Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

Visualizzazione post con etichetta Chopper-Bobber. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Chopper-Bobber. Mostra tutti i post

mercoledì 20 luglio 2016

Thunder Head Custom Sportster

thunder head custom sportster by suicide custom side right

thunder head custom sportster by suicide custom front right angle

thunder head custom sportster by suicide custom side left

 

Quale è il miglior modo per costruire un chopper minimalista e rifinito con tanti cavalli nel motore ???? Basta ispirarsi a questa moto.....

 

La ricetta per costruire un ottimo chopper può risultare più semplice di quanto la si immagini: telaio rigido spogliato del superfluo, motore potente ma non mostruoso, scarichi liberi, attenzione alle rifiniture senza la ricerca di preziosismi inutili.
Questo Sportster, costruito da Suicide Customs, rispecchia alla perfezione le prerogative per un buon chopper.

Il telaio rigido ospita un motore Ironhead 1000 elaborato con testate “Thunder Head” e dotato anche  di avviamento a pedale, carburatore S&S e scarichi liberi costruiti in casa.
A completamento di tutto alcuni particolari indispensabili su un chopper degno di questo nome, come la corona della trasmissione finale a catena che funge anche da freno (con relativa pinza), l'assenza di parafango sulla sottile ruota anteriore dotata di freno praticamente inesistente ed appena visibile ad occhio nudo.

Contrariamente a molti altri chopper, questo Sportster è quasi privo di verniciatura. Situazione che, in simile contesto, mette in risalto il motore conferendo alla moto un aspetto vagamente racing.


UP: la scelta di adottare le testate  “Thunder Head”

DOWN:  brutto esteticamente il telaio nella parte sotto al serbatoio


 






martedì 24 maggio 2016

Monkee 7: uno Sportster XLCH 1000 ancor più selvaggio!!!!

monkee 7







 

Nell'era digitale del 2.0, trovare ancora qualcuno che si diverte a costruire moto utilizzando motori arcaici è quasi impossibile. Eppure nella Vecchia Europa c'è ancora qualche nostalgico.....

 

Per chi non li conscesse, i ragazzi danesi di Wrenchmonkees sono diventati famosi con le loro moto dallo stile minimalista e selvaggio, costruite su vecchi motori e dalle verniciature quasi sempre nere opache. Anche le recenti elaborazioni avvenute per Yamaha sui nuovi modelli (le Yard Built http://www.wrenchmonkees.com/the-yard-built) hanno rispettato questi canoni stilistici.

Lo Sportster in questione, se si eccettua il color rosso fuoco del serbatoio del carburante, rispetta questi canoni. Sebbene possa sembrare appena uscita da un fienile dove è stata ferma per anni, questa XLCH 1000 nasconde un lavoro incredibile.

Lavoro che ha visto sezionare letteralmente il mezzo. E' stato prima smontato il motore, revisionato e montato su un nuovo telaio (rigido), abbinato ad un carburatore S&S e scarichi costruiti in casa.
Successivamente si è provveduto a terminare la moto costruendo e montando numerose parti tra cui il parafango posteriore creato appositamente, le luci provenienti dal catalogo Wrenchmonkees,  una forcella da 33mm, nuovi cerchi Borani da 18 pollici con pneumatici Pirelli tassellati ed un serbatoio del carburante proveniente da una Husqvarna.

Il risultato finale è una moto selvaggia come non poche, con elementi sia delle streettracker riviste in chiave “old”, che dei bobber.


UP: bellissimo il serbatoio Husqvarna degli anni settanta

DOWN: le piastre di sterzo che sarebbero dovute essere di colore nero opaco e non lucido



lunedì 16 maggio 2016

Ready to go!!!!!



 

Telaio rigido e motore Harley-Davidson Sportster: tutto quello che serve per viaggiare in libertà. Direttamente dal lontano 1998.....

