Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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giovedì 1 marzo 2018

Buell: è finita definitivamente ?????

buell xb12r my 2008

buell rr1000 my 1986

erik buell and buell x1

Era il 2009 quando la Harley-Davidson annunciava che non sarebbero state più prodotte le Buell......


…..almeno in forma ufficiale e con quel marchio. In questi nove anni e, purtroppo come spesso accade in questi casi, le Buell sono diventate veri e propri oggetti di culto. Certamente questo non è sufficiente a legittimare la messa in produzione di queste moto, ma possibile che a Milwaukee non ci abbiano pensato ???? Possibile che non abbia pensato a rimettere in produzione queste moto che ne rappresentano una sorta di “costola sportiva” ????

La Harley-Davidson, con la Street 750, ha immesso sul mercato una moto con contenuti tecnici innovativi e lontani dagli standard tradizionali, con l'intento di avvicinare altre persone al marchio di Milwaukee. Ci si chiede come mai non abbia utilizzato il marchio Buell, affiancandone una versione con il motore di derivazione Sportster. 

Fin dagli albori dei tempi la  clientela Harley-Davidson è sempre stata molto conservatrice, soprattutto in relazione a quei modelli dal piglio sportivo (vedasi la XLCR 1000) o dai contenuti tecnologici e stilistici che rompevano con la tradizione (vedasi le V-Rod).
La stessa XR 1200 quando è stata lanciata sul mercato non ha trovato i riscontri che ci si aspettava salvo, come è spesso accaduto in queste circostanze, diventare moto molto ricercata una volta cessata la produzione.

Molti possono obiettare che Indian, l'antagonista per eccellenza di Harley-Davidson ha in catalogo grossi bicilindrici raffreddati ad aria, con distribuzione ad aste e bilancieri, unitamente ai motori raffreddati a liquido di nuova concezione montati sulle Scout. C'è un problema di fondo. 
La casa di Springfield, a fronte di vicissitudini del marchio che ne hanno fatto cessare la produzione per numerosi anni, ha potuto costruire una nuova immagine basandola su motorizzazioni differenti tra loro ed improntando idonea comunicazione, dal momento che si trovava dinanzi ad un mercato vergine. A Milwaukee, invece, stante concetti produttivi radicalizzati, non è stato possibile fare ciò, se non a fronte di ingenti perdite. 

Parliamoci chiaro: i motori da 750 cc raffreddati a liquido sono stati finora un vero e proprio fallimento a livello commerciale

Ritorniamo al punto di partenza. Perchè non utilizzare il marchio Buell ????? Ovviamente andrebbe rimodulata tutta la comunicazione ed il marketing, improntandolo al marchio. Tanto per fare un esempio conosciuto da tutti, prendere spunto da quello che è il discorso Scrambler all'interno del marchio Ducati. Un brand nel brand che segue una strada precisa.


venerdì 16 febbraio 2018

Battle Of The Kings 2018

battle of the kings 2018 hd parma

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HD Route 76 - Jesi

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battle of the kings 2018 taddys hd milano
Taddy's HD Milano

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battle of the kings 2018 hd monza
HD Monza

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HD Monza

Italia sempre in pole. Ma gli altri ????


La Battaglia dei Re è giunta alla quarta edizione e, purtroppo, c'è stato un calo che era lecito aspettarsi. Non è dato sapere se è imputabile ad un regolamento forse troppo restrittivo (6000 Euro di budget e moto che deve essere omologabile su strada) o se, semplicemente, il contest ha fatto il suo tempo. 

In Italia tutti i dealer si sono Impegnati molto realizzando oneste moto, ma senza acuti di sorta salvo, ovviamente alcune eccezioni

In Europa invece diversi paesi non hanno neppure partecipato (vedi ad esempio Francia e Spagna) ed in molti altri i dealer coinvolti sono stati davvero pochi. 
Almeno in Italia si è assistito ad una eterogeneità di moto da elaborare con prevalenza, nemmeno a dirlo, di Sportster. Il filone più seguito è stato quello delle elaborazioni in chiave sportiva o cafe-racer.

Molti dealer hanno costruito la loro special utilizzando come base la Street 750 nelle sue varie declinazioni. E questo fa riflettere non poco. La sensazione è che sia stato uno stratagemma per dare impulso alle vendite di una moto che non ha trovato i favori del pubblico ed è lontana anni luce dal brand Harley-Davidson, almeno per come è concepito nella maggior parte dei motociclisti

Ma questo stratagemma, potrebbe nel lungo periodo rivelarsi una mossa astuta, specialmente se confrontato con il mercato mondiale e con la rivale per eccellenza di Harley-Davidson: parliamo della Indian. 
La casa di Springfield ha da poco realizzato un motore da 750 cc raffreddato a liquido, equipaggiante il modello  FTRche corre nel flat-track. Anche la casa Harley-Davidson ha una 750 raffreddata a liquido, derivata dalla Street: la XG750R che si confronta con la Indian sugli ovali in terra battuta. La mossa di realizzare delle special per il contest utilizzando come base la 750 potrebbe giovare sia ad un aumento delle vendite sia, di riflesso, a sviluppare ulteriormente il modello e non perdere il confronto con la Indian nel momento in cui la FTR dovesse essere messa in produzione.   
 


lunedì 8 gennaio 2018

Quanto vale il tuo Sportster ?

sportster 883 custom 2002

Te lo sei mai chiesto ???? Se ti interessa continua a leggere.......


