Finalmente è arrivata la primavera. Le giornate si sono allungate (grazie anche all'ora legale). C'è voglia di libertà e di lasciarsi alle spalle un inverno tumultuoso. Uno dei migliori modi potrebbe essere non solo andare in moto, ma addirittura di costruirsi un bel chopper anni settanta che faccia rivivere un periodo di spensieratezza prima dell'arrivo delle lotte politiche e del terrorismo......
Quello proposto oggi è esagerato, ma perfettamente in linea con quel periodo culturale e con la primavera appena arrivata. Un tributo alla libertà......
Telaio rigido costruito artigianalmente, abbinato ad un codone replica Ron Finch (maestro dei chopper anni settanta) che usa come unico elemento ammortizzante un un pneumatico da auto sgonfio montato su un cerchio da quindici pollici. Il tutto verniciato in fucsia-viola-metalflakes con diverse mani di vernice. Davanti una forcella di tipo "Springer" è stata abbinata ad un cerchio in alluminio da diciannove pollici privo di freno. Le particolari caratteristiche costruttive del telaio donano alla moto un interasse mostruoso.......
Il vecchio Ironhead Sportster è stato smontato in ogni sua parte, interamente ricostruito ed impreziosito attraverso la cromatura di alcune parti e la doratura dei cilindri. Salvo il montaggio di un carburatore S&S ed un paio di scarichi liberi, il cui processo di curvatura ha richiesto moltissimo tempo.
Con questo chopper XLCH possiamo affermare che il 1968 è più vicino che mai.....
Il mondo dell'auto e della moto, sebbene apparentemente uguali, si muovono ognuno secondo proprie logiche e propri know-how. Il travaso di competenze avviene nella maggior parte dei casi a livello sportivo, attraverso soluzioni ingegneristiche applicate alle moto, dopo un utilizzo prolungato da parte delle auto. Raramente si assiste ad un avvicinamento dell'uno verso l'altro. Da diverso tempo si sta diffondendo la tendenza, tra alcuni customizer, di tributare moto custom a qualche modello di casa automobilistica oppure a qualche pilota.
Lo Sportster di questo servizio è stato costruito dai ragazzi spagnoli di Lord Drake Kustoms ed è un tributo alla mitica Porsche Speedster la cui produzione è iniziata nuovamente nel 2019, seguendo in qualche modo la rotta del modello del 1954 sviluppato per il mercato americano, che richiedeva una Roadster leggera e scoperta, con carrozzeria in lamiera.
L'idea è venuta nel momento in cui i noti customizer si sono ritrovati tra le mani uno Sportster 883R di ultima generazione (quello ad iniezione per intenderci) ed hanno deciso di realizzare un cafe racer.
Dopo aver avuto il colpo di genio, hanno pensato che la moto doveva essere un omaggio ad una 911 Carrera, una Speedster oppure un modello 917 della 24 Ore di Le Mans.
La moto ha un lungo elenco di parti speciali appositamente create e componenti esclusivi (come i loghi Porsche), così come la verniciatura.
Gran parte del lavoro è stato effettuato a livello estetico, in quanto la ciclistica ed il motore sono praticamente di serie, tranne filtro aria S&S abbinato a scarico due-in-uno Vance and Hines ed la trasmissione finale a catena che sostituisce l'originale cinghia dentata ed un paio di ammortizzatori posteriori a gas dal maggiore interasse rispetto agli originali.
Tra i modelli Sportster di nuovo corso, cioè quelli con il motore montato su supporti elastici a partire dal 2004, il 1200 R, stranamente, ha riscosso minor successo commerciale, a fronte di un’estetica accattivante e di un motore più potente rispetto a quello di 883 cc.
Trovare un 1200R usato è non è facile. Ancor più difficile vederne uno elaborato con lo scopo di migliorare ”handling” cioè la guidabilità.
Guardando questa elaborazione si riesce a capire immediatamente il modello di provenienza, anche se sembra sembra una moto stock.
In questo senso i ragazzi di Shiun Kraft Works hanno fatto i miracoli mimetizzando gli interventi in un look quasi di serie, salvo la verniciatura e qualche dettaglio.