 

Rovistando nell'album dei ricordi (vecchie copie della rivista Freeway Magazine Italia), mi sono imbattuto in questo chopper su base Sportster che ha attirato la mia attenzione. Non solo per la generale cura della realizzazione, ma anche per il fatto che quasi vent'anni addietro in Europa i chopper dal telaio rigido erano una prerogativa della scuola scandinava, svedese in particolare, anche se con delle peculiarità: lunghe forcelle, grossi pneumatici posteriori (spesso di derivazione automobilistica) e motori Panhead e Shovelhead utilizzati la maggior parte delle volte.
Sono quindi rimasto affascinato da questo chopper, oltretutto costruito in Francia, sulla base di un motore Sportster Evolution.
La moto in questione è un insieme di parti prelevate da alcuni cataloghi, cosa non sempre facile in quegli anni, poiché internet era appena nato e sconosciuto alla maggior parte delle persone. 
Il telaio è Paughco, cui sono state abbinate ruote anteriore da 21 pollici e posteriore da 16 con freni Performance Machine, dentro al quale viene installato un motore 883 dotato di carburatore S&S.
Il telaio rigido comporta, poi, lo spostamento obbligatorio della batteria dietro al motore.


UP: un chopper dal telaio rigido molto curato

DOWN:  il manubrio eccessivo
 


 


martedì 3 maggio 2016

SP 15



 

Impronta brat/bobber con aggiunta di elementi da street tracker che danno vita ad uno Sportster concepito secondo la visione di Hide Motorcycles.

 

Il Giappone è un mondo a parte. Lontano anni luce dalla visione occidentale, sebbene con la globalizzazione alcune distanze a livello culturale si stiano riducendo.  Anche nel settore custom questa differenza, rispetto alla cultura occidentale, è tangibile. Basti pensare all'ormai decantato “japan style” in tema di chopper, che ormai sta diventando tanto di moda in Italia e facilmente riconoscibile.

Lontano anni luce dalla concezione occidentale di street-tracker, questo Sportster offre un nuovo punto di vista sul tema.  Telaio abbassato all'inverosimile, grossi pneumatici, struttura minimalista, forma sostanzialmente snella,  sono elementi tipici di moto “bobber” dal sapore “brat”.  L'aspetto generalmente aggressivo, il largo manubrio, la coda corta e lo scarico doppio (Supertrapp) che esce alto su un lato, caratterizzano invece le street-tracker, moto nate per correre sulle strade del centro abitato che debbono avere, quindi, degli espliciti richiami al mondo racing attraverso l'utilizzo di parti specifiche.

Sembra che attraverso questo Sportster il noto preparatore giapponese abbia voluto offrire una nuova visione di motocicletta nata per il contesto urbano. Da notare che il motore (883 del 2002), a parte un filtro dell'aria aperto e lo scarico, non ha subito alcuna modifica, per privilegiarne l'affidabilità.
Anche la ciclistica è rimasta praticamente di serie, salvo gli interventi necessari per ottenere un  assetto  “low”. Gli stessi pneumatici Firestone, sono stati montati su cerchi originali (da 19 pollici quello anteriore e da 16 pollici quello posteriore).
Il richiamo al mondo racing quindi è solo visivo.

Ci si chiede quindi se ci si trovi innanzi ad una motocicletta di ispirazione bobber oppure, al contrario, si debba parlare di street tracker. Sebbene l'impronta di base faccia ad un bobber, siamo dell'idea che si tratti di un diverso modo di concepire una street-tracker.
Poichè diverse saranno le opinioni su questa moto, l'abbiamo inserita sia tra "street-tracker", che tra le "brat" e le "bobber".

UP: una nuova visione del tema street-tracker

DOWN: la verniciatura di base bianca non esalta la moto



sabato 6 febbraio 2016

Black Monk: alle origini del custom








Bassa. Nera. Senza fronzoli. Semplice. Linee morbide, ma stilose. E' Black Monk: uno Sportster in grado di portarti nei meandri più profondi della customizzazione, così come i monaci ti fanno addentrare nei lati più oscuri della tua anima, dopo averti fatto visitare lati misteriosi dei luoghi in cui vivono.  