Attraverso una semplice formula matematica da me creata e nella quale confluiscono vari parametri, riesco a farti una valutazione assai precisa (ed ASSOLUTAMENTE GRATUITA) del tuo Sportster Evolution. 

Ho bisogno però dei seguenti dati:  
-modello
-anno di immatricolazione
-costo di acquisto del modello nuovo quando è stato immatricolato
-km percorsi
-accessori montati (solo quelli più importanti)
-due foto (lato destro e lato sinistro) della moto.

Se ritieni la valutazione giusta ti chiedo in cambio solo di permettermi di pubblicare la tua moto sul mio blog con la valutazione fatta.

Se dopo aver letto tutto questo sei ancora interessato, mi puoi scrivere a:
1957legend@virgilio.it. 

Cercherò di risponderti senza far passare una vita. 

giovedì 21 settembre 2017

Duecilindri!!!!!

duecilindri logo

Da oggi troverete anche questo link. E' il blog dell'amico Paolo Ghirindelli che parla, come 1957legend, di Sportster.


Era da tempo che ci pensavo e mi sembrava doveroso. Doveroso sia verso chi legge, sia nei confronti di Paolo che si adopera come il sottoscritto per diffondere la cultura di questa “piccola”, ma grande moto.

Della questione ne abbiamo parlato e ci siamo confrontati e, pur mantenendo ognuno la propria identità, abbiamo deciso di cercare di viaggiare parallelamente. 

Abbiamo presupposti e prerogative diverse, che permettono al lettore di trovare la completezza delle informazioni leggendo i due blog. 

Io sono più un animale da biblioteca ed attratto dallo studio dei diversi aspetti legati alla storia ed al prodotto in se stesso. Oltre, ovviamente alle elaborazioni ed alla tecnica motoristica. Paolo, invece, privilegia i risvolti pratici, muovendosi parecchio ed operando sul campo. 

Logico, quindi, che se si vuole offrire un “plus” di informazioni a chi legge, dobbiamo mettere le persone nelle condizioni di conoscere le due realtà virtuali.
Mi auguro sia di aiuto.  
 

martedì 11 luglio 2017

American Flat-Track school by Jacopo Monti

american flat track school by jacopo monti poster

jacopo monti victory 883 short track trophy  20 years ago

jacopo monti with his team and 883 pink

jacopo monti on his 883 pink on track

jacopo monti in track on his 883 pink


883 r stradale by numero uno

sportster street tracker



Volete far derapare il vostro Sportster in tutta sicurezza ??? Non c'è di meglio che frequentare una scuola di flat-track, specialmente se l'insegnante è tal Jacopo Monti, che tanto ha vinto con le Sportster 883 sugli ovali in terra battuta.


Finalmente si è deciso. Ha deciso di insegnare a derapare. O meglio: ha deciso che mettere esperienza, passione e bravura al servizio degli altri può essere fondamentale non solo per l'aspetto squisitamente ludico ma anche pratico, perchè sapere gestire la moto ed emozioni nelle situazioni improvvise di pericolo, può salvare letteralmente la vita. 

Il sottoscritto ne ha avuta esperienza diretta nel lontano 2011 quando, dopo aver frequentato la scuola per un giorno intero, si è trovato a dover evitare una auto passata con il semaforo rosso, mettendo di traverso il proprio Sportster 883R. Esperienza brutta e non semplice, data anche la mole della moto, ma me la sono cavata al meglio proprio perchè ho frequentato il corso dell'amico Jacopo, che si articola in una prima parte teorica in cui ti spiega quali sono i principi che presiedono alla guida in derapata e la posizione da assumere in sella in tutte le situazioni. La seconda parte è preposta ad alcuni esercizi pratici con la moto (all'epoca venne utilizzata una Honda XR100), mentre le ultime parti riguardano la guida in pista vera e propria con Jacopo che prima osserva da fuori e dopo direttamente dentro al tracciato girando con l'allievo. Questo l'aspetto tecnico. Sotto il punto di vista umano e ludico la giornata è stata molto interessante. 


Divertimento assicurato

Innanzitutto, per passare diverso tempo in pista con il flat-track, seppur con moto come le XR 100, bisogna essere molto allenati ed avere fiato. Eppoi Jacopo è un personaggio del tutto particolare. Diretto e senza filtri. Una persona che nel bene e nel male dice sempre quello che pensa. Proprio per questo motivo fin da quando ci siamo conosciuti è nata una bella amicizia e mi ha aiutato molto quando sono stato con lui a girare. http://www.1957legend.it/2013/03/sexy-motor-ring-jacopo-monti.html

Per cui, se dopo aver letto queste righe pensate che fare la scuola con lui sia una buona idea, continuate a leggere sotto, perchè vi spiego brevemente come rendere adatto lo Sportster che si usa quotidianamente su strada per gli ovali in terra battuta, con molto poco, mentre a Jacopo potrete chiedere tutti i segreti della guida in derapata di questa moto (ripropongo il video di una sua bellissima vittoria avvenuta nel 1997 a Roma, nella gara che si teneva all'interno dell'ippodromo Tor di Valle).  


