Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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venerdì 16 giugno 2017

Buell......moto incredibili!!!!!


buell old logo

buell m2 cyclone my 1997 black

ascanio gardini with his buell m2 cyclone black in 1999

ascanio gardini on buell s1 racing owner toto giudice in 1999
ascanio gardini on buell xb in 2005

E' notizia di questi giorni della messa in liquidazione della EBR, la azienda che gestiva il marchio Buell. Torno ancora sull'argomento raccontando la mia esperienza con queste mitiche motociclette!!!!


Esattamente venti anni addietro, ovvero nel 1997, comprai la mia prima (ed unica) Buell: era una M2 Cyclone. Una delle prime arrivate alla Numero Uno di Roma (la concessionaria ufficiale Harley-Davidson in quegli anni).

Fin da quando seppi dell'esistenza di queste moto, e ne vidi i primi esemplari, ne rimasi folgorato: erano degli Sportster “pompati” con una ciclistica  unica. Tutto ruotava attorno a quel motore. La moto era così spartana da far passare quasi in secondo piano il bellissimo telaio a traliccio in tubi.  Carlo Talamo ne aveva una gialla con lo scarico Supertrapp, e girava voce che ci corresse come un matto. Quando la ritirai mi entusiasmai immediatamente ed iniziai a farci chilometri su chilometri. Usarla era una vera goduria e mi fece riscoprire il piacere di smanettare con le motociclette. Aveva una maneggevolezza che faceva impressione e ti invitava sempre a strafare.

Ovviamente iniziai ad  uscire anche con  motociclisti dall'indole sportiva e la mia M2 destava curiosità, perchè molti non riuscivano a concepire una Harley-Davidson che "camminava".

Per me la Buell rappresentava il perfetto anello di congiunzione tra il mondo Harley, consacrato nelle concessionarie Numero Uno, che tanto amavo, ed il motociclismo “normale”, che pure amavo molto, dato che ero e sono appassionato di sport motoristici. 

Iniziai a cercare anche merchandising Buell e ricordo un episodio che, a raccontarlo ora, può far ridere, ma a me fece arrabbiare non poco.

Stavo a Misano per la gara del Mondiale Superbike e mi trovavo a passeggiare dentro la paddock. Ad un certo momento mi fermo davanti al paddock ufficiale della Honda ed inizio a parlare con alcuni del team i quali, dopo aver visto la mia maglietta con il logo Buell, iniziano a prendermi in giro dicendomi che le moto non valgono niente, che si rompono tutte e che mi sarei dovuto comprare una Honda. La mia replica fu alquanto secca e decisa.
Dissi loro che il lavoro di Carlo Talamo dava fastidio e per questo mi rompevano le scatole, che le Buell erano delle ottime motociclette e le Honda se le potevano comprare loro e non valevano niente, che Kocinski era un demente e sarebbe stato battuto dal Re di Inghilterra (Fogarty), che il loro campione era Aaron Slight e non si meritavano un uomo del genere. 

Questo fu da subito il mio legame con la Buell. Di lì a poco scrissi anche ad Erik Buell, il quale mi mandò due poster autografati di una S3 e di una S1 Racing (in quel periodo si svolgeva negli States il relativo trofeo). Negli anni a seguire Carlo Talamo si diede da fare parecchio per sviluppare il marchio Buell. Senza rendermene conto mi ritrovai a partecipare ad una serie di eventi, alcuni legati al mondo Harley-Davidson, altri abbinati alle Triumph (su cui Carlo spingeva i possessori Buell). Feci così due HOG Inverno di cui uno sotto il diluvio universale preso da Prato fino a Rimini ed un altro sotto la neve da San Benedetto del Tronto a Rimini e ritorno fino a Roma (sempre sotto la neve), con relative cadute sulla Salaria. Ma ciò che mi dava più godimento era portare la mia M2 Cyclone in pista. Le occasioni capitavano quando prendevo parte ai raduni Triumph in pista (Carlo Talamo faceva partecipare anche le Buell). Il primo si svolse sul circuito di Vairano di Vidigulfo, la pista di Quattroruote, nel 1998 e fu divertentissimo, anche perchè partimmo da Roma in moto e giungemmo a destinazione la sera, percorrendo tutta la Cassia piena di curve. Il giorno dopo feci una miriade di turni in pista e, quando la domenica tornammo, percorsi tutta l'autostrada, da Milano a Roma, quasi a tavoletta. Avevo montato terminale Supertrapp e filtro dell'aria aperto. Ovviamente arrivai a Roma distrutto. Quando raccontai del ritorno, molti si chiesero come avevo fatto a non rompere il motore della mia M2.

A distanza di anni, ancora oggi in molti mi pongono la domanda, ma per me la risposta è semplice, così come lo era allora: la M2 era un gran moto ed il motore dello Sportster, seppur elaborato e portato a 90 cavalli, praticamente indistruttibile.

Due episodi divertenti legati alla Buell in quei due anni durante i quali la ebbi (1997-1999): il primo nel 1998 quando andai con degli amici alla Bike Week di Daytona. Durante un evento Buell conobbi una responsabile del marchio. Non ricordo se si chiamava Jackie o Jackline, sta di fatto che regalò al sottoscritto ed ai miei amici delle magliette Buell dello staff che partecipava all'evento, con la preghiera di indossarla solo quando saremmo tornati in Italia. Ci scambiammo i recapiti e qualche tempo dopo mi sdebitai inviandole una maglietta della Numero Uno di Roma, tramite l'amico Fabrizio Farinelli che doveva andare negli Stati Uniti per partecipare ad una riunione.
Seppi che Jackie arrossì non poco quando le fu consegnato il pacco, unitamente ad un biglietto di ringraziamento che le avevo scritto.

