Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 23 agosto 2023

SUN FLOWER





All'inizio degli anni novanta, in contemporanea con l'uscita in edicola in Italia di Freeway Magazine, iniziarono sempre più a vedersi i primi Low Rider costruiti seguendo i dettami di Arlen Ness e Battistinis. Molte erano le preparazioni pubblicate su Freeway, che ricevevano gli elogi solo di una piccola cerchia di appassionati, seppur le moto avessero una cura fuori dal comune.

Qualcuno iniziò ad elaborare in chiave "low rider" pure gli Sportster. Parliamo però di pochissimi customizer, in quanto le moto preferite per questo tipo di elaborazioni erano i Low Rider 1340, anche se poi spesso veniva cambiato tutto il telaio.

Su questo Sportster 883 del 1996, pubblicato sul numero 34 di gennaio 1997, come si può ben immaginare, di serie è rimasto ben poco (a parte lo stravolgimento del look).

Motore rifatto completamente (nuovo imbiellaggio) ed elaborato con un carburatore SU, accensione e bobine Accel, scarico e filtro dell'aria a cornetto realizzati in casa. La cilindrata resta di serie, così come le teste, ma il motore viene interamente cromato e verniciato in arancio, così come il resto della moto, telaio compreso (artigianale). A corredo, ampio utilizzo di parti billet come il bellissimo forcellone, le ruote (nelle misure originali) ed altre parti. 

giovedì 5 gennaio 2023

ROOLS RADICAL





Negli anni novanta c'era grande fiducia nel futuro. I Mondiali di calcio avevano mostrato al mondo intero un paese che piaceva. Il benessere economico degli anni ottanta sembrava in continua diffusione. In una parola c'era euforia. 

In Italia, nel mondo della moto, c'era voglia di "americanità" ed iniziarono a nascere le prime officine che costruivano special su base Harley-Davidson. Il must, almeno inizialmente, era montare ciclistiche jap su telai originali e motori elaborati (in prevalenza Sportster) oppure creare un bel rigido con una lunga forcella, seguendo lo stile scandinavo che tanto si stava affermando. Qualcuno addirittura osava montando pneumatici di auto (....ovviamente non omologati.....) che venivano utilizzati sgonfi in modo da fungere come una sorta di ammortizzatore supplementare.

Questo rigido si basa su un vecchio motore Sportster Ironhead 1000 del 1973, verniciato interamente in nero abbinato ad un telaio Paughco, forcella Tolle con piastre inclinate che conferiscono alla moto un interasse chilometrico, cerchio posteriore da quindici pollici con pneumatico Goodyear di tipo automobilistico che lavora su disco/corona sempre fornita dalla Tolle (altro must dell'epoca anche se veniva spesso utilizzato il disco/corona prodotto dalla ISR), motore di serie, salvo il carburatore Bendix

Freeway Magazine, nel corso degli anni, propose numerose elaborazioni a tema. Poi la spinta verso la costruzione di chopper chilometrici secondo i dettami scandinavi si affievolì e nel nuovo millennio se ne iniziarono a vedere sempre di meno nel vecchio continente.

sabato 30 luglio 2022

Nero e basta!!!! - 1995 Sportster custom on Freeway Magazine Italia n.43 ottobre 1997







Negli anni novanta gli Sportster customizzati (in Italia e nell'Europa continentale) erano questi. Gli ovali in terra battuta erano per una cerchia ristretta di appassionati e, comunque, avevano una diffusione solo nel Regno Unito dove venivano utilizzate moto leggere: quindi niente Sportster, a differenza degli USA. 

Di conseguenza il concetto di street-tracker doveva ancora essere elaborato e sviluppato e, quelle poche elaborazioni sul tema, erano spesso opera di qualcuno che era stato negli States. 

Le cafe-racers sarebbero ritornate in voga solo a partire dagli anni duemila grazie, soprattutto, a Triumph e Carlo Talamo: da quel momento in poi si sarebbero viste anche trasformazioni a tema su base Sportster.

Le moto di questo servizio sono state sostanzialmente elaborate seguendo le tendenze di quel periodo: ampio utilizzo di alluminio (spesso anche per i cerchi come nel caso degli OMP montati sulla moto nera), motore elaborato pesantemente (carburatore, scarico, alberi a cammes e teste). 

