Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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venerdì 29 giugno 2018

A Sud di Stoccolma!!!

sportster chopper on freeway magazine n 44 1997

sportster chopper on freeway magazine n 44 1997

sportster chopper on freeway magazine n 44 1997

sportster chopper on freeway magazine n 44 1997


Negli anni novanta la parola “chopper” veniva associata quasi unicamente a Svezia.


Lunghe forcelle, interassi illimitati, cannotti di sterzo molto “aperti”, gommoni posteriori giganteschi, motori elaborati e drag-pipes per farsi sentire a chilometri di distanza erano un must per chi doveva costruire un chopper.

Si trattava di una vera e propria influenza di stile che ritroviamo anche in questo chopper costruito nel 1997 dalle parti di Lecce (Puglia).

Il motore Sportster Ironhead del 1974, con nuovi pistoni Wiseco che non alterano la cilindrata originale, è smontato e revisionato ma, a parte un carburatore Mikuni da 36mm con filtro dell'aria Arlen Ness e relativo scarico, non subisce altri interventi ed è inserito in un telaio rigido con cannotto dello sterzo inclinato a 42 gradi (!!!!!!!!!).

Anteriormente troviamo una forcella Jammer che lavora su un cerchio da 19 pollici. Come tutti i chopper dell'epoca è la parte posteriore il vero pezzo : una ruota Calles da 15 pollici ed 80 raggi con pneumatico automobilistico e corona in funzione di disco freno della Tolle. Come da abitudine per quei tempi, nel costruire la moto si è fatto ampio ricorso a parti in alluminio billet.

venerdì 15 giugno 2018

Midnight Rambler

sportster ironhead 1000 on freeway magazine 1997

sportster ironhead 1000 on freeway magazine 1997

Sono passati oltre venti anni dall'elaborazione di questo Ironhead 1000 ed è palese la tendenza dell'epoca.....


Negli anni novanta in Italia, agli albori del custom che riguardava praticamente solo le Harley-Davidson, una delle mode era quella di “modernizzare” le Harley prelevando quasi tutta la ciclistica da una moto giapponese sportiva, ad iniziare dai cerchi. Esteticamente la moto appariva come un ibrido mal riuscito e stonava non poco questo abbinamento.  In aggiunta si elaborava il motore pesantemente. A dire il vero questa tendenza riguardava le numerose officine che iniziavano a sorgere nella penisola, ma non le moto customizzate dalla Numero Uno e da Carlo Talamo che mantenevano altre prerogative. 

Infatti l'Ironhead ha pistoni Wiseco in grado di aumentare la cilindrata, silenziatori in carbonio e filtro dell'aria S&S. Cerchi Marchesini, forcella Showa e forcellone JMC (altra moda dell'epoca era l'utilizzo di questi forcelloni quando si montavano cerchi più larghi) completano le modifiche effettuate che fanno a completarsi attraverso qualche accessorio. 

Ciò che veniva mostrato da chi effettuava questo tipo di preparazioni, era il grosso lavoro di meccanica indispensabile per adattare la ciclistica proveniente da altre moto. Gli interventi sul motore, almeno in Italia, spesso erano approssimativi sebbene si utilizzassero numerose parti, dal momento che tecnici preparati per le Harley-Davidson erano quasi solo quelli formati dalla Numero Uno.  Non era inusuale vedere molti motori elaborati con potenze nettamente inferiori a quelle che avrebbero potuto sviluppare con un corretto lavoro di montaggio e messa a punto.
Questo Ironhead offre esattamente la dimensione della tendenza che si era diffusa in Italia negli anni novanta.


venerdì 8 giugno 2018

Wild Wide Forks

sportster chopper on freeway magazine 1999

sportster chopper on freeway magazine 1999

sportster chopper on freeway magazine 1999

Una lunga forcella che sbuca dal lontano 1999......


