Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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martedì 4 ottobre 2016

Dark Dog Sportster tracker

dark dog sportster tracker by udo meuthen side right

dark dog sportster tracker by udo meuthen side left

dark dog sportster tracker by udo meuthen handlebar and gas tank

dark dog sportster tracker by udo meuthen back side right angle

dark dog sportster tracker by udo meuthen with 17 inchs wheels

dark dog sportster tracker by udo meuthen on the road version

udo meuthen with his sportster tracker in sporty meeting

udo meuthen on his sportster tracker in flat track

 

Una moto sviluppata nel tempo secondo precisi canoni tecnici, in grado di affrontare senza il minimo problema la vita quotidiana, le corse su pista asfaltata e sugli ovali in terra battuta...... 

 


La storia di Udo Meuthen e del suo Sportster è di quelle che riconciliano con il motociclismo più puro e merita di essere raccontata nella sua interezza, perchè piena di tanta sostanza e lontana secoli dall'odierno mondo del “più sei figo più sei importante”.


Passione vera ed una moto vera per una storia dal sapore antico

Nel lontano 1995 il nostro amico tedesco decide di comprare la sua prima moto: il suo sogno è una Harley-Davidson. Vuoi per il costo non eccessivo, vuoi per il fatto che è tra le Harley più europee (in fatto di handling), la scelta ricade su uno Sportster 883 che compra in Olanda con 4500 miglia all'attivo (poco più di 7000 chilometri) e con la quale (almeno inizialmente) si diverte a scorazzare lungo le strade della sua città.
Ma il demone della velocità e le gesta degli eroi del Mondiale Superbike di quegli anni (i vari Gobert, Fogarty, Corser, Edwards, Russell, Slight ecc.) minano la mente di Udo, facendogli venir voglia di portare lo Sportster sulle piste asfaltate.

Inizia il lungo lavoro sullo Sportster

Nel 1997 compra un kit di seconda mano della  “German Harley Cup” composto da serbatoio e codino in fibra di vetro (che prova due volte sul tracciato di LeLuc), iniziando anche il lento lavoro di adattamento di ciclistica e motore alle esigenze corsaiole.

Ma la passione di Udo sembra non aver mai fine e vuole anche portare la sua belva sugli ovali in terra battuta, senza rinunciare alle tradizionali sgroppate domenicali con  gli amici lungo qualche statale. Prosegue, così, il lavoro sulla moto, fino ad arrivare all'odierna configurazione.

Tanti cavalli ma ben sfruttabili
 
Il motore ha raggiunto la ragguardevole potenza di 75 cavalli alla ruota, ottenuti tramite  pistoni Buell ad alta compressione (10:1) che hanno portato la cilindrata a 1200 cc e relative teste Thunderstorm, carburatore Mikuni HSR da 42mm con filtro dell'aria Screamin' Eagle, scarico Supertrapp due-in-uno con 21 dischi ed Open End Cap, accensione Crane Cams Hi4 Single Fire, doppia bobbina. E' stata poi aggiunta una pompa dell'olio adottata dai modelli costruiti dopo il 1998, per svuotare meglio il carter a secco del motore, a tutto vantaggio di una migliore lubrificazione del motore stesso.


Con un gran motore serve un'ottima ciclistica

Il comparto sospensioni ha visto interventi sulla parte interna della forcella originale, attraverso il montaggio di molle WP progressive, mentre al posteriore due ammortizzatori sempre della WP (progressivi anche questi) da 400mm hanno preso il posto di quelli originali.

Sui cerchi un discorso a parte. Quelli di serie sono da 16 pollici al posteriore e 19 all'anteriore. Il nostro amico, dopo varie prove effettuate sia sul circuito asfaltato che sullo sterrato, ha ritenuto opportuno adottare il cerchio posteriore da 17 pollici, con canale da 4,25 (gomma Metzeler Rain K3) che ha comportato qualche problema di utilizzo, ben presto risolto. Come detto, all'anteriore attualmente la moto monta un cerchio da 19 pollici, con canale da 2,5 (gomma Heidenau K60), anche se per girare sugli ovali in terra battuta Udo spesso monta quello da 17.
Chiedendogli spiegazioni in merito, ci ha confidato che ha optato per il cerchio da 17 pollici per l'utilizzo nelle piste di flat-track, quando ha visto Marc Marquez andare come un forsennato al Superprestige, con la moto così configurata.

Fin qui abbiamo raccontato dell'evoluzione della “Dark Dog” e ben poco della storia di Udo.
Durante la lunga chiacchierata fatta, è emersa una passione incredibile per tutto ciò che sono le corse, sia a due che a quattro ruote. Ci ha raccontato che ama andare in pista con qualsiasi mezzo, anche se il suo Sportster rimane il preferito.
Ci ha parlato dei numerosi lavori e prove effettuate da lui stesso sulla moto. Dei continui affinamenti che ama apportare e di quanto si diverti a smanettare con lo Sportster anche per strada, lasciandosi dietro moto ben più prestanti (…..anche se questo ultimo particolare, in un periodo storico dove è “must”  il politically correct, non lo dovremmo raccontare.....), anche se il motore ha all'attivo oltre 45.000 chilometri, e di quanto si sia innammorato del flat-track. E' stato, inoltre, prodigo di particolari nel descriverci la fine messa a punto da effettuare con il regime di giri del motore e la trasmissione a seconda del tipo di ovale che si affronta.

Questo Sportster ci piace. Anzi, per dirla tutta, ci esalta. Non solo perchè ricorda molto da vicino le moto allestite dalla Numero Uno e dal compianto Carlo Talamo negli anni novanta per il trofeo italiano di short track, ma soprattutto per il fatto essere una vera moto da corsa stradalizzata realizzata nel garage di casa, che può essere adattata ai vari utilizzi.

UP: l'estrema versatilità della moto

DOWN: il codone troppo lungo e la verniciatura



martedì 27 settembre 2016

Shavonna Sportster Turbo

shavonna sportster turbo side right

shavonna sportster turbo side left

shavonna sportster turbo engine

shavonna sportster turbo engine and exhausts

 

Un tranquillo Sportster 883 ad iniezione che viene trasformato in una belva da strada grazie ad un kit turbo e numerose parti hi-tech.

 

 

Spesso ci si chiede quale sia il miglior modo per elaborare uno Sportster rendendolo una vera e propria “mangia asfalto”. Le possibilità sono infinite e dipende da quale connotazione estetica e tecnica si vuole dare alla moto, dal momento che lo Sportster è come una tela bianca sulla quale dipingere il quadro che si vuole.

Il customizer americano Jesse Rooke interpreta il concetto di prestazioni in chiave puramente moderna,  abbinando ad un kit turbo della Trask Performance (http://www.1957legend.it/2016/06/turbo-kit-accelerazioni-brucianti-per_8.html)  numerose parti in alluminio che migliorano  “l'handling” della moto e contribuiscono, nel contempo, ad addeguarne l'estetica