The Legend of Harley Davidson Sportster

Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

mercoledì 15 maggio 2024

Compratela!!!!!!!





Da poco è apparso questo annuncio di vendita allettante!!!! Si tratta della prima versione di quella che, forse, è la moto da corsa più rappresentativa di Harley-Davidson. La prima versione, prodotta dal 1970 al 1972, è quella meno ricercata causa numerosi problemi di affidabilità sorti, ma anche quella più difficile da trovare.

Si caratterizza principalmente per il motore con i cilindri in ghisa, il singolo carburatore Tillotson posto tra i due cilindri sul lato destro, i doppi scarichi di tipo drag-pipes che escono bassi sullo stesso lato ed il cambio a quattro rapporti. Questa versione sviluppò poco più di 60 cv a circa 6200 giri.

L'esemplare in vendita sembra abbia corso dal 1970 al 1982 (si stima abbia percorso quaranta miglia anche se chilometraggio totale è sconosciuto), monta forcella Ceriani ed ammortizzatori Girling.

La cifra richiesta è 15000 Dollari e la moto, ovviamente, si trova negli States. Ma vale la pena farci un pensierino concreto. Non vi resta, quindi, che guardarvi prima il video (che potrebbe non vedersi se lo caricate con il telefonino) e dopo cliccare sul link sottostante:



https://bringatrailer.com/listing/1970-harley-davidson-xr-750/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR27MA49ZkFRzU8eCtcp_P4Dh9WEQWI37eVeuE_hddER2gavPvj-jTOf8CI_aem_AeFqtp2ei_FC7tpMvRIh5-8zyV4IkRinjC2VV5quF_YHjsJZgyrUEvYFBib-ibXXTLMo9xRY-O-0ZVlBin5gKRTw





venerdì 10 maggio 2024

Il chopper di Gesù!!!!!!!





Da sempre l'idea del chopper è legata a qualcosa di mistico, forse perchè i primi chopper hanno iniziato ad essere sdoganati con Easy Riders, trovando consacrazione nei primi anni settanta durante l'epoca dei "figli dei fiori", nei quali si diffusero diversi culti religiosi all'interno delle varie comunità spontaneamente sorte, che si staccavano nettamente dal comune vivere ed agire.

Questo chopper su base Sportster 883 del 2002 è costruito da un'officina nipponica di nome Jesus Cycles.....

E' evidente il richiamo alla moto di Capitan America (Peter Fonda) in Easy Rider, per diversi aspetti quali la linea snella, gli scarichi alti, il piccolo serbatoio del carburante, il telaio rigido ed altri particolari che, in questo caso, non sono stati estremizzati come sul Panhead del film, ma mitigati nell'ottica del sano pragmatismo nipponico. 

La forcella ha la giusta inclinazione, il sissy bar non è alto come un grattacielo, il freno a disco viene montato anche anteriormente, la sella (composta di due parti) dotata di molle per il guidatore.

Il motore Sportster originale alloggiato in un telaio rigido sottoposto prima a modanatura e dopo verniciato in un colore grigio scuro-blu metallizzato, forse molto più adatto ad uno street-tracker di qualche contesto suburbano che ad un chopper in puro stile anni settanta.

 

giovedì 2 maggio 2024

Top Fuel II




I fratelli De Pretto, meglio noti come DP Custom Cycles, ci hanno abituato ad elaborazioni per certi versi estreme, con uno stile del tutto particolare improntato fatto di verniciature pastello, telai rigidi, vecchi Ironhead Sportster vitaminizzati, gommoni posteriori automobilistici e turbo compressori (qualche volta). 

Top Fuell II vede anche l'utilizzo di una forcella Springer, forse un poco in antitesi con il carattere "racing" della moto, anche se il richiamo è alla Ford Galaxy del 1965 che vinse il Campionato Nascar. 

La costruzione di questo Sportster ha richiesto moltissime ore di lavoro, poichè il vecchio Ironhead del 1981 è stato smontato completamente, revisionato da cima a fondo, abbinato ad un carburatore S&S ed un paio di scarichi costruiti in casa sui quali è stato dato il trattamento di ceramica che crea un effetto vintage-racing di notevole spessore.

Il telaio è di tipo rigido, sul quale spicca il serbatoio dell’olio a botticella verniciato in bianco come i cerchi a raggi, sui quali sono stati montati una coppia di pneumatici Firestone 5×16 (posteriore) ed Avon 3.5×19 (anteriore), forse più adatti per andare al pub che per fare qualche curva in stile Moto Gp…...

giovedì 25 aprile 2024

Glamster




Costruita dall'officina Lucky Cat's Garage (si trova a quasi cento chilometri da Parigi), il nome è un chiaro riferimento ad un modello di casco prodotto dalla Shoei che unisce lo stile vintage con tecniche moderne. 

A prima vista questo Sportster 883 del 1994 sembra sia stato unicamente decorato con una bella verniciatura dalle tinte metalflake (utilizzando una particolare tecnica di doratura) e niente altro. In realtà sono stati apportati interventi pesanti (soprattutto al "piccolo" bicilindrico di Milwaukee) ma, per la maggior parte, abilmente celati.

Scopo della elaborazione del motore era quella di ottenere moltissima coppia ai bassi e medi regimi, visto l'utilizzo stradale della moto. 

Si è ricorso, quindi, ad un kit della Hammer Performance che porta la cilindrata a 1250. Sono state poi montati alberi a cammes della Buell M2 Cyclone ed un carburatore S&S Super E, abbinato al filtro dell'aria "Two Throat" prodotto dalla stessa casa. Completano l'elaborazione del motore una accensione Dynatek 2000 single-fire ed uno scarico due-in-uno Bassani con silenziatore ridotto al minimo.