I consigli per elaborare lo Sportster 


La base da cui partire è uno Sportster (sia 883 che 1200) nella versione “standard”: ossia con i cerchi da 16 pollici al posteriore e da 19 all'anteriore, in questo modo non sarete obbligati a cambiare i cerchi (anche se il flat-track richiede una coppia di cerchi da 19 pollici, anche la soluzione di base può andare bene ed era stata adottata da Carlo Talamo e dalla Numero Uno sugli Sportster da short-track venduti in replica stradale)  http://www.1957legend.it/2012/11/polvere-da-sparo-883-flat-track-by.html. Sono altamente consigliati i pneumatici della Maxxis specifici per questo tipo di disciplina. In alternativa si possono utilizzare Metzeler Rain K3 oppure Heidenau K60. Consigliabile è anche la sostituzione della trasmissione finale a cinghia dentata con quella a catena.
La forcella originale può essere lasciata ma si deve intervenire assolutamente internamente con molle progressive. Stesso discorso posteriormente, dove gli ammortizzatori di serie debbono lasciare il posto ad altri con interasse maggiore e progressivi anche questi.

Se si sceglie un modello a carburatore, ci si può limitare a montare un carburatore Mikuni da 42mm con relativo filtro dell'aria, abbinato a centralina e scarico. Uno dei migliori (e più utilizzati) scarichi è il Supertrapp due-in-uno, ma ve ne sono un'infinità. Qualora si scegliesse uno Sportster ad iniezione è sufficiente adottare una centralina aggiuntiva. La più utilizzata è la Power Commander che offre una infinità di regolazioni permettendo di tararla secondo le proprie esigenze. 

Per quanto riguarda la carrozzeria, si può utilizzare il serbatoio di serie, da abbinare ad un codone da flat-track in materiale composito (ve ne sono un'infinità) oppure eliminare il parafango con i relativi supporti e montarne uno più corto, sempre in materiale composito con relativa e differente sella. Il parafango anteriore, invece, può essere tranquillamente eliminato.

Qualche consiglio ve lo abbiamo dato. Ora non vi rimane che contattare Jacopo e, se non lo avete, comprarvi uno Sportster!!!!!


venerdì 16 giugno 2017

Buell......moto incredibili!!!!!


buell old logo

buell m2 cyclone my 1997 black

ascanio gardini with his buell m2 cyclone black in 1999

ascanio gardini on buell s1 racing owner toto giudice in 1999
ascanio gardini on buell xb in 2005

E' notizia di questi giorni della messa in liquidazione della EBR, la azienda che gestiva il marchio Buell. Torno ancora sull'argomento raccontando la mia esperienza con queste mitiche motociclette!!!!


Esattamente venti anni addietro, ovvero nel 1997, comprai la mia prima (ed unica) Buell: era una M2 Cyclone. Una delle prime arrivate alla Numero Uno di Roma (la concessionaria ufficiale Harley-Davidson in quegli anni).

Fin da quando seppi dell'esistenza di queste moto, e ne vidi i primi esemplari, ne rimasi folgorato: erano degli Sportster “pompati” con una ciclistica  unica. Tutto ruotava attorno a quel motore. La moto era così spartana da far passare quasi in secondo piano il bellissimo telaio a traliccio in tubi.  Carlo Talamo ne aveva una gialla con lo scarico Supertrapp, e girava voce che ci corresse come un matto. Quando la ritirai mi entusiasmai immediatamente ed iniziai a farci chilometri su chilometri. Usarla era una vera goduria e mi fece riscoprire il piacere di smanettare con le motociclette. Aveva una maneggevolezza che faceva impressione e ti invitava sempre a strafare.

Ovviamente iniziai ad  uscire anche con  motociclisti dall'indole sportiva e la mia M2 destava curiosità, perchè molti non riuscivano a concepire una Harley-Davidson che "camminava".

Per me la Buell rappresentava il perfetto anello di congiunzione tra il mondo Harley, consacrato nelle concessionarie Numero Uno, che tanto amavo, ed il motociclismo “normale”, che pure amavo molto, dato che ero e sono appassionato di sport motoristici. 

Iniziai a cercare anche merchandising Buell e ricordo un episodio che, a raccontarlo ora, può far ridere, ma a me fece arrabbiare non poco.

Stavo a Misano per la gara del Mondiale Superbike e mi trovavo a passeggiare dentro la paddock. Ad un certo momento mi fermo davanti al paddock ufficiale della Honda ed inizio a parlare con alcuni del team i quali, dopo aver visto la mia maglietta con il logo Buell, iniziano a prendermi in giro dicendomi che le moto non valgono niente, che si rompono tutte e che mi sarei dovuto comprare una Honda. La mia replica fu alquanto secca e decisa.
Dissi loro che il lavoro di Carlo Talamo dava fastidio e per questo mi rompevano le scatole, che le Buell erano delle ottime motociclette e le Honda se le potevano comprare loro e non valevano niente, che Kocinski era un demente e sarebbe stato battuto dal Re di Inghilterra (Fogarty), che il loro campione era Aaron Slight e non si meritavano un uomo del genere. 

