Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 8 luglio 2020

Buell MK1





Dove porta la mente umana ???? Ecco uno dei tanti esempi....


Quando mi sono imbattuto in questa S1 ho rimpianto per l'ennesima volta la fine del marchio Buell. Parlo delle “vere” Buell: quelle con motore Sportster (o derivato da esso). Moto dal fascino incredibile che possono essere oggetto di interpretazioni stilistiche fuori dagli schemi, ma in linea con la filosofia del marchio.

Se andiamo a vedere questa S1, tralasciando alcuni piccoli miglioramenti a livello tecnico come il doppio freno a disco flottante con relative pinze a sei pistoncini della Performance Machine ed uno scarico Pro-Race abbinato ad un filtro dell'aria aperto del carburatore, si caratterizza per le sovrastrutture imponenti, studiate prendendo come riferimento il mondo delle auto sportive americane.

Parliamo dell'ampia carenatura con cupolino e del voluminoso codone, dal momento che il serbatoio del carburante (come quello dell'olio) è rimasto di serie. Dato che la base di partenza è stata una S1 White Lightning del 1998(che ha anche il telaio bianco), è stato relativamente semplice trovare una colorazione d'effetto . La moto è stata messa in vendita al prezzo di quasi trentamila dollari (!!!!!!).  


mercoledì 1 luglio 2020

Vintage Scrambler!!!!!







Un moderno Sportster Evolution “scramblerizzato” a dovere secondo i dettami delle moto degli anni settanta. 


Ogni epoca ha le sue mode: è un principio che vale in ogni aspetto della vita umana.
In campo motociclistico, se gli anni ottanta e novanta hanno rappresentato il fiorire delle moto custom ed i primi anni duemila delle cafe racer, la tendenza attuale è verso le scrambler, moto da utilizzare praticamente in ogni circostanza e dall'indubbio fascino estetico.

Accanto a meccaniche moderne ed evolute, troviamo esemplari di moto costruiti su basi tecniche non all'avanguardia.
Lo Sportster in questione ne è un esempio. Modello di base non stravolto (un XLH 883 del 2000 a carburatore), sul quale si è operato con minimi accorgimenti ottimamente pensati, dove l'intervento più importante ha riguardato la parte posteriore del telaio con l'aggiunta di un arco imbullonato al telaio privo dei supporti del parafango precedentemente rimossi (soluzione che non piace assolutamente in quanto irreversibile!!!).

Il manubrio con il traversino come quello degli Sportster che guidava Evel Knievel, gli scarichi di tipo drag-pipes, la sella in pelle marrone, il carburatore Mikuni HSR da 42mm, il serbatoio del carburante dalla forma tondeggiante ed i pneumatici tassellati in maniera non eccessiva, rappresentano forse la miglior veste da dare allo Sportster senza spendere una fortuna, con la certezza di avere una moto “immortale”.



mercoledì 3 giugno 2020

Delitto perfetto!!!!!








Prendi uno Sportster di ultima generazione, miglioralo nella guidabilità, eppoi mettilo in vendita....


La breve storia che sto per raccontare riguarda un ragazzo di poco più di venti anni ed il suo Sportster. Questo ragazzo è conosciuto da molti perchè, nonostante la giovane età, già realizza qualche accessorio per diverse moto (Sportster in particolare) con il nome di “Bax Parts”. Lui si chiama Luca Bassetti.
Molti non sanno che il buon Luca ha uno Sportster 883R ad iniezione elaborato con gusto, sul quale ha messo le mani personalmente (….non per tutto ovviamente....) rendendolo non solo ancor più bello esteticamente, ma anche più fruibile. 

Potremmo annoverare l'883 R di Luca tra le moto cosiddette “intelligenti”, cioè quelle moto che ti permettono un utilizzo a trecentosessanta gradi, con una piccola differenza: molte moto di quel tipo non hanno carattere, diversamente dallo Sportster in questione che ne ha da vendere !!!!

