Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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venerdì 26 febbraio 2016

Una scrambler per tutti!!!!!!







Uno Sportster scrambler costruito pensando a come erano queste moto negli anni sessanta e settanta, ma rivisto in un'ottica moderna. Il suo nome è H1 ed è stata costruita nella “Grande Mela”.

 

Non capita tutti i giorni qualcuno che ritenga una Harley-Davidson Sportster 1200 del 1999 la moto più adatta per costruire una scrambler estremamente duttile.
Solitamente si ripiega su altri marchi che hanno nel proprio catalogo mezzi più leggeri e di minor cilindrata, probabilmente più adatti all'utilizzo in questione.
VDB Moto va contro questa tendenza e costruisce una scrambler tanto bella e rustica, quanto versatile. Per riuscire in questo intento i ragazzi di Brooklyn hanno mixato sapientemente vecchio e nuovo.
Partendo dal telaio standard, si è provveduto ad accorciarlo posteriormente, creando poi una curvatura con tubi d'acciaio, per sostenere il corto parafango in alluminio costruito in casa insieme alla sella. La forcella originale è stata sostituita con una Showa a steli rovesciati, che lavora su un cerchio da 18 pollici (uguale a quello posteriore) con pneumatico  Continental TKC 80. La frenata è stata affidata anteriormente ad una pinza Performance Machine a 6 pistoni abbinata ad disco da 13,5 pollici, mentre posteriormente non si è intervenuti. Filtro aria Boyle Custom e scarichi artigianali tipo “shotgun” da oltre 2 pollici, privi di qualsiasi silenziatore, sono gli unici interventi sul motore, necessari per avere un poco più di potenza ed un sound da.....far tremare la terra!!!!
Completano l'opera il serbatoio del carburante proveniente da una Honda degli anni settanta modificato nell'imbocco della benzina ed altri particolari come il riposizionamento della chiave di accensione, la trasmissione finale a catena in luogo di quella originale a cinghia, ammortizzatori posteriori più lunghi ed un manubrio più basso, necessario per fornire una posizione di guida più caricata sull'avantreno.
Si tratta di un ottimo mezzo e ben riuscito, anche se i puristi potrebbero storcere il naso per alcune scelte tecniche come la forcella a steli rovesciati o il filtro dell'aria in alluminio.

UP: i ragazzi di VDB Moto sono riusciti a costruire una moto tanto rustica, quanto elegante in grado di soddisfare sia coloro che cercano nelle scrambler delle compagne di tutti i giorni per muoversi senza problemi nel caotico traffico urbano, sia quanti concepiscono questo mezzo nella sua connotazione più rude.

DOWN: la verniciatura del serbatoio brutta ed insensata come poche altre. I carter neri stonano non poco.



lunedì 8 febbraio 2016

Unspeakable (inqualificabile) Sportster






Raramente è capitato di vedere uno Sportster tanto sgraziato, costruito senza seguire un'idea ben definita. Sembra che tutto sia stato messo lì a caso. Ha qualcosa di una scrambler, di una moto da flat-track, di una postatomica ed anche di un chopper. Osservandola meglio poi si comprende che è stata realizzata secondo una precisa filosofia costruttiva.  

Quando si pensa ad una Harley-Davidson Sportster, specialmente se customizzata, la prima idea che viene in mente è quella di una moto piacevole da vedere, costruita secondo dei precisi criteri, a prescindere dal tipo di moto che si è voluta realizzare. Perchè è nell'immagine collettiva che le Harley-Davidson in genere e, quindi, anche gli Sportster, siano moto nate unicamente per andare piano su strada, lontane da ogni velleità sportiva. Questo pensiero è dominante sebbene, in passato, la Company (così viene spesso soprannominata la Harley-Davidson) abbia dimostrato di saper costruire moto sportive, anche se fedeli alla sua filosofia (chi si ricorda la mitica XR 750 che ha spopolato sui circuiti da dirt-track ????) e di avere dei trofei sparsi per il mondo dedicati allo Sportster.
Per cui è difficile ragionare in quest'ottica quando si vede uno Sportster che sembra nato per tutto, tranne che per guidare tranquillamente su strada.
Alla Destroy Motorcycle Company hanno ragionato in maniera diametralmente opposta, volendo costruire una moto con il chiaro intento di avere un perfetto “l'handling” su gran parte dei percorsi non asfaltati, dimostrando che lo Sportster è una moto adatta anche a correre. 
Si è partiti da un modello costruito prima del 2004: la base ideale in quanto dotato del vecchio telaio che trasmetteva tutte le vibrazioni del motore, ma più leggero di cinquanta chili rispetto al nuovo.
Il motore è stato portato a 1250 cc tramite pistoni Wiseco (che non necessitano di riequilibratura dell'albero motore in quanto di peso uguali agli originali), al quale è stato abbinato un filtro dell'aria aperto ed uno scarico due-in-uno realizzato a mano, con trombone finale. Gli interventi, quindi, non sono stati molti.
E' la ciclistica ad aver subito gran parte del lavoro. Il telaio è rimasto di serie, ma è stato adattato il forcellone di una Ktm, abbinato ad una tradizionale forcella Showa con steli da 49mm. Sono stati montati cerchi Excel da 21 pollici all'anteriore e 18 al posteriore dotati di impianto frenante Brembo.
A corredo di tutto una generale opera di alleggerimento. Il risultato finale è stato quello di uno Sportster originale, che potrà non piacere ma non lasciare indifferenti.
UP: alla Destroy Motorcycle Company hanno avuto il coraggio di percorrere una diversa strada privilegiando gli aspetti tecnici, legati alla guidabilità su terra.
DOWN:  esteticamente andrebbero rivisti molti elementi.