Questo fu da subito il mio legame con la Buell. Di lì a poco scrissi anche ad Erik Buell, il quale mi mandò due poster autografati di una S3 e di una S1 Racing (in quel periodo si svolgeva negli States il relativo trofeo). Negli anni a seguire Carlo Talamo si diede da fare parecchio per sviluppare il marchio Buell. Senza rendermene conto mi ritrovai a partecipare ad una serie di eventi, alcuni legati al mondo Harley-Davidson, altri abbinati alle Triumph (su cui Carlo spingeva i possessori Buell). Feci così due HOG Inverno di cui uno sotto il diluvio universale preso da Prato fino a Rimini ed un altro sotto la neve da San Benedetto del Tronto a Rimini e ritorno fino a Roma (sempre sotto la neve), con relative cadute sulla Salaria. Ma ciò che mi dava più godimento era portare la mia M2 Cyclone in pista. Le occasioni capitavano quando prendevo parte ai raduni Triumph in pista (Carlo Talamo faceva partecipare anche le Buell). Il primo si svolse sul circuito di Vairano di Vidigulfo, la pista di Quattroruote, nel 1998 e fu divertentissimo, anche perchè partimmo da Roma in moto e giungemmo a destinazione la sera, percorrendo tutta la Cassia piena di curve. Il giorno dopo feci una miriade di turni in pista e, quando la domenica tornammo, percorsi tutta l'autostrada, da Milano a Roma, quasi a tavoletta. Avevo montato terminale Supertrapp e filtro dell'aria aperto. Ovviamente arrivai a Roma distrutto. Quando raccontai del ritorno, molti si chiesero come avevo fatto a non rompere il motore della mia M2.

A distanza di anni, ancora oggi in molti mi pongono la domanda, ma per me la risposta è semplice, così come lo era allora: la M2 era un gran moto ed il motore dello Sportster, seppur elaborato e portato a 90 cavalli, praticamente indistruttibile.

Due episodi divertenti legati alla Buell in quei due anni durante i quali la ebbi (1997-1999): il primo nel 1998 quando andai con degli amici alla Bike Week di Daytona. Durante un evento Buell conobbi una responsabile del marchio. Non ricordo se si chiamava Jackie o Jackline, sta di fatto che regalò al sottoscritto ed ai miei amici delle magliette Buell dello staff che partecipava all'evento, con la preghiera di indossarla solo quando saremmo tornati in Italia. Ci scambiammo i recapiti e qualche tempo dopo mi sdebitai inviandole una maglietta della Numero Uno di Roma, tramite l'amico Fabrizio Farinelli che doveva andare negli Stati Uniti per partecipare ad una riunione.
Seppi che Jackie arrossì non poco quando le fu consegnato il pacco, unitamente ad un biglietto di ringraziamento che le avevo scritto.

L'altro episodio (su cui ancora rido) riguarda Carlo Talamo, che mi fu raccontato direttamente da lui in un pomeriggio quando transitò alla Numero Uno di Roma e riguarda il modo in cui divenne importatore Buell. Si trovava in Inghilterra per la presentazione della S1 e si mette a scherzare con un dealer, appoggiato ad una S1 gialla, dicendogli che se la voleva comprare per poi importarle in Italia. Il tizio gli risponde che se avesse avuto il coraggio di tornare a Milano vestito come era (giacca estiva Harley-Davidson in tessuto nera con la banda arancione e maglietta) la moto sarebbe stata sua. Carlo ovviamente non se lo fa ripetere due volte e parte di corsa in direzione Milano. Il problema è che faceva un freddo cane, ma lui arriva a destinazione così....

Pare che Carlo Talamo avesse un feeling particolare con la S1. L'amico Fabrizio Farinelli mi racconta ancora che sulla strada che da Grosseto porta a Scansano (Toscana) era impossibile stargli appresso se guidava la S1. E me lo dice una persona che non ci andava cauto con la manopola del gas.....

La vita porta spesso a commettere degli errori ed uno dei miei errori più grandi, con riferimento alle moto, fu quello di vendere la Buell nel 1999, ovvero dopo due anni, per comprare una Triumph Speed Triple 955. Non che la Speed Triple fosse una pessima moto....anzi.....ma con la Buell avevo un rapporto particolare. Solo che in quel periodo decisi di sostenere e seguire Carlo Talamo, unitamente all'amico Fabrizio Farinelli, nell'avventura con la Triumph, che stava dando nuove prospettive in termini “sociali”. Talamo stava puntando molto sul marchio inglese, io ero molto legato a Carlo e mi sembrava, oltretutto, che qualcosa non andasse con Buell. Nulla di concreto, solo sensazioni.
Dopo molti anni resto dell'idea che non sia stata una bella mossa vendere la Buell, anche se poi comprando altre moto ho compreso che la mia moto per eccellenza è lo Sportster.

A livello tecnico, contrariamente a quello che sentivo dire da qualcuno, non ho mai avuto problemi, salvo la rottura dei gommini che tenevano agganciato il forcellone al telaio. Situazione prontamente risolta sebbene la garanzia fosse scaduta da poco.
Qualche anno dopo uscirono le XB che provai pure in pista. Erano bellissime da guidare, intriganti ed avevano soluzioni tecniche azzardate, come telaio e forcellone che fungevano da serbatoi per il caburante e l'olio motore, ma avevano perso qualcosa del carattere rude delle prime Buell.

