Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

martedì 16 ottobre 2018

Miller Time Scrambler

miller time sportster tracker by shaw speed

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Il marchio di fabbrica è Shaw Speed & Custom ma questa scrambler, o meglio dire tracker, si differenzia nettamente dalle altre realizzazioni.


Quando si tratta di special su base Sportster, gli inglesi di Shaw Speed sono una garanzia in merito. Tantissime moto in cui, nella maggior parte dei casi, il comune denominatore è rappresentato da ruote artigliate, assetto rasoterra e poche concessioni a fronzoli vari. In passato su questo blog vi abbiamo mostrato qualche esemplare a tema come The Thugster.

"Miller Time Scrambler”, pur mantenendo una soluzione di continuità con le altre realizzazioni, ha una cura maniacale a livello cromatico ed un'impostazione tecnica che, per certi versi, la fanno assomigliare ad una moto da cross degli anni settanta.

La verniciatura, effettuata anche sul telaio, omaggia la famosa birra, miscelando abilmente alluminio spazzolato ad azzurro metallizzato. 

Ma non bisogna pensare che si tratti di uno Sportster pensato e costruito solo per gli show. L'aspetto tecnico è altrettanto curato. Il reparto sospensioni è affidato alla Ohlins che fornisce ammortizzatori posteriori e forcella che lavorano su una coppia di cerchi da 19 (anteriore) e 17 (posteriore) pollici muniti di pneumatici tassellati Michelin Anakee Wild. A causa della maggiore larghezza del pneumatico posteriore e dell'aumento di potenza dovuta ad un kit Screamin'Eagle Stage 4 composto da cilindri, teste (comprese di valvole e molle), pistoni ad alta compressione, alberi a cammes e collettore di aspirazione, è stato reso necessario montare una trasmissione finale a catena in luogo di quella originale a cinghia. 

Il telaio è stato lavorato nella zona posteriore con l'aggiunta di un corto parafango sostenuto da un archetto. Bellissimi i due scarichi realizzati in casa che escono su entrambi i lati ed il serbatoio del carburante RSD abbinato a grafiche vintage.

Nel mezzo di questo lavoro una serie di piccole accortezze come la mascherina anteriore del faro sagomata ed i comandi in alluminio anodizzato dello stesso azzurro del resto della moto.
Perchè i ragazzacci inglesi non producono in piccola serie qualcuna delle loro scrambler-tracker ?????      


venerdì 12 ottobre 2018

Sportster......ci sarà un motivo!!!!





Prodotta ininterrottamente dal lontano 1957 con ottimi numeri di vendite.


La presentazione alla stampa della Indian FTR 1200 ha indotto anche a me qualche riflessione che, in realtà, covavo in maniera più o meno latente da qualche tempo. Come mai lo Sportster continua ad avere (almeno in Italia) un alto numero di vendite rappresentando, ora, quasi un quarto dell'immatricolato Harley-Davidson????

I dati riportati su Motociclismo di Ottobre (….e non è la prima volta che li leggo....) parlano di oltre settecento immatricolazioni in questi primi mesi del 2018 (i dati sono incompleti in quanto vengono evidenziati i numeri di vendita solo delle prime dieci moto per categoria) a fronte di un globale Harley-Davidson di poco più di quattromila moto.
Se non ricordo male questo rapporto è in calo rispetto al passato, però parliamo sempre di dati incompleti.

Personalmente mi sono fatto da tempo un'idea di quanto stia accadendo soprattutto in Italia, dove il mercato Harley-Davidson e Sportster (è bene ricordare) è iniziato nei primi anni novanta.
Lo Sportster ha mantenuto sempre la propria identità e non è mai stato tolto dal listino ufficiale. Nemmeno nei momenti di grandi difficoltà economiche e progettuali, come il periodo dell'acquisto della Company da parte della AMF. Alcuni modelli sono spariti dal catalogo dopo poco e altri sono immediatamente arrivati, in una alternanza che ha ruotato sostanzialmente attorno alle cilindrate 883 e 1200 ed un aggiornamento costante e continuo, fatto di piccoli e mirati interventi. Tanto è vero che l'odierno motore Evolution è in produzione dagli ottanta ed ha subito solo i necessari adeguamenti alle norme di omologazione per le emissioni inquinanti.

Poi c'è stato quel fenomeno che qualcuno chiamava “moda” è che ora è diventato un vero proprio costume: parlo del marchio Harley-Davidson e di tutto ciò che ha portato con se. Mi riferisco soprattutto allo spirito di libertà. Lo Sportster è diventato il modello di accesso a questa libertà, acquistabile con poco più di diecimila Euro (usato uno Sportster in ottime condizioni si trova tranquillamente a cinquemila Euro.....).  

