Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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mercoledì 25 maggio 2016

Carducci Dual Sport SC3. Uno Sportster per il deserto!

carducci dual sport






 

Uno Sportster per affrontare il deserto senza problemi mancava. Poi è arrivato un ingegnere italoamericano sognatore di nome Jim Carducci......

 

.....ed il suo progetto ha preso forma nel migliore dei modi (la moto è stata progettata interamente al CAD è costruita con macchine a controllo numerico).
La moto dall'idea del suo inventore di non avere uno Sportster di serie adattato con pochi lavori ad affrontare tutti i terreni, ma qualcosa di nuovo ed innovativo in tal senso. E' un vero tripudio all'avventura ed ogni particolare è finalizzato ad esaltarne questo aspetto.

Nella progettazione della SC3, si è partiti da un elemento base: il motore dello Sportster doveva incastonarsi nel telaio originale che, nella parte posteriore, è stato comunque modificato. Per ragioni legate sia al minor peso che alla conformazione stessa del telaio, si è partiti da uno Sportster del 2003 con il motore montato rigidamente al telaio.

Il motore ha subito pochi interventi, finalizzati esclusivamente un poco più di potenza e coppia rispetto a quello originale. Per evitare, infatti, di perdere la proverbiale affidabilità (indispensabile nelle lunghe traversate desertiche....) del bicilindrico Sportster ad aste e bilancieri, sono stati esclusi categoricamente interventi sul basamento.

La cilindrata è stata portata a 1250 tramite un kit NRHS, ma sono stati montati pistoni dal diametro maggiorato su nuovi cilindri, abbinati ad alberi a cammes Andrews N4, senza intervenire minimamente sulla corsa.

Il carburatore è rimasto di serie, ma il filtro dell'aria è stato sostituito da un elemento K&N (esternamente mantiene la conformazione originale).

Nella prima versione del progetto l'impianto di scarico era un Supertrapp due-in-due alto.
Successivamente (come si può vedere dall'ultima foto) è stato montato invece un due-in-uno artigianale con terminale Leo-Vince in carbonio.

Gran parte del lavoro di progettazione e costruzione ha riguardato sovrastrutture ciclistica, che è stata cambiata nelle quote originarie.

Il telaio è stato modificato posteriormente in modo che gli ammortizzatori (Ohlins) fossero perfettamente verticali e potessero lavorare su un diverso forcellone in alluminio ricavato dal pieno, costruito appositamente per la SC3. E' stato poi aggiunto un telaietto, costruito anche esso in casa, così come il bellissimo serbatoio del carburante da 22 litri.

L'utilizzo di numerosi componenti di qualità come il manubrio Biltwell, le pedane Joker Machine, la sella Corbin, i freni Beringer, di una forcella Ohlins da 48 mm a steli rovesciati e cerchi Buchanan's (da 18 pollici il posteriore e 21 l'anteriore anche se è previsto il montaggio di cerchi con misure stradali da 17 pollici al posteriore e 19 all'anteriore) completano l'opera di costruzione.

Il risultato di questo lavoro che ha comportato, come evidenziato sopra, una necessaria rivisitazione delle quote della ciclistica, è stato l'aumento dell'altezza della sella (superiore ai 900 mm) e dell'interasse, oltre ad una maggior escursione di forcella (+ 250 mm) ed ammortizzatori (+ 200 mm).

Il peso a secco della moto si aggira attorno ai 206 chilogrammi.

E' stato poi previsto il montaggio di un sofisticato sistema GPS.

Si tratta di un'ottima realizzazione, frutto di un accurato studio e di un'opera di ingegneria notevole.

Purtroppo sarà difficile vederne in produzione su larga scala, dato l'artigianalità della moto ed i costi notevoli di produzione, anche se non è da escludere la creazione di una piccola serie.


UP: il telaietto posteriore

DOWN: i piccoli para-colpi sotto al serbatoio del carburante
 



martedì 17 maggio 2016

Bull Tracker

bulltracker







 

Uno Sportster Custom trasformato in una splendida scrambler, pronta anche ad affrontare qualche sterrato impegnativo......

 

Su questo blog, in un recente post (http://www.1957legend.it/2016/05/sportster-custom-2004.html ), avevamo presentato lo Sportster XL Custom del 2004, mettendo in evidenza come i modelli Custom, spesso siglati con la “C” fossero abbastanza ricercati ma non come i 1200 Roadster.

Ciò che non avevamo assolutamente sottolineato era come questi modelli non fossero molto utilizzati per elaborazioni, stante il cerchio da 21 pollici anteriore e l'abbondanza di cromature.