Altra caratteristica delle elaborazioni degli anni novanta è la linea della moto che resta praticamente fedele all'originale e l'utilizzo, in molti casi, di piastre larghe (erano diventate un vero e proprio must....). 

Sullo Sportster nero troviamo un altro elemento di novità: il motore nero che anticipa la tendenza "dark custom" che si svilupperà recentemente sui modelli di serie

venerdì 4 febbraio 2022

XLCR 1000 ed XLCR Special








Da una cartellina impolverata, sopravvissuta a quattro traslochi, saltano fuori queste pagine strappate da un numero di Freeway Magazine degli anni novanta. Mi ero dimenticato di averle conservate e sono rimasto stupito della scoperta, ma poi leggendo ho capito il perchè......

Non si tratta di due semplici XLCR finemente restaurati (pure se una ha il colore differente) o, quanto meno, uno è stato restaurato con l'aggiunta di un carburatore S&S per dare un minimo di cavalleria, mentre l'altro......è diventato un mostro!!!!!! Siamo in presenza della classica situazione in stile Dr.Jeckyll e Mister Hyde. 

La versione color grigio, pur se esteticamente mantiene le sue linee, ha un motore potenziato all'inverosimile. Si parla di 1352 cc ottenuti grazie ad kit S&S composto da imbiellaggio e pistoni, cui viene aggiunto un carburatore Super E, cammes Sifton e teste lucidate. Come detto, la linea rimane fedele all'originale e solo un occhio attento può notare i vari tubi intorno al motore.

Certo, pensando ad una elaborazione che ha almeno venti anni (chiedere precisazioni ai ragazzi di HD Paradise Verona, ora Harley-Davidson Verona) viene da sorridere. Oggi, visto l'elevatissimo valore degli XLCR, forse solo un pazzo farebbe un simile intervento sul motore.....


giovedì 13 gennaio 2022

Fiammante!!!!! - Sportster dragster 1996






Negli anni novanta il mondo custom in Italia era praticamente allo stato embrionale trascinato, come si può ben immaginare, dal fenomeno Harley-Davidson, soprattutto da Carlo Talamo e dalla sua Numero Uno. Fu un fenomeno che si espanse in pochissimo tempo, grazie molto anche alle riviste specializzate (Freeway Magazine su tutti) che diede modo a realtà imprenditoriali di nascere e svilupparsi nel tempo. Iniziarono a venire organizzati eventi e nacque anche il Campionato Italiano Dragster, sulla scia di quanto stava accadendo in alcuni paesi europei. Le preparazioni a tema, praticamente inesistenti fino ad allora, iniziarono a vedersi.

Lo Sportster di questo articolo apparve nel 1997 ed, oltre ad essere molto bello esteticamente è anche interessante dal punto di vista tecnico. Basamento del motore e telaio sono di serie (anche se quest'ultimo è stato verniciato e sottoposto a "molding"), ma su tutto il resto si è intervenuto di brutto nell'ottica di spremere ogni cavallo disponibile dallo "small block" sul minor peso possibile.

Partiamo dal motore. La cilindrata è rimasta di serie (1200 cc) ma quasi tutto il resto è stato cambiato. 

Imbiellaggio S&S, pistoni forgiati JE, cammes Andrews, punterie Crane, carburatore S&S Super G, accensione Dyna, testate STD, molle e valvole Manley, scarico Supertrapp, portano il rapporto di compressione all'impressionante cifra (per l'epoca) di 12:1.

Telaio e forcella sono di serie ma sono stati abbinati a cerchi PM da 18 pollici e freni forniti dalla stessa ditta ed una trasmissione finale a catena (la cinghia sarebbe stata fatta a pezzi alla prima partenza....). Poi tutta una serie di dettagli come il coperchio del pignone ed il serbatoio dell'olio fatti a mano.

La potenza ?????

Dato che la moto fu costruita dai ragazzi di Harley-Davidson Speed Shop di Firenze (a quei tempi erano officina autorizzata Americana), fate un salto da loro e chiedete se hanno buona memoria!!!!!!!!

mercoledì 24 novembre 2021

Red Feeling - Freeway Magazine Italia



Nel lontano 1998 appare questo Sportster sulle pagine della rivista Freeway Magazine. Siamo difronte ad un modo di interpretare le customizzazioni su base Sportster molto in voga nel vecchio continente, che sostanzialmente abbina verniciature sgargianti ad ampio utilizzo di alluminio e motori elaborati in maniera ben precisa. 

