Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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martedì 24 gennaio 2017

Old Italy

old italy sportster racing 1200 roadster by hd treviso side right

old italy sportster racing 1200 roadster by hd treviso side left

old italy sportster racing 1200 roadster by hd treviso front left

 

Per la Battle of The Kings 2017, Harley-Davidson Treviso propone una moto dalla chiara indole evocativa, che richiama le corse degli anni settanta.

 

"Old Italy" mi ha colpito immediatamente. Non solo per la bandiera italiana messa in bella mostra (cosa assai rara di questi tempi), ma per le splendide sovrastrutture e lo spirito che traspare. E' una moto che riporta indietro nel tempo, facendo breccia nel cuore di quanti amano le corse ed il verace motociclismo degli anni che furono, dove i piloti non erano divi ma uomini. Dove la tecnica era al servizio del progresso e non viceversa. Dove il “made in Italy” era famoso in tutto il mondo e sinonimo di prestigio.

A Treviso, quindi, l'hanno pensata proprio bene. Le citate sovrastrutture sono state armonizzate benissimo con gli accessori H-D originali: manubrio Clubman, filtro dell'aria Screamin'Eagle, manopole Get-A-Grip. A corredo un copri-cinghia alleggerito, pinze del freno anteriore verniciate in rosso, e benda sui collettori originali.

E' da tempo che vado invocando uno Sportster sportivo (….oltre ad uno con le ruote tassellate....)  di serie. Che Old Italy sia il primo passo ???


UP: le bellissime sovrastrutture
DOWN: ci voleva uno scarico due-in-uno con finale a trombone!


martedì 4 ottobre 2016

Dark Dog Sportster tracker

dark dog sportster tracker by udo meuthen side right

dark dog sportster tracker by udo meuthen side left

dark dog sportster tracker by udo meuthen handlebar and gas tank

dark dog sportster tracker by udo meuthen back side right angle

dark dog sportster tracker by udo meuthen with 17 inchs wheels

dark dog sportster tracker by udo meuthen on the road version

udo meuthen with his sportster tracker in sporty meeting

udo meuthen on his sportster tracker in flat track

 

Una moto sviluppata nel tempo secondo precisi canoni tecnici, in grado di affrontare senza il minimo problema la vita quotidiana, le corse su pista asfaltata e sugli ovali in terra battuta...... 

 


La storia di Udo Meuthen e del suo Sportster è di quelle che riconciliano con il motociclismo più puro e merita di essere raccontata nella sua interezza, perchè piena di tanta sostanza e lontana secoli dall'odierno mondo del “più sei figo più sei importante”.


Passione vera ed una moto vera per una storia dal sapore antico

Nel lontano 1995 il nostro amico tedesco decide di comprare la sua prima moto: il suo sogno è una Harley-Davidson. Vuoi per il costo non eccessivo, vuoi per il fatto che è tra le Harley più europee (in fatto di handling), la scelta ricade su uno Sportster 883 che compra in Olanda con 4500 miglia all'attivo (poco più di 7000 chilometri) e con la quale (almeno inizialmente) si diverte a scorazzare lungo le strade della sua città.
Ma il demone della velocità e le gesta degli eroi del Mondiale Superbike di quegli anni (i vari Gobert, Fogarty, Corser, Edwards, Russell, Slight ecc.) minano la mente di Udo, facendogli venir voglia di portare lo Sportster sulle piste asfaltate.

Inizia il lungo lavoro sullo Sportster

Nel 1997 compra un kit di seconda mano della  “German Harley Cup” composto da serbatoio e codino in fibra di vetro (che prova due volte sul tracciato di LeLuc), iniziando anche il lento lavoro di adattamento di ciclistica e motore alle esigenze corsaiole.

Ma la passione di Udo sembra non aver mai fine e vuole anche portare la sua belva sugli ovali in terra battuta, senza rinunciare alle tradizionali sgroppate domenicali con  gli amici lungo qualche statale. Prosegue, così, il lavoro sulla moto, fino ad arrivare all'odierna configurazione.

