Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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lunedì 5 settembre 2016

Sportster 1200 TT Racing!!!!!

sportster 1200 tt racing by rsm side right

sportster 1200 tt racing by rsm side left

sportster 1200 tt racing by rsm seat

sportster 1200 tt racing by rsm back gas tank

sportster 1200 tt racing by rsm front left angle

Il demone del TT colpisce ancora una volta, facendo costruire questo Sportster in grado di affrontare senza pensieri il leggendario tracciato dell'Isola di Man!

 

La corsa del Tourist Trophy è una di quelle gare che hanno fatto, nel bene e nel male, la storia  del motociclismo. A fronte di un numero sempre più consistente di vittime e, nonostante da decenni sia stata tolta dal calendario delle gare titolate, rappresenta un evento di indubbio fascino in grado di catalizzare l'attenzione di numerose persone.
Per molti piloti è diventata una vera e propria dipendenza e numerose sono le aziende del settore che in qualche modo sono interessate a questo evento, tanto è vero che stanno nascendo anche diverse elaborazioni di moto a tema.

Lo Sportster 1200  di Rock Solid Motorcycles rappresenta uno dei più fulgidi esempi di come si possa elaborare a tema una moto nata, in realtà, per altri scopi.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare per questo tipo di moto, il motore ha subito pochi, ma mirati interventi, riguardando unicamente la sostituzione del carburatore originale con un Mikuni HSR da 42mm ed uno scarico due-in-uno con terminale Supetrapp.

La parte più importante del lavoro ha riguardato la parte ciclistica e le sovrastrutture.
Il telaio è stato interamente costruito, così come il forcellone (dal diverso disegno rispetto all'originale e dotato di rinforzo).
Gli ammortizzatori posteriori sono gli originali dotati di serbatoio dell'olio separato, sui quali si è provveduto a sostituire le molle con altre di tipo progressivo.
Intervento analogo è stato effettuato sull'unita ammortizzante anteriore. La forcella Showa di serie è rimasta al suo posto, ma è stata abbassata e sono state montate all'interno molle di tipo progressivo.

Al fine di riuscire a costruire una vera moto da TT, è stato curato moltissimo l'aspetto estetico non solo per quanto riguarda la bellissima verniciatura bicolore delle Harley-Davidson da corsa, ma soprattutto per la finitura delle sovrastrutture. Sono fondamentali le linee che debbono comportare una perfetta armonizzazione tra le varie parti.
Serbatoio della benzina e codino (con sella in alcantara) provengono da una Yamaha da corsa, mentre il cupolino da una Ducati degli anni settanta e sono stati minuziosamente lavorati per essere adattati allo Sportster.

Il grosso lavoro di armonizzazione ed adattamento effettuato sulle sovrastrutture, conferisce allo Sportster 1200 TT l'aspetto di una vera moto “racing” nata per il terribile “Mountain” (così viene anche chiamato il Tourist Trophy), esaltata dalla bellissima verniciatura racing Harley-Davidson. 

A fronte di interventi notevoli anche se non eccessivi sulla parte ciclistica (sebbene il telaio sia stato costruito, gli elementi ammortizzanti rimangono invece praticamente di serie), si nota la quasi totale assenza di modifiche al motore, sul quale si sarebbe dovuto intervenire un poco di più ma senza comprometterne la proverbiale affidabilità (montando alberi a cammes dal profilo più spinto ed una nuova centralina).

UP: telaio e sovrastrutture

DOWN: motore troppo poco elaborato


martedì 19 luglio 2016

Bad Girls!!!!

bad girls sportster by classic co 2007 article pag 1

bad girls sportster by classic co 2007 article pag 2

bad girls sportster by classic 2007 article pag 3

bad girls sportster by classic co 2007 article pag 4

bad girls sportster by classic co 2007 article pag 5

bad girls sportster by classic co 2007 article pag 6

 

Due Sportster Ironhead incattivite scorazzano (speriamo ancora oggi....) su circuiti e strade spagnole!

 

 

Nel 2007 la rivista italiana Racer Magazine presenta queste due Sportster Ironhead  elaborate nell'officina Madrilena Classic Co.