Inauguriamo ufficialmente oggi la rubrica “Amarcord”, con gli Sportster apparsi sulle riviste di moto fino al 2010. Lo scopo è quello di voler offrire una ricostruzione storica del fenomeno custom in Italia attraverso immagini e scritti  di riviste famose, passando principalmente attraverso lo Sportster.
La moto che presentiamo oggi è un chopper costruito in Italia sulla scia dell'influenza svedese, recepita dalla maggior parte dei customizer nostrani.

Il telaio è un rigido con forcella inclinata di 40 gradi ed il cannotto di sterzo allungato di dieci pollici. 
Altra particolarità dell'epoca era quella di montare posteriormente un grosso pneumatico da 200 mm su cerchi da 16 pollici con moltissimi raggi (in questo caso ottanta), con la trasmissione finale a catena. In quegli anni iniziarono ad apparire, almeno in Italia, i primi serbatoi dell'olio dalla classica forma  “a botticella” . L'ampio uso di alluminio billet (la OMP era leader in questo campo) e l'aumento di cilindrata nei motori 883 tramite alesaggio e pistoni Wiseco, era un must per chi voleva tirare fuori qualche cavallo dallo Sportster di serie.

Tornando al momento storico, in quegli anni in Italia si era diffusa la moda dei chopper che andò di pari passo con l'aumento delle sanzioni ed i ritiri di molti libretti in quanto gran parte delle moto erano totalmente fuorilegge.

In questo articolo si sottolinea la situazione esistente.


venerdì 28 aprile 2017

Gas aperto e....via!!!!! - Editoriale tratto da Freeway Magazine n.25 del 1996

editoriale freeway magazine italia n 25 del 1996

 

Ci sono dei momenti nella vita in cui devi guardarti dentro, capire bene quello che vuoi ed aprire il gas a manetta. Sapendo che non potrai tornare indietro.

 

Poche righe di questo tenore, aprono l'editoriale sulla foto di un motore Sportster preparato per le drag-race.

Siamo negli anni novanta: un decennio fondamentale per il successivo sviluppo del “custom”, dove le elaborazioni su base Harley-Davidson  (Sportster in particolare) aumentano a dismisura, grazie anche all'apporto fondamentale della rivista  “Freeway Magazine” che raccoglie sempre più consensi tra gli appassionati e si trova a dover gestire questa situazione anche a livello editoriale, dovendo incrementare le forze della domanda del settore.

Se a livello produttivo, nel 1996 non ci sono grosse novità riguardanti lo Sportster, tuttavia in Italia Carlo Talamo lancia l'idea del Trofeo Short-Track da fare con le 883, dopo aver compreso il ruolo fondamentale dello Sportster nella generale economia della Harley-Davidson.

Possiamo affermare che il 1996 rappresenterà l'anno in cui sarà messo, almeno in Italia, il primo mattone per la costruzione di quel prolifico futuro dello Sportster che non accenna a diminuire.
 


mercoledì 26 aprile 2017

Blondes more have a fun!!!!!

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 1

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 2

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 3

sportster all black on freeway magazine italia n 18 del 1995 pag 4

Prima che la Harley-Davidson mettesse in produzione la Iron 883, il nero sugli Sportster era quasi un'eresia, ma ogni tanto qualcuno si cimentava nella difficile operazione di far sembrare la “piccola” di Milwakee più scura della notte.

 

Rovistando tra le vecchie riviste, abbiamo trovato questo Sportster e ci è preso un tonfo al cuore. La moto è apparsa sulla rivista Freeway n.18 del 1995, riportandoci indietro a quel tempo e, come una sorta di  flashback istantaneo, gli anni novanta sono davanti ai nostri occhi alla velocità di un dragster e con il rombo di uno scarico Supertrapp.

Le preparazioni degli Sportster avevano connotati ben precisi e per lo più andavano nella direzione di un chopper a telaio rigido o di un custom con molte cromature, vernici appariscenti e motori elaborati.

Questa 883 è un palese oltraggio a quel periodo e per questo ci ha attirato. A parte il grosso lavoro per rendere nere le parti e la classica elaborazione del motore con cilindrata portata a 1200 tramite pistoni Wiseco forgiati, carburatore S&S e scarico Supertrapp, non si è in presenza di una moto che strabilia. Però riguardandola oggi, con lo spirito del tempo, fa venire qualche lacrimuccia.