Tanti cavalli ma ben sfruttabili
 
Il motore ha raggiunto la ragguardevole potenza di 75 cavalli alla ruota, ottenuti tramite  pistoni Buell ad alta compressione (10:1) che hanno portato la cilindrata a 1200 cc e relative teste Thunderstorm, carburatore Mikuni HSR da 42mm con filtro dell'aria Screamin' Eagle, scarico Supertrapp due-in-uno con 21 dischi ed Open End Cap, accensione Crane Cams Hi4 Single Fire, doppia bobbina. E' stata poi aggiunta una pompa dell'olio adottata dai modelli costruiti dopo il 1998, per svuotare meglio il carter a secco del motore, a tutto vantaggio di una migliore lubrificazione del motore stesso.


Con un gran motore serve un'ottima ciclistica

Il comparto sospensioni ha visto interventi sulla parte interna della forcella originale, attraverso il montaggio di molle WP progressive, mentre al posteriore due ammortizzatori sempre della WP (progressivi anche questi) da 400mm hanno preso il posto di quelli originali.

Sui cerchi un discorso a parte. Quelli di serie sono da 16 pollici al posteriore e 19 all'anteriore. Il nostro amico, dopo varie prove effettuate sia sul circuito asfaltato che sullo sterrato, ha ritenuto opportuno adottare il cerchio posteriore da 17 pollici, con canale da 4,25 (gomma Metzeler Rain K3) che ha comportato qualche problema di utilizzo, ben presto risolto. Come detto, all'anteriore attualmente la moto monta un cerchio da 19 pollici, con canale da 2,5 (gomma Heidenau K60), anche se per girare sugli ovali in terra battuta Udo spesso monta quello da 17.
Chiedendogli spiegazioni in merito, ci ha confidato che ha optato per il cerchio da 17 pollici per l'utilizzo nelle piste di flat-track, quando ha visto Marc Marquez andare come un forsennato al Superprestige, con la moto così configurata.

Fin qui abbiamo raccontato dell'evoluzione della “Dark Dog” e ben poco della storia di Udo.
Durante la lunga chiacchierata fatta, è emersa una passione incredibile per tutto ciò che sono le corse, sia a due che a quattro ruote. Ci ha raccontato che ama andare in pista con qualsiasi mezzo, anche se il suo Sportster rimane il preferito.
Ci ha parlato dei numerosi lavori e prove effettuate da lui stesso sulla moto. Dei continui affinamenti che ama apportare e di quanto si diverti a smanettare con lo Sportster anche per strada, lasciandosi dietro moto ben più prestanti (…..anche se questo ultimo particolare, in un periodo storico dove è “must”  il politically correct, non lo dovremmo raccontare.....), anche se il motore ha all'attivo oltre 45.000 chilometri, e di quanto si sia innammorato del flat-track. E' stato, inoltre, prodigo di particolari nel descriverci la fine messa a punto da effettuare con il regime di giri del motore e la trasmissione a seconda del tipo di ovale che si affronta.

Questo Sportster ci piace. Anzi, per dirla tutta, ci esalta. Non solo perchè ricorda molto da vicino le moto allestite dalla Numero Uno e dal compianto Carlo Talamo negli anni novanta per il trofeo italiano di short track, ma soprattutto per il fatto essere una vera moto da corsa stradalizzata realizzata nel garage di casa, che può essere adattata ai vari utilizzi.

UP: l'estrema versatilità della moto

DOWN: il codone troppo lungo e la verniciatura



mercoledì 6 luglio 2016

XR 1200 Racing Joe's Room!

xr1200 racing joes room side right

xr1200 racing joes room front right angle

xr1200 racing joes room engine

xr1200 racing joes room fork

xr1200 racing joes room steering

joes room on his xr1200 in track

 

  In Italia sono sempre stati in pochi a credere nelle velleità corsaiole dello Sportster. Nel lontano Giappone, invece, le cose stanno diversamente.....

 

.....poichè sono molti gli appassionati che elaborano la propria Harley per andarci in pista.....
Questa XR 1200  è l'esempio pratico.