Inoltre si vociferava che su molti esemplari il cilindro posteriore surriscaldasse troppo e la cinghia dentata di trasmissione non fosse sufficientemente robusta.  A me non convinse il freno anteriore perimetrale che aveva un effetto autoaddrizzante immediato non appena lo si toccava. Ma a parte questo piccolo difetto anche le XB mi piacquero molto. Pensai di comprarne una, ma avevo la 883R a carburatore e decisi di non farlo, anche perchè si percepiva una crisi, almeno in Italia.
Poi vennero presentati i nuovi modelli con il motore Rotax raffreddato a liquido, ma non avevano nulla delle prime Buell che mi avevano affascinato moltissimo.

Tirando le somme, dal mio modesto punto di vista, posso dire che Erik Buell è stato un genio che ha prodotto moto geniali e con un livello di fascino pari a poche altre moto. Analizzare le cause del fallimento secondo me non è possibile farlo in maniera completa. Posso solo limitarmi a constatare che apparvero in Italia in un contesto storico abbastanza particolare, che richiedeva proprio quel tipo di moto.


venerdì 9 giugno 2017

Buell: la storia che mai avremmo voluto.....

buell xb9sx blue

buell s1 my 1998 orange

buell xb12r yellow

 

La EBR Motorcycles, l'azienda che ha tentato di rilanciare il marchio Buell, è  in liquidazione e si preannuncia la parola “fine” su questo marchio che tanto ha fatto sognare. 

 

Negli ultimi vent'anni Erik Buell ne ha inventata una più del diavolo, non solo con le sue motociclette che hanno colpito al cuore gli appassionati, ma anche con clamorosi colpi di coda che hanno permesso più volte di continuare la produzione, sfornando qualche nuovo modello. Ma da diverso tempo sembra che Erik abbia esaurito la sua verve, non trovando una via d'uscita a quella che sembra una fine a tutti gli effetti. Ma sarà così ???

La storia di questo marchio insegna che fino all'ultimo non si può dire niente, ma sembra più che ragionevole supporre che tra poco delle Buell si parlerà solo ed esclusivamente al passato.

Peccato! Peccato perchè fin dai primi modelli prodotti nel lontano 1987, Erik Buell ha saputo far breccia nel cuore di moltissimi motociclisti proponendo moto dalla spiccata personalità e dalle ardite soluzioni tecniche.

In Italia il riscontro è stato inferiore alle aspettative probabilmente a causa, anche, di una errata gestione del brand da parte della stessa Harley-Davidson.
Se, infatti, Carlo Talamo (colui che importò le Buell in Italia sul finire degli anni novanta) comprese fin da subito che, nonostante il motore dello Sportster, il motociclista di riferimento non era l' “harleysta” tipico, ma per lo più lo “smanettone”, separando comunicazione, marketing ed eventi di Harley-Davidson e Buell. La casa madre (che aveva acquisito il marchio), al contrario, ha ragionato in altri termini.  

Tuttavia, voler attribuire il fallimento ad una causa piuttosto che ad un'altra può essere estremamente fuorviante da quello che è il discorso di fondo: le Buell sono delle moto dall'indubbio fascino la cui assenza (in termini di produzione), si farà sentire non poco tra gli appassionati. Soluzioni tecniche come il serbatoio del carburante nel doppio trave del telaio e quello dell'olio nel forcellone, sono state il risultato della mente geniale di Erik Buell.

E proprio facendo appello a questa mente geniale, che tanto ha fatto per salvare il marchio da una fine ingloriosa, ci auguriamo ancora una volta che il buon Erik riesca a salvare il suo glorioso marchio, rimettendo in produzione le bellissime moto.


 


venerdì 28 aprile 2017

Gas aperto e....via!!!!! - Editoriale tratto da Freeway Magazine n.25 del 1996

editoriale freeway magazine italia n 25 del 1996

 

Ci sono dei momenti nella vita in cui devi guardarti dentro, capire bene quello che vuoi ed aprire il gas a manetta. Sapendo che non potrai tornare indietro.

 

Poche righe di questo tenore, aprono l'editoriale sulla foto di un motore Sportster preparato per le drag-race.

Siamo negli anni novanta: un decennio fondamentale per il successivo sviluppo del “custom”, dove le elaborazioni su base Harley-Davidson  (Sportster in particolare) aumentano a dismisura, grazie anche all'apporto fondamentale della rivista  “Freeway Magazine” che raccoglie sempre più consensi tra gli appassionati e si trova a dover gestire questa situazione anche a livello editoriale, dovendo incrementare le forze della domanda del settore.

Se a livello produttivo, nel 1996 non ci sono grosse novità riguardanti lo Sportster, tuttavia in Italia Carlo Talamo lancia l'idea del Trofeo Short-Track da fare con le 883, dopo aver compreso il ruolo fondamentale dello Sportster nella generale economia della Harley-Davidson.

Possiamo affermare che il 1996 rappresenterà l'anno in cui sarà messo, almeno in Italia, il primo mattone per la costruzione di quel prolifico futuro dello Sportster che non accenna a diminuire.
 


venerdì 24 marzo 2017

Il "Custom" merita rispetto!!!!!!!





Ed è di tutti. Chiunque vi dedichi tempo e, molto spesso, denaro, anche se non è un “guru” in materia, deve essere rispettato al pari dei professionisti affermati, salvo che.....


…...sia un truffatore. Ma andiamo con ordine. Da quasi un decennio a questa parte il fenomeno del  “custom” è esploso in tutte le sue forme.