L'altro episodio (su cui ancora rido) riguarda Carlo Talamo, che mi fu raccontato direttamente da lui in un pomeriggio quando transitò alla Numero Uno di Roma e riguarda il modo in cui divenne importatore Buell. Si trovava in Inghilterra per la presentazione della S1 e si mette a scherzare con un dealer, appoggiato ad una S1 gialla, dicendogli che se la voleva comprare per poi importarle in Italia. Il tizio gli risponde che se avesse avuto il coraggio di tornare a Milano vestito come era (giacca estiva Harley-Davidson in tessuto nera con la banda arancione e maglietta) la moto sarebbe stata sua. Carlo ovviamente non se lo fa ripetere due volte e parte di corsa in direzione Milano. Il problema è che faceva un freddo cane, ma lui arriva a destinazione così....

Pare che Carlo Talamo avesse un feeling particolare con la S1. L'amico Fabrizio Farinelli mi racconta ancora che sulla strada che da Grosseto porta a Scansano (Toscana) era impossibile stargli appresso se guidava la S1. E me lo dice una persona che non ci andava cauto con la manopola del gas.....

La vita porta spesso a commettere degli errori ed uno dei miei errori più grandi, con riferimento alle moto, fu quello di vendere la Buell nel 1999, ovvero dopo due anni, per comprare una Triumph Speed Triple 955. Non che la Speed Triple fosse una pessima moto....anzi.....ma con la Buell avevo un rapporto particolare. Solo che in quel periodo decisi di sostenere e seguire Carlo Talamo, unitamente all'amico Fabrizio Farinelli, nell'avventura con la Triumph, che stava dando nuove prospettive in termini “sociali”. Talamo stava puntando molto sul marchio inglese, io ero molto legato a Carlo e mi sembrava, oltretutto, che qualcosa non andasse con Buell. Nulla di concreto, solo sensazioni.
Dopo molti anni resto dell'idea che non sia stata una bella mossa vendere la Buell, anche se poi comprando altre moto ho compreso che la mia moto per eccellenza è lo Sportster.

A livello tecnico, contrariamente a quello che sentivo dire da qualcuno, non ho mai avuto problemi, salvo la rottura dei gommini che tenevano agganciato il forcellone al telaio. Situazione prontamente risolta sebbene la garanzia fosse scaduta da poco.
Qualche anno dopo uscirono le XB che provai pure in pista. Erano bellissime da guidare, intriganti ed avevano soluzioni tecniche azzardate, come telaio e forcellone che fungevano da serbatoi per il caburante e l'olio motore, ma avevano perso qualcosa del carattere rude delle prime Buell.

Inoltre si vociferava che su molti esemplari il cilindro posteriore surriscaldasse troppo e la cinghia dentata di trasmissione non fosse sufficientemente robusta.  A me non convinse il freno anteriore perimetrale che aveva un effetto autoaddrizzante immediato non appena lo si toccava. Ma a parte questo piccolo difetto anche le XB mi piacquero molto. Pensai di comprarne una, ma avevo la 883R a carburatore e decisi di non farlo, anche perchè si percepiva una crisi, almeno in Italia.
Poi vennero presentati i nuovi modelli con il motore Rotax raffreddato a liquido, ma non avevano nulla delle prime Buell che mi avevano affascinato moltissimo.

Tirando le somme, dal mio modesto punto di vista, posso dire che Erik Buell è stato un genio che ha prodotto moto geniali e con un livello di fascino pari a poche altre moto. Analizzare le cause del fallimento secondo me non è possibile farlo in maniera completa. Posso solo limitarmi a constatare che apparvero in Italia in un contesto storico abbastanza particolare, che richiedeva proprio quel tipo di moto.


venerdì 9 giugno 2017

Buell: la storia che mai avremmo voluto.....

buell xb9sx blue

buell s1 my 1998 orange

buell xb12r yellow

 

La EBR Motorcycles, l'azienda che ha tentato di rilanciare il marchio Buell, è  in liquidazione e si preannuncia la parola “fine” su questo marchio che tanto ha fatto sognare. 

 

Negli ultimi vent'anni Erik Buell ne ha inventata una più del diavolo, non solo con le sue motociclette che hanno colpito al cuore gli appassionati, ma anche con clamorosi colpi di coda che hanno permesso più volte di continuare la produzione, sfornando qualche nuovo modello. Ma da diverso tempo sembra che Erik abbia esaurito la sua verve, non trovando una via d'uscita a quella che sembra una fine a tutti gli effetti. Ma sarà così ???

La storia di questo marchio insegna che fino all'ultimo non si può dire niente, ma sembra più che ragionevole supporre che tra poco delle Buell si parlerà solo ed esclusivamente al passato.

Peccato! Peccato perchè fin dai primi modelli prodotti nel lontano 1987, Erik Buell ha saputo far breccia nel cuore di moltissimi motociclisti proponendo moto dalla spiccata personalità e dalle ardite soluzioni tecniche.

In Italia il riscontro è stato inferiore alle aspettative probabilmente a causa, anche, di una errata gestione del brand da parte della stessa Harley-Davidson.
Se, infatti, Carlo Talamo (colui che importò le Buell in Italia sul finire degli anni novanta) comprese fin da subito che, nonostante il motore dello Sportster, il motociclista di riferimento non era l' “harleysta” tipico, ma per lo più lo “smanettone”, separando comunicazione, marketing ed eventi di Harley-Davidson e Buell. La casa madre (che aveva acquisito il marchio), al contrario, ha ragionato in altri termini.  

Tuttavia, voler attribuire il fallimento ad una causa piuttosto che ad un'altra può essere estremamente fuorviante da quello che è il discorso di fondo: le Buell sono delle moto dall'indubbio fascino la cui assenza (in termini di produzione), si farà sentire non poco tra gli appassionati. Soluzioni tecniche come il serbatoio del carburante nel doppio trave del telaio e quello dell'olio nel forcellone, sono state il risultato della mente geniale di Erik Buell.

E proprio facendo appello a questa mente geniale, che tanto ha fatto per salvare il marchio da una fine ingloriosa, ci auguriamo ancora una volta che il buon Erik riesca a salvare il suo glorioso marchio, rimettendo in produzione le bellissime moto.


 


venerdì 28 aprile 2017

Gas aperto e....via!!!!! - Editoriale tratto da Freeway Magazine n.25 del 1996

editoriale freeway magazine italia n 25 del 1996

 

Ci sono dei momenti nella vita in cui devi guardarti dentro, capire bene quello che vuoi ed aprire il gas a manetta. Sapendo che non potrai tornare indietro.