Gli interventi sul motore hanno riguardato l'aumento di cilindrata a 1200 tramite un kit S&S, abbinato ad un filtro dell'aria Rough Crafts, centralina aggiuntiva Power Commander 5 con doppia mappatura e terminali Supertrapp montati sui collettori originali. Tutto abilmente montato e messo a punto dal dealer Harley-Davidson Bologna. Per migliorarne la ciclistica è stata revisionata la forcella e sono stati montati un paio di ammortizzatori posteriori Bitubo. Il reparto freni (composto da un doppio disco nella parte anteriore) è stato lasciato come in origine. 

Molti sono stati gli interventi a livello estetico ad iniziare dal montaggio dei telaietti per le borse laterali ed un piccolo poggia schiena, per finire all'eliminazione del parafango anteriore originale (ne è stato montato uno molto piccolo realizzato dallo stesso Luca) e del faro anteriore originale, sostituito con uno dagli attacchi fissati direttamente sugli steli della forcella originale.

Il problema è che il buon Luca, dopo essersi “cucito” addosso questo Sportster molto interessante, ha deciso di metterlo in vendita.

Non entro nel merito di questioni personali (…..che possono essere legate a molteplici fattori tra cui quello economico....) ma sto dissuadendo Luca dalla vendita dello Sportster, proponendogli di lasciarlo fermo dopo aver tolto tutti i liquidi (in modo da non farlo rovinare) e staccato la batteria. Si tratta di una moto molto bella, di cui potrebbe pentirsi in futuro per essersene privato. A me in passato è capitata una situazione simile proprio con lo Sportster 883 R a carburatore del 2005, venduto nel 2011. Voi che ne dite ??????  


mercoledì 27 maggio 2020

Nudo e Crudo





Un XLCH del 1966 semplificato all'inverosimile.


Se in Italia le Harley-Davidson sono per lo più oggetto di moda e vanto, in altri paesi vengono considerate per ciò che sono: moto dall'indubbio fascino, robuste all'inverosimile, da utilizzare tutti i giorni migliorandone alcuni aspetti. Non è rado, così, che quando ci si imbatta in qualche vecchio modello di Milwaukee si opti per grosse elaborazioni, piuttosto che per un restauro fedele all'originale.

Certamente, modelli iconici andrebbero riportati come erano in origine, senza stravolgimenti e vederne alcuni quasi irriconoscibili può lasciare l'amaro in bocca, ma in alcuni frangenti il senso pratico della vita può prevalere su tutto.

Lo Sportster Ironhead in questione è un esempio di questa concezione. Spogliato di tutto ed alleggerito, telaio originale sostituito con un'unità di tipo rigido dotato di sella singola con le molle, carrozzeria ridotta all'osso e motore originale, salvo due scarichi drag-pipes che fanno fare la voce grossa ad motore messo a punto a dovere. Una moto da utilizzare tranquillamente tutti i giorni....



mercoledì 20 maggio 2020

Strana creatura








Il concetto di  “digger”, con telaio basso ed allungato anteriormente all'inverosimile, è parzialmente rivisto.


Pensando ai “digger” costruiti dal guru del custom Arlen Ness, sembra una moto molto equilibrata questo Sportster XLX del 1982. 

Se non fosse per qualche particolare come il telaio rigido verniciato in tinta con la carrozzeria e lo strano serbatoio del carburante, forse potrebbe passare anche per un cafe racer reinterpretato secondo altre logiche logiche. Si vede la tradizione nipponica nella sobrietà dei colori e nell'assenza di cromature. E' una moto molto vicina a noi europei pur se il concetto stesso di “digger” è nato negli States.

Motore stock interamente smontato e revisionato (tranne il basamento), filtro dell'aria a trombetta e scarichi drag-pipes. La ciclistica è stata invece realizzata partendo da un disegno sul classico foglio di carta che poi si è evoluto in un progetto ben definito dove quasi ogni parte è stata appositamente realizzata. La scelta di montare un avvolgente cupolino delle moto da endurance degli anni settanta è intuizione a dir poco geniale.  