Il dealer belga H-D Capital Brussels ci mostra come con un XL Custom si possa creare una splendida scrambler (a dire il vero non si tratta di una novità assoluta in questo senso).
La meccanica è stock. Sul motore 1200 non sono stati effettuati interventi, salvo un filtro dell'aria S&S ed uno scarico due-in-due Supertrapp alto.

Come si può notare, gran parte del lavoro è stato effettuato sulla ciclistica, attraverso un nuovo assetto, ottenuto con ammortizzatori posteriori più lunghi di 50 mm di quelli originali e la modifica alla parte posteriore del telaio, che rende la moto molto più corta.
Su un mezzo del genere si debbono obbligatoriamente cambiare anche i pneumatici: vengono scelti dei Continental Off Road, abbinati ai cerchi di serie.
La cinghia della trasmissione originale lascia il posto ad una catena, ben più adatta al nuovo utilizzo di questo Sportster.
A finire l'opera ci pensano i due parafanghi e le bellissime tabelle portanumero.
Si tratta di una moto decisamente bella, sulla quale è molto difficile trovare dei difetti, salvo alcuni dettagli.


UP: una scrambler che diventa quasi una vera e propria moto da enduro anni settanta

DOWN: alcuni particolari come i led sulla forcella, le leve ed il fanalino posteriore color oro










martedì 26 aprile 2016

The Thugster: il teppista!!!!!!










Uno Sportster Iron 883  pronto per affrontare le guerriglie suburbane in un immediato futuro, dove in molte metropoli regnerà il caos e le strade asfaltate saranno un ricordo del ventesimo secolo.

 

Le forme sono quelle che da sempre hanno caratterizzato gran parte degli Sportster dei ragazzi di Shaw Speed & Custom: assetto low e tozzo, pneumatici tassellati, generale aspetto minimalista. Ma questa volta c'è qualcosa in più. The Thugster ha l'aria minacciosa di una moto che appare costruita apposta per intimorire. A questa sensazione contribuisce non solo la verniciatura antracite su gran parte di motore e telaio, ma anche la carrozzeria invecchiata e le fiamme sul serbatoio. Altri particolari sono il corto scarico due in uno privo di silenziatore (….sai che musica....) con le bande sui collettori, i coperchi delle teste stile XR 1000 della EMD e l'assenza del tradizionale parafango anteriore (è stato montato solo un para spruzzi dietro la ruota anteriore verniciato anche esso con le fiamme) per non parlare, poi, di forcella e faro anteriore.

The Thugster può intrigare a prima vista oppure far storcere il naso. Qualunque sia la reazione, si tratta di una moto molto ben costruita e studiata a fondo, anche se non convincono alcuni particolari.
Noi, comunque, ne siamo rimasti affascinati e sembra che i ragazzi di Shaw Speed & Custom si siano spinti molto oltre i loro standard (di per se già alti).


UP: è stato espresso benissimo il concetto di moto nata per la guerriglia urbana

DOWN: il contachilometri a led e le realizzazioni in cuoio di sella e borse che, sebbene di pregevole fattura, sembrano mal conciliarsi con una moto così rozza e selvaggia




mercoledì 13 aprile 2016

THE FLOW




 

Arriva dalla Spagna (precisamente dal dealer Espacio Harley-Davidson BCN) questo Sportster con le ruote artigliate che si pone come via di mezzo tra una scrambler ed una street tracker.

 

"In media stat virtus" debbono aver pensato coloro che hanno costruito questa moto. Se lo scopo era quello di avere un mezzo in grado di correre nella giungla urbana, si può dire che è stato pienamente raggiunto.  Ciò che intriga di questa moto non  è solo la sensazione di vedere un mezzo polivalente ma, al contempo, estremamente raffinato.

Intriga anche la precisione dell'attività di realizzazione.  Come non notare, poi, il grosso lavoro effettuato sul serbatoio del carburante che ha le parti esterne rientranti e l'enorme quantità di vernice arancio irrorata su più parti della moto, quasi si volesse ancor più rimarcare che si è in presenza di una Harley-Davidson. Tuttavia, se l'intento era quello di costruire una moto dalla doppia anima, avremmo preferito uno scarico leggermente più basso, unitamente ad un parafango posteriore più lungo e magari una borsa sul lato opposto.

UP: una moto dalla doppia anima estremamente elegante

DOWN: andrebbe migliorata in alcuni dettagli quali scarico e parafango posteriore












giovedì 7 aprile 2016

883 Iron Scrambler



 

Montare un codone replica del famoso  “boat tail” su uno Sportster scrambler-tracker è un'idea che potrebbe far storcere il naso a molti puristi. Non quando, però, si deve semplicemente lodare il risultato finale.......