 

Poche righe di questo tenore, aprono l'editoriale sulla foto di un motore Sportster preparato per le drag-race.

Siamo negli anni novanta: un decennio fondamentale per il successivo sviluppo del “custom”, dove le elaborazioni su base Harley-Davidson  (Sportster in particolare) aumentano a dismisura, grazie anche all'apporto fondamentale della rivista  “Freeway Magazine” che raccoglie sempre più consensi tra gli appassionati e si trova a dover gestire questa situazione anche a livello editoriale, dovendo incrementare le forze della domanda del settore.

Se a livello produttivo, nel 1996 non ci sono grosse novità riguardanti lo Sportster, tuttavia in Italia Carlo Talamo lancia l'idea del Trofeo Short-Track da fare con le 883, dopo aver compreso il ruolo fondamentale dello Sportster nella generale economia della Harley-Davidson.

Possiamo affermare che il 1996 rappresenterà l'anno in cui sarà messo, almeno in Italia, il primo mattone per la costruzione di quel prolifico futuro dello Sportster che non accenna a diminuire.
 


venerdì 24 marzo 2017

Il "Custom" merita rispetto!!!!!!!





Ed è di tutti. Chiunque vi dedichi tempo e, molto spesso, denaro, anche se non è un “guru” in materia, deve essere rispettato al pari dei professionisti affermati, salvo che.....


…...sia un truffatore. Ma andiamo con ordine. Da quasi un decennio a questa parte il fenomeno del  “custom” è esploso in tutte le sue forme.

Una volta c'erano pochi nomi noti. Professionisti del settore che con le loro moto facevano spesso tendenza. Poi molti si avvicinarono a questo mondo, taluni per gioco ed altri in maniera più strutturata. Le moto elaborate iniziarono a divenire una costante e, complice anche la diffusione di diversi blog, ad aver molto risalto. 

Tutto ciò, se da un lato ha fatto molto bene all'ambiente, che si è allargato a macchia d'olio, dall'altro ha generato una serie di “esperti” del settore che si sono permessi di esprimere commenti su persone, moto e realtà varie, quasi fossero l'emanazione di qualche giudizio universale. E' logico ????

Facciamo un esempio. Tizio si compra una moto ed inizia a modificarla da solo. Poi comprende che ci sa fare ed inizia a fare qualche lavoretto sulle moto di amici, per arrivare poi ad aprirsi il suo garage, presentando la sua prima realizzazione. Magari non sarà qualcosa di particolarmente elaborato, magari seguirà strade già intraprese da altri, ed ecco che arriva il “saputello” di turno che spara a zero.

Il lavoro di Tizio deve essere rispettato perchè, pur se non particolarmente bello o innovativo, ha creduto in qualcosa dedicandovi se stesso.

E' quindi ora che tutti i vari intenditori si tappino un poco la bocca e la smettano di dire spropositi.

Esprimere opinioni e recensire moto è un sacrosanto diritto, ma denigrare il prossimo no, salvo che si tratti di un truffatore. Uno di quelli che ti propina una cosa invece di un'altra (…..ad esempio ti vende la sua bellissima Sportster 883  dicendoti che è nuova mentre, in realtà, ha il motore con un miliardo di km portato a 1200....).
In questo caso prendere di mira l'imbroglione diventa praticamente un dovere civico. Ma solo in questo caso! 

venerdì 20 gennaio 2017

"A chi facciamo del male ?" - Editoriale tratto da Freeway Magazine Italia n.186 del 2009

editoriale di freeway magazine italia n 186 del 2009

 Proprio in questi giorni in cui si sta svolgendo il Motor Bike Expo di Verona ed è da poco partita la Battle of The Kings per la miglior customizzazione su base Sportster Roadster 1200, mi è capitato tra le mani questo vecchio editoriale che mi fa pensare non poco.....

 

Il buon Luca Mattioli, ponendo al centro delle sue riflessioni la foto di un biker che viaggiava a bordo del suo Sportster chopper con telaio rigido e forcella  “springer”, faceva notare come, forse, vi fosse dell'altro in tema di normative riguardanti le modifiche legali alle moto.
Rileggendo questo editoriale a distanza di quasi dieci anni mi accorgo che poco o nulla è cambiato Italia.

Il movimento custom sta vivendo un periodo di fermento forse senza precedenti, abbracciando non solo il settore motoristico in senso stretto, ma anche altri ambiti, diventando un vero e proprio “must”. 
Eppure, a fronte di questo notevole consenso, elaborare la moto (o la auto) senza incorrere nelle ire del legislatore è praticamente impossibile: perchè ???

Se il motivo è il rispetto degli standard di sicurezza e ambientali, siamo certi che montando delle parti regolarmente testate ed omologate in Europa il veicolo diventi pericoloso o si contravvenga alle normative ambientali ???? Forse il problema di fondo è un altro. Leggete attentamente l'editoriale. 




martedì 10 gennaio 2017

60 anni da........leggenda!!!!!!!

xl sportster 883 m y 1957 white and blu

xl sportster 883 m y 1992 black

 

Nel 1957 apparve sul mercato il primo Sportster e divenne subito “cult”. Dopo sessant'anni di produzione ininterrotta, il suo  “mito” non accenna a diminuire.....

 


Quando, nel lontano 1992, comprai il mio primo Sportster per me, così come per molti, rappresentava una moto di  “passaggio”:  la moto di accesso al mondo Harley-Davidson, rappresentato dai Big Twin, che dovevano essere, quindi, la meta finale.

Mi ero comprato lo Sportster unicamente per motivi economici e consideravo questa moto una sorta di “brutto anatroccolo”.  Un “vorrei ma non posso” (compro lo Sportster in quanto non ho i soldi per la  Harley-Davidson di grossa cilindrata).
Dello Sportster non sapevo assolutamente niente. Poi, come spesso succede in queste situazioni, “l'appetito vien mangiando” ed iniziai non solo ad elaborarla, ma anche a studiarla da molteplici punti di vista: tecnico, stilistico, prestazionale, commerciale e, soprattutto, l'aspetto prettamente elaborativo.