La ciclistica sembra tutta originale, ma nasconde qualche intervento indispensabile. La tradizionale trasmissione finale a cinghia dentata ha lasciato il posto ad una catena, in grado di contenere la notevole coppia che sprigiona ora lo "small-block", ed è stata abbinata ad un cerchio posteriore in alluminio da 18 pollici sul quale è montato un pneumatico Avon Speedmaster MK2, così come sul cerchio anteriore che, invece, è rimasto nella misura originale da 21 pollci. I freni sono Brembo. 

Ciò che contribuisce a rendere questo Sportster ancor più intrigante sono anche due particolari a prima vista di poco conto, quale il montaggio di una borsa rigida con un numero da corsa ed una sella singola fornita dalla Airtech Streamlining, che riportano indietro la lancetta del tempo di parecchi anni..... 


 

mercoledì 17 aprile 2024

1967 - Sportster XLCH




E’ lecito pensare che nessuno in Harley-Davidson, nel lontano 1958, avrebbe mai lontanamente pensato che lo Sportster sarebbe diventato un vero e proprio marchio di fabbrica, con alcune versioni destinate ad entrare nella storia. Probabilmente vi era solo la necessità di avere un modello in grado di contrastare l’avanzata delle terribili e leggere moto inglesi (le moto giapponesi a quattro cilindri si sarebbero affacciate sul mercato statunitense solo negli anni settanta) e non si pensava a cosa sarebbe accaduto dopo.

La prima versione dell’XL Sportster del 1957 subì immediatamente degli aggiornamenti e, nel 1958, prese vita l’XLCH, connotata da importanti interventi sulle testate (per molti la sigla CH sta per Competition Hot) che ne aumentavano la potenza. Ben presto diventò la moto preferita dai giovani smanettoni, rimanendo in produzione fino al 1979 e subendo altri, importanti, interventi (dal 1972 la cilindrata passò da 883 a 1000). 

Questo esemplare è stato interamente restaurato e cromato in molte parti (non è quindi completamente originale) e sembra che il motore sia stato ricostruito totalmente, insieme alla trasmissione ed alla frizione, pur mantenendo le caratteristiche originarie di telaio e motore.

giovedì 11 aprile 2024

E' IL MOMENTO DI CAMBIARE


La pubblicità di Harley-Davidson Italia del 2017 è oltremodo aggressiva, anche se semplice e diretta come negli anni addietro, puntando in maniera chiara sullo Sportster come modello di accesso al mondo Harley. Ma questa volta viene aggiunto un qualcosa in più. Non ci si limita ad incentrare tutto su una 883 Iron, ma si va oltre: Forty-Eight e 1200 Roadster diventano i cavalli di battaglia sui quali impostare una campagna di marketing consistente in una supervalutazione dell’usato che si vuole dare in permuta. 

Non si tratta di un’idea innovativa o particolarmente aggressiva, se non tenendo conto dei canoni Harley-Davidson. I modelli Sportster 1200 sono abbastanza costosi, anche se il Forty-Eight è sempre tra i più venduti insieme all’Iron 883, ma la supervalutazione dell’usato indicata può dare una ulteriore spinta verso l’acquisto ed un primo accesso al mondo Harley-Davidson. 

Mancano ancora tre anni alla fine della commercializzazione in Europa dei modelli Sportster (2020) e sembra che la spinta alle vendite di questo modello iconico non debba esaurirsi mai, grazie anche al fatto che nel tempo è diventato un vero e proprio “brand nel brand”. 

Purtroppo scelte inspiegabili dei vertici Harley-Davidson ne decreteranno la fine senza una valida motivazione.


giovedì 4 aprile 2024

Nuova tendenza ?????



Contrariamente a quanto si possa pensare, il Maestri del Sol Levante stanno sempre più influenzando il custom in questo ultimo decennio, proponendo mezzi la cui matrice è facilmente riconoscibile.  Ad un attento occhio, una moto costruita in Giappone quasi sempre viene riconosciuta, come accadeva ad inizio anni novanta per le realizzazioni di molti “mostri sacri” made in U.S.A.

Nel realizzare questo XR 1200 (dove il motore è di serie, salvo uno scarico due-in-uno alto ed un filtro dell’aria aperto), si è attinto alla sottocultura giovanile dei “bōsōzoku” che, letteralmente, significa “fuori controllo”, ma l’ispirazione è venuta anche da choppers e cafe racers. Il progetto è stato prima prodotto in grafica 3D eppoi realizzato utilizzando molto alluminio per la carrozzeria. Si può notare la carenatura  montata in alto, così come il serbatoio del carburante, ed il codone che richiama vagamente i chopper anni settanta.

La ciclistica, già di per se buona, è stata migliorata con una coppia di cerchi in alluminio RSD, un paio di ammortizzatori progressivi dotati dello stesso interasse di quelli originali ed la classica trasmissione finale a catena che sostituisce quella tradizionale a cinghia.

Qualche considerazione finale. La moto sicuramente non piacerà a molti e, spesso, non solo è difficile entrare nelle logiche del custom, ma in quelle di altri mondi, come quello giapponese. In passato mi è capitato di vedere qualche moto simile, ma erano per lo più vecchie “jap” a quattro cilindri modificate in stile “Mad Max” e non così curate. Si tratta comunque di una scuola di pensiero che, almeno in oriente, potrebbe trovare seguaci.