Non me lo sarei mai aspettato che una moto si sarebbe insinuata nella mia anima, sconvolgendola da cima a fondo. Mi era capitato nei primi anni novanta con la “Suora”, una Harley-Davidson Fat-Boy 1340 tutta nera, con un enorme copertura sul fato anteriore (che le davano proprio questa connotazione) e la “Eve of Distruction”: una Triumph postatomica costruita sulla base di un Daytona 1000 a quattro cilindri. Entrambe ideate e preparate da quel genio che era Carlo Talamo. Quelle moto mi fecero star male. La mia anima vibrava e si torceva alla vista di quei mezzi, facendomi elaborare concetti di customizzazione ben lontani dagli standard tradizionali.
Pensavo, quindi, che non sarebbe successo mai più.
Poi sono arrivati i ragazzi danesi Wrenchmonkees, che hanno proposto una loro interpretazione del modo di fare custom, destinato a far tendenza. Sono state costruite diverse moto tra cui questo Sportster. E la storia è ricominciata....
Black Monk  entra nel più profondo del tuo essere. Semplice, ma nello stesso tempo complicata, per la ricerca dell'indiscusso effetto suggestivo, non risponde a canoni precisi. Un mix sapientemente amalgamato di tendenze brat style, bobber e delirio postatomico, esaltato da un motore elaborato.
Si parte, infatti, da uno Sportster 883 pre-2004 (quella con il vecchio telaio, per intenderci), portato a 1200 tramite pistoni maggiorati e valvole di diametro maggiore. Il carburatore resta di serie, ma viene montato un filtro dell'aria proveniente dal catalogo della americana Joker Machine ed uno scarico due-in-uno Supertrapp.
Il telaio subisce modifiche solo nella parte posteriore, attraverso il prolungamento di quello originale (cui nel frattempo sono stati tolti gli originali supporti del parafango), sul quale viene montata una sella appositamente creata. Il serbatoio del carburante ha una forma allungata e differente dall'originale,  viene anch'esso costruito in casa.
Si cerca di abbassare la moto il più possibile operando sulla forcella e montando degli ammortizzatori più corti della Progressive Supension. Il tutto abbinato a cerchi da 18 pollici all'anteriore (in luogo degli originali 19) e 16 al posteriore, sui quali vengono montati pneumatici Firestone. A corredo di tutto elementi quali, ad esempio, le pedane Tarozzi, abbinate ad un kit di arretramento delle stesse Storz Performance.
Il monaco nero ha fatto vedere aspetti tenebrosi ma che esistono. Senza scoprire niente di nuovo.

UP: la linea della moto unita alla disarmante semplicità ed al nero opaco.
DOWN: avremmo voluto che ogni particolare fosse diventato nero opaco, unitamente a pneumatici tassellati.

venerdì 5 febbraio 2016

Un chopper con un tocco british








Arriva direttamente dalla California, patria dei telai rigidi, delle lunghe forcelle e delle verniciature metal-flake, ma questa moto ha qualcosa di diverso.