Vedendo quanto è accaduto nel mercato, dove negli anni il settore delle moto vintage è divenuto sempre più importante, ho trovato una spiegazione logica al tutto.

E' teoria economica che, in periodi di forte crisi economica, sociale e culturale (come quello attuale), in cui il futuro abbia sempre più i caratteri dell'incertezza, i consumatori si leghino a quei beni che diano loro una certa sicurezza in termini di solidità e longevità. Beni da cui non è necessario separarsi perchè troppo vecchi dopo poco tempo e non più rispondenti alle immediate esigenze che ne avevano determinato l'acquisto

Quasi tutte le case motociclistiche hanno fiutato l'affare o, per dirla in termini  “politically correct” compreso il trend, proponendo qualche modello vintage  nella gamma. Il problema è che il mercato a offerto una risposta positiva soprattutto a quelle moto che non hanno rotto il legame con il passato: vedasi soprattutto Ducati Scrambler, ma si può parlare anche di BMW NineT, di Kawasaki Z900, di Moto Guzzi V7 e Triumph Bonneville. Se anche la Suzuki, da sempre restia alle moto classiche, ha deciso di “rispolverare” la Katana, un motivo di fondo forse c'è.  Ultimamente, poi, anche la Royal Enfield in Italia sta sfornando risultati degni di nota, anche se sul marchio anglo-indiano forse andrebbe fatto un discorso a parte, dal momento che l'innovazione è stata nettamente più lenta di quella avvenuta per lo Sportster ed, a parte l'India, non in tutti i paesi vi è una rete commerciale all'altezza. Un plauso va soprattutto alle campagne di comunicazione appositamente create, che hanno generato una sorta di “domanda” dell'utente. 

La moto classica è diventato uno degli oggetti del desiderio, sebbene la si utilizzi prettamente la domenica. Una sorta di bene facente parte di un determinato stile di vita.

Torniamo al punto iniziale con una domanda: quanto reggerà ancora lo Sportster sul mercato con questi numeri ????

La paura è che il trend legato allo Sportster stia per esaurirsi. In Harley-Davidson parlano di nuovi modelli che verranno lanciati sul mercato entro il 2020 e, sebbene non vi sia menzione dello Sportster, la sensazione è di vedere a breve una moto totalmente rinnovata che romperà gli schemi con il passato. Questo decreterà la fine dello Sportster ed è lecito pensare che dopo qualche tempo uscirà di produzione


martedì 9 ottobre 2018

Vincent Sportster

vincent sportster

vincent sportster

vincent sportster

vincent sportster

vincent sportster

vincent sportster

vincent sportster


Un vecchio Sportster Ironhead assume le sembianze di una gloriosa inglese.


Vincent è tra quei marchi che hanno segnato la storia del motociclismo, ed in particolare della produzione britannica, dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino quasi agli anni sessanta. Moto che, rispetto alle dirette concorrenti, si distinguevano soprattutto per il motore con i cilindri a “V”, caratteristica inusuale per le moto inglesi

Durante l'epopea della “cafe racer” molti furono gli esemplari di Vincent cannibalizzati con motori inseriti in telai Norton (da qui le famose Norvin), oppure pesantemente elaborati.

In passato abbiamo trattato di Sportster rivisti in chiave cafe racer (Sporton, Dresda Davidson, Sportster Norton Manx, Norley) secondo i dettami delle moto inglesi dell'epoca, tra i quali spicca persino una Buell della serie XB (Buell Norton Manx Neo Retrò), moto assai curate ed ottimamente rifinite, talvolta anche riviste nel motore con un incremento di potenza, ma esemplari unici.
Questo Sportster Vincent, invece, fa parte di una piccola serie prodotta tra il 1991 ed il 1993 da una azienda californiana di nome Classified Motorcycle Company e, da quanto si conosce, l'unico su base Ironhead.

Il progetto è stato abbastanza complesso, dal momento che è stato inserito il motore Sportster Ironhead in un telaio Sportster che ospitava il motore Evolution (per cui più recente), mantenuto originale con persino lo stesso forcellone.