 

mercoledì 13 maggio 2020

K Dragster




Harley-Davidson K model 1952 dragster


Harley-Davidson K model 1952 dragster


Harley-Davidson K model 1952 dragster

 Il classico esempio di come rendere “cattivo” un vecchio modello del 1952


Facciamo un passo in avanti. Alla “Company”, verso la metà degli anni cinquanta, si resero conto che serviva un modello che sostituisse il vetusto “K”, ormai non più in grado di reggere il confronto nei circuiti con le “inglesi” (molto più leggere e maneggevoli) che iniziavano a spadroneggiare
Sebbene vi fosse stato un continuo aggiornamento con l'introduzione di nuove versioni (dal KR per le competizioni al KHK stradale)  alla fine il modello “K” fu mandato in pensione per far posto al neonato Sportster.

Diversamente dallo Sportster il modello “K” non è entrato nel cuore degli appassionati. Quei pochi esemplari tutt'ora esistenti, hanno subito per la maggior parte un restauro conservativo oppure una leggera customizzazione, volta a migliorarne alcuni aspetti.
Un modello “K” rivisto in chiave dragster old-style fa abbastanza effetto per una serie di motivi, tra i quali la poca potenza del motore che, in questo caso, non è stato assolutamente elaborato

Gli interventi sono avvenuti unicamente a livello estetico e ciclistico (alleggerimento globale), sebbene l'esemplare in questione sia stato smontato completamente ed il telaio, oltre a subire un'opera di “molding” (eliminazione delle imperfezioni), verniciato in un rosso acceso e privato degli ammortizzatori posteriori.

Tante parti sono state forate per ridurre il peso, seguendo il paradigma della vecchia scuola.
Una preparazione inusuale ma molto affascinante! 


mercoledì 6 maggio 2020

Forza Bruta!!!







Un tranquillo Sportster del 2001 viene trasformato in una moto da teppista!!!


Capita assai di rado di imbattersi in elaborazioni su base Sportster in chiave tanto spinte sia a livello estetico che ciclistico. A vedere questa moto da lontano sembra la solita "jap" da sparo di ultima generazione, modificata per le gare clandestine su strada.
A parte il telaio, di originale dello Sportster 883 del 2001 è rimasto molto poco. Poichè è quello che rimane più impresso, iniziamo dalla parte ciclistica.

Svaliggiando (....pardon....attingendo....) all'ampio catalogo Hyperpro si è montata una nuova forcella con steli da 43mm, ammortizzatori posteriori più lunghi (da 11,5 a 12 pollici), cambiando anche le piastre di sterzo in modo da intervenire sull'off-set per migliorare la maneggevolezza della moto. I cerchi sono in alluminio forgiato da 17 pollici ed anteriormente troviamo una coppia di dischi dotati di pinze Brembo. La stessa Brembo fornisce anche la pinza posteriore. E' stato poi montato un forcellone in alluminio ricavato dal pieno (raramente ne ho visti di così ben fatti) che ha permesso il montaggio di una trasmissione finale a catena. 

Il motore è la parte meno esasperata, dal momento che è stato portato a 1200 cc con un kit Wiseco, abbinato ad un carburatore Mikuni HSR da 42mm ed un doppio scarico fornito da Tramp Cycle.

In mezzo ad un lavoro così importante, fatto di alluminio utilizzato ovunque, si notano le tubazioni del motore in treccia metallica montate al posto delle originali e l'ampio radiatore dell'olio dalla forma ricurva.

E se questo Sportster fosse veramente stato realizzato per  battere qualche "jap" durate gare clandestine notturne nelle metropoli ??????


mercoledì 29 aprile 2020

XR-TT Replica 1200


Nessuna diavoleria tecnica per questa “replica”.


