Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 6 luglio 2016

XR 1200 Racing Joe's Room!

xr1200 racing joes room side right

xr1200 racing joes room front right angle

xr1200 racing joes room engine

xr1200 racing joes room fork

xr1200 racing joes room steering

joes room on his xr1200 in track

 

  In Italia sono sempre stati in pochi a credere nelle velleità corsaiole dello Sportster. Nel lontano Giappone, invece, le cose stanno diversamente.....

 

.....poichè sono molti gli appassionati che elaborano la propria Harley per andarci in pista.....
Questa XR 1200  è l'esempio pratico.

Certamente i lavori da effettuare, per potersi divertire non sono pochissimi, ma la passione spesso non ha prezzo e cimentarsi in sfide improbabili aiuta a sentirsi vivi non poco.

Contrariamente  quanto si possa pensare il motore, che di serie fornisce già 90 cv, beneficia solo di alcuni interventi: valvole, molle e punterie Screamin' Eagle, aste della distribuzione Zipper's,  filtro dell'aria Vance & Hines, scarico due-in-uno con terminale Supertrapp (è stato utilizzato un kit della Vance & Hines per eliminare il sensore della sonda allo scarico http://xr1200.vanceandhines.com/race-kit/31003/).

Gran parte del lavoro riguarda la ciclistica. Anteriormente è stata montata una forcella Ohlins FG 324, di tipo upside-down, con steli da 43 mm, su una diversa piastra di sterzo in alluminio ricavato dal pieno.
Componenti Ohlins (HD0041) vengono utilizzati anche posteriormente.
I pneumatici sono Pirelli SC1 (120-70-17 anteriormente e 180-60-17 posteriormente).
Italiani sono anche i freni anteriori, poiché è stato utilizzato un impianto Brembo, doppio disco, ad attacco radiale. Posteriormente, invece, si è scelto un disco Braking (purtroppo non sono state fornite le misure dei freni e dei cerchi).

A parte alcuni dettagli circa componenti di vario tipo, come ad esempio il parafango anteriore proveniente da una Buell XB, non abbiamo maggiori informazioni.

L'analisi delle modifiche apportate (non è stato possibile contattare direttamente il proprietario a causa delle evidenti differenze linguistiche), induce a pensare che sul motore si sia intervenuto solo il minimo indispensabile per non comprometterne l'affidabilità, migliorando le doti di coppia ai medi regimi ed un poco l'allungo, mentre le scelte su ciclistica e pneumatici fanno ritenere che si sia cercata una miglior precisione di guida.

La XR 1200 Joe's Room affascina molto. Le soluzioni tecniche adottate  indicano la precisa volontà di tirar fuori un mezzo da gara da una moto che, a tutti gli effetti, è uno Sportster migliorato. Si tratta di un progetto che, ci si augura, possa trovare un sempre maggior numero di seguaci, non solo in Giappone, ma anche nella vecchia Europa ed, in particolare, in Italia.


UP: la piastra di sterzo

DOWN: è una moto da corsa, ma la grafica non la esalta



martedì 21 giugno 2016

American 1200

american 1200 sportster cafe racer by deus side right

american 1200 sportster cafe racer by deus side left

american 1200 sportster cafe racer by deus engine


american 1200 sportster cafe racer by deus front right angle

harley davidson xr 750 tt side right
Harley-Davidson XR 750 TT
american 1200 sportster cafe racer by deus picture

 

Deus costruisce uno splendido Sportster cafe racer, stilisticamente molto vicino alle XR/TT 750 che negli anni settanta gareggiavano  nel Grand National.

 

In quegli anni le moto che gareggiavano nel Grand National avevano una doppia anima, stante il fatto che si trovavano a competere sia su sterrato che asfalto. Accadde così che la XR 750, nata per le gare da dirt-track, venisse elaborata per affrontare efficacemente i famigerati  “catini” americani (tipo Daytona). Nacque la versione  “TT”, che si differenziava a prima vista da quella che veniva utilizzata nel dirt-track, per le diverse sovrastrutture (serbatoio più lungo e capiente, sella più corta e semi-manubri, che costringevano ad una posizione di guida  distesa) e la presenza di una grossa carenatura.

Michael Woolaway (detto Woolie) di Deus, costruisce uno Sportster cafe racer avendo in mente la celebre XR 750/TT, ma spogliata della sua carenatura.