Scoprii da subito una moto, dal mio punto di vista, fantastica.
Costi di gestione estremamente contenuti (il tagliando comporta quasi ed unicamente la sostituzione dei vari olii), un motore robustissimo e relativamente leggero (ovviamente rapportato al tipo di moto), una linea senza tempo, forti sensazioni di guida in grado di prescindere dall'ambito meramente prestazionale, un valore dell'usato notevole e, soprattutto, una moto con la quale giocare a piacimento per quanto riguarda le elaborazioni. 

In venticinque anni di  “carriera”, molti dei quali spesi come collaboratore di alcune riviste del settore motociclistico, di moto ne ho cambiate tante ma poi, alla fine, sono tornato sempre sullo Sportster, nella cilindrata 883 (la mia preferita). Ciò che mi ha favorevolmente stupito è che in questi lunghi anni lo Sportster si è ritagliato numerosi estimatori, sganciandosi dal quel ruolo (almeno in Italia) di “sorella piccola” dei Big Twin. Tale condizione è stata immediatamente compresa  dalla Harley-Davidson, che ne ha valorizzato le sue qualità attraverso idonee campagne di comunicazione e marketing.  Non solo.

Se vogliamo tornare molto indietro negli anni, un certo Carlo Talamo provò ad aprire delle officine/rivendite, denominate  “Americana Sport", solo per gli Sportster, ma i tempi non erano ancora maturi, almeno in termini di numeri di vendita.

Cosa aspettarci per il futuro ?????

Impossibile dirlo, perchè il mercato delle due ruote è sempre più agguerrito e molte case motociclistiche stanno proponendo modelli in grado di far leva sugli aspetti emozionali che hanno da sempre connotato lo Sportster.

Su una questione, però, mi sbilancio. Se la Harley-Davidson vorrà mantenere alto il desiderio di possedere uno Sportster, dovrà lavorare su nuovi modelli. Con la Roadster 1200 ha fatto un bel passo in avanti, ma serve uno Sportster con le ruote artigliate da inserire nella gamma, nata principalmente per il contesto urbano, ma ancor più fruibile di quelli attuali.


venerdì 23 dicembre 2016

Quale Sportster vorreste per Natale ????

harley davidson xlcr 1000

carlo talamo pubblicità sportster rosso e bianco elaborato
Sportster 1200 S pubblicità numero uno anno 2000

jacopo monti in tuta da gara con grafiche divisa cameriere

jacopo monti in flat track on his sportster 883 pink

 

Scrivete la vostra letterina e pensate che il vostro desiderio si potrebbe avverare. Quale è la moto dei vostri sogni tra i tanti modelli prodotti dal 1957? E perchè?  Potete dare poche opzioni.....


Caro Babbo Natale, non so se leggerai mai la mia lettera, ma ci provo lo stesso. Qualora, poi, volessi decidere di esaudire qualche mia richiesta, sappi che vorrei trovare sotto l'albero la famosa (o famigerata....) XLCR 1000.
Sai, per me è la moto di serie più bella al mondo. Non so dirti come mai mi piaccia così tanto. Forse c'è qualcosa di misterioso che la circonda. O forse perchè rappresenta la prima, vera, cafe racer prodotta negli States ed ha una linea senza tempo. Non so. Mi rendo conto che si tratta di tanti denari (dai 15.000 ai 20.000 Euro), però ci provo lo stesso a chiedertela. E pensare che quando quel  “geniaccio” di Willy G. Davidson la ideò, non si sarebbe mai aspettato quanto sarebbe successo dopo. Men che mai se lo sarebbero aspettato a Milwakee. Dapprima un fallimento eppoi un pezzo per collezionisti, ricercatissimo in ogni parte del globo.

Qualora la XLCR 1000 fosse una richiesta un poco esagerata, vorrei avere uno degli Sportster creati da Carlo Talamo. Ti starai domandando perchè ti faccio una simile richiesta, in fondo si tratta dei semplici Sportster con motore Evolution customizzati.
Ammiravo Carlo Talamo ed avere una delle moto progettate da lui (tu dovresti convincere a venderla a prezzi ragionevoli) vorrebbe dire chiudere il cerchio lasciato aperto dalla sua prematura scomparsa, dato che per me è stato un genio del ventesimo secolo, del tutto paragonabile a Leonardo.

Mi rendo conto, però, che anche questa richiesta potrebbe essere molto difficile da esaudire, per cui concludo con qualcosa di più semplice: uno Sportster 1200S a quattro candele, da poter elaborare a piacimento. La trasformerei in una street-tracker da urlo, pur mantenendo gran parte dei componenti originali. Di preciso ancora non ho un'idea, ma so che terrei la forcella originale, lavorando solo sulla parte interna, cambierei gli ammortizzatori posteriori e tirerei fuori qualche altro cavallo dal motore attraverso carburatore, centralina, alberi a cammes e scarico, in modo da non comprometterne l'affidabilità. 

Già che ci sei, ti chiedo di esaudire anche un altro desiderio: convinci la Harley-Davidson Italia a creare il Trofeo Short-Track 883, come fece la Numero Uno venti anni fa, in modo che io possa ammirare il mio amico Jacopo Monti.
Quando lo vedevo correre impazzivo. Mi faceva saltare sulla sedia.
Un mix tra Colin Edwards ed Antony Gobert: due tra gli eroi della Superbike che ho ammirato
. Se tornasse a correre in un trofeo dove tutti hanno le moto uguali, batterebbe chiunque, a dispetto degli oltre quarant'anni che ha. Perchè è un talento puro. Perchè è follia pura!

Capisco, caro Babbo Natale, di averti scritto una lettera molto impegnativa e, probabilmente, difficile da esaudire. Però, per qualche notte, si può sognare anche l'impossibile......



martedì 22 novembre 2016

Sportster Bagger: ci si copre!!!!!!

sportster bagger complete kit
Complete Kit

sportster bagger simple
Simple Kit

sportster bagger only bags kit
Only Bags

 

Le bagger si stanno diffondendo anche in Europa, ma hanno spesso come base i modelli Harley-Davidson di grossa cilindrata......