Anche la scelta di alcuni componenti segue una logica dell'epoca, per non dire una vera e propria moda, come le parti in alluminio billet della azienda italiana OMP, cerchi e freni americani Performance Machine, serbatoio del carburante dalle forme allungate. Sui motori si interveniva in maniera pesante oppure, come in questo caso con filtro dell'aria aperto ed un paio di scarichi liberi (Porker Shotgun). 

Altro elemento che caratterizzava questo tipo di elaborazioni era l'ampio utilizzo di cromature o di parti alluminio billet per carter e coperchi delle testate. Per lo più chi sceglieva di elaborare lo Sportster in questo modo utilizzava la moto solo per raduni o eventi e raramente si vedevano in giro fuori da queste occasioni.

mercoledì 3 novembre 2021

Thunderbird Sportster





Torniamo ancora molto indietro nel tempo con questo Sportster customizzato seguendo fedelmente i dettami dell'epoca.

Siamo nel 1996, periodo che potremmo definire di nascita del fenomeno custom (sebbene l'inizio delle elaborazioni sulle moto vada ricercata molto più indietro nel tempo....)  trainato in Italia dalla Harley-Davidson con Carlo Talamo e la sua Numero Uno che, almeno in questa fase, trova poco riscontro sui rotocalchi (se si eccettuano le famose pubblicità dello stesso Carlo Talamo che ogni tanto appaiono su vari tipi di riviste). Accanto alle moto personalizzate con qualche accessorio si iniziano a vedere custom particolarmente curate, che rispondono a canoni ben precisi, dove l'alluminio billet è elemento trainante, in controtendenza a quanto accadrà molti anni dopo con l'affermarsi della tendenza "dark-custom". 

Diverse aziende ed officine, intuito il trend, avevano iniziato a produrre parti per Harley-Davidson e si erano convertite al custom, anche se non in maniera totale.
Lo Sportster di queste pagine ha qualcosa in più: il telaio verniciato e sottoposto a "molding" (cioè quel procedimento volto all'eliminazione delle imperfezioni). Il motore Evolution 883 è tutto lucidato e potenziato attraverso alberi a cammes Andrews, Carburatore S&S Super E, scarico due-in-uno Supertrapp. Ciclistica con forcella dotata di steli da 41 mm ancorati a piastre larghe OMP, maggiormente inclinate di sei gradi (uno dei must di quegli anni), cerchi Arlen Ness da 18 e 21 pollici, forcellone JMC, freni Performance Machine (fino a quando venne introdotta di serie la pinza freno a doppio pistone fu fondamentale sostituire l'impianto frenante originale se si voleva stare un poco più tranquilli......).

Il nome scelto per Sportster di per se non dice nulla, ma facendo un passo indietro a quegli anni, ha molto di evocativo. Nel 1994 la Triumph presentò la sua prima "modern-classic" che tanto avrebbe fatto successo: la Thunderbird. 

Carlo Talamo, che da qualche anno aveva iniziato l'importazione con successo delle moto inglesi attraverso la sua Numero Tre, ne approfittò per creare qualche special dall'indubbio appeal come ad esempio il Thunderbird Sport.

In questi giorni ricorre l'anniversario della scomparsa di Carlo Talamo e lo Sportster di queste pagine fa battere molto il cuore.....

giovedì 26 agosto 2021

Top Gun!!!!





Nel 1995 Freeway Magazine presentò questo Sportster "street-legal" preparato per le gare di accelerazione da Carl Morrow. Vi dice nulla questo nome ???? Bene. Continuate a leggere..... 

Tra le moto che in quasi due anni erano apparse sulla rivista, questa suscitò curiosità perchè, diversamente dalle altre elaborazioni in chiave dragster, talmente estremizzate da apparire quasi irreali, questo Sportster manteneva la sua versatilità, pur secondo i concetti a "stelle e strisce"......