Certamente i lavori da effettuare, per potersi divertire non sono pochissimi, ma la passione spesso non ha prezzo e cimentarsi in sfide improbabili aiuta a sentirsi vivi non poco.

Contrariamente  quanto si possa pensare il motore, che di serie fornisce già 90 cv, beneficia solo di alcuni interventi: valvole, molle e punterie Screamin' Eagle, aste della distribuzione Zipper's,  filtro dell'aria Vance & Hines, scarico due-in-uno con terminale Supertrapp (è stato utilizzato un kit della Vance & Hines per eliminare il sensore della sonda allo scarico http://xr1200.vanceandhines.com/race-kit/31003/).

Gran parte del lavoro riguarda la ciclistica. Anteriormente è stata montata una forcella Ohlins FG 324, di tipo upside-down, con steli da 43 mm, su una diversa piastra di sterzo in alluminio ricavato dal pieno.
Componenti Ohlins (HD0041) vengono utilizzati anche posteriormente.
I pneumatici sono Pirelli SC1 (120-70-17 anteriormente e 180-60-17 posteriormente).
Italiani sono anche i freni anteriori, poiché è stato utilizzato un impianto Brembo, doppio disco, ad attacco radiale. Posteriormente, invece, si è scelto un disco Braking (purtroppo non sono state fornite le misure dei freni e dei cerchi).

A parte alcuni dettagli circa componenti di vario tipo, come ad esempio il parafango anteriore proveniente da una Buell XB, non abbiamo maggiori informazioni.

L'analisi delle modifiche apportate (non è stato possibile contattare direttamente il proprietario a causa delle evidenti differenze linguistiche), induce a pensare che sul motore si sia intervenuto solo il minimo indispensabile per non comprometterne l'affidabilità, migliorando le doti di coppia ai medi regimi ed un poco l'allungo, mentre le scelte su ciclistica e pneumatici fanno ritenere che si sia cercata una miglior precisione di guida.

La XR 1200 Joe's Room affascina molto. Le soluzioni tecniche adottate  indicano la precisa volontà di tirar fuori un mezzo da gara da una moto che, a tutti gli effetti, è uno Sportster migliorato. Si tratta di un progetto che, ci si augura, possa trovare un sempre maggior numero di seguaci, non solo in Giappone, ma anche nella vecchia Europa ed, in particolare, in Italia.


UP: la piastra di sterzo

DOWN: è una moto da corsa, ma la grafica non la esalta



domenica 14 febbraio 2016

Storz on Sportster!!!!










Il primo kit cafe racer dedicato allo Sportster arriva dalla azienda americana Storz. La rivista italiana Classic Bike, nel lontano 1994, dedica un ampio servizio.


L'articolo è stato intitolato “American Dream”: il sogno americano. Il primo Sportster 883 Evolution, seconda serie, (dotato di cambio a cinque rapporti e trasmissione finale a cinghia) viene equipaggiato con i componenti Storz ed abbinato alla Dodge Viper. Titolo ed accoppiamento sono del tutto inappropriati, però le foto sono bellissime e rendono pieno merito al kit in alluminio commercializzato dalla Numero Uno, società importatrice e distributrice delle moto americane nel periodo a cavallo tra la metà degli anni '80 e la fine degli anni '90.
Il kit si compone del serbatoio in alluminio lucidato e battuto a mano, secondo la artica arte del battilastra, codone in vetroresina e pedane in alluminio ricavato dal pieno.
La moto oggetto del servizio ha anche interventi al motore che riguardano alberi a cammes e centralina della Scramin'Eagle (il reparto corse della Harley-Davidson) ed il montaggio di uno scarico Supertrapp due-in-uno. Tutti componenti venduti e garantiti dalla Numero Uno.
Si tratta di un'ottima moto, fedele ai canoni della Numero Uno: pochi e ben mirati interventi, riguardanti in molti casi anche il motore, senza apportare modifiche irreversibili alla moto ricercando, nel contempo, una sensazione di lusso, offerta da parti lucidate e cromate messe al punto giusto, abbinate ad una verniciatura di sicuro effetto.  Seguendo questi canoni lo Sportster Storz preparato dalla Numero Uno, pur essendo una cafe racer, è lontano dalle moto estreme che poi sono seguite nel corso degli anni.
Le foto e l'impaginazione esaltano ogni aspetto della moto, così come evidenziano l'alta qualità delle lavorazioni effettuate.