Chissà come mai, quando si pensa di replicare qualche moto iconica vengono spesso in mente sacrifici umani e denaro speso a palate.
Fortunatamente non è sempre così. Bisogna avere, però, l'occhio fine ed il polso della situazione.
Per avere un “XR-TT Replica” basta relativamente poco. Con qualche accorgimento può essere assemblato anche in casa. 

Ovviamente la parte più difficile è rappresentata dalle sovrastrutture in fiberglass che possono essere commissionate e fatte realizzare a qualunque azienda del settore (anche se in questo caso troviamo un grosso serbatoio in alluminio che funge anche da serbatoio dell'olio).
La base di partenza ottimale (come in questo caso) è uno Sportster Evolution pre-2003, meglio se nella cilindrata 1200 (per ovvie ragioni legate alla maggior potenza del motore).
Su questo Sportster è stato spostato il serbatoio dell'olio sotto al motore e collocata la batteria dentro al grosso codone.

A livello ciclistico, la forcella è rimasta di serie ed ha subito il trapianto di nuove molle abbinate ad olio più denso. Posteriormente un paio di ammortizzatori Koni regolabili, leggermente più lunghi degli originali, lavorano su un differente forcellone in alluminio. I cerchi sono a raggi da 18 pollici. Completa la ciclistica un ammortizzatore di sterzo WP e pedane arretrate.
Il motore è strettamente di serie, salvo un carburatore Mikuni HSR42 ed un paio di scarichi Supertrapp alti.

La colorazione, ovviamente, è fedele all'originale. 
Come si vede, gli interventi sono stati importanti, ma si può anche optare per un intervento solo sulle sovrastrutture e sugli scarichi. 

mercoledì 22 aprile 2020

Ora legale!!!!

harley davidson xr750 street tracker

harley davidson xr750 street tracker

harley davidson xr750 street tracker

harley davidson xr750 street tracker

Qualcuno è riuscito nell'intento di addomesticare (si fa per dire) una belva come l'XR750 da flat-track....


…..e di farla circolare sulle strade statunitensi, situazione quasi impossibile in Italia (se si vuole essere in regola con le norma del Codice della Strada).
Per legalizzare la moto sono bastati pochi accorgimenti: faro posteriore, targa freno anteriore.
In più la “belva”, rispetto a quando correva sugli ovali in terra battuta, ha avuto qualche accorgimento.

Il motore è rimasto come era in origine, con i due carburatori Mikuni da 38mm ed il doppio scarico Supertrapp sul lato sinistro, ma per adattare la moto all'utilizzo stradale è stata montata una frizione Magura.

Il telaio C&J è stato sottoposto ad una attenta verifica e nuovamente verniciato, la forcella proviene da una Honda CBR600, mentre il singolo ammortizzatore posteriore e della Penske, del quale è stato leggermente aumentato l'interasse per avere maggiore carico sulla parte anteriore e permettere alla moto di curvare più velocemente (si tratta di una moto stradale...).

Parlando del comparto freni, all'anteriore troviamo Brembo (disco da 320mm)  ed al posteriore Grimeca.
I cerchi sono entrambi in alluminio forgiato da 19 pollici della Performance Machine, mentre la carrozzeria è interamente in fibra di carbonio.

Certo che definire  “stradale” una moto simile che sviluppa quasi 100 cv, solo perchè ha targa e faro posteriore mi sembra esagerato..... 


mercoledì 15 aprile 2020

Gentleman Jim

harley davidson sportster british style

harley davidson sportster british style

harley davidson sportster british style

harley davidson sportster british style

harley davidson sportster british style

Pochi, sapienti, tocchi sono sufficienti per "inglesizzare" uno Sportster.


Elaborazioni dello Sportster in chiave "british" se ne vedono molto poche, diversamente da quelle in puro stile "british-cafe racer" che hanno un notevole seguito tra gli appassionati.
Il primo passo in questo senso è quello di studiare una linea "leggera" e perfettamente parallela al terreno. La moto deve essere pulita nelle forme ed armonica.