…...e lo Sportster...????? Benchè sia una moto polivalente, vi sono pochissimi esempi di trasformazioni in stile “bagger”. Eppure negli States stanno proponendo dei kit anche per lo Sportster.

Difficile che vedremo in Italia trasformazioni a tema. Eppure voglio dedicare diversi post sull'argomento, ribadendo fino allo sfinimento un concetto fondamentale: lo Sportster è come una tela bianca sulla quale dipingere a piacimento. 

Certamente quella delle  “bagger” non è una delle trasformazioni più indicate a causa, principalmente, del notevole costo della stessa. Lo Sportster, infatti, è la moto più economica della gamma Harley-Davidson, però il fenomeno bagger si sta espandendo anche in Italia e la “piccola” di Milwakee potrebbe essere una alternativa più che valida per chi non dispone di una grossa cifra per l'acquisto di una Harley-Davidson di cilindrata maggiore.

C'è poi da dire che ci si può anche ingegnare a costruire una bagger economica: sono sufficienti un paio di borse rigide, un grosso cupolino anteriore e, volendo, uno scarico due in uno. Le possibilità anche in questo caso sono molte.
Attraverso questo post ne approfitto per lanciare un imput ai dealer che si prepareranno ad affrontare la celebre Battle of The Kings 2017: costruite qualche bagger!!!!!!


venerdì 18 novembre 2016

Battle Of The Kings 2017

the battle of the kings 2017 logo

 

Ad EICMA 2016 è stata presentata la nuova “Battaglia dei Re” che vede la sfida sempre più agguerrita.

 

Chi sarà il vincitore di questa terza edizione della celebre battaglia, che quest'anno coinvolgerà 211 concessionari (contro i 150 dell'anno precedente)  ???? Chi sarà il “Custom King 2017” di ogni paese ???? Lo vedremo tra circa un anno.
Nel frattempo proviamo ad immaginare quali potrebbero essere i filoni seguiti per customizzare i tre modelli della gamma Dark Custom Sportster: Iron 883, Forty-Eight, Roadster, che verranno assegnati ad ogni paiese. I dealer italiani utilizzeranno la Roadster e non fatichiamo a pensare che numerose saranno le proposte in chiave cafe racer  della più aggressiva della gamma Sportster.

Sarebbe interessante che qualcuno offrisse una interpretazione racing estrema della Roadster, per far vedere che con le Harley-Davidson non si va solo a spasso. 
 



lunedì 24 ottobre 2016

Buell: una fine ingloriosa!

buell logo

buell s1 orange model from 1997 to 2000

buell m2 red model from 1997 to 2000

buell s3 thunderbolt black model from 1997 to 2000

Una settimana dedicata alla Buell che nel 2009 ha chiuso definitivamente i battenti, per la gioia dei (pochi) collezionisti e la tristezza dei (numerosi) appassionati.

 

Quando Carlo Talamo, verso la metà degli anni novanta, si avvicinò alle Buell per poi decidere in breve tempo di importarle in Italia, probabilmente mai e poi mai si sarebbe aspettato una fine tanto infame per questo marchio stupendo: comprato e rivenduto più volte, poi svilito nella sua intima connotazione.

Già.....perchè le Buell (quasi da subito) non rappresentarono altro che delle Harley-Davidson sportivizzate ed un tantino modernizzate nella linea e nella ciclistica. Così, infatti, furono accolte in Italia: come degli Sportster (dei quali condividevano il motore) vitaminizzati per harleysti e gente matura con la voglia di smanettare, ma senza rinunciare alle proverbiali sensazioni del v-twin americano.

Per alcuni, infatti, comprare la Buell rappresentò la soluzione per non perdere il legame con la Harley-Davidson ed il mondo che vi ruotava intorno. Per altri fu il modo di avere un prodotto esclusivo. Per altri ancora fu un giocattolo dall'indubbio fascino con il quale divertirsi e tornare ragazzini (le Buell si sono sempre connotate per l'estrema maneggevolezza e reattività della ciclistica, a dispetto di una cilindrata maxi).

Ma la storia sa essere bastarda e con la Buell lo è stata ancor di più. Il buon Carlo Talamo ne aveva compreso le indubbie potenzialità, costruendoci sopra un'abile strategia di marketing e comunicazione. Strategia successivamente disattesa, in seguito alla cessione dell'importazione e della distribuzione di Harley-Davidson e Buell (che ne frattempo era stata comprata in toto dalla Harley) direttamente alla casa madre.

A Milwakee probabilmente non hanno mai creduto fino in fondo nelle potenzialità della Buell, della quale non ne hanno compreso nemmeno l'intima essenza (creando di conseguenza modelli non più in linea con le originarie prerogative del marchio). Se a ciò aggiungiamo le notevoli difficoltà cui è andato incontro il mercato delle moto a partire dai primi anni duemila, possiamo comprendere le cause di questa fine.

E pensare che si trattava di moto veramente affascinanti (anche le ultime con motore di progettazione Rotax raffreddato a liquido) e divertentissime. Per fare un paragone nostrano, la storia della Buell, sia per il tipo di moto che per le vicissitudini del marchio, richiama da vicino quella della Bimota. 

Ora non resta che aspettare, dato che si rincorrono voci (da verificare) circa una rinascita del marchio. Nel frattempo le Buell sono diventate vere e proprio oggetto di culto.


giovedì 6 ottobre 2016

Quale futuro del turbo nelle due ruote ???

sportster turbo cafe racer side right
sportster turbo rigid frame side right

 

Perchè il turbo non ha avuto grande diffusione in ambito motociclistico ? Vedremo mai uno Sportster dotato di turbina, prodotto direttamente dalla Harley-Davidson ? 


Abbiamo rivolto alcune domande a Roberto Rosso di Twin Service, che ha costruito uno Sportster turbo (http://www.1957legend.it/2016/06/aria-nuova-sportster-turbo.html), ed abbiamo avuto anche un parere di Roberto Totti, uno dei più noti customizzatori mondiali. Ecco cosa hanno detto.....