La ciclistica, ha visto pochi e mirati interventi: cerchi in lega Sundance (anteriore da 19 pollici come l’originale e posteriore da 18 pollici in luogo di quello da 16, pneumatici Bridgestone Battlax), ammortizzatori Ohlins più lunghi degli originali, forcella di serie rivisitata internamente tramite molle Trak Tek ed olio più denso e kit di regolazione del precarico, oltre ad una bella piasta anti-svirgolo, pompa freno anteriore di tipo radiale della Brembo, abbinata e pinze a doppio pistone Performance Machine che lavorano sui dischi di serie.
Il motore da 1200 cc è stato liberato tramite un carburatore Kehin a valvola piatta (quello originale è a depressione) abbinato ad un filtro dell’aria S&S ed uno scarico artigianale due-in-uno privo di silenziatore marchiato Hotrun.
Bellissimo il serbatoio dell’olio realizzato a mano saldando l’alluminio, che conferisce un tocco di artigianalità alla moto!!!!!!!
Iniziamo con una premessa: 1957legend nasce come blog sullo Sportster e forse andrà anche verso altre direzioni. Alla base vi è non solo la passione per questo modello di Harley-Davidson, ma per la motocicletta in generale e per gli sport motoristici. Logicamente, troveranno molto spazio gli Sportster votati alla velocità, con modifiche su ciclistica e motore in grado di esaltarne questo aspetto.
Questo Sportster del 2001 forse è la combinazione perfetta tra velocità sull’asfalto e flattrack.
La forcella Ohlins a steli rovesciati di una Ducati 1098, sulla quale si è dovuto lavorare non poco per adattarla al telaio dello Sportster, abbinata ad impianto frenante Brembo (anche al posteriore) è più indicata rispetto alla forcella di serie per lavorare sui circuiti asfaltati, dove vi sono frenate molto brusche con ampi trasferimenti di carico sull’anteriore. Per favorire il lavoro dei freni, è stata montata una pompa freno Brembo con serbatoio separato, su un manubrio a sezione variabile (è stato montato anche un comando dell’acceleratore rapido), con eliminazione dei comandi originali. Si è reso necessario semplificare l’impianto elettrico.
Posteriormente, non poteva che scegliersi ammortizzatori Ohlins dotati di serbatoio separato.
Sulle moto da flattrack i cerchi sono da 19 pollici, scelta obbligata anche in questo caso, dove posteriormente è stato montato un cerchio anteriore originale in lega ed entrambi sono stati dotati di pneumatici Shinko specifici. Qualche dubbio in proposito viene dalla resa di questo tipo di pneumatico sull’asfalto, dato che ha un disegno studiato appositamente per rendere al meglio sugli ovali in terra battuta.
Il motore originale da 883 cc, a parte un paio di pistoni S&S montati all’interno dei cilindri originali opportunamente alesati che aumentano la cilindrata a 1200, non è stato oggetto di altre attenzioni, salvo l’abbinamento con una coppia di scarichi alti Supertrapp, un filtro dell’aria aperto ed il relativo kit di carburazione.
La ciliegina sulla torta è rappresentata dalle sovrastrutture: il serbatoio del carburante è Storz in alluminio mentre il codone, in materiale plastico, è stato strutturato per contenere il faro al suo interno in modo da non avere angoli vivi ma una linea filante.
La tonalità di blue scelta per la carrozzeria richiama apertamente i colori sociali Buell e lo spirito racing “home made” di questo marchio, purtroppo definitivamente uscito di scena.
Le strade non esistono quasi più. Difficile trovarne.
Mi sento perso in un mondo senza più confini e regole
l'anarchia è diventata consuetudine
il rispetto una parola arcaica
le norme assurde imposizioni di Stati primitivi
la libertà qualcosa da sputare in faccia al prossimo
non da vivere.
Ho voglia di correre in questo deserto.
Di scappare via il più lontano possibile da una società (se può chiamarsi tale) che non mi appartiene più. Che non mi rappresenta. Che non mi identifica.
Ho trovato anche la moto, ma questa volta non è uno Sportster.
Vediamo se me la vendono, altrimenti me la farò costruire dall'amico Luca Fava di Harley-Davidson Route 76 Jesi.
E' un Dyna e l'hanno costruito i ragazzi di Icon Motorsports a Portland, Oregon.
Mi ricorda i film di Mad Max in un delirio postatomico sempre più attuale.
Per me che sono fondamentali le regole, amo mezzi costruiti senza regole.