Per riuscire ad avere una moto quanto più vicina all'originale Woolie si procura il celebre telaio della XR 750/TT, denominato “Low Boy”, che adatta ad un utilizzo stradale modificandone numerose parti.

Viene poi elaborato il motore attraverso l'utilizzo di pistoni forgiati con un maggiore rapporto di compressione, unitamente a testate Edelbrock dotate di valvole maggiorate. Il montaggio di queste parti richiede una nuova equilibratura dell'albero motore al fine di evitare possibili cedimenti all'interno del basamento. I due scarichi Supertrapp alti ed un carburatore Mikuni completano l'elaborazione del motore.

La ciclistica beneficia di una forcella proveniente da una Buell, con piastre di sterzo fatte a mano, mentre posteriormente troviamo un ammortizzatore della Works Performance Products che viene montato lateralmente ed agganciato alla parte centrale del telaio.
Il resto è composto da numerosi dettagli fatti a mano e da un bellissimo gruppo codone-serbatoio.

Più che di una cafe racer, si tratta di una moto racing adattata per un utilizzo stradale.
Verrebbe voglia, infatti, di aggiungere la carenatura e farla correre in qualche gara. Magari proprio a Daytona......


UP: l'attacco dell'ammortizzatore posteriore al telaio

DOWN:  i numerosi cavi troppo in vista



mercoledì 1 giugno 2016

Ritorno alle origini: Norley Sportster cafe racer !!!!!!

norley








Una cafe racer costruita sulla base di un motore Harley-Davidson Sportster, secondo le prerogative dell'epoca in cui nacquero queste moto: i famosi anni sessanta!

 


La storia del movimento cafe racer è praticamente conosciuta a tutti. Verso la fine degli anni cinquanta attorno all'Ace Cafe di Londra, locale diventato poi cult, si riunivano giovani motociclisti in brillantina, che amavano sfidarsi con le loro moto a ritmo di rock and roll. Le moto erano in prevalenza inglesi e venivano alleggerite all'inverosimile.

Nacquero le cafe racer, moto che avevano dei connotati ben precisi: motori quasi sempre ad uno o due cilindri e spesso elaborati, semi-manubri, pedane arretrate, sella ad un posto e mezzo.  In pratica delle vere e proprie race replica circolanti su strada.

Molti non sanno, però, che in quell'epoca andava molto di moda mischiare elementi di diverse moto per avere mezzi ancor più performanti. 

Accadde così che nacquero molte moto  “ibride” costruite spesso nei garage di casa.

La più famosa di tutte la mitica Triton, che combinava il famoso telaio Norton Featherbed  ( il cosiddetto “letto di piume”) con l'ultra performante motore bicilindrico della Triumph Bonneville.

Finita quell'epoca, molti sembrarono dimenticarsi di quanto era accaduto.
Nel 2001 la Triumph mise nuovamente in produzione la Bonneville e, come per magia, complice anche la rapida diffusione del movimento special e cafe racer negli anni successivi,  moto come le Triton divennero nuovamente in voga.

Alain Bernard di Santiago Chopper, azienda che si trova in Florida, ha pensato bene di costruire una cafe racer che richiamasse totalmente i concetti delle varie Triton, Tribsa, Norvin ecc, costruendo un telaio di ispirazione Norton intorno al motore Sportster, creando una sorta di  “kit bike” regolarmente in vendita, che può essere allestita secondo i propri gusti.

Un esemplare della foto è stata costruita intorno ad un motore Sportster 1200 dotato di carburatore Kehin CR, filtro dell'aria aperto e scarico Supertrapp.
L'altro, invece, ha diversi scarichi sovrapposti ed il filtro dell'aria originale dello Sportster.
L'ultimo esemplare della foto ha, invece, un terminale Kerker di moderna concezione ed un manubrio alto.

La parte ciclistica, oltre al già citato telaio di ispirazione Norton al cromo-molibdeno costruito dall'azienda gallese JW Motorcycles, prevede nella maggior parte dei casi l'impiego di un avantreno prelevato da una Ducati Sportclassic, ma la moto può essere costruita secondo le esigenze del compratore (http://www.norleycaferacer.com/).
Il resto, sono numerose parti costruite in casa come, per esempio, il serbatoio dell'olio e quello del carburante in alluminio.

La Norley è una delle poche, VERE, cafe racer costruite utilizzando un motore Harley-Davidson Sportster. Una moto che non può non conquistare anche i non amanti del genere. Su alcune versioni andrebbero curati maggiormente alcuni dettagli, ma si tratta di piccoli difetti.

