1999, ovvero dopo due anni, per comprare una Triumph Speed Triple 955. Non che la Speed Triple fosse una pessima moto....anzi.....ma con la Buell avevo un rapporto particolare. Solo che in quel periodo decisi di sostenere e seguire Carlo Talamo, unitamente all'amico Fabrizio Farinelli, nell'avventura con la Triumph, che stava dando nuove prospettive in termini “sociali”. Talamo stava puntando molto sul marchio inglese, io ero molto legato a Carlo e mi sembrava, oltretutto, che qualcosa non andasse con Buell. Nulla di concreto, solo sensazioni.
Dopo molti anni resto dell'idea che non sia stata una bella mossa vendere la Buell, anche se poi comprando altre moto ho compreso che la mia moto per eccellenza è lo Sportster.

A livello tecnico, contrariamente a quello che sentivo dire da qualcuno, non ho mai avuto problemi, salvo la rottura dei gommini che tenevano agganciato il forcellone al telaio. Situazione prontamente risolta sebbene la garanzia fosse scaduta da poco.
Qualche anno dopo uscirono le XB che provai pure in pista. Erano bellissime da guidare, intriganti ed avevano soluzioni tecniche azzardate, come telaio e forcellone che fungevano da serbatoi per il caburante e l'olio motore, ma avevano perso qualcosa del carattere rude delle prime Buell.

Inoltre si vociferava che su molti esemplari il cilindro posteriore surriscaldasse troppo e la cinghia dentata di trasmissione non fosse sufficientemente robusta.  A me non convinse il freno anteriore perimetrale che aveva un effetto autoaddrizzante immediato non appena lo si toccava. Ma a parte questo piccolo difetto anche le XB mi piacquero molto. Pensai di comprarne una, ma avevo la 883R a carburatore e decisi di non farlo, anche perchè si percepiva una crisi, almeno in Italia.
Poi vennero presentati i nuovi modelli con il motore Rotax raffreddato a liquido, ma non avevano nulla delle prime Buell che mi avevano affascinato moltissimo.

Tirando le somme, dal mio modesto punto di vista, posso dire che Erik Buell è stato un genio che ha prodotto moto geniali e con un livello di fascino pari a poche altre moto. Analizzare le cause del fallimento secondo me non è possibile farlo in maniera completa. Posso solo limitarmi a constatare che apparvero in Italia in un contesto storico abbastanza particolare, che richiedeva proprio quel tipo di moto.