 



Sportster Fat Tracker: l'inseguitore ciccione!!!!!







Ancora una volta gli inglesi di Shaw Speed & Customs sorprendono proponendo uno Sportster decisamente fuori dall'ordinario e dai canoni delle tracker in genere.

“Fat Tracker” un nome che non dice niente, specialmente se associato ad una moto o ad uno stile custom. Eppure mai locuzione si è rivelata più azzeccata. Che sia stata costruita per mera provocazione o per esplorare nuove tendenze stilistiche, poco importa. Questo Sportster rimane impresso nonostante una verniciatura anonima, in quanto risalta l'enorme contrasto che porta in se. Contrasto legato alla natura stessa delle moto da “tracker”:  nate per correre su strade urbane o percorsi non asfaltati, la cui primaria dote deve essere l' “handling”, ovvero la guidabilità offerta una estrema maneggevolezza abbinata ad un motore potente e ricco di coppia ai bassi e medi regimi, oltre che ad una razionalità costruttiva.
La  “Fat Tracker” esce fuori da questi presupposti.  I grossi pneumatici (che obbligano a montare una trasmissione finale a catena in luogo della originaria a cinghia), il largo manubrio, l'opulento serbatoio del carburante e il corto codone in vetroresina fanno  più pensare ad un nuovo stile bobber più che ad una tracker, anche se lo scarico alto due-in-uno che esce sul lato sinistro (costruito in casa) richiama le moto che corrono sui lunghi ovali in terra battuta e la piastra para motore sulla parte inferiore del telaio è tipica di molte scrambler.
Questa moto incuriosisce, ma non convince appieno per le soluzioni stilistiche esplorate, anche se molto ben costruita e con degli aspetti decisamente interessanti.
UP: qualità di alcuni particolari, la ricerca di qualcosa di nuovo in termini stilistici ed il bellissimo scarico realizzato in casa
DOWN: la verniciatura anonima che mortifica ancor più una moto non in grado di esaltare per il proprio design       


sabato 6 febbraio 2016

Il Maialaccio!!!!!!






Gli inglesi di Shaw Speed & Customs danno vita ad una serie di tracker   riconoscibili il tutto il mondo per la linea rasoterra,  coda mozzata e pneumatici artigliati.  

Questa Harley-Davidson Sportster si chiama “The Pigster”, ed è un tributo a “Le Mans”, il celebre film di Steve McQueen del 1970 (il nome, tuttavia, lega poco con il motivo ispiratore della moto).
La base di partenza è una XL 1200 Roadster ad iniezione, alla quale si è provveduto immediatamente a verniciare il motore di un nero, che è stato successivamente montato sul telaio originale, ma segato ed accorciato. Per avere l'effetto “low” si sono dovuti montare degli ammortizzatori posteriori di tipo  “progressive” e, nel contempo, si è dovuto lavorare sulla forcella per abbassarla, in modo da mantenere inalterato l'assetto originale e la conseguente ripartizione dei pesi tra anteriore e posteriore. I customizzatori inglesi hanno poi provveduto a costruire una serie di parti quali: il serbatoio del carburante, il parafango posteriore, i fianchetti laterali debitamente traforati,  oltre che allo splendido impianto di scarico che dona alla Pigster una linea molto aggressiva. La trasmissione finale a cinghia dentata ha lasciato poi il posto ad una a catena, più adatta  al tipo di mezzo.

UP:  lo stile “low-tracker” della moto
DOWN: la parte posteriore troncato che svilisce la bella realizzazione e la verniciatura che mal si concilia con il tipo di mezzo.


 






venerdì 5 febbraio 2016

"Road Less Traveled"







Vanno di moda le scrambler ? Le case motociclistiche più importanti producono modelli a tema ?  Gli americani di Burly Brand rispondono con un “kit scrambler” pronto Sportster.

Quando Dave Zemla ha deciso di costruire questo Sporty aveva in mente qualcosa di diverso da quanto aveva visto fino ad ora su queste moto, voleva una scrambler vera e propria senza, per questo, ricorrere all'acquisto di parti in commercio. Si trattava di una nuova sfida. Il lavoro si è sviluppato su uno Sportster 883 del 2006 che aveva in casa, costruendo moltissime parti. L'obiettivo finale era, quindi, di avere uno scrambler in piena regola. Per fare questo è stato alzato il posteriore di quattro pollici ed abbassato l'anteriore di due, in modo da avere una moto ben livellata. La parte anteriore ha visto il montaggio di un parafango corto, costruito appositamente, dei soffietti sulle forcelle, un manubrio specifico, ed una griglia per coprire il faro.  Il grosso del lavoro è stato fatto sulla parte centrale e posteriore del telaio. A parte il montaggio di una piastra para motore sotto il telaio, è stato costruito un telaietto posteriore (dotato di portapacchi) supplementare in modo da  eliminare i supporti originali del parafango e poter montare un parafango posteriore in stile con lo spirito della moto. A corredo di tutto, degli ammortizzatori posteriori della Progressive Suspension, uno scarico due in uno di RSD, un diverso filtro dell'aria “home made”, così come pedane e sella. Per finire, una verniciatura bianca che risaltasse le forme della moto.

UP: il telaietto posteriore e lo stile della moto che ricalca quello di una vera scrambler.
DOWN: lo scarico RSD che non si addice al mezzo.