 
1957 Legend:  Ultimamente (soprattutto negli States) qualche customizzatore sta utilizzando il turbo, ma si tratta per lo più di casi isolati. Secondo te cosa ha ostacolato finora l'utilizzo del turbo nel mondo del custom ????

Roberto Rosso:  Gli ostacoli  alla diffusione della tecnologia turbo nel mondo custom sono da ricercarsi, a mio parere, nella complessità del sistema di sovralimentazione a mezzo turbo-compressore (necessità di far stare in spazi ridotti componenti voluminosi come turbina e eventualmente intercooler); qualche reticenza basata sulla proverbiale erogazione brusca dei motori turbo (oggi forse non è più così grazie all'elettronica, ma fino a qualche tempo fa era un problema serio) e infine i costi dei kit turbo abbastanza elevati. Se guardiamo alla realtà italiana inoltre non c'è un'offerta adeguata di kit in vendita (nessun distributore europeo come Custom Chrome, Motorcycle storehouse, Parts Europe, W&W, Zodiac ha oggi in catalogo un kit turbo e, quindi, chi vuole intraprendere questa strada, deve rivolgersi al mercato USA o arrangiarsi con prodotti di provenienza automobilistica).


1957 Legend: Quali sono i benefici connessi all'utilizzo del turbo ed, al contrario, quali sono le problematiche ad un suo utilizzo ????

Roberto Rosso: I vantaggi dell'utilizzo del turbo stanno nella facilità di ottenere elevate potenze da motori sostanzialmente stock con poche modifiche. Forse il modo più semplice per potenziare un motore. Le problematiche riguardano, in caso di motori alimentati a carburatore, la sigillatura dell'air box e la gestione della pompa benzina aggiuntiva per i motori con carburatore con carburatore "soffiato" e i problemi di trafilaggio olio dall'albero della turbina in fase di rilascio, per i motori a carburatore "aspirato". Per i motori a iniezione, i problemi si riducono alla gestione della mappatura dedicata con un sistema in grado di leggere correttamente i valori di sovrapressione e, conseguentemente, di adeguarsi. Infine, per tutti e due le soluzioni,  occorre prestare particolare attenzione al carburante utilizzato evitando di usare benzine con basso numero di ottano onde evitare gli ovvi problemi di detonazione.


1957 Legend:  La Kawasaki per le sue famigerate  “Mach” ultimamente è ricorsa alla sovraalimentazione (tramite un compressore volumetrico n.d.r.) e si parla anche di qualche casa come la MV che sembra orientata in questa direzione. Secondo te avremo una larga diffusione sul prodotto di serie della sovraalimentazione ????

Roberto Rosso: Non credo che la sovralimentazione avrà una grossa diffusione sulle moto di serie, contrariamente a quanto avvenuto in campo automobilistico (cosa avvenuta grazie alla diffusione del motore diesel che si presta ancora più del benzina a essere sovralimentato). Le poche moto prodotte in passato (Kawasaki GPZ 750 turbo, Honda CX500 turbo) sono sparite dai listini dopo poco tempo.


1957 Legend: I kit turbo sembrano ideali per i motori Harley-Davidson: avremo mai degli Sportster turbo di serie ?

Roberto Rosso: Parimenti non credo che vedremo degli Sportster sovralimentati turbo o volumentrici, nella produzione di serie. Mi sembra una filosofia abbastanza lontana da quella della casa di Milwakee che ha sposato l'idea di aumentare la potenza dei motori aumentandone la cilindrata nel corso degli anni.


1957 Legend:  Quale tipo di frazionamento si addice di più all'utilizzo del turbo ????

Roberto Rosso: Non credo ci siano frazionamenti particolarmente adatti alla sovralimentazione. Abbiamo visto ottimi motori turbo a 2, 3, 4, 6 e 8 cilindri. Forse il mono è un po' meno adatto per le notevoli pulsazioni di pressione all'interno del condotto di scarico.

Secondo Roberto Totti:  “ Il sistema di sovra alimentazione con turbocompressore è il metodo più semplice per avere potenza da 2500 rpm in su in un motore motociclistico, tutti gli altri sistemi di elaborazione sono molto più complessi e comprendono interventi su molte parti del motore. Il turbo, abbinato ad un carburatore a valle o che spinge in un corpo farfallato  si ottiene una sovra pressione immediata. Il sistema è abbastanza semplice da realizzare e in commercio ci sono tutte le parti con una gran scelta di marche, poi si può installare un turbo anche su un motore al top di elaborazione per avere ancora più potenza, ma bisogna ricordarsi di abbassare il rapporto di compressione e portarlo a seconda del motore usato intorno a 9/9.5:1 (per evitare il problema della detonazione n.d.r.). “

A fronte di queste positive considerazioni a livello tecnico, ci auspichiamo che in futuro il turbo trovi larga diffusione in campo motociclistico.



giovedì 8 settembre 2016

Sportster XLTT: se diventasse realtà ???

sportster xltt sketch by rock solid motorcycles

 

Dalla elaborazione grafica alla messa in produzione. La Harley-Davidson deciderà mai di proporre una moto sportiva sulla base di uno Sportster (con tanto di carenatura) che richiami la vecchia XR-TT che correva sui tracciati asfaltati ?


Ce lo siamo chiesti e continuiamo a chiedercelo in continuazione. Da questo blog numerose volte abbiamo lanciato un appello sulla necessità di avere una moto sportiva, una cafe racer ed una scrambler (o tracker) su base Sportster (http://www.1957legend.it/2016/02/quando-non-ci-sono-cambiamenti.html).

Dopo aver visto questa elaborazione grafica operata dall'officina portoghese Rock Solid Motorcycles, ne siamo ancora più convinti, stante il fatto che con un'unica piattaforma si potrebbero sfornare diversi modelli, differenti anche per tipologia di utenti.

Verrà mai messo in produzione uno Sportster sportivo ????