Si tratta di una scelta audace e suggestiva non tanto da parte della redazione della rivista Racer, ma in ordine agli stessi preparatori che preferiscono degli Sportster Ironhead da elaborare in chiave sportiva e cafe racer.

Siamo, infatti, in piena epopea Triumph che, con le sue Bonneville e Thruxton, ha praticamente monopolizzato il mercato delle elaborazioni in chiave cafe racer.
Laddove non si vedono questi due modelli Triumph, qualche Ducati Monster appare rimaneggiato con semimanubri, scarichi aperti e qualche altra miglioria ciclistica.

Anche la stampa del settore (sopratutto in Italia) sembra legare il concetto di cafe racer o racer vintage principalmente a questi modelli Triumph e Ducati.
Gli altri marchi non godono della stessa considerazione, quando si parla di cafe racer.

Le moto in questione sono differenti per utilizzo ed alcune scelte tecniche pur mantenendo una matrice comune in ordine al motore Sportster Ironhead 1000 ed alle sovrastrutture in fibra di vetro che conferiscono ad entrambe la stessa linea.
Se, però, la carenata, in vista del suo utilizzo racing ha alcuni accorgimenti tecnici quali il rinforzo del telaio nella zona del cannotto di sterzo e del forcellone, lo stesso non si può dire di quella stradale che mantiene il telaio stock.
Per il resto anche le misure dei pneumatici e l'elaborazione del motore sono abbastanza simili e non molto invasive (carburatore con relativo filtro e scarichi aperti per entrambe).

Presentare entrambe le moto in un unico articolo appare quanto mai logico e sensato. L'articolo mette bene in risalto non solo le elaborazioni effettuate ma anche le differenze tra le due moto.
Moto che risultano ben costruite e perfettamente in linea con la loro vocazione.


UP: originalità di entrambi i progetti, considerando il contesto storico

DOWN: quel tipo di tinta arancio le mortifica

 



mercoledì 6 luglio 2016

XR 1200 Racing Joe's Room!

xr1200 racing joes room side right

xr1200 racing joes room front right angle

xr1200 racing joes room engine

xr1200 racing joes room fork

xr1200 racing joes room steering

joes room on his xr1200 in track

 

  In Italia sono sempre stati in pochi a credere nelle velleità corsaiole dello Sportster. Nel lontano Giappone, invece, le cose stanno diversamente.....

 

.....poichè sono molti gli appassionati che elaborano la propria Harley per andarci in pista.....
Questa XR 1200  è l'esempio pratico.

Certamente i lavori da effettuare, per potersi divertire non sono pochissimi, ma la passione spesso non ha prezzo e cimentarsi in sfide improbabili aiuta a sentirsi vivi non poco.

Contrariamente  quanto si possa pensare il motore, che di serie fornisce già 90 cv, beneficia solo di alcuni interventi: valvole, molle e punterie Screamin' Eagle, aste della distribuzione Zipper's,  filtro dell'aria Vance & Hines, scarico due-in-uno con terminale Supertrapp (è stato utilizzato un kit della Vance & Hines per eliminare il sensore della sonda allo scarico http://xr1200.vanceandhines.com/race-kit/31003/).

Gran parte del lavoro riguarda la ciclistica. Anteriormente è stata montata una forcella Ohlins FG 324, di tipo upside-down, con steli da 43 mm, su una diversa piastra di sterzo in alluminio ricavato dal pieno.
Componenti Ohlins (HD0041) vengono utilizzati anche posteriormente.
I pneumatici sono Pirelli SC1 (120-70-17 anteriormente e 180-60-17 posteriormente).
Italiani sono anche i freni anteriori, poiché è stato utilizzato un impianto Brembo, doppio disco, ad attacco radiale. Posteriormente, invece, si è scelto un disco Braking (purtroppo non sono state fornite le misure dei freni e dei cerchi).

A parte alcuni dettagli circa componenti di vario tipo, come ad esempio il parafango anteriore proveniente da una Buell XB, non abbiamo maggiori informazioni.

