Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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venerdì 15 settembre 2017

Sportster Ironhead Drayton Porkchop

sportster ironhead drayton porkchop side right

sportster ironhead drayton porkchop engine

sportster ironhead drayton porkchop engine side right

Un Ironhead 1000 del 1972 viene smontato totalmente e ricostruito attingendo a più stili. Il risultato è una moto molto aggressiva.


Quando si decide di customizzare una moto si può andare sostanzialmente in due direzioni: si sceglie uno stile e lo si segue, magari apportando piccole correzioni, oppure si opta per qualcosa di totalmente originale, il cui risultato può non essere consono alle aspettative.  
Nello specifico, lo scopo principale era quello di avere una moto dal look e dallo spirito molto aggressivo,  con elementi delle cafe-racer e le parti costruite in casa.

L'Ironhead 1000 è stato quasi completamente smontato. Il primo e più importante intervento è stato quello di cercare un effetto “low”, ottenuto lavorando su forcella ed ammortizzatori (sostituiti con due barre di acciaio rigido) e sono stati montati sui cerchi originali due pneumatici Firestone Ans. Si è poi provveduto a togliere tutto il superfluo dovendo, quindi, mettere mano anche sull'impianto elettrico. Il serbatoio del carburante, debitamente modificato, proviene da una Yamaha, mentre il codone posteriore è stato costruito e, per avere una moto dall'aspetto minimalista, è stato anche rimodellato il telaio nella parte posteriore in modo ad accorciarlo, adattandolo alle nuove esigenze. Scarico e filtro dell'aria sono anche essi di produzione artigianale. Per avere una moto molto aggressiva si è optato per un colore nero opaco con l'aggiunta di elementi decorativi fatti a mano sul serbatoio dell'olio e del carburante.

La “Porkchop” è una moto non ben definita. Ha elementi del chopper e del dragster, il tutto con uno spirito “brat”. Una moto rozza e selvaggia.


UP: decorazioni sul serbatoio del carburante

DOWN: faro anteriore






martedì 11 ottobre 2016

One Puch

one puch sportster brat by zadig motorcycles side right

one puch sportster brat by zadig motorcycles front left angle

one puch sportster brat by zadig motorcycles front right angle

one puch sportster brat by zadig motorcycles rear exhausts

one puch sportster brat by zadig motorcycles tank

one puch sportster brat by zadig motorcycles front handlebar brake

one puchsportster brat  by zadig motorcycles front and fork

one puch sportster brat by zadig motorcycles engine and tank

 

Arriva dal Belgio questo Sportster brat, con un retrogusto cafè, che si ispira alla cultura gitana. 


Da sempre le pellicole cinematografiche hanno rappresentato fonte di ispirazione per il mondo  “custom” delle due ruote, specialmente il film era incentrato in qualche modo sulle motociclette. Le Harley-Davidson  “Panhead” di Billy e Captain America in “Easy Rider”, tanto per fare un esempio, sono state oggetto di vera e propria venerazione per molti che le hanno volute in qualche modo replicare.

Ma, come detto, se le moto hanno rappresentato il maggior elemento di ispirazione, il custom in genere  ha attinto in qualche modo da tutto il cinema in genere. Come non citare le ultime moto realizzate direttamente da alcuni concessionari  Harley-Davidson di Australia e Nuova Zelanda in omaggio agli eroi della Marvel ????
Pare che questo Sporty si ispiri ad un film di Brad Pitt dei primi anni duemila.

Si tratta di una moto essenziale e selvaggia, privata di tutto il superfluo, dove l'unica concessione alla comodità è data da una striminzita sella in cuoio, che si sposa alla perfezione con i motivi gitani incisi sul serbatoio recuperato in una pattumiera.

Non è uno Sportster dell'anteguerra, ma una 883 del 2007 abilmente invecchiata, anche attraverso un uno sapiente degli spazi vuoti: il telaio è stato modificato nella parte posteriore in modo da poter dare alloggio al doppio scarico libero che si sviluppa sotto la sella e poter riallocare la batteria, offrendo la sensazione di qualcosa che viene da un tempo lontano. Tutto è finalizzato a questo aspetto: dal faro anteriore dotato di vetro giallo, ai pneumatici, alle manopole marroni che si intonano alla perfezione con la sella, al filtro dell'aria con la retina, allo stupendo tappo del serbatoio.


UP: le incisioni sul serbatoio

DOWN: il contachilometri originale di tipo digitale che stona con il tipo di moto.
 

martedì 3 maggio 2016

SP 15



 

Impronta brat/bobber con aggiunta di elementi da street tracker che danno vita ad uno Sportster concepito secondo la visione di Hide Motorcycles.

 

Il Giappone è un mondo a parte. Lontano anni luce dalla visione occidentale, sebbene con la globalizzazione alcune distanze a livello culturale si stiano riducendo.  Anche nel settore custom questa differenza, rispetto alla cultura occidentale, è tangibile. Basti pensare all'ormai decantato “japan style” in tema di chopper, che ormai sta diventando tanto di moda in Italia e facilmente riconoscibile.

Lontano anni luce dalla concezione occidentale di street-tracker, questo Sportster offre un nuovo punto di vista sul tema.  Telaio abbassato all'inverosimile, grossi pneumatici, struttura minimalista, forma sostanzialmente snella,  sono elementi tipici di moto “bobber” dal sapore “brat”.  L'aspetto generalmente aggressivo, il largo manubrio, la coda corta e lo scarico doppio (Supertrapp) che esce alto su un lato, caratterizzano invece le street-tracker, moto nate per correre sulle strade del centro abitato che debbono avere, quindi, degli espliciti richiami al mondo racing attraverso l'utilizzo di parti specifiche.