Avendo come riferimento il telaio originale trasformato in rigido, con l'aggiunta di barre posteriori al posto degli ammortizzatori, ancorate all'altezza del perno ruota, il motore è stato elaborato mantenendo il basamento originale, con la cilindrata portata a 1556 cc, con testate ad alta compressione progettate direttamente da Carl Morrow insieme agli alberi a cammes CM6, mentre il carburatore utilizzato è S&S: il celebre Typhoon verrà progettato dopo. Ora avete capito di chi parlo????? Di colui conosciuto come "Carl's Speed Shop", dedito al culto dei cavalli vapore per i motori di Milwaukee per moltissimi anni . 

Sembra che questo Sportster sia stato un ottimo progetto perchè la popolarità di Carl Morrow in quegli anni è cresciuta moltissimo. 

Capitai nel suo negozio quasi per sbaglio nel lontano 1998, quando andai alla Bike Week di Daytona. Ricordo perfettamente che rimasi molto impressionato sia dal negozio stesso e dalla quantità di parti speciali messe in evidenza, sia dalla grande disponibilità di quanti vi lavoravano all'interno,  anche se la visione della velocità era rivolta unicamente al quarto di miglio. Peccato che da qualche tempo abbia chiuso i battenti.


 

giovedì 5 agosto 2021

Devil Inside



Negli anni novanta il "custom", almeno nel Vecchio Continente era abbastanza standardizzato: chopper nel Nord Europa, qualche bobber in quella continentale ma, per lo più, moto elaborate senza seguire uno stile ben definito (qualcuno si ispirò ad Arlen Ness). 

Gli Sportster, come detto più volte, spesso venivano incattiviti abbinando la ciclistica di "jap" sportive ad un motore con il basamento di serie elaborato in maniera più o meno importante. Trionfava, comunque, l'alluminio billet e qualche azienda anche in Italia (come PSP) era entrata nel mercato. 

Vedere qualche Sportster dall'aspetto selvaggio, magari con finiture "black" di moda oggi, era molto difficile. Altrettanto difficile era trovare chi verniciasse il telaio originale, come lo Sportster di queste pagine, nato nel 1996 in Francia. A parte la forcella di un Suzuki GSX-R ed un paio di ammortizzatori posteriori Fournales, la ciclistica è originale. L'elaborazione del motore segue la prassi consolidata dell'epoca con cilindrata portata a 1200 e carburatore Mikuni. 

Insolito lo scarico Devil Gun utilizzato sugli Sportster che correvano la "French Cup". 

giovedì 29 luglio 2021

NUDA ED AMERICANA - Sportster "sport" by HD Speed Shop Firenze




Questo Sportster, apparso nell'ottobre del 2000, rappresenta l'evoluzione delle preparazioni in chiave sportiva che si erano iniziate a vedere all'inizio degli anni novanta. Dopo quasi un decennio, la tendenza a trapiantare quasi totalmente ciclistiche di giapponesi sportive sugli Sportster, lascia il posto ad elaborazioni mirate con parti costruite "ad hoc". 

Su questo Sportster costruito dall'allora Americana Firenze (ora Harley-Davidson Speed-Shop Firenze) viene montata una forcella GCB Ceriani da 43mm a steli rovesciati, che Carlo Talamo e la Numero Uno avevano iniziato a montare qualche anno prima su diverse elaborazioni a tema.  Molte aziende, sulla scia di questa nuova tendenza, avevano iniziato a produrre parti performanti per la ciclistica degli Sportster. 

A livello ciclistico la moto è completata da un forcellone JMC in alluminio attaccato ad ammortizzatori Progressive più lunghi degli originali, una coppia di cerchi a raggi Akront da 18 pollici (al posto degli originali da 16 al posteriore e 19 all'anteriore) ed impianto frenante completo fornito dalla Brembo (con due dischi da 330mm e relative pinze a quattro pistoni). 

Così studiato lo Sportster offre un assetto neutro a favore di una maggiore guidabilità. Il motore, seppur lasciato nella originaria cilindrata 883, viene elaborato lavorando le teste al flussometro e montando un kit Screamin'Eagle composto da aste, bilancieri e valvole, oltre ad un carburatore Mikuni da 42mm (il kit della Screamin'Eagle era composto da un carburatore da 40mm con valvola a farfalla) ed uno scarico due-in-uno con terminale Vance & Hines.