UP: in primis lo stupendo telaio stile Norton, ma piace da morire anche il serbatoio dell'olio

DOWN: le finiture anotizzate rosse su un esemplare
 



mercoledì 25 maggio 2016

Carducci Dual Sport SC3. Uno Sportster per il deserto!

carducci dual sport






 

Uno Sportster per affrontare il deserto senza problemi mancava. Poi è arrivato un ingegnere italoamericano sognatore di nome Jim Carducci......

 

.....ed il suo progetto ha preso forma nel migliore dei modi (la moto è stata progettata interamente al CAD è costruita con macchine a controllo numerico).
La moto dall'idea del suo inventore di non avere uno Sportster di serie adattato con pochi lavori ad affrontare tutti i terreni, ma qualcosa di nuovo ed innovativo in tal senso. E' un vero tripudio all'avventura ed ogni particolare è finalizzato ad esaltarne questo aspetto.

Nella progettazione della SC3, si è partiti da un elemento base: il motore dello Sportster doveva incastonarsi nel telaio originale che, nella parte posteriore, è stato comunque modificato. Per ragioni legate sia al minor peso che alla conformazione stessa del telaio, si è partiti da uno Sportster del 2003 con il motore montato rigidamente al telaio.

Il motore ha subito pochi interventi, finalizzati esclusivamente un poco più di potenza e coppia rispetto a quello originale. Per evitare, infatti, di perdere la proverbiale affidabilità (indispensabile nelle lunghe traversate desertiche....) del bicilindrico Sportster ad aste e bilancieri, sono stati esclusi categoricamente interventi sul basamento.

La cilindrata è stata portata a 1250 tramite un kit NRHS, ma sono stati montati pistoni dal diametro maggiorato su nuovi cilindri, abbinati ad alberi a cammes Andrews N4, senza intervenire minimamente sulla corsa.

Il carburatore è rimasto di serie, ma il filtro dell'aria è stato sostituito da un elemento K&N (esternamente mantiene la conformazione originale).

Nella prima versione del progetto l'impianto di scarico era un Supertrapp due-in-due alto.
Successivamente (come si può vedere dall'ultima foto) è stato montato invece un due-in-uno artigianale con terminale Leo-Vince in carbonio.

Gran parte del lavoro di progettazione e costruzione ha riguardato sovrastrutture ciclistica, che è stata cambiata nelle quote originarie.

Il telaio è stato modificato posteriormente in modo che gli ammortizzatori (Ohlins) fossero perfettamente verticali e potessero lavorare su un diverso forcellone in alluminio ricavato dal pieno, costruito appositamente per la SC3. E' stato poi aggiunto un telaietto, costruito anche esso in casa, così come il bellissimo serbatoio del carburante da 22 litri.

L'utilizzo di numerosi componenti di qualità come il manubrio Biltwell, le pedane Joker Machine, la sella Corbin, i freni Beringer, di una forcella Ohlins da 48 mm a steli rovesciati e cerchi Buchanan's (da 18 pollici il posteriore e 21 l'anteriore anche se è previsto il montaggio di cerchi con misure stradali da 17 pollici al posteriore e 19 all'anteriore) completano l'opera di costruzione.

Il risultato di questo lavoro che ha comportato, come evidenziato sopra, una necessaria rivisitazione delle quote della ciclistica, è stato l'aumento dell'altezza della sella (superiore ai 900 mm) e dell'interasse, oltre ad una maggior escursione di forcella (+ 250 mm) ed ammortizzatori (+ 200 mm).

Il peso a secco della moto si aggira attorno ai 206 chilogrammi.

E' stato poi previsto il montaggio di un sofisticato sistema GPS.

Si tratta di un'ottima realizzazione, frutto di un accurato studio e di un'opera di ingegneria notevole.

Purtroppo sarà difficile vederne in produzione su larga scala, dato l'artigianalità della moto ed i costi notevoli di produzione, anche se non è da escludere la creazione di una piccola serie.


UP: il telaietto posteriore

DOWN: i piccoli para-colpi sotto al serbatoio del carburante
 



martedì 17 maggio 2016

Bull Tracker

bulltracker







 

Uno Sportster Custom trasformato in una splendida scrambler, pronta anche ad affrontare qualche sterrato impegnativo......

 

Su questo blog, in un recente post (http://www.1957legend.it/2016/05/sportster-custom-2004.html ), avevamo presentato lo Sportster XL Custom del 2004, mettendo in evidenza come i modelli Custom, spesso siglati con la “C” fossero abbastanza ricercati ma non come i 1200 Roadster.