L'analisi delle modifiche apportate (non è stato possibile contattare direttamente il proprietario a causa delle evidenti differenze linguistiche), induce a pensare che sul motore si sia intervenuto solo il minimo indispensabile per non comprometterne l'affidabilità, migliorando le doti di coppia ai medi regimi ed un poco l'allungo, mentre le scelte su ciclistica e pneumatici fanno ritenere che si sia cercata una miglior precisione di guida.

La XR 1200 Joe's Room affascina molto. Le soluzioni tecniche adottate  indicano la precisa volontà di tirar fuori un mezzo da gara da una moto che, a tutti gli effetti, è uno Sportster migliorato. Si tratta di un progetto che, ci si augura, possa trovare un sempre maggior numero di seguaci, non solo in Giappone, ma anche nella vecchia Europa ed, in particolare, in Italia.


UP: la piastra di sterzo

DOWN: è una moto da corsa, ma la grafica non la esalta



martedì 28 giugno 2016

Miss Universe: custom Harley-Davidson Sportster racing

miss universe sportster racing by shaw speed side right

miss universe sportster racing by shaw speed side left

miss universe sportster racing by shaw speed front

miss universe sportster racing by shaw speed back

miss universe sportster racing by shaw speed fairing

miss universe sportster racing by shaw speed rear

Harley-Davidson Sportster Forty-Eight

miss universe sportster racing by shaw speed live photo

Il nome non poteva essere più appropriato per questo Sportster che ha perso totalmente la sua connotazione custom per acquistarne una racing.

 

Shaw Speed & Custom non finisce mai di stupire con le sue customizzazioni ed anche questa volta il risultato sorprende non poco.

La moto in questione è uno Sportster Forty-Eight che viene trasformato completamente su commissione di un facoltoso australiano, amante degli orologi.

Miss Universe, infatti, ha un forte richiamo a questo mondo ed è un mix di elementi che ricordano il passato con un tocco di modernità.

Le precise indicazioni del committente hanno portato i ragazzi di Shaw Speed ad effettuare un lavoro enorme smontando lo Sportster originario pezzo per pezzo.

Il telaio è stato modificato perimetralmente, nella parte anteriore, in modo da circondare il motore ed abbassare il serbatoio del carburante (all'interno del telaio così modificato vi è nascosto il serbatoio dell'olio). La parte posteriore, invece, è stata eliminata per far spazio ad un telaietto suplementare.

La ciclistica vede un forcellone costruito appositamente per questa moto più lungo dell'originale, che agisce su un cerchio da 21 pollici ed un ammortizzatore Ohlins, ancorato centralmente al telaio.
Di bellezza infinita la forcella tipo “girder” costruita attingendo alla tecnica delle Moto GP, sulla quale lavorano due dischi da 13 pollici e pinze a sei pistoni della Performance Machine. Anche il cerchio anteriore è da 21 pollici.

Il motore, invece, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non ha subito grossi interventi, a parte il montaggio di teste più performanti, un nuovo corpo farfallato ed uno scarico ad alte prestazioni.
Il resto dei lavori ha riguardato le sovrastrutture, molte delle quali costruite in casa, altre provenienti da altre parti (come la parte superiore della carena che è di una Ducati Panigale).

Miss Universe non solo è una moto bella esteticamente come poche, ma altrettanto intrigante per una serie di motivi. 
Vecchio e nuovo coesistono formando un insieme che solo gli occhi più attenti e preparati riescono a percepire. 
Più che di una moto customizzata, si può parlare di un vero e proprio gioiello, lontano anni luce da opere pacchiane e scontate in cui cadono molti customizzatori, quando si tratta di fondere stili e soluzioni tecniche appartenenti ad epoche differenti.

Per chi volesse ammirarla dal vivo non deve fare altro che aspettare EICMA 2016.


UP: il grande lavoro effettuato sul telaio e la splendida forcella tipo “girder”

DOWN: il colore dei cerchi



martedì 21 giugno 2016

American 1200

american 1200 sportster cafe racer by deus side right

american 1200 sportster cafe racer by deus side left

american 1200 sportster cafe racer by deus engine


american 1200 sportster cafe racer by deus front right angle

harley davidson xr 750 tt side right
Harley-Davidson XR 750 TT
american 1200 sportster cafe racer by deus picture

 

Deus costruisce uno splendido Sportster cafe racer, stilisticamente molto vicino alle XR/TT 750 che negli anni settanta gareggiavano  nel Grand National.