Non tutti sanno che i ragazzi di Firenze, all'epoca, si cimentavano nelle gare dragster, ragion per cui avevano accumulato una notevole esperienza e bravura in tema di elaborazione motori pari solo ai tecnici della Numero Uno Italia e come pochissimi altri dealer della penisola.   

giovedì 3 giugno 2021

Little HD

sportster chopper freeway magazine 1996




Quando, negli anni novanta, la presenza HD in Italia iniziò a farsi sempre più importante, grazie a Carlo Talamo ed alla sua Numero Uno, immediatamente emerse una netta distinzione tra chi aveva il "1340" e chi aveva lo Sportster. Il primo era, per la maggior parte dei casi, l'harleysta "figo", mentre lo Sportster veniva considerata la moto di passaggio verso la cilindrata maggiore. 

Il mondo delle corse statunitensi con gli Sportster era pressochè sconosciuto in Italia e poco nel resto dell'Europa. Le preparazioni che utilizzavano come base gli "small block" non erano moltissime. 

Accanto alle rivisitazioni in chiave sportiva, con ciclistiche prelevate da moderne "jap" iniziarono a diffondersi chopper su base Sportster con telai cambiati. Questo Sportster 883 del 1988 segue la tendenza dell'epoca: telaio rigido (Pauchgo) con largo cerchio posteriore da 16 pollici ed anteriore da 19, manubrio basso, abbondanza di cromature, motore elaborato ricorrendo all'aumento di cilindrata tramite pistoni maggiorati Wiseco, montati dopo aver alesato i cilindri, carburatore S&S, scarichi liberi.    

giovedì 27 maggio 2021

Old Sport

sportster xlch arlen ness

sportster xlch arlen ness

sportster xlch arlen ness

sportster xlch arlen ness

Il compianto Arlen Ness, vero e proprio "guru" della customizzazione ed inventore dello stile "low", per le sue creature, amava utilizzare grossi motori HD ai quali molto spesso aumentava a dismisura centimetri cubici e cavalli. Raramente si cimentava in realizzazioni su base Sportster.

La moto di questo servizio è del lontano 1996 ed ha come base un XLCH 900 degli anni sessanta.

Non molte erano le riviste negli anni novanta che si occupavano di customizzazione e le moto di Arlen Ness colpivano sempre nel segno, seppur esageratamente sontuose. Moto difficili da comprendere nella vecchia Europa ma assolutamente in linea con gli standard statunitensi.

Con queste premesse, si capisce anche il maggior interesse suscitato da quelle realizzazioni su base Sportster. 

"Old Sport" non tradisce le premesse, presentandosi come una moto in chiaro stile Arlen Ness, riconoscibile ovunque e della quale (come in tutte le sue creazioni) si puo apprezzare la cura maniacale dei dettagli e la pregevole lavorazione delle parti in alluminio billet, marchio di fabbrica Arlen Ness. 

lunedì 5 aprile 2021

Low Art





Sul finire degli anni novanta lo stile di Arlen Ness si era ormai affermato nella vecchia Europa. Moto curate in maniera maniacale, dove l'ampio utilizzo di alluminio billet era uno degli aspetti che connotavano questo genere. Anche se si stavano iniziando a vedere le prime cafe racer (e relative elaborazioni), qualcuno continuava sulla vecchia strada che, solo parecchi anni più tardi, sarebbe stata definitivamente abbandonata, salvo qualche sporadica realizzazione. 

Le pagine di Freeway Magazine del 1999 immortalano questo splendido Sportster elaborato da Hard Core Custom Cycles di Assemini (Cagliari). Telaio e forcellone realizzati direttamente in casa, tenendo a mente parametri ben precisi come un'ampia inclinazione del cannotto di sterzo ed aspetto “low”.

 Motore Sportster del 1998 elaborato in maniera pesante facendo ricorso a pistoni Wiseco per portare la cilindrata a 1200, imbiellaggio e carburatore S&S, camme Andrews, scarichi Bub (abbastanza utilizzati in quegli anni per elaborazioni simili). Il motore, così come il resto della moto, non è stato solo elaborato, ma assai curato nella parte estetica (eliminate alcune alette di raffreddamento nella parte bassa dei cilindri.....).

Ovviamente vengono utilizzate ovunque parti in alluminio realizzate a mano.

Attualmente si sono affermate elaborazioni e moto in chiave scrambler e street-tracker, sicuramente dettate anche da esigenze pratiche, ma quanto mancano preziosismi come questo Sportster Low......