La forcella è Ceriani, così come il faro anteriore in ceramica, mentre le molle della forcella sono prodotte dalla Race Tech. Per i cerchi si sono scelti due Akront in alluminio a raggi da 18 pollici al posteriore e 19 all'anteriore su cui sono stati montati pneumatici Dunlop di primo equipaggiamento negli anni novanta.
Parafanghi e serbatoio sono in alluminio (il posteriore è dotato di un faro Lucas da sette pollici) ed è stato montato un portapacchi ancorato ad un archetto aggiunto al telaio. Il motore è stato verniciato a polvere nella parte inferiore ma non ha subito interventi, tranne un carburatore S&S con filtro dell'aria aperto ed uno scarico due-in-uno con il classico terminale a bottiglia, presente su molte moto inglesi dell'epoca ed attuali.

I costi di realizzazione di questa piccola serie, ma non sembrano esagerati. Sarebbe bello se ne venisse prodotta un'altra serie.


venerdì 5 ottobre 2018

Boattail Evolution Sportsters

boattail evolution sportster

boattail evolution sportster

boattail kit for evolution sportster w&w cycles


Un look perfetto anni settanta è dato da questo estroso parafango, ora disponibile anche per i nuovi Sportster.


Il custom volge sempre il proprio sguardo verso un'infinità di direzioni, talvolta riprendendo ed elaborando concetti stilistici, altre volte inglobando vere e proprie epoche. 

Gli anni settanta furono un periodo di forte cambiamento per la Company con l'entrata a far parte dell'azienda di Willie G. Davidson, discendente di uno dei fondatori. Il suo estro creativo lo portò ad esplorare nuovi confini. Dalla sua mente nacque, tanto per fare un esempio, una delle moto che hanno fatto la storia delle due ruote: la mitica XLCR 1000.  A Willie G. si deve anche l'invenzione del famoso  “boattail” di cui abbiamo parlato.

Tra le varie moto presentate nel tempo su questo blog, un paio hanno adottato questo inusuale parafango, riprodotto da Mooneyes ed acquistabile in Italia da W&W Cycles al prezzo di circa 750 Euro, costruito facendo ricorso alla fibra di vetro, anche se più corto dell'originale.

"Boatster” ed  “Iron Scrambler” sono state costruite, rispettivamente,  dal dealer Breva e Tivan e  dal dealer Roman Village.  Si tratta di due realizzazioni opposte per stile e filosofia. Mentre la  “boatster” è uno Sportster con pochissimi ritocchi, fedele all'originale, la Iron Scrambler è una moto spartana, con qualche vago richiamo anche al mondo del flat-track grazie al doppio scarico Supertrapp alto.
In entrambi i casi l'adozione del “boattail” è stato fondamentale per dare ancor più personalità alle moto. 


martedì 2 ottobre 2018

1970 XLH "Boattail" Sportster

sportster xlh boattail 1970 green

sportster xlh boattail 1970 green

sportster xlh boattail 1970 green

sportster xlh boattail 1970 green

sportster xlh boattail 1970 green

sportster xlh boattail 1970 green


Uno dei pochi esemplari esistenti rimesso a nuovo dopo tanta fatica.

Se la storia dello Sportster inizia ufficialmente nel 1957 (anche se qualcuno la fa risalire addirittura al 1952 con la nascita dei modelli K e KH), è tuttavia negli anni settanta, con l'ingresso di Willie G. Davidson che inizia un vero e proprio periodo di fermento che porta la Company a sperimentare nuove soluzioni, anche stilistiche, per la “piccola” di Milwaukee. 

La versione Sportster “boattail” rappresenta uno sguardo verso il mondo della nautica, con l'adozione del parafango posteriore dalla forma inusuale con il faro incorporato (da qui il nome) ed uno dei primi esempi di customizzazione attuato direttamente dalla Harley-Davidson

Successivamente il “boattail” venne adottato anche per il modello di maggior cilindrata Super Glide. 

Di Sportster “boattail” ne vennero prodotti non più di quattromila esemplari, per cui risulta non facile trovarne qualcuno a distanza di anni.

La moto in questione è stata ristrutturata nei minimi particolari ed ha richiesto un lungo lavoro, seppur si tratti di un restauro conservativo. Sono stati aggiunti accessori touring originali dell'epoca (anche essi restaurati). Come si può notare dalle foto il lavoro è stato certosino. 

Purtroppo di Sportster “boattail” è assai difficile trovarne in Europa. Questo bellissimo esemplare infatti scorazza negli States.....



venerdì 28 settembre 2018

NO ai telai segati!!!!!

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

sportster con telaio segato

Questa volta allargo un attimino il discorso: ma ci vuole!!!!!!


Probabilmente a molte persone darà fastidio quello che sto per scrivere, ma bisogna essere onesti e corretti.