 

In quegli anni le moto che gareggiavano nel Grand National avevano una doppia anima, stante il fatto che si trovavano a competere sia su sterrato che asfalto. Accadde così che la XR 750, nata per le gare da dirt-track, venisse elaborata per affrontare efficacemente i famigerati  “catini” americani (tipo Daytona). Nacque la versione  “TT”, che si differenziava a prima vista da quella che veniva utilizzata nel dirt-track, per le diverse sovrastrutture (serbatoio più lungo e capiente, sella più corta e semi-manubri, che costringevano ad una posizione di guida  distesa) e la presenza di una grossa carenatura.

Michael Woolaway (detto Woolie) di Deus, costruisce uno Sportster cafe racer avendo in mente la celebre XR 750/TT, ma spogliata della sua carenatura.

Per riuscire ad avere una moto quanto più vicina all'originale Woolie si procura il celebre telaio della XR 750/TT, denominato “Low Boy”, che adatta ad un utilizzo stradale modificandone numerose parti.

Viene poi elaborato il motore attraverso l'utilizzo di pistoni forgiati con un maggiore rapporto di compressione, unitamente a testate Edelbrock dotate di valvole maggiorate. Il montaggio di queste parti richiede una nuova equilibratura dell'albero motore al fine di evitare possibili cedimenti all'interno del basamento. I due scarichi Supertrapp alti ed un carburatore Mikuni completano l'elaborazione del motore.

La ciclistica beneficia di una forcella proveniente da una Buell, con piastre di sterzo fatte a mano, mentre posteriormente troviamo un ammortizzatore della Works Performance Products che viene montato lateralmente ed agganciato alla parte centrale del telaio.
Il resto è composto da numerosi dettagli fatti a mano e da un bellissimo gruppo codone-serbatoio.

Più che di una cafe racer, si tratta di una moto racing adattata per un utilizzo stradale.
Verrebbe voglia, infatti, di aggiungere la carenatura e farla correre in qualche gara. Magari proprio a Daytona......


UP: l'attacco dell'ammortizzatore posteriore al telaio

DOWN:  i numerosi cavi troppo in vista



mercoledì 6 aprile 2016

Heroica





Roberto Demaldè, il boss di Harley-Davidson Parma, presenta questo Sportster che sembra uscito impolverato dal fienile di casa, dopo lustri di riposo forzato.....

 

Fin dalle prime foto della Heroica, si capiva che Roberto avrebbe attinto ad un passato lontano per la costruzione della sua moto. Un passato legato alle gare. Non solo il nome lo lasciava intendere, unitamente al tipo di verniciatura, ma numerosi dettagli come il cupolino, che sembrava costruito messo lì per qualche vecchia gara di endurance, unitamente a codone e serbatoio. Il tutto armonizzato da una continuità delle linee, che creavano l'armonia perfetta del mezzo. Chi ama i “vecchi tempi” non può che ammirare l'Heroica, oltretutto notando alcuni dettagli come l'estremo lavoro effettuato sul codone (in origine decisamente brutto) prelevato da una XR 1200 e lavorato per integrarne le tabelle porta numero e rendere poco visibile il posto del passeggero o gli scarichi costruiti in casa.  
L'Heroica, oltre a richiamare un passato motociclistico a misura d'uomo, ha quel qualcosa di entusiasmante che portava in se la Triumph Daytona Super III 900 degli anni novanta, con i pistoni Cosworth. Una moto che ha fatto storia nel recente passato del marchio inglese ed entrata nel cuore degli appassionati come, ci auguriamo, la Heroica!

UP: il bellissimo lavoro effettuato sulle sovrastrutture e la verniciatura.

DOWN: i terminali di scarico non ci piacciono proprio. Avremmo voluto vedere due forme a “trombone” o, in alternativa, due Supertrapp corti.


martedì 5 aprile 2016

53 C.I.





Sportivamente Sportster, grazie anche al motore portato a 1200 cc (53c.i.).