Sembra che attraverso questo Sportster il noto preparatore giapponese abbia voluto offrire una nuova visione di motocicletta nata per il contesto urbano. Da notare che il motore (883 del 2002), a parte un filtro dell'aria aperto e lo scarico, non ha subito alcuna modifica, per privilegiarne l'affidabilità.
Anche la ciclistica è rimasta praticamente di serie, salvo gli interventi necessari per ottenere un  assetto  “low”. Gli stessi pneumatici Firestone, sono stati montati su cerchi originali (da 19 pollici quello anteriore e da 16 pollici quello posteriore).
Il richiamo al mondo racing quindi è solo visivo.

Ci si chiede quindi se ci si trovi innanzi ad una motocicletta di ispirazione bobber oppure, al contrario, si debba parlare di street tracker. Sebbene l'impronta di base faccia ad un bobber, siamo dell'idea che si tratti di un diverso modo di concepire una street-tracker.
Poichè diverse saranno le opinioni su questa moto, l'abbiamo inserita sia tra "street-tracker", che tra le "brat" e le "bobber".

UP: una nuova visione del tema street-tracker

DOWN: la verniciatura di base bianca non esalta la moto



sabato 6 febbraio 2016

Black Monk: alle origini del custom








Bassa. Nera. Senza fronzoli. Semplice. Linee morbide, ma stilose. E' Black Monk: uno Sportster in grado di portarti nei meandri più profondi della customizzazione, così come i monaci ti fanno addentrare nei lati più oscuri della tua anima, dopo averti fatto visitare lati misteriosi dei luoghi in cui vivono.  

Non me lo sarei mai aspettato che una moto si sarebbe insinuata nella mia anima, sconvolgendola da cima a fondo. Mi era capitato nei primi anni novanta con la “Suora”, una Harley-Davidson Fat-Boy 1340 tutta nera, con un enorme copertura sul fato anteriore (che le davano proprio questa connotazione) e la “Eve of Distruction”: una Triumph postatomica costruita sulla base di un Daytona 1000 a quattro cilindri. Entrambe ideate e preparate da quel genio che era Carlo Talamo. Quelle moto mi fecero star male. La mia anima vibrava e si torceva alla vista di quei mezzi, facendomi elaborare concetti di customizzazione ben lontani dagli standard tradizionali.
Pensavo, quindi, che non sarebbe successo mai più.
Poi sono arrivati i ragazzi danesi Wrenchmonkees, che hanno proposto una loro interpretazione del modo di fare custom, destinato a far tendenza. Sono state costruite diverse moto tra cui questo Sportster. E la storia è ricominciata....
Black Monk  entra nel più profondo del tuo essere. Semplice, ma nello stesso tempo complicata, per la ricerca dell'indiscusso effetto suggestivo, non risponde a canoni precisi. Un mix sapientemente amalgamato di tendenze brat style, bobber e delirio postatomico, esaltato da un motore elaborato.
Si parte, infatti, da uno Sportster 883 pre-2004 (quella con il vecchio telaio, per intenderci), portato a 1200 tramite pistoni maggiorati e valvole di diametro maggiore. Il carburatore resta di serie, ma viene montato un filtro dell'aria proveniente dal catalogo della americana Joker Machine ed uno scarico due-in-uno Supertrapp.
Il telaio subisce modifiche solo nella parte posteriore, attraverso il prolungamento di quello originale (cui nel frattempo sono stati tolti gli originali supporti del parafango), sul quale viene montata una sella appositamente creata. Il serbatoio del carburante ha una forma allungata e differente dall'originale,  viene anch'esso costruito in casa.
Si cerca di abbassare la moto il più possibile operando sulla forcella e montando degli ammortizzatori più corti della Progressive Supension. Il tutto abbinato a cerchi da 18 pollici all'anteriore (in luogo degli originali 19) e 16 al posteriore, sui quali vengono montati pneumatici Firestone. A corredo di tutto elementi quali, ad esempio, le pedane Tarozzi, abbinate ad un kit di arretramento delle stesse Storz Performance.
Il monaco nero ha fatto vedere aspetti tenebrosi ma che esistono. Senza scoprire niente di nuovo.

UP: la linea della moto unita alla disarmante semplicità ed al nero opaco.
DOWN: avremmo voluto che ogni particolare fosse diventato nero opaco, unitamente a pneumatici tassellati.

venerdì 15 maggio 2015

13






Ho fatto 13!!!! Questo potrebbe essere il titolo di questo post, con riferimento al vecchio gioco del Totocalcio. Tuttavia, anche se non si tratta della famosa vincita che tanto faceva gridare al miracolo nei decenni passati, questo Sportster iberico fa sgranare gli occhi. I ragazzi della Macco Motors hanno innanzitutto creato un mezzo non definito, un mix ben riuscito di diversi stili: bobber, custom e brat style (tanto in voga ora), ma di ottimo impatto, pur se non colpisce per le verniciature sgargianti. La base di partenza è il caro, vecchio XL 883 del 2003, il cui motore non subisce modifiche se non per il montaggio di un filtro dell'aria più aperto e due scarichi liberi che sputano fiamme verso il basso. Al contrario, il telaio viene tagliato posteriormente. Attraverso il montaggio di due ammortizzatori posteriori corti, insieme ad un lavoro operato sulla forcella si ottiene l'effetto rasoterra voluto. Accessori vari, i pneumatici Avon Safety Mileage e la verniciatura fatta in casa, completano opera.