Ciò che non avevamo assolutamente sottolineato era come questi modelli non fossero molto utilizzati per elaborazioni, stante il cerchio da 21 pollici anteriore e l'abbondanza di cromature.

Il dealer belga H-D Capital Brussels ci mostra come con un XL Custom si possa creare una splendida scrambler (a dire il vero non si tratta di una novità assoluta in questo senso).
La meccanica è stock. Sul motore 1200 non sono stati effettuati interventi, salvo un filtro dell'aria S&S ed uno scarico due-in-due Supertrapp alto.

Come si può notare, gran parte del lavoro è stato effettuato sulla ciclistica, attraverso un nuovo assetto, ottenuto con ammortizzatori posteriori più lunghi di 50 mm di quelli originali e la modifica alla parte posteriore del telaio, che rende la moto molto più corta.
Su un mezzo del genere si debbono obbligatoriamente cambiare anche i pneumatici: vengono scelti dei Continental Off Road, abbinati ai cerchi di serie.
La cinghia della trasmissione originale lascia il posto ad una catena, ben più adatta al nuovo utilizzo di questo Sportster.
A finire l'opera ci pensano i due parafanghi e le bellissime tabelle portanumero.
Si tratta di una moto decisamente bella, sulla quale è molto difficile trovare dei difetti, salvo alcuni dettagli.


UP: una scrambler che diventa quasi una vera e propria moto da enduro anni settanta

DOWN: alcuni particolari come i led sulla forcella, le leve ed il fanalino posteriore color oro










martedì 3 maggio 2016

SP 15



 

Impronta brat/bobber con aggiunta di elementi da street tracker che danno vita ad uno Sportster concepito secondo la visione di Hide Motorcycles.

 

Il Giappone è un mondo a parte. Lontano anni luce dalla visione occidentale, sebbene con la globalizzazione alcune distanze a livello culturale si stiano riducendo.  Anche nel settore custom questa differenza, rispetto alla cultura occidentale, è tangibile. Basti pensare all'ormai decantato “japan style” in tema di chopper, che ormai sta diventando tanto di moda in Italia e facilmente riconoscibile.

Lontano anni luce dalla concezione occidentale di street-tracker, questo Sportster offre un nuovo punto di vista sul tema.  Telaio abbassato all'inverosimile, grossi pneumatici, struttura minimalista, forma sostanzialmente snella,  sono elementi tipici di moto “bobber” dal sapore “brat”.  L'aspetto generalmente aggressivo, il largo manubrio, la coda corta e lo scarico doppio (Supertrapp) che esce alto su un lato, caratterizzano invece le street-tracker, moto nate per correre sulle strade del centro abitato che debbono avere, quindi, degli espliciti richiami al mondo racing attraverso l'utilizzo di parti specifiche.

Sembra che attraverso questo Sportster il noto preparatore giapponese abbia voluto offrire una nuova visione di motocicletta nata per il contesto urbano. Da notare che il motore (883 del 2002), a parte un filtro dell'aria aperto e lo scarico, non ha subito alcuna modifica, per privilegiarne l'affidabilità.
Anche la ciclistica è rimasta praticamente di serie, salvo gli interventi necessari per ottenere un  assetto  “low”. Gli stessi pneumatici Firestone, sono stati montati su cerchi originali (da 19 pollici quello anteriore e da 16 pollici quello posteriore).
Il richiamo al mondo racing quindi è solo visivo.

Ci si chiede quindi se ci si trovi innanzi ad una motocicletta di ispirazione bobber oppure, al contrario, si debba parlare di street tracker. Sebbene l'impronta di base faccia ad un bobber, siamo dell'idea che si tratti di un diverso modo di concepire una street-tracker.
Poichè diverse saranno le opinioni su questa moto, l'abbiamo inserita sia tra "street-tracker", che tra le "brat" e le "bobber".

UP: una nuova visione del tema street-tracker

DOWN: la verniciatura di base bianca non esalta la moto



giovedì 7 aprile 2016

883 Iron Scrambler



 

Montare un codone replica del famoso  “boat tail” su uno Sportster scrambler-tracker è un'idea che potrebbe far storcere il naso a molti puristi. Non quando, però, si deve semplicemente lodare il risultato finale.......