 

Raramente capita di vedere uno Sportster avvolto da carenatura integrale, oltretutto dalla forma non abbondante. Osservando attentamente la moto, colpisce immediatamente l'estrema cura della lavorazione della carenatura ed alcune soluzioni come gli scarichi incastrati in basso sul lato destro della stessa ed il filtro dell'aria integrato, così come le prese dell'aria tra il cupolino e la parte bassa della carenatura. Bella la verniciatura ispirata alle moto da enduro degli anni settanta, anche se si tratta di abbinamenti cromatici visti altre volte.

UP: la carenatura ed alcune soluzioni tecniche per la stessa

DOWN: il cupolino troppo alto. In questo modo la moto perde qualcosa in termini di omogeneità delle linee


 


venerdì 1 aprile 2016

La H24




L'idea di uno Sportster costruito per la 24 ore di Le Mans, proprio dal dealer locale, affascina non poco. Anzi, a dire il vero, colpisce proprio al cuore chi è appassionato di corse.


Non si possono non notare alcuni dettagli come il filtro dell'aria Kuryakin con le alette che si aprono all'aumentare del numero dei giri, facendo entrare più aria all'interno, utilizzato solitamente nelle gare di accelerazione.
Altri dettagli sono gli ammortizzatori regolabili e lo scarico due-in-uno racing di nuova concezione.
Tuttavia sono il codone ed il cupolino a far ammirare questa moto.

UP: bellissimi codone e cupolino

DOWN: la verniciatura che stempera il carattere racing


mercoledì 17 febbraio 2016

Iron Lung: il "polmone di ferro"!!!!!








Uno Sportster da corsa, costruito con uno sguardo alla cultura racing  star and stripes degli anni settanta, che potrebbe prendere parte immediatamente a gare per moto di endurance di quel periodo.

 

Sarebbe interessante sapere se il risultato finale corrisponde in pieno al progetto iniziale, perchè Iron Lung ha connotati  sportivi, che però stonano con un'impostazione decisamente racing del mezzo.
Lo stesso nome (decisamente inusuale per una motocicletta) forse vuole indicare in maniera chiara e netta che si tratta di un mezzo ispirato alle corse, ma non così estremo per quanto riguarda il motore che è praticamente di serie.
Tralasciando questi amletici dubbi, non si può non ammirare il lavoro effettuato sullo Sportster del 1991 dalla azienda di Portland.
Ci sono molti aspetti di questa moto che colpiscono. Possiamo parlare dei due serbatoi incastrati e sovrapposti come se fosse uno solo (quello anteriore contiene la benzina, quello vicino alla sella l'olio motore che lubrifica il gruppo termico attraverso due tubazioni rigide esterne) e della batteria montata posteriormente come le moto da corsa.
Ma colpisce anche la scelta, discutibile, di adottare due grossi pneumatici Avon montati su cerchi lenticolari di provenienza Harley-Davidson Fat-Boy ( si era pensato anche a cerchi GSX-R e Vrod ma erano troppo moderni),  la verniciatura oro e bianco con grafiche anni settanta ed il lavoro effettuato sulla parte posteriore del telaio, per caricare la seduta del guidatore più indietro. Sulla ciclistica si è lavorato in modo da abbassare la moto il più possibile sia anteriormente che posteriormente, utilizzando  una forcella Wide Glide su piastre in alluminio billet ricavate dal pieno e due ammortizzatori Progressive Suspension.
Come detto, il motore non ha subito praticamente modifiche, se si eccettua un kit di pistoni Wiseco in grado di portare la cilindrata dagli originari 883 a 1200 e due scarichi Supertrapp che escono alti sul lato destro, sullo stile delle moto da flat-track.
Poco dopo essere stata costruita ha avuto un test sul circuito di Southern Oregon e, viste alcune scelte a livello ciclistico, non sorprende che si sia rivelata non proprio facile da guidare.

UP: alcune lavorazioni come i due serbatoi incastrati e sovrapposti nella parte anteriore, la batteria a vista sul codone, il lavoro sulla parte posteriore del telaio e le grafiche racing anni settanta.
DOWN: l'adozione di grossi pneumatici Avon su cerchi Fat-Boy, gli scarichi Supertrapp che escono posteriormente dalla sagoma della moto. Su una moto del genere si sarebbe dovuti elaborare maggiormente il motore.