Da tempo, specialmente su Harley-Davidson e Sportster in particolare, assisto ad un proliferare di telai segati e, spesso, rimaneggiati pesantemente. In alcuni casi, sugli Sportster, si tratta solo dell'eliminazione dei supporti del parafango che sono dietro agli ammortizzatori posteriori, ma tanto basta......

Una moto con il telaio segato va incontro ad una infinità di problemi non sempre risolvibili, specialmente in Italia dove vi è una normativa abbastanza rognosa in tema di elaborazioni. 
Rischia di non passare la revisione in quanto non più in regola con il Codice della Strada, di non essere più sicura in quanto non rispondente ai requisiti di omologazione, con ovvie conseguenze in caso di incidente stradale, e di non essere facilmente vendibile.  In paesi come gli Stati Uniti la normativa è diversa ed è possibile effettuare questo genere di interventi senza andare incontro alle ire del legislatore. 

Osservo spesso su internet le moto in vendita (Sportster in particolare naturalmente....) e quasi sempre salto sulla sedia quando vedo annunci del tipo: “Perfetto stato, customizzata da professionisti, vero gioiello.....”.  Ma quale vero gioiello ?????? Una moto del genere diventa immediatamente un “pezzo di ferro” in quanto perde il suo valore originario. Mettere le mani sul telaio comporta una modifica praticamente irreversibile, dal momento che i costi per il ripristino dello “status ante” sono spesso proibitivi. Mi viene voglia di intervenire e far presente a chi vende queste moto che deve specificare il lavoro (…..sarebbe meglio dire danno.....) appena fatto. Per non parlare del discorso sicurezza. Una moto progettata da ingegneri sarà un attimino più sicura di quella modificata dal meccanico sotto casa ?????

E se da una parte c'è qualche furbacchione che, annusato l'andazzo, si libera della moto che ha rovinato, dall'altra c'è sempre qualcuno che abbocca eppoi si ritrova con una moto, pagata un sacco di soldi, di cui deve liberarsi quanto prima. Ed il giro ricomincia......


martedì 25 settembre 2018

BS1 Tracker Sportster

bsi tracker sportster evolution board track white 23 inch wheels

bsi tracker sportster evolution board track white 23 inch wheels

bsi tracker sportster evolution board track white 23 inch wheels

bsi tracker sportster evolution board track white 23 inch wheels

bsi tracker sportster evolution board track white 23 inch wheels

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Le moto da board-track rappresentano una nicchia del mondo custom. Le poche realizzazioni sono assai curate come questo Sportster del 1986.


Se i primi pionieri delle corse su pista avessero solamente immaginato dove avrebbe portato l'evoluzione tecnologica dei gran premi, forse sarebbero inorriditi. Moto lontane anni luce da quei mezzi rudi ed essenziali su cui correvano dentro a stadi con il fiato del pubblico sul collo.

Il filone custom è quanto mai in fermento, ma le moto da board track non si sono ancora diffuse. Costruirle è difficile richiedendo tempo, denaro (molto) e cura maniacale dei particolari. Della moto originale rimane solo il motore (quando non viene elaborato), dal momento che telaio ed altri elementi della ciclistica quasi mai sono di serie.

La particolarità di questa BS1 risiede sia nell'inusuale misura da 23 pollici dei cerchi, sia nella scelta di adottare pneumatici tassellati

Tutto ruota attorno al motore Sportster (con cilindrata 883) che è rimasto di serie, pur se rigenerato in molti elementi ed abbellito con parti cromate.
Del telaio di serie è rimasto molto poco, stante la necessità di adattarlo alle nuove esigenze, dato che si è pensato da subito di nascondere i tubi di scarico (liberi) all'interno dello stesso. In pratica si è salvata solo la culla del motore che è rimasta quella originale. Se la parte posteriore è rigida, anteriormente troviamo una forcella tipo “springer” pesantemente rimaneggiata, dal momento che è stata accorciata e stretta nella parte superiore dove vi sono le molle.

Accanto a questi interventi, che sono i più importanti ed evidenti, ve ne sono altri assai interessanti, come i numerosi tubi dell'olio che passano sul lato destro del motore (il serbatoio è stato nascosto sotto a quello del carburante posto sotto la trave centrale del telaio come una volta....), vicino ai comandi elettrici, le numerose parti in ottone, il bellissimo filtro dell'aria e la grafica del serbatoio.

Sulla BS1 si fatica a trovare qualche nota stonata. Forse, a voler essere pignoli a tutti i costi, avremmo scelto un colore grigio pastello con tonalità verde, con cui avremmo verniciato anche il telaio.