 

Nel lontano 1970, grazie ad una di quelle intuizioni di Willie G. Davidson che lo renderanno famoso negli anni, sulla XLH (ed anche sulla Super Glide) verrà montato il famoso  “boat tail”, un rivoluzionario parafango posteriore, dotato di faro tondo,  che prenderà questo nome dal mondo della nautica, dal quale è stata tratta l'ispirazione. Il “boat tail”  cambierà le forme dello Sportster drasticamente,  rappresentando un primo esempio di customizzazione operato direttamente dalla Harley-Davidson.
Date queste premesse, l'idea di montare questo parafango su una moto con ruote artigliate può risultare alquanto bizzarra. Nella Capitale, invece, sono riusciti a trovare la quadratura del cerchio grazie ad una armonia dell'insieme, resa possibile anche dall'utilizzo di una verniciatura nero-lucida, abbinata ad alcune parti del motore.

UP: armonia dell'insieme ed ottima idea di utilizzare il “boat tail”

DOWN:  accanto al nero-lucido (dominante) ed il grigio ci sarebbe voluto un colore più acceso in modo da esaltare le qualità costruttive di questa moto.









sabato 2 aprile 2016

883 Tracker





Semplicemente tracker. Questa Sportster è apertamente ispirata alle gare da Dirt Track degli anni sessanta e settanta.

 

Oltre che per il chiaro riferimento al dirt track degli anni passati, questa 883 ha colpito per la semplicità dell'insieme ed alcuni particolari che sono sembrati azzeccati come la verniciatura di ispirazione Scremin'Eagle e gli scarichi Supertrapp alti.

UP: verniciatura e scarichi Supertrapp

DOWN: i pneumatici Avon Speed Master che non sono indicati per una tracker



mercoledì 17 febbraio 2016

Iron Lung: il "polmone di ferro"!!!!!








Uno Sportster da corsa, costruito con uno sguardo alla cultura racing  star and stripes degli anni settanta, che potrebbe prendere parte immediatamente a gare per moto di endurance di quel periodo.

 

Sarebbe interessante sapere se il risultato finale corrisponde in pieno al progetto iniziale, perchè Iron Lung ha connotati  sportivi, che però stonano con un'impostazione decisamente racing del mezzo.
Lo stesso nome (decisamente inusuale per una motocicletta) forse vuole indicare in maniera chiara e netta che si tratta di un mezzo ispirato alle corse, ma non così estremo per quanto riguarda il motore che è praticamente di serie.
Tralasciando questi amletici dubbi, non si può non ammirare il lavoro effettuato sullo Sportster del 1991 dalla azienda di Portland.
Ci sono molti aspetti di questa moto che colpiscono. Possiamo parlare dei due serbatoi incastrati e sovrapposti come se fosse uno solo (quello anteriore contiene la benzina, quello vicino alla sella l'olio motore che lubrifica il gruppo termico attraverso due tubazioni rigide esterne) e della batteria montata posteriormente come le moto da corsa.
Ma colpisce anche la scelta, discutibile, di adottare due grossi pneumatici Avon montati su cerchi lenticolari di provenienza Harley-Davidson Fat-Boy ( si era pensato anche a cerchi GSX-R e Vrod ma erano troppo moderni),  la verniciatura oro e bianco con grafiche anni settanta ed il lavoro effettuato sulla parte posteriore del telaio, per caricare la seduta del guidatore più indietro. Sulla ciclistica si è lavorato in modo da abbassare la moto il più possibile sia anteriormente che posteriormente, utilizzando  una forcella Wide Glide su piastre in alluminio billet ricavate dal pieno e due ammortizzatori Progressive Suspension.
Come detto, il motore non ha subito praticamente modifiche, se si eccettua un kit di pistoni Wiseco in grado di portare la cilindrata dagli originari 883 a 1200 e due scarichi Supertrapp che escono alti sul lato destro, sullo stile delle moto da flat-track.
Poco dopo essere stata costruita ha avuto un test sul circuito di Southern Oregon e, viste alcune scelte a livello ciclistico, non sorprende che si sia rivelata non proprio facile da guidare.

UP: alcune lavorazioni come i due serbatoi incastrati e sovrapposti nella parte anteriore, la batteria a vista sul codone, il lavoro sulla parte posteriore del telaio e le grafiche racing anni settanta.
DOWN: l'adozione di grossi pneumatici Avon su cerchi Fat-Boy, gli scarichi Supertrapp che escono posteriormente dalla sagoma della moto. Su una moto del genere si sarebbe dovuti elaborare maggiormente il motore.