UP: l'alta qualità del kit Storz e la meticolosità della Numero Uno nel confezionare un vero e proprio kit, intervenendo anche sul motore.
DOWN: sebbene il servizio sia del 1994 ed all'epoca le cafe racer erano ad appannaggio di pochi, avrebbero dovuto montare dei semi-manubri al posto del drag-bar ed un parafando anteriore molto corto in luogo di quello avvolgente della foto.

 


lunedì 8 febbraio 2016

Sportster 883 Evolution: quale ?



Avendo la possibilità' di scegliere tra diversi tipi di Sportster 883 Evolution: quale sarebbe  la scelta più indicata ?  1991-2003,  2004-2006 a carburatore o post 2006 ad iniezione ? Di seguito analizziamo pregi e difetti delle tre tipologie cercando di offrire un consiglio in tal senso, considerando che tutti gli Sportster hanno motori affidabilissimi, di una longevità' disarmante. Il sottoscritto ha posseduto tutte e tre le versioni (l'ultima comprata e' quella ad iniezione), utilizzandole parecchio. 

Iniziamo dalla versione del 1991, la versione che ha beneficiato del cambio a cinque rapporti e la trasmissione finale a cinghia dentata.
Questa versione e' la più' leggera e semplice, nonché' la più' facile da modificare nel motore. Ma e' anche la più' scorbutica. I freni praticamente non esistono e le vibrazioni si sentono moltissimo, obbligando a fare soste ogni cento chilometri i caso di viaggi, anche a causa del serbatoio peanut da 8,5 litri montato di serie. Si tratta di una moto rozza non adatta a tutti a causa delle good vibrations tanto care agli harleysti duri e puri. Rispetto ai modelli successivi la manutenzione e' abbastanza frequente, poiché' i tagliandi vanno effettuati ogni quattromila chilometri.
Ho avuto questa versione dal 1992 al 1997, percorrendo quarantamila chilometri senza praticamente un problema, se si eccettua due o tre volte la rottura della staffa di attacco al telaio del serbatoio dell'olio. Situazione causata probabilmente dalle elevate vibrazioni. A parte ciò' nessun altra seccatura, sebbene il motore avesse subito delle modifiche unitamente alla ciclistica.
Nello specifico: era stata montata una centralina Screamin' Eagle, che innalzava il regime di giri massimo del motore di circa duemila giri, degli alberi a cammes sempre della Screamin' Eagle, con un diagramma di apertura ed alzata delle valvole leggermente superiore a quello originale, in modo da mantenere l'erogazione del motore simile a quella del motore di serie. Una maggiore apertura delle valvole comporta una maggior compressione della miscela gassosa all'interno del cilindro, rendendo il motore più' potente ma anche più' scorbutico. Un maggiore tempo di apertura delle valvole aumenta la coppia erogata. Poiché' l'utilizzo dello Sportster per me e' sia urbano che extraurbano, ho ritenuto opportuno avere un motore non troppo spigoloso e con maggior coppia. Il tutto e' stato abbinato ad uno scarico Supertrapp due-in-uno ed un filtro dell'aria Hypercharger della Kuryakyn, montato sul carburatore Kehin originale.
La ciclistica, invece, ha beneficiato di molle più' dure nella forcella,insieme ad un olio più' viscoso ed una piastra antisvirgolo. E' stato poi cambiato i freno anteriore con un disco semirigido delle stesse dimensioni ed una pinza a quattro pistoncini della Performance Machine. Con queste modifiche la mia 883 era divertentissima da guidare e consumava anche meno. Il motore aveva un andamento ancor più' zoppicante ed una sound di scarico baritonale che regalava emozioni. Nota dolente la frenata, pur se migliorata dal nuovo impianto.