Si tratterebbe di vere e proprie “kit bike” regolarmente omologate dalla casa, sulla scia di quanto fatto dalla Moto Guzzi con la V7 (http://www.garagemotoguzzi.com/it/), ma in maniera ancor più completa e con tanto di omologazione sul libretto (offrendo la possibilità di montare diverse misure di cerchi e pneumatici).
Quali sarebbero i vantaggi per la Harley-Davidson da una simile operazione ???
Risulterebbero notevoli.

La base di partenza sarebbe costituita, ovviamente, da un  modello di Sportster con le caratteristiche attuali.

Il cliente potrebbe scegliere di trasformare la propria moto o nel tempo, attraverso sovrastrutture, scarichi e ruote, fornite direttamente dalla Harley-Davidson, oppure direttamente al momento dell'acquisto attraverso un apposito configuratore on-line. 

Questo permetterebbe all'azienda di Milwakee non solo di non investire ingenti risorse economiche in nuovi progetti e, di conseguenza gravando ancor più sui concessionari (che non sarebbero obbligati ad avere in vetrina le nuove versioni) ma, addirittura, di ottenere maggiori profitti incrementando il vasto catalogo di parti speciali.
In questo modo si inserirebbe in altri contesti di mercato (come ad esempio quello molto in voga delle scrambler) con investimenti limitati, attirando una fascia di clientela in questo momento attratta da altre proposte a tema, con moto dalla diversa connotazione ma sempre “Harley-Davidson” e, quindi, facilmente identificabili anche dai neofiti.

Vorremmo quindi che questa XLTT non rimanesse solo un disegno su un monitor.....


martedì 2 agosto 2016

Harley-Davidson Video - Buone vacanze a tutti!!!


Anche noi andiamo in vacanza. Vi lasciamo con qualche video emozionale legato alla Harley-Davidson da vedere durante questo periodo, con l'augurio che passiate splendide vacanze ( chi non le ha ancora fatte...), magari a cavallo delle vostre moto. Ci vediamo verso settembre.


 


lunedì 4 luglio 2016

Semplicemente Carlo!

carlo talamo ed ascanio gardini luglio 2002

carlo talamo pubblicità sportster

carlo talamo pubblicità electra glide

carlo talamo dorme a terra pallequadre 1992

ciao carlo pagina commemorazione

Recentemente sulla rivista  “Special Cafe” è apparso un bellissimo articolo su Carlo Talamo firmato da Paolo Sormani. Racconto la mia testimonianza in attesa che altri facciano lo stesso e Talamo possa avere il tributo che merita.

 

La domanda potrebbe sorgere spontanea: perchè scrivere di Carlo Talamo su un blog dedicato allo Sportster ????? Semplicemente perchè senza di lui non esisterebbe la Harley-Davidson in Italia e, di conseguenza, lo Sportster.

Conobbi personalmente Carlo nel lontano 1992, mi sembra fosse ottobre o novembre. Poco prima, insomma, del  “famoso” Pallequadre: il raduno in cui si partiva con le Harley-Davidson l'ultimo fine settimana di novembre, in piena notte, senza conoscere la destinazione. Una vera e propria zingarata.

Quando gli parlai, la prima volta, ero alla Numero Uno di Roma (la allora concessionaria Harley-Davidson) e tra noi nacque una forte simpatia. Simpatia che, da parte mia, si trasformò quasi subito in una vera e propria venerazione, perchè fu proprio grazie a Carlo che salii sul mio primo Sportster. Anzi, per essere sinceri, fu grazie alle pubblicità-poesie di Carlo che ciò avvenne. Io, che amavo solo le moto sportive, nel giro breve tempo fui letteralmente rapito dalle moto americane, sebbene a ventidue anni (tanti ne avevo quando mio padre mi comprò lo Sportster) avessi visto Easy Rider almeno una decina di volte e ritenessi le Harley qualcosa di avulso dalla mia vita.

Carlo non solo sapeva comunicare e coinvolgere come pochi, ma era portatore di un modo di vivere estremamente spontaneo. Quella spontaneità che vedevo mancare in giro e che, forse,  anche lui apprezzò in me.

Nel giro di breve tempo mi trovai a studiare non solo la sua comunicazione, ma anche il suo modo di fare marketing,  le sue “special” e le sue concessionarie, trovandomi letteralmente rapito da questo buffo tipo.
A livello personale ho in mente una marea di ricordi, anche se si trattava spesso di brevi incontri ma per me molto ricchi a livello personale.

Carlo andava sempre di fretta e quando lo vedevo cercavo di immagazzinare ogni singolo secondo passato con lui, come se fosse un'intera vita.

E quando nel 2002 venne a mancare ebbi la sensazione, per diverso tempo, di sentirmi perduto.
Talamo aveva creato un movimento, un nuovo modo di concepire la moto,  di conoscere altri che condividevano la stessa passione, di rapportarsi con gli altri.
Tra noi c'era un legame schietto e mi diceva sempre quello che pensava, come quando mi rimproverò a seguito di alcune lettere di elogio scritte a riviste del settore. Aveva paura che la gente pensasse non fossero spontanee, ma pagate da lui.

Ricordo pure che quando la Triumph inizio a commercializzare la TT 600 gli scrissi in quanto avevo intenzione di comprarla, ma lui mi disse senza mezzi termini che non era la moto per me e mi ci sarei potuto far male.
Apprezzavo molto questa sua spontaneità  anche se non era sempre possibile interagire con lui.
Quando capivo che vi era questa situazione mi mettevo da parte limitandomi a salutarlo.

A Carlo, semplicemente, volevo bene e non perdevo occasione per dimostrarlo.

A distanza di molti anni dalla sua scomparsa ne sento ancora la mancanza. Sento la mancanza non solo di una persona alla quale ero molto affezionato, ma anche di un genio che puoi avere la fortuna di incontrare poche volte nella vita.
Un genio di nome Carlo Talamo!

lunedì 30 maggio 2016

......per non dimenticare......Carlo Talamo!!!!!




carlo talamo

 

Ha inventato il fenomeno Harley-Davidson in Italia, unitamente a marketing e comunicazione in ambito motoristico. Molte aziende del settore, oggi esistenti, si sono platealmente ispirate alla sua “Numero Uno”. Eppure sono in pochi a conoscerlo o ricordarsene......