 

Nel lontano 1970, grazie ad una di quelle intuizioni di Willie G. Davidson che lo renderanno famoso negli anni, sulla XLH (ed anche sulla Super Glide) verrà montato il famoso  “boat tail”, un rivoluzionario parafango posteriore, dotato di faro tondo,  che prenderà questo nome dal mondo della nautica, dal quale è stata tratta l'ispirazione. Il “boat tail”  cambierà le forme dello Sportster drasticamente,  rappresentando un primo esempio di customizzazione operato direttamente dalla Harley-Davidson.
Date queste premesse, l'idea di montare questo parafango su una moto con ruote artigliate può risultare alquanto bizzarra. Nella Capitale, invece, sono riusciti a trovare la quadratura del cerchio grazie ad una armonia dell'insieme, resa possibile anche dall'utilizzo di una verniciatura nero-lucida, abbinata ad alcune parti del motore.

UP: armonia dell'insieme ed ottima idea di utilizzare il “boat tail”

DOWN:  accanto al nero-lucido (dominante) ed il grigio ci sarebbe voluto un colore più acceso in modo da esaltare le qualità costruttive di questa moto.









sabato 2 aprile 2016

883 Tracker





Semplicemente tracker. Questa Sportster è apertamente ispirata alle gare da Dirt Track degli anni sessanta e settanta.

 

Oltre che per il chiaro riferimento al dirt track degli anni passati, questa 883 ha colpito per la semplicità dell'insieme ed alcuni particolari che sono sembrati azzeccati come la verniciatura di ispirazione Scremin'Eagle e gli scarichi Supertrapp alti.

UP: verniciatura e scarichi Supertrapp

DOWN: i pneumatici Avon Speed Master che non sono indicati per una tracker



venerdì 26 febbraio 2016

Una scrambler per tutti!!!!!!







Uno Sportster scrambler costruito pensando a come erano queste moto negli anni sessanta e settanta, ma rivisto in un'ottica moderna. Il suo nome è H1 ed è stata costruita nella “Grande Mela”.

 

Non capita tutti i giorni qualcuno che ritenga una Harley-Davidson Sportster 1200 del 1999 la moto più adatta per costruire una scrambler estremamente duttile.
Solitamente si ripiega su altri marchi che hanno nel proprio catalogo mezzi più leggeri e di minor cilindrata, probabilmente più adatti all'utilizzo in questione.
VDB Moto va contro questa tendenza e costruisce una scrambler tanto bella e rustica, quanto versatile. Per riuscire in questo intento i ragazzi di Brooklyn hanno mixato sapientemente vecchio e nuovo.
Partendo dal telaio standard, si è provveduto ad accorciarlo posteriormente, creando poi una curvatura con tubi d'acciaio, per sostenere il corto parafango in alluminio costruito in casa insieme alla sella. La forcella originale è stata sostituita con una Showa a steli rovesciati, che lavora su un cerchio da 18 pollici (uguale a quello posteriore) con pneumatico  Continental TKC 80. La frenata è stata affidata anteriormente ad una pinza Performance Machine a 6 pistoni abbinata ad disco da 13,5 pollici, mentre posteriormente non si è intervenuti. Filtro aria Boyle Custom e scarichi artigianali tipo “shotgun” da oltre 2 pollici, privi di qualsiasi silenziatore, sono gli unici interventi sul motore, necessari per avere un poco più di potenza ed un sound da.....far tremare la terra!!!!
Completano l'opera il serbatoio del carburante proveniente da una Honda degli anni settanta modificato nell'imbocco della benzina ed altri particolari come il riposizionamento della chiave di accensione, la trasmissione finale a catena in luogo di quella originale a cinghia, ammortizzatori posteriori più lunghi ed un manubrio più basso, necessario per fornire una posizione di guida più caricata sull'avantreno.
Si tratta di un ottimo mezzo e ben riuscito, anche se i puristi potrebbero storcere il naso per alcune scelte tecniche come la forcella a steli rovesciati o il filtro dell'aria in alluminio.

UP: i ragazzi di VDB Moto sono riusciti a costruire una moto tanto rustica, quanto elegante in grado di soddisfare sia coloro che cercano nelle scrambler delle compagne di tutti i giorni per muoversi senza problemi nel caotico traffico urbano, sia quanti concepiscono questo mezzo nella sua connotazione più rude.

DOWN: la verniciatura del serbatoio brutta ed insensata come poche altre. I carter neri stonano non poco.



lunedì 8 febbraio 2016

Unspeakable (inqualificabile) Sportster






Raramente è capitato di vedere uno Sportster tanto sgraziato, costruito senza seguire un'idea ben definita. Sembra che tutto sia stato messo lì a caso. Ha qualcosa di una scrambler, di una moto da flat-track, di una postatomica ed anche di un chopper. Osservandola meglio poi si comprende che è stata realizzata secondo una precisa filosofia costruttiva.  