Come diceva Carlo Talamo: "mezzi maleducati guidati da persone educate".
E' una moto rozza. Senza fronzoli. A tratti cattiva e spaventosa.
Sul telaio originale con i supporti elastici di un Dyna Super Glide del 2005 è stato montato un mostruoso motore S&S da oltre duemila (!!!!!!) centimetri cubici, abbinato al cambio a cinque rapporti di serie ed un carburatore S&S Super G. Per l'esattezza si tratta di un blocco motore denominato T124 Black Edition.
Potenza e coppia sono paurose: 130 cv e 133 Nm di coppia.
Poi, tutta una serie di parti speciali che contribuiscono a rendere il Dyna ancor più minaccioso.
La forcella viene da una Ducati Monster ed è stata abbinata a piastre artigianali realizzate direttamente dalla Ducati. Sulla parte anteriore, tra le piastre, è stato installato un radiatore dell'olio, davanti al quale si trova il faro. Le coperture forcella sono state realizzate in casa.
Posteriormente, il brutto forcellone di serie ha lasciato spazio ad una brillante unità in alluminio prodotta dalla Roaring Toyz, abbinata ad una trasmissione finale a catena (indispensabile con tanta coppia e cavalli) ed un paio di ammortizzatori della Nitron.
Le ruote sono entrambe in lega da 16 pollici e calzano pneumatici Avon Cobra Chrome nelle inconsuete larghezze da 150 mm davanti e 160 mm dietro. I freni sono Ap Racing, con un solo disco montato anteriormente. La carrozzeria un'altra opera d'arte. Serbatoio del carburante di una Honda Bol D'Or, con sopra saldati i bocchettoni per il rifornimento veloce, come sulle moto da endurance e codone realizzato in materiale plastico tramite stampante in 3D.
Non vedo l'ora di montare su questo mostro.
Voglio scappare a gas spalancato.
Mi piacciono le pecore e molto le galline.
Ed il profumo dei campi.
Le vedrò, li assaporerò, quando avrò trovato pace.
Gli anni settanta segnano un cambiamento epocale nella società odierna e nemmeno Harley-Davidson non sfugge a questa ansia di rinnovamento, nata dal movimento culturale del 1968, e presenta diverse novità sui modelli Sportster che, dal 1972, avrà il motore con alesaggio aumentato, portando la cilindrata a 1000 (in luogo degli originari 883 cc).
La moto della foto è una delle ultime versioni con motore 883, dato che si tratta di un XLH del 1971 (la H aggiunta alla sigla XL fu un una mossa del marketing HD per differenziare il motore più potente grazie ad un aumento del rapporto di compressione da 7,5:1 a 9:1 e del diametro delle valvole, oltre all'adozione di punterie più leggere) ed è stata elaborata tenendo ben presente il periodo di nascita, in modo da avere un aspetto più aggressivo, ma rendendola comunque utilizzabile tutti i giorni.
Il primo passo è stato quello di conferire un assetto "low" montando ammortizzatori più corti e tagliando il telaio nella parte del cannotto di sterzo, determinando una maggior inclinazione dello stesso e, di conseguenza, un maggior interasse della moto.
Nell'effettuare il lavoro sul telaio è stato buttato via il vecchio impianto elettrico e sostituito con uno totalmente rifatto e con differenti cablaggi. Ne ha beneficiato anche il faro anteriore alloggiato in una scatola di alluminio che contiene anche il tachimetro.
Il motore è rimasto praticamente di serie salvo un carburatore S&S Super E abbinato a due drag-pipes, una nuova accensione e frizione rinforzata. La sella singola Le Pera e, soprattutto, i raggi dei cerchi verniciati sono una vera finezza!
Questa è una di quelle moto da poter realizzare se vi imbattete in uno Sportster dei primi anni novanta con diversi chilometri sulle spalle, che magari riuscite a comprare a poco prezzo. Meglio ancora se la moto presenta evidenti segni di vecchiaia oppure se è uscita malconcia da un incidente. La spesa, se riuscirete a fare tutto da soli, non sarà esagerata, altrimenti dovrete mettere in preventivo qualche soldino, ma il risultato vi potrà sorprendere.
Questo Sportster del 1992 ha un telaio rigido (che in Italia, per poter essere in regola con il Codice della Strada, richiede una notevole serie di adempimenti burocratici e molto tempo.....), ma si può anche optare di utilizzare il telaio originale.