Complessivamente una moto dura e selvaggia non adatta a tutti, soprattutto per le forti vibrazioni, tanto care agli harleysti, ma invise al semplice motociclista.

La Sportster 883R del 2005 a carburatore (il nuovo tipo con telaio modificato e motore montato su supporti elastici) e' forse il miglior compromesso tra sensazioni ed utilizzo, nonostante l'aumento del peso di circa cinquanta chili rispetto alla precedente versione. 

Le vibrazioni si sentono molto meno senza, per questo, rinunciare alle sensazioni offerte dall'andamento zoppicante del motore. Le nuove modifiche al telaio permettono di viaggiare per molto tempo, a velocita' autostradali, senza il minimo fastidio, se non quello offerto dall'esposizione all'aria. La moto da me posseduta ha subito dei piccoli interventi a motore e ciclistica. E' stato montato una scatola filtro aria Screamin'Eagle, abbinata ad un paio di terminali della Quatd omologati (ma privi di db killer), che ha migliorato il motore agli alti regimi, donando una tonalità' di scarico abbastanza coinvolgente, anche se forse eccessiva da sopportare nei lunghi viaggi. La forcella ha beneficiato di molle forcella progressive della Bitubo ed una coppia di ammortizzatori regolabili della stessa azienda, leggermente più' lunghi degli originali, hanno completato il miglioramento della ciclistica. La moto e' diventata un tantino più' rigida in frenata e più' facile da guidare grazie ad una maggior scorrevolezza delle sospensioni.

L'iniezione elettronica rende la 883 adatta anche ai neofiti.

L'ultimo Sportster posseduto  e' una XL 883 standard del 2008 (ad iniezione). Rispetto al motore a carburatore, quello ad iniezione e' docilissimo, accettando aperture dell'acceleratore fin dai bassi regimi anche nelle marce alte, senza incertezze e sussulti, rendendo la guida estremamente facile e, quindi, alla portata anche dei neofiti. L'unico difetto dei modelli di ultima generazione risiede nell'antifurto (impossibile da disattivare) che fa scaricare la batteria dopo poco se si utilizza la moto raramente (salvo si attacchi la batteria ad un mantenitore).
In definitiva: quale comprare???? Se si vuole una moto facile e da usare tutti i giorni si deve prendere l'ultimo modello ad iniezione. Se l'obiettivo e' avere una base per una customizzazione estrema o per correre, converrebbe acquistare la versione  prodotta dal 1991 al 2003. Diversamente, se l'obiettivo e' quello di godersi il tanto amato carburatore, senza rinunciare ad una versatilità' di utilizzo, ci si deve orientare sul modello intermedio a carburatore.



lunedì 15 giugno 2015

F1-XLR The Art of Racing







Il nome di questa moto è un omaggio al mondo della Formula Uno, anche se l'ispirazione deriva chiaramente dalle moto da Board Track che correvano negli anni venti.  Per la costruzione di questo mezzo, che mixa presente e passato, si è partiti da un Nightster 1200 del 2012 che è stato smontato e ricostruito praticamente per intero. La forcella proviene da un V-ROD. Il serbatoio del carburante è stato costruito per intero in modo che una parte potesse ospitare l'olio del motore, in modo da rendere la parte posteriore del telaio più racing (dove solitamente è alloggiato il serbatoio dell'olio). Il telaio è stato accorciato posteriormente e sono stati montati ammortizzatori più bassi. Le ruote originali hanno lasciato il posto ad altre dal diametro di 21 pollici. Il motore ha subito interventi sostanziali attraverso il montaggio di alberi a cammes dal diverso profilo della Screamin' Eagle, così come le teste che sono state ridisegnate. Costruiti in casa gli scarichi completamente liberi. Da come si può notare, osservando anche attentamente la verniciatura, della moto originale è rimasto praticamente solo il basamento del motore e pochi altri particolari. 
Il mezzo è molto ben costruito e curato, oltre ad incuriosire molto per questa fusione di stili tra quello degli anni venti e quello attuale. Ottimo, quindi, il risultato finale!