Quando si pensa ad una Harley-Davidson Sportster, specialmente se customizzata, la prima idea che viene in mente è quella di una moto piacevole da vedere, costruita secondo dei precisi criteri, a prescindere dal tipo di moto che si è voluta realizzare. Perchè è nell'immagine collettiva che le Harley-Davidson in genere e, quindi, anche gli Sportster, siano moto nate unicamente per andare piano su strada, lontane da ogni velleità sportiva. Questo pensiero è dominante sebbene, in passato, la Company (così viene spesso soprannominata la Harley-Davidson) abbia dimostrato di saper costruire moto sportive, anche se fedeli alla sua filosofia (chi si ricorda la mitica XR 750 che ha spopolato sui circuiti da dirt-track ????) e di avere dei trofei sparsi per il mondo dedicati allo Sportster.
Per cui è difficile ragionare in quest'ottica quando si vede uno Sportster che sembra nato per tutto, tranne che per guidare tranquillamente su strada.
Alla Destroy Motorcycle Company hanno ragionato in maniera diametralmente opposta, volendo costruire una moto con il chiaro intento di avere un perfetto “l'handling” su gran parte dei percorsi non asfaltati, dimostrando che lo Sportster è una moto adatta anche a correre. 
Si è partiti da un modello costruito prima del 2004: la base ideale in quanto dotato del vecchio telaio che trasmetteva tutte le vibrazioni del motore, ma più leggero di cinquanta chili rispetto al nuovo.
Il motore è stato portato a 1250 cc tramite pistoni Wiseco (che non necessitano di riequilibratura dell'albero motore in quanto di peso uguali agli originali), al quale è stato abbinato un filtro dell'aria aperto ed uno scarico due-in-uno realizzato a mano, con trombone finale. Gli interventi, quindi, non sono stati molti.
E' la ciclistica ad aver subito gran parte del lavoro. Il telaio è rimasto di serie, ma è stato adattato il forcellone di una Ktm, abbinato ad una tradizionale forcella Showa con steli da 49mm. Sono stati montati cerchi Excel da 21 pollici all'anteriore e 18 al posteriore dotati di impianto frenante Brembo.
A corredo di tutto una generale opera di alleggerimento. Il risultato finale è stato quello di uno Sportster originale, che potrà non piacere ma non lasciare indifferenti.
UP: alla Destroy Motorcycle Company hanno avuto il coraggio di percorrere una diversa strada privilegiando gli aspetti tecnici, legati alla guidabilità su terra.
DOWN:  esteticamente andrebbero rivisti molti elementi.

 



Sportster Fat Tracker: l'inseguitore ciccione!!!!!







Ancora una volta gli inglesi di Shaw Speed & Customs sorprendono proponendo uno Sportster decisamente fuori dall'ordinario e dai canoni delle tracker in genere.

“Fat Tracker” un nome che non dice niente, specialmente se associato ad una moto o ad uno stile custom. Eppure mai locuzione si è rivelata più azzeccata. Che sia stata costruita per mera provocazione o per esplorare nuove tendenze stilistiche, poco importa. Questo Sportster rimane impresso nonostante una verniciatura anonima, in quanto risalta l'enorme contrasto che porta in se. Contrasto legato alla natura stessa delle moto da “tracker”:  nate per correre su strade urbane o percorsi non asfaltati, la cui primaria dote deve essere l' “handling”, ovvero la guidabilità offerta una estrema maneggevolezza abbinata ad un motore potente e ricco di coppia ai bassi e medi regimi, oltre che ad una razionalità costruttiva.
La  “Fat Tracker” esce fuori da questi presupposti.  I grossi pneumatici (che obbligano a montare una trasmissione finale a catena in luogo della originaria a cinghia), il largo manubrio, l'opulento serbatoio del carburante e il corto codone in vetroresina fanno  più pensare ad un nuovo stile bobber più che ad una tracker, anche se lo scarico alto due-in-uno che esce sul lato sinistro (costruito in casa) richiama le moto che corrono sui lunghi ovali in terra battuta e la piastra para motore sulla parte inferiore del telaio è tipica di molte scrambler.
Questa moto incuriosisce, ma non convince appieno per le soluzioni stilistiche esplorate, anche se molto ben costruita e con degli aspetti decisamente interessanti.
UP: qualità di alcuni particolari, la ricerca di qualcosa di nuovo in termini stilistici ed il bellissimo scarico realizzato in casa
DOWN: la verniciatura anonima che mortifica ancor più una moto non in grado di esaltare per il proprio design