Una volta c'erano pochi nomi noti. Professionisti del settore che con le loro moto facevano spesso tendenza. Poi molti si avvicinarono a questo mondo, taluni per gioco ed altri in maniera più strutturata. Le moto elaborate iniziarono a divenire una costante e, complice anche la diffusione di diversi blog, ad aver molto risalto. 

Tutto ciò, se da un lato ha fatto molto bene all'ambiente, che si è allargato a macchia d'olio, dall'altro ha generato una serie di “esperti” del settore che si sono permessi di esprimere commenti su persone, moto e realtà varie, quasi fossero l'emanazione di qualche giudizio universale. E' logico ????

Facciamo un esempio. Tizio si compra una moto ed inizia a modificarla da solo. Poi comprende che ci sa fare ed inizia a fare qualche lavoretto sulle moto di amici, per arrivare poi ad aprirsi il suo garage, presentando la sua prima realizzazione. Magari non sarà qualcosa di particolarmente elaborato, magari seguirà strade già intraprese da altri, ed ecco che arriva il “saputello” di turno che spara a zero.

Il lavoro di Tizio deve essere rispettato perchè, pur se non particolarmente bello o innovativo, ha creduto in qualcosa dedicandovi se stesso.

E' quindi ora che tutti i vari intenditori si tappino un poco la bocca e la smettano di dire spropositi.

Esprimere opinioni e recensire moto è un sacrosanto diritto, ma denigrare il prossimo no, salvo che si tratti di un truffatore. Uno di quelli che ti propina una cosa invece di un'altra (…..ad esempio ti vende la sua bellissima Sportster 883  dicendoti che è nuova mentre, in realtà, ha il motore con un miliardo di km portato a 1200....).
In questo caso prendere di mira l'imbroglione diventa praticamente un dovere civico. Ma solo in questo caso! 

venerdì 20 gennaio 2017

"A chi facciamo del male ?" - Editoriale tratto da Freeway Magazine Italia n.186 del 2009

editoriale di freeway magazine italia n 186 del 2009

 Proprio in questi giorni in cui si sta svolgendo il Motor Bike Expo di Verona ed è da poco partita la Battle of The Kings per la miglior customizzazione su base Sportster Roadster 1200, mi è capitato tra le mani questo vecchio editoriale che mi fa pensare non poco.....

 

Il buon Luca Mattioli, ponendo al centro delle sue riflessioni la foto di un biker che viaggiava a bordo del suo Sportster chopper con telaio rigido e forcella  “springer”, faceva notare come, forse, vi fosse dell'altro in tema di normative riguardanti le modifiche legali alle moto.
Rileggendo questo editoriale a distanza di quasi dieci anni mi accorgo che poco o nulla è cambiato Italia.

Il movimento custom sta vivendo un periodo di fermento forse senza precedenti, abbracciando non solo il settore motoristico in senso stretto, ma anche altri ambiti, diventando un vero e proprio “must”. 
Eppure, a fronte di questo notevole consenso, elaborare la moto (o la auto) senza incorrere nelle ire del legislatore è praticamente impossibile: perchè ???

Se il motivo è il rispetto degli standard di sicurezza e ambientali, siamo certi che montando delle parti regolarmente testate ed omologate in Europa il veicolo diventi pericoloso o si contravvenga alle normative ambientali ???? Forse il problema di fondo è un altro. Leggete attentamente l'editoriale. 




martedì 10 gennaio 2017

60 anni da........leggenda!!!!!!!

xl sportster 883 m y 1957 white and blu

xl sportster 883 m y 1992 black

 

Nel 1957 apparve sul mercato il primo Sportster e divenne subito “cult”. Dopo sessant'anni di produzione ininterrotta, il suo  “mito” non accenna a diminuire.....

 


Quando, nel lontano 1992, comprai il mio primo Sportster per me, così come per molti, rappresentava una moto di  “passaggio”:  la moto di accesso al mondo Harley-Davidson, rappresentato dai Big Twin, che dovevano essere, quindi, la meta finale.

Mi ero comprato lo Sportster unicamente per motivi economici e consideravo questa moto una sorta di “brutto anatroccolo”.  Un “vorrei ma non posso” (compro lo Sportster in quanto non ho i soldi per la  Harley-Davidson di grossa cilindrata).
Dello Sportster non sapevo assolutamente niente. Poi, come spesso succede in queste situazioni, “l'appetito vien mangiando” ed iniziai non solo ad elaborarla, ma anche a studiarla da molteplici punti di vista: tecnico, stilistico, prestazionale, commerciale e, soprattutto, l'aspetto prettamente elaborativo.

Scoprii da subito una moto, dal mio punto di vista, fantastica.
Costi di gestione estremamente contenuti (il tagliando comporta quasi ed unicamente la sostituzione dei vari olii), un motore robustissimo e relativamente leggero (ovviamente rapportato al tipo di moto), una linea senza tempo, forti sensazioni di guida in grado di prescindere dall'ambito meramente prestazionale, un valore dell'usato notevole e, soprattutto, una moto con la quale giocare a piacimento per quanto riguarda le elaborazioni. 