Il motore, per poter essere alloggiato in questo telaio artigianale, ha richiesto una serie di accortezze, tra cui anche un nuovo serbatoio dell'olio, l'alloggiamento della batteria dietro al motore, il rifacimento totale dell'impianto elettrico ma, soprattutto, la creazione di piastre in alluminio di ancoraggio del motore.
Gran parte dell'effetto scenico è dato dalla carrozzeria in ferro vivo (solo serbatoio del carburante e corto parafango posteriore) e dal filtro a tromboncino montato sul carburatore S&S.
Contribuiscono poi all'ottimo risultato estetico anche i cavi dell'olio a vista ed i pneumatici tassellati montati su cerchi in lega (21 pollici anteriore e 16 posteriore). La forcella a steli rovesciati completa l'opera sia a livello estetico che tecnico, mentre il motore, a parte il carburatore e lo scarico due-in-uno con terminale corto a tromboncino, è totalmente di serie.
Se volete un "vero" cafe racer, questo Sportster è la moto che fa per voi!!!!
Quando si parla di cafe racer si possono seguire diverse strade. Si può comprare una moto moderna (qualche anno addietro era pieno di modelli a tema proposti da gran parte delle case motociclistiche) oppure prendere una qualsiasi moto ed operare una bella trasformazione.
Si può anche comprare una vero esemplare dell'epoca (....se si riesce a trovarne....) oppure si può decidere di crearne uno utilizzando un vecchio motore.
Chi ha elaborato il bellissimo XLCH che vi presentiamo ha scelto quest'ultima strada molto dispendiosa......
La carrozzeria è stata realizzata a mano in alluminio, così come anche il sellino è opera di artigiani. La batteria è stata montata sotto il serbatoio del carburante, mentre il serbatoio dell'olio è incorporato nella parte posteriore del telaio.
Il telaio proviene da uno Sportster del 1973. Dopo essere state eliminate tutte le staffe e supporti necessari lavorando con una smerigliatrice, è stato nichelato. Un nuovo set di forcelle da 35mm sostituiscono le originali e sono abbinate ad un cerchio con mozzo Moto Guzzi con ganascia a doppia cammes e cerchio Borrani da 18 pollici, che viene montato anche posteriormente della stessa misura ma utilizzando un mozzo Sportster. I pneumatici sono Avon Roadrunner.
Il motore ha teste lucidate, accensione Dynatec e carburatore S&S Super E. Lo scarico è un due-in-due artigianale con terminali a trombone senza alcun silenziatore (!!!!!!!!)
Da notare altre finezze realizzate a mano come le pedane arretrate ed i mezzi manubri.
Negli anni novanta gli Sportster customizzati (in Italia e nell'Europa continentale) erano questi. Gli ovali in terra battuta erano per una cerchia ristretta di appassionati e, comunque, avevano una diffusione solo nel Regno Unito dove venivano utilizzate moto leggere: quindi niente Sportster, a differenza degli USA.
Di conseguenza il concetto di street-tracker doveva ancora essere elaborato e sviluppato e, quelle poche elaborazioni sul tema, erano spesso opera di qualcuno che era stato negli States.
Le cafe-racers sarebbero ritornate in voga solo a partire dagli anni duemila grazie, soprattutto, a Triumph e Carlo Talamo: da quel momento in poi si sarebbero viste anche trasformazioni a tema su base Sportster.
Le moto di questo servizio sono state sostanzialmente elaborate seguendo le tendenze di quel periodo: ampio utilizzo di alluminio (spesso anche per i cerchi come nel caso degli OMP montati sulla moto nera), motore elaborato pesantemente (carburatore, scarico, alberi a cammes e teste).
Altra caratteristica delle elaborazioni degli anni novanta è la linea della moto che resta praticamente fedele all'originale e l'utilizzo, in molti casi, di piastre larghe (erano diventate un vero e proprio must....).
Sullo Sportster nero troviamo un altro elemento di novità: il motore nero che anticipa la tendenza "dark custom" che si svilupperà recentemente sui modelli di serie.
E' una mattina come le altre. E' primavera. La temperatura è mite ed il cielo è limpido. Il sole è già alto sebbene siano appena le sette. La città si appresta a vivere la solita, frenetica, giornata. Iniziano a formarsi le prime code di auto.