Così come l'articolo scritto dal buon Luca Mattioli, dal quale traspare il fervore di quegli anni, magici per molti versi.


UP: motore nero
DOWN: filtro dell'aria


venerdì 20 gennaio 2017

"A chi facciamo del male ?" - Editoriale tratto da Freeway Magazine Italia n.186 del 2009

editoriale di freeway magazine italia n 186 del 2009

 Proprio in questi giorni in cui si sta svolgendo il Motor Bike Expo di Verona ed è da poco partita la Battle of The Kings per la miglior customizzazione su base Sportster Roadster 1200, mi è capitato tra le mani questo vecchio editoriale che mi fa pensare non poco.....

 

Il buon Luca Mattioli, ponendo al centro delle sue riflessioni la foto di un biker che viaggiava a bordo del suo Sportster chopper con telaio rigido e forcella  “springer”, faceva notare come, forse, vi fosse dell'altro in tema di normative riguardanti le modifiche legali alle moto.
Rileggendo questo editoriale a distanza di quasi dieci anni mi accorgo che poco o nulla è cambiato Italia.

Il movimento custom sta vivendo un periodo di fermento forse senza precedenti, abbracciando non solo il settore motoristico in senso stretto, ma anche altri ambiti, diventando un vero e proprio “must”. 
Eppure, a fronte di questo notevole consenso, elaborare la moto (o la auto) senza incorrere nelle ire del legislatore è praticamente impossibile: perchè ???

Se il motivo è il rispetto degli standard di sicurezza e ambientali, siamo certi che montando delle parti regolarmente testate ed omologate in Europa il veicolo diventi pericoloso o si contravvenga alle normative ambientali ???? Forse il problema di fondo è un altro. Leggete attentamente l'editoriale. 




sabato 17 dicembre 2016

Doppio gioco

sportster custom on freeway magazine italia n 2  year 1994 pag 1

sportster custom on freeway magazine italia  n 2 year 1994 pag 2

sportster custom on freeway magazine italia n 2 year 1993 pag 3

sportster custom on freeway magazine italia n 2 year 1994 pag 4

 

Porker pipes: il tema principale di questo Sportster costruito nel lontano 1992.....

Porker pipes sono un tipo di scarichi liberi del diametro di due pollici e mezzo che per un lungo periodo (verso la fine degli anni novanta) fecero tendenza. Quelli di questo servizio sono stati prodotti dalla White Brothers http://www.whitebros.com/ (azienda ora rilevata dalla Vance & Hines).

In quegli anni quando si volevano montare degli scarichi rumorosi, generalmente si ricorreva alle classiche drag-pipes.

Questo Sportster, presentato nel n.2 della rivista Freeway Magazine Italia del 1994, fece conoscere a molti l'esistenza di questi scarichi da suono cupo e baritonale.

Non solo. La moto, in linea con la moda dell'epoca, si connota per l'ampio utilizzo di cromo ed alluminio abbinato a vernici sgargianti oltre, come di consueto, per una forte elaborazione del motore. 
Il classico 883 di base viene portato a 1200 tramite pistoni Wiseco, cui vengono abbinati alberi a cammes, testate, carburatore ed accensione.

Altro particolare di questa moto, che difficilmente troveremo su future elaborazioni dello Sportster, è la parte superiore forcella come quella utilizzata su Fat-Boy ed Heritage Softail, in questo caso abbinata a steli rovesciati costruiti dalla stessa White Brtothers.

giovedì 15 dicembre 2016

La Corsa!!!!!!

la corsa sportster built in 1993 by battistinis 1
la corsa sportster built in 1993 by battistinis 2

la corsa sportster built in 1993 by battistinis 3

la corsa sportster built in 1993 by battistinis 4

 

Se negli States inizia l'epopea di Arlen Ness, in Europa un certo Battistinis non sembra essere da meno......