In venticinque anni di  “carriera”, molti dei quali spesi come collaboratore di alcune riviste del settore motociclistico, di moto ne ho cambiate tante ma poi, alla fine, sono tornato sempre sullo Sportster, nella cilindrata 883 (la mia preferita). Ciò che mi ha favorevolmente stupito è che in questi lunghi anni lo Sportster si è ritagliato numerosi estimatori, sganciandosi dal quel ruolo (almeno in Italia) di “sorella piccola” dei Big Twin. Tale condizione è stata immediatamente compresa  dalla Harley-Davidson, che ne ha valorizzato le sue qualità attraverso idonee campagne di comunicazione e marketing.  Non solo.

Se vogliamo tornare molto indietro negli anni, un certo Carlo Talamo provò ad aprire delle officine/rivendite, denominate  “Americana Sport", solo per gli Sportster, ma i tempi non erano ancora maturi, almeno in termini di numeri di vendita.

Cosa aspettarci per il futuro ?????

Impossibile dirlo, perchè il mercato delle due ruote è sempre più agguerrito e molte case motociclistiche stanno proponendo modelli in grado di far leva sugli aspetti emozionali che hanno da sempre connotato lo Sportster.

Su una questione, però, mi sbilancio. Se la Harley-Davidson vorrà mantenere alto il desiderio di possedere uno Sportster, dovrà lavorare su nuovi modelli. Con la Roadster 1200 ha fatto un bel passo in avanti, ma serve uno Sportster con le ruote artigliate da inserire nella gamma, nata principalmente per il contesto urbano, ma ancor più fruibile di quelli attuali.


venerdì 23 dicembre 2016

Quale Sportster vorreste per Natale ????

harley davidson xlcr 1000

carlo talamo pubblicità sportster rosso e bianco elaborato
Sportster 1200 S pubblicità numero uno anno 2000

jacopo monti in tuta da gara con grafiche divisa cameriere

jacopo monti in flat track on his sportster 883 pink

 

Scrivete la vostra letterina e pensate che il vostro desiderio si potrebbe avverare. Quale è la moto dei vostri sogni tra i tanti modelli prodotti dal 1957? E perchè?  Potete dare poche opzioni.....


Caro Babbo Natale, non so se leggerai mai la mia lettera, ma ci provo lo stesso. Qualora, poi, volessi decidere di esaudire qualche mia richiesta, sappi che vorrei trovare sotto l'albero la famosa (o famigerata....) XLCR 1000.
Sai, per me è la moto di serie più bella al mondo. Non so dirti come mai mi piaccia così tanto. Forse c'è qualcosa di misterioso che la circonda. O forse perchè rappresenta la prima, vera, cafe racer prodotta negli States ed ha una linea senza tempo. Non so. Mi rendo conto che si tratta di tanti denari (dai 15.000 ai 20.000 Euro), però ci provo lo stesso a chiedertela. E pensare che quando quel  “geniaccio” di Willy G. Davidson la ideò, non si sarebbe mai aspettato quanto sarebbe successo dopo. Men che mai se lo sarebbero aspettato a Milwakee. Dapprima un fallimento eppoi un pezzo per collezionisti, ricercatissimo in ogni parte del globo.

Qualora la XLCR 1000 fosse una richiesta un poco esagerata, vorrei avere uno degli Sportster creati da Carlo Talamo. Ti starai domandando perchè ti faccio una simile richiesta, in fondo si tratta dei semplici Sportster con motore Evolution customizzati.
Ammiravo Carlo Talamo ed avere una delle moto progettate da lui (tu dovresti convincere a venderla a prezzi ragionevoli) vorrebbe dire chiudere il cerchio lasciato aperto dalla sua prematura scomparsa, dato che per me è stato un genio del ventesimo secolo, del tutto paragonabile a Leonardo.

Mi rendo conto, però, che anche questa richiesta potrebbe essere molto difficile da esaudire, per cui concludo con qualcosa di più semplice: uno Sportster 1200S a quattro candele, da poter elaborare a piacimento. La trasformerei in una street-tracker da urlo, pur mantenendo gran parte dei componenti originali. Di preciso ancora non ho un'idea, ma so che terrei la forcella originale, lavorando solo sulla parte interna, cambierei gli ammortizzatori posteriori e tirerei fuori qualche altro cavallo dal motore attraverso carburatore, centralina, alberi a cammes e scarico, in modo da non comprometterne l'affidabilità. 

Già che ci sei, ti chiedo di esaudire anche un altro desiderio: convinci la Harley-Davidson Italia a creare il Trofeo Short-Track 883, come fece la Numero Uno venti anni fa, in modo che io possa ammirare il mio amico Jacopo Monti.
Quando lo vedevo correre impazzivo. Mi faceva saltare sulla sedia.
Un mix tra Colin Edwards ed Antony Gobert: due tra gli eroi della Superbike che ho ammirato
. Se tornasse a correre in un trofeo dove tutti hanno le moto uguali, batterebbe chiunque, a dispetto degli oltre quarant'anni che ha. Perchè è un talento puro. Perchè è follia pura!

Capisco, caro Babbo Natale, di averti scritto una lettera molto impegnativa e, probabilmente, difficile da esaudire. Però, per qualche notte, si può sognare anche l'impossibile......



martedì 22 novembre 2016

Sportster Bagger: ci si copre!!!!!!

sportster bagger complete kit
Complete Kit

sportster bagger simple
Simple Kit

sportster bagger only bags kit
Only Bags

 

Le bagger si stanno diffondendo anche in Europa, ma hanno spesso come base i modelli Harley-Davidson di grossa cilindrata......