Sulla carta l'operazione non è difficile, ma quando si attua nel concreto i risultati potrebbero non essere quelli sperati a causa dell'andamento del telaio nella parte centrale e posteriore. Per raggiungere un buon risultato bisogna intervenire sul telaio della moto come ha fatto il noto preparatore Deus di Sidney. 

Partendo da un 1200 Custom ad iniezione del 2008 è stata sostituita la parte posteriore del telaio con quella di una Kawasaki W650. Sono stati sostituiti i cerchi (ora da 19 pollici all'anteriore e 18 al posteriore, invece di 21 all'anteriore e 16 al posteriore) a raggi. Lavorando sulla parte interna della forcella e montando un paio di ammortizzatori posteriori Ikon ne trae beneficio sia l'aspetto, sia la guida che diventa più fluida.
Completano l'opera dei parafanghi aftermarket ed una sella artigianale. Il motore, tranne uno scarico due-in-uno RSD abbinato ad un filtro dell'aria aperto (è stato reso necessario intervenire sulla centralina) è di serie.

Stranamente si è utilizzato il serbatoio da 17 litri che è stato inserito bene nel contesto. Una moto da veri gentiluomini!!!!    


mercoledì 8 aprile 2020

Copia Carbone!!!!






Una perfetta replica della XR750TT del 1972 guidata da Cal Rayborn, costruita utilizzando uno Sportster 1100 del 1987 con il cambio a quattro rapporti.


Questa moto è apparsa su una rivista di moto qualche anno addietro. Se non ricordo male 2004 o 2005. Un lavoro lunghissimo ed una serie infinita di parti speciali. Si va dai cerchi Akront da 18 pollici ai freni a tamburo Grimeca, al serbatoio in vetroresina Norton Manx Replica, al carter della trasmissione primaria lavorato in modo da renderlo uguale a quello originale.

Il motore ha visto il montaggio di una coppia di carburatori Mikuni da 38 con cornetti d'aspirazione che sbucano fuori dalla carena (altro preziosismo) ed una coppia di scarichi liberi che escono sul lato sinistro. Da lodare l'idea di ventole di raffreddamento abilmente nascoste all'interno della carena ed azionate da un interruttore manuale.

Qualcuno riesce a distinguerla dalla versione originale ??????


lunedì 6 aprile 2020

Vecchia idea!!!

sportster ironhead tracker odfu customs

sportster ironhead tracker odfu customs

sportster ironhead tracker odfu customs

sportster ironhead tracker odfu customs

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La famigerata XR750 ispira questo Ironhead riportato a nuovo dopo trent’anni di letargo…..

La vita è molto strana e spesso è produttiva di scelte che possono risultare del tutto incomprensibili. Prendiamo il caso di questo vecchio Sportster Ironhead trovato ridotto malissimo in un garage, privato di molte parti. L’idea di fondo era quella di costruire una moto da flat-track per gare d’epoca, ma poi si è pensato ad un utilizzo stradale. Nel frattempo il progetto era partito, per cui poi si è lavorato per addolcire il carattere del vecchio Ironhead. 


Il lavoro è iniziato finendo di smontare totalmente la moto,  riverniciando il telaio e modificandolo nella zona posteriore. Al telaio sono state abbinate sospensioni originali che lavorano su cerchi Borrani WM3 da 19 pollici dotati di pneumatici scolpiti Pirelli MT-53. Il motore è stato smontato completamente e, per non comprometterne l’affidabilità, ha mantenuto le caratteristiche originarie salvo un paio di scarichi alti con terminali a tromboncino ed un carburatore S&S con filtro dell’aria aperto. L’alluminio presente è stato quasi interamente spazzolato per donare un aspetto rude alla moto. 

La carrozzeria è in fibra di vetro e molto ben realizzata, con la striminzita sella rivestita in alcantara. Su questa moto stona solo la pompa freno anteriore Nisin, seppur molto valida tecnicamente, troppo moderna rispetto al resto della moto. Un piccolo appunto su un bellissimo progetto.