Una verniciatura di color verde metallizzato che sembra richiamare i mezzi britannici ed una forcella “springer” finora poco utilizzata sui chopper costruiti utilizzando motori Sportster. Si tratta di una variazione sul tema che offre un tocco di personalità in più alle proprie realizzazioni.
Infatti, i ragazzi di Top Shelf Custom, pur realizzando un chopper seguendo lo stile convenzionale anche se non estremo (tipico dei paesi scandinavi) hanno voluto creare qualcosa che li facesse riconoscere immediatamente.
Oltre alla citata forcella “springer” (proveniente dal catalogo Custom Chrome), altro elemento caratterizzante è dato dal telaio rigido Paughco con serbatoio dell'olio, dotato di misure non estreme, sul quale è stato installato un motore Sportster 1200 del 1999 con pochi chilometri all'attivo, sul quale non si è assolutamente intervenuti nella parte meccanica. Le uniche modifiche in tal senso hanno riguardato il montaggio del “classico” carburatore Mikuni da 42 mm a valvola piatta (sempre più utilizzato in tutte le trasformazioni), con un filtro dell'aria Moon Equipment, abbinato a scarichi liberi “shotgun” realizzati appositamente.  Al telaio vengono abbinati due cerchi da 16 e 19 pollici dotati di pneumatici Avon ed impianto frenante fornito dalla Performance Machine. Completano l'opera parafango posteriore e sella con molle della West Eagle,  fari  Crime Scene Choppers.

UP: verniciatura e forcella
DOWN:  le bande per i collettori di scarico non in linea con lo spirito della moto.







venerdì 15 maggio 2015

13






Ho fatto 13!!!! Questo potrebbe essere il titolo di questo post, con riferimento al vecchio gioco del Totocalcio. Tuttavia, anche se non si tratta della famosa vincita che tanto faceva gridare al miracolo nei decenni passati, questo Sportster iberico fa sgranare gli occhi. I ragazzi della Macco Motors hanno innanzitutto creato un mezzo non definito, un mix ben riuscito di diversi stili: bobber, custom e brat style (tanto in voga ora), ma di ottimo impatto, pur se non colpisce per le verniciature sgargianti. La base di partenza è il caro, vecchio XL 883 del 2003, il cui motore non subisce modifiche se non per il montaggio di un filtro dell'aria più aperto e due scarichi liberi che sputano fiamme verso il basso. Al contrario, il telaio viene tagliato posteriormente. Attraverso il montaggio di due ammortizzatori posteriori corti, insieme ad un lavoro operato sulla forcella si ottiene l'effetto rasoterra voluto. Accessori vari, i pneumatici Avon Safety Mileage e la verniciatura fatta in casa, completano opera.

venerdì 8 maggio 2015

Forty Eight 72





Un bobber rurale, realizzato senza stravolgimenti di sorta. Gli interventi sono precisi e mirati e comprendono anche la costruzione di numerose parti, come il distanziale da 19 mm necessario per operare la conversione dalla trasmissione originale a cinghia in catena e come la modifica al telaio per ospitare il nuovo parafango posteriore, tanto per citarne alcune. Sostanzialmente il grosso dell'intervento riguarda il telaio nella zona centrale e la parte posteriore che vede anche il montaggio di ammortizzatori con compressione ad aria e la allocazione sotto la sella del ripartitore della compressione stessa. La verniciatura è il prodotto di numerose prove fatte al colore verde utilizzato per le motrici dei tir DAF. La moto è stata realizzata da Alessandro Sciubba, patron di Motomorph, agente di commercio nel settore informatico che, da tre anni, parallelamente ha deciso di trasformare in lavoro quanto prima faceva per diletto. Il nostro amico non solo costruisce a mano molte parti, lavorando l'alluminio dal pieno ed utilizzando il tornio, ma progetta la moto per intero offrendo preliminarmente al cliente il quadro degli interventi da fare. A noi questo Fortyeight piace.....

giovedì 30 aprile 2015

Think Thin






To chop: ecco quello che viene in mente guardando questa moto. La vera arte tramandata da decennni dai precursori di questo stile. La base di partenza è un 1200 del 2011 montato su un telaio rigido, con cerchi da 16 pollici al posteriore e 21 pollici all'anteriore. Gli scarichi home made di tipo shot-gun ed un serbatoio peanut, anche esso realizzato in casa, completano l'opera. La moto è ben riuscita e spartana, così come deve essere un chopper californiano che richiama gli anni settanta. A noi non piace molto la verniciatura che non mette in risalto il mezzo e gli scarichi che superano posteriormente la lunghezza della moto.