…...e lo Sportster...????? Benchè sia una moto polivalente, vi sono pochissimi esempi di trasformazioni in stile “bagger”. Eppure negli States stanno proponendo dei kit anche per lo Sportster.

Difficile che vedremo in Italia trasformazioni a tema. Eppure voglio dedicare diversi post sull'argomento, ribadendo fino allo sfinimento un concetto fondamentale: lo Sportster è come una tela bianca sulla quale dipingere a piacimento. 

Certamente quella delle  “bagger” non è una delle trasformazioni più indicate a causa, principalmente, del notevole costo della stessa. Lo Sportster, infatti, è la moto più economica della gamma Harley-Davidson, però il fenomeno bagger si sta espandendo anche in Italia e la “piccola” di Milwakee potrebbe essere una alternativa più che valida per chi non dispone di una grossa cifra per l'acquisto di una Harley-Davidson di cilindrata maggiore.

C'è poi da dire che ci si può anche ingegnare a costruire una bagger economica: sono sufficienti un paio di borse rigide, un grosso cupolino anteriore e, volendo, uno scarico due in uno. Le possibilità anche in questo caso sono molte.
Attraverso questo post ne approfitto per lanciare un imput ai dealer che si prepareranno ad affrontare la celebre Battle of The Kings 2017: costruite qualche bagger!!!!!!


venerdì 18 novembre 2016

Battle Of The Kings 2017

the battle of the kings 2017 logo

 

Ad EICMA 2016 è stata presentata la nuova “Battaglia dei Re” che vede la sfida sempre più agguerrita.

 

Chi sarà il vincitore di questa terza edizione della celebre battaglia, che quest'anno coinvolgerà 211 concessionari (contro i 150 dell'anno precedente)  ???? Chi sarà il “Custom King 2017” di ogni paese ???? Lo vedremo tra circa un anno.
Nel frattempo proviamo ad immaginare quali potrebbero essere i filoni seguiti per customizzare i tre modelli della gamma Dark Custom Sportster: Iron 883, Forty-Eight, Roadster, che verranno assegnati ad ogni paiese. I dealer italiani utilizzeranno la Roadster e non fatichiamo a pensare che numerose saranno le proposte in chiave cafe racer  della più aggressiva della gamma Sportster.

Sarebbe interessante che qualcuno offrisse una interpretazione racing estrema della Roadster, per far vedere che con le Harley-Davidson non si va solo a spasso. 
 



lunedì 24 ottobre 2016

Buell: una fine ingloriosa!

buell logo

buell s1 orange model from 1997 to 2000

buell m2 red model from 1997 to 2000

buell s3 thunderbolt black model from 1997 to 2000

Una settimana dedicata alla Buell che nel 2009 ha chiuso definitivamente i battenti, per la gioia dei (pochi) collezionisti e la tristezza dei (numerosi) appassionati.

 

Quando Carlo Talamo, verso la metà degli anni novanta, si avvicinò alle Buell per poi decidere in breve tempo di importarle in Italia, probabilmente mai e poi mai si sarebbe aspettato una fine tanto infame per questo marchio stupendo: comprato e rivenduto più volte, poi svilito nella sua intima connotazione.

Già.....perchè le Buell (quasi da subito) non rappresentarono altro che delle Harley-Davidson sportivizzate ed un tantino modernizzate nella linea e nella ciclistica. Così, infatti, furono accolte in Italia: come degli Sportster (dei quali condividevano il motore) vitaminizzati per harleysti e gente matura con la voglia di smanettare, ma senza rinunciare alle proverbiali sensazioni del v-twin americano.

Per alcuni, infatti, comprare la Buell rappresentò la soluzione per non perdere il legame con la Harley-Davidson ed il mondo che vi ruotava intorno. Per altri fu il modo di avere un prodotto esclusivo. Per altri ancora fu un giocattolo dall'indubbio fascino con il quale divertirsi e tornare ragazzini (le Buell si sono sempre connotate per l'estrema maneggevolezza e reattività della ciclistica, a dispetto di una cilindrata maxi).

Ma la storia sa essere bastarda e con la Buell lo è stata ancor di più. Il buon Carlo Talamo ne aveva compreso le indubbie potenzialità, costruendoci sopra un'abile strategia di marketing e comunicazione. Strategia successivamente disattesa, in seguito alla cessione dell'importazione e della distribuzione di Harley-Davidson e Buell (che ne frattempo era stata comprata in toto dalla Harley) direttamente alla casa madre.

A Milwakee probabilmente non hanno mai creduto fino in fondo nelle potenzialità della Buell, della quale non ne hanno compreso nemmeno l'intima essenza (creando di conseguenza modelli non più in linea con le originarie prerogative del marchio). Se a ciò aggiungiamo le notevoli difficoltà cui è andato incontro il mercato delle moto a partire dai primi anni duemila, possiamo comprendere le cause di questa fine.

E pensare che si trattava di moto veramente affascinanti (anche le ultime con motore di progettazione Rotax raffreddato a liquido) e divertentissime. Per fare un paragone nostrano, la storia della Buell, sia per il tipo di moto che per le vicissitudini del marchio, richiama da vicino quella della Bimota. 

Ora non resta che aspettare, dato che si rincorrono voci (da verificare) circa una rinascita del marchio. Nel frattempo le Buell sono diventate vere e proprio oggetto di culto.