 

Questa moto è un tripudio di cromo ed alluminio, con un inedito telaio semirigido (i due ammortizzatori sono nascosti nella parte posteriore), molto lungo, ed un motore Sportster con cilindrata portata fino a 1495 attraverso parti provenienti da kit S&S e Carl Speed Shop.

La moto è curata maniacalmente e sembra non si sia badato a spese per costruirla.

In quegli anni di notevole benessere economico, infatti, “custom” equivaleva a molti soldi spesi per modificare la propria moto. In pratica, più si spendeva e più la moto era considerata bella. Altro “must” dell'epoca era l'elaborazione senza freni dei motori Harley-Davidson, sia dei Big Twin che degli Sportster. 

La Corsa apparve in copertina, sul numero uno della rivista Freeway Magazine Italia e fu un ottimo biglietto di presentazione.

 


lunedì 16 maggio 2016

Ready to go!!!!!



 

Telaio rigido e motore Harley-Davidson Sportster: tutto quello che serve per viaggiare in libertà. Direttamente dal lontano 1998.....

 

Rovistando nell'album dei ricordi (vecchie copie della rivista Freeway Magazine Italia), mi sono imbattuto in questo chopper su base Sportster che ha attirato la mia attenzione. Non solo per la generale cura della realizzazione, ma anche per il fatto che quasi vent'anni addietro in Europa i chopper dal telaio rigido erano una prerogativa della scuola scandinava, svedese in particolare, anche se con delle peculiarità: lunghe forcelle, grossi pneumatici posteriori (spesso di derivazione automobilistica) e motori Panhead e Shovelhead utilizzati la maggior parte delle volte.
Sono quindi rimasto affascinato da questo chopper, oltretutto costruito in Francia, sulla base di un motore Sportster Evolution.
La moto in questione è un insieme di parti prelevate da alcuni cataloghi, cosa non sempre facile in quegli anni, poiché internet era appena nato e sconosciuto alla maggior parte delle persone. 
Il telaio è Paughco, cui sono state abbinate ruote anteriore da 21 pollici e posteriore da 16 con freni Performance Machine, dentro al quale viene installato un motore 883 dotato di carburatore S&S.
Il telaio rigido comporta, poi, lo spostamento obbligatorio della batteria dietro al motore.


UP: un chopper dal telaio rigido molto curato

DOWN:  il manubrio eccessivo
 


 


lunedì 14 gennaio 2013

Un confronto su pista - 2007

Nel lontano 2007 lanciai un'idea attraverso le pagine di "Freeway Magazine": un campionato in cui la Harley Davidson Sportster se la vedesse contro la Triumph Bonneville. A distanza di anni ribadisco questo mio pensiero.

domenica 30 dicembre 2012

Scacco al Chopper

Ricordo benissimo quel giorno. Era la primavera del 2009 e di lì a poco guai societari avrebbero portato alla chiusura di "Freeway Magazine" ed all'allontanamento di tutti i dipendenti e collaboratori. La fine di un'era. Per me di sei anni meravigliosi e con gente in gamba: Luca Mattioli, Don Ettore Puglisi, Max Trono, Paolo Sormani (ora a Riders). Qualche settimana prima un vecchio amico mi chiamò: "Vieni stasera al Geronimo (pub bikers alle porte di Roma) e ti facciamo vedere una moto che abbiamo costruito. L'amico in questione era la canaglia del buon Cosmo che, insieme a Simone (alias Ceckmate e proprietario della moto) aveva costruito il chopperazzo in questione. Io che solitamente sono sensibile alle elaborazioni del motore ed all'affinamento della ciclistica, rimasi quasi stordito dalla moto. Semplice ed essenziale, incarnava lo spirito dei veri chopper. Tutto era stato fatto rigorosamente a mano dai due amici, rubando nottate alla famiglia, dopo il lavoro. Quando andammo a fare il servizio, mi venne affiancato un fotografo che nulla sapeva di moto, per cui mi dovetti preoccupare delle inquadrature, dell'articolo e della location. Un lavoro durissimo e stancante che mi portò a fine giornata distrutto, desiderando solo un letto su cui stendermi. A distnza di qualche anno ricordo con estrema soddisfazione quella giornata.