 

Genio allo stato puro. Anticipatore dei tempi e creatore di tendenze. Carlo Talamo può ben essere paragonato ad un “Leonardo” dell'epoca moderna.

Non solo ha creduto senza riserve nelle potenzialità di storici marchi motociclistici quali Harley-Davidson (prima) e Triumph (dopo), ma contribuito in maniera determinante allo sviluppo di un settore che, prima di lui, stentava a trovare la sua esatta dimensione.

Le sue poesie sulla Harley-Davidson, celebrative di semplici esperienze personali, sono state l'inizio di una forma di comunicazione in ambito motoristico che non esisteva. (Si deve assolutamente leggere il libro raccolta delle sue poesie “Mi piacciono le pecore e molto le galline”).
Ha sviluppato il marketing creando un polo aggregativo attorno alle sue concessionarie ed una superba rete di vendita ed assistenza.
Infine, le sue  “special” hanno contribuito a diffondere la cultura del custom.
Carlo Talamo è stato poi il primo a comprendere le potenzialità di Sportster e Buell (purtroppo disattese dalla casa madre), moto in grado di fare breccia nel cuore di molti.

Nonostante tutto, Carlo Talamo lo conoscono in pochi.

Possibile ??? Certamente! Il motivo ? Per molti la figura di Carlo Talamo è un'ombra troppo grande e va cancellata. Ma così facendo si cancella la storia. Perchè Carlo Talamo, che lo si voglia o meno, è storia.

Le sue aziende andrebbero studiate attentamente, così come le sue moto e tutta la sua vita. Un esempio perfetto di imprenditorialità italiana in grado di miscelare alla perfezione pragmatismo, follia e passione.

Attenzione: non si tratta di realtà legate solo alle due ruote. Il modello creato da Carlo Talamo è adatto per ogni situazione imprenditoriale.

Entrare a far parte di un qualsiasi club Harley-Davidson in Italia, senza sapere chi è stato Carlo Talamo, è sacrilego. E' come pensare di essere cittadino italiano ignorando che esiste la Costituzione.

E non si tratta di una qualsivoglia forma di riconoscimento post-mortem. Carlo Talamo va studiato anche perchè fa parte della cultura motociclistica ed aziendale del nostro paese.

Un bel paese fatto di geni riconosciuti in tutto il mondo.








lunedì 2 maggio 2016

#HARLEYGRAM

 

Dalla Harley-Davidson Italia arriva questa piacevole iniziativa, dedicata ai possessori della famiglia Sportster.   

 

Si tratta, per chi vuole,  della possibilità di pubblicare sulla pagina Instagram di Harley-Davidson Italia https://www.instagram.com/harley_italia/  la propria moto attraverso l'hashtag di cui sopra. E' un bel modo non solo di coinvolgere quanti hanno uno Sportster, ma anche di avvicinare coloro che tra questi, per vari motivi, non partecipano agli eventi ufficiali HOG o alle iniziative dei vari dealer.

Da poco, inoltre, si è conclusa la Battle Of The Kings, competizione riservata agli Sportster elaborati dai dealer, che ha riscosso notevole successo ed è stata, inoltre, appena presentata la nuova 1200 Roadster.  Segnali facenti pensare una presa di coscienza costante e continua sia da parte della casa madre che, nel caso specifico, dalla filiale italiana, della notevole rilevanza dello Sportster all'interno della Harley-Davidson non solo in termini di puro mercato, ma come il modello più idoneo ad avvicinare possessori e non al mondo del “bar & shield”.

Aspettiamo con ansia altre iniziative dedicata allo Sportster: regina incontrastata delle vendite Harley-Davison in Italia. Infatti analizzando i dati (fonte Motociclismo maggio 2016), i numeri parlano di un immatricolato di questi primi mesi del 2016 pari a 1345 moto, di cui più di un terzo è rappresentato dai vari modelli Sportster. 


lunedì 18 aprile 2016

Battle Of The Kings










 

La competizione è finita. Quale è il miglior Sportster ??? Chi tra i dealer Harley-Davidson sarà nominato “Re del Custom” in Europa ?? Durante questi giorni abbiamo monitorato il vecchio continente presentando molte realizzazioni che ci hanno colpito (non è stato possibile proporle tutte). Ed abbiamo scoperto alcune cose interessanti


Partiamo dalla nostra, cara, Italia. Da genialoidi riconosciuti in tutto il mondo, possiamo dire che stiamo iniziando a fare scuola anche nel custom. Trentanove motociclette, gran parte delle quali di pregevole fattura.
In alcuni casi si è trattato di realizzazioni “basiche”,  attingendo semplicemente al ricco catalogo di accessori della Harley-Davidson, con l'aggiunta di una verniciatura coinvolgente. Altre volte di qualcosa di ben più complesso, con la costruzioni di numerose parti in casa e l'esplicito richiamo a tematiche del passato.  
                                  
Accanto all'Italia i paesi che sono apparsi più prolifici in tal senso sono Francia e Regno Unito, con moto di notevole livello.
Degne di nota sono state anche le moto costruite nella penisola iberica e nei Paesi Bassi, anche se le proposte non sono state molte.
Hanno deluso parecchio, invece, i paesi teutonici, dai quali sono provenute pochissime proposte e, per giunta, abbastanza scontate.

La maggior parte delle moto proposte da 1957 Legend sono state scelte secondo precise caratteristiche (anche se a volte è bastata una verniciatura azzeccata ad attirare la nostra attenzione):
- connotazione racing, cafe racer, flat-tracker e street-tracker;
- realizzazione artigianale di molte parti;
- armonia del risultato finale.

Volutamente non sono state stilate classifiche in quanto sarebbe stato quasi impossibile, sia per il fatto ogni moto ha colpito per qualche elemento sia perchè, in simile contesto, premiare una moto rispetto all'altra non sarebbe stato corretto.  Però, come è abituale, sono stati messi in risalto pregi e difetti delle stesse.
In definitiva, possiamo dire che la Battle Of The Kings ha ulteriormente rafforzato l'ormai noto concetto di Sportster come moto “totale” da customizzare a piacimento e secondo le connotazioni differenti.