In una delle zone industriali della città un rumore differente dagli altri fa pensare ad una nuova fabbrica oppure ad un improvviso acquazzone in arrivo. Sembra quasi un tuono. Improvvisamente da una porta scorrevole si intravede una sagoma nera. E' uno Sportster con il suo proprietario. Lui oggi non vuole cominciare una nuova, estenuante, giornata lavorativa. Ha ben altro per la testa. Questa mattinata la vuole vivere nel modo in cui più gli piace: a manetta spalancata!!!!!
Da qualche giorno ha appena ultimato la sua belva e vuole andarsi prima a divertire sugli ovali in terra battuta, continuando dopo la sua scorribanda lungo le strade la città. Con calma, poi, utilizzerà lo Sportster per andare al lavoro evitando la fila di automobili.
Per avere una moto da utilizzare tutti i giorni così come nelle sparate sugli ovali in terra battuta è stato necessario trovare un compromesso..
La base di partenza è stato uno Sportster 1200 del 2003.
La moto è stata smontata totalmente per verniciare il telaio in bianco ed il motore totalmente in nero lucido. Per evitare di comprometterne la facilità di utilizzo senza rinunciare a qualche altro cavallo, lo "small block" da 1200 centimetri cubi è stato mantenuto originale, salvo il montaggio di un carburatore S&S Super E, abbinato a filtro dell'aria RSD e doppio scarico progettato e realizzato da Hi-Tech Mufflers in acciaio inossidabile.
Anche sulla ciclistica si è intervenuto poco. La forcella è rimasta originale, ma è stata rivisitata internamente aggiungendo molle di tipo progressivo, mentre gli ammortizzatori posteriori della Nitron sono più alti degli originali.
Questo ha comportato una riduzione dell'interasse a vantaggio di una maggior facilità di inserimento in curva ed un miglior bilanciamento della moto. I cerchi sono da 19 pollici con pneumatici specifici Maxxis da dirt-track, mentre i freni sono rimasti di serie.
Necessaria, per aumentare la guidabilità, una diminuzione del peso attraverso l'eliminazione di tutte le parti superflue, oltre al rifacimento totale dell'impianto elettrico.
Per le sovrastrutture (in vetroresina) ci si è rivolti ad un nome poco noto in tema di parti da flat-track, ma molto abile: Phil Little Racing.
La trasmissione finale a catena, con corona da sessanta denti (conferisce maggior accelerazione) sostituisce la trasmissione a cinghi dentata conferendo un aspetto ancor più racing. I due potenti fari anteriori a led montati in basso sul telaio e la strumentazione sul manubrio fornita dalla Motogadget sono accessori indispensabili per dare un tocco "suburbano" allo Sportster.
Tra le tante elaborazioni Sportster in chiave street-tracker presentate, molto poche sono state quelle radicali che hanno interessato anche la sostituzione di telaio e forcella originali. Nella maggior parte dei casi abbiamo visto motori che hanno subito un notevole aumento di potenza abbinati a freni, sospensioni e cerchi racing.
Questo Sportster del 1999 è frutto di una filosofia diametralmente opposta, dove le pure prestazioni del motore vengono messe in secondo piano rispetto alla guidabilità della moto. Nasce quindi l'idea di abbinare un telaio, con diverse quote geometriche, in grado di offrire una notevole maneggevolezza e facilità di inserimento in curva.
Fonte di ispirazione è il telaio della Buell S1 dal quale, però se ne discosta, per tutta una serie di elementi, tra i quali il diametro dei tubi e la mancanza di un unico supporto di ancoraggio del cilindro anteriore. Si tratta di una vera opera dell'ingegneria dato che i progettisti sono riusciti nell'intento di collegare direttamente il forcellone al telaio tramite un ammortizzatore (Ohlins) montato verticalmente ed ancorato alla parte centrale del telaio, senza dover spostare l'originaria collocazione della batteria.
Altro preziosismo sono i cerchi in alluminio ricavato dal pieno da 19 pollici all'anteriore e 18 pollici al posteriore. In alluminio è anche la carrozzeria in puro stile flat-track e verniciata in grigio opaco che si abbina perfettamente alla tonalità nera del motore, portato da 883 a 1200 cc, cui viene abbinato "solamente" un carburatore S&S ed uno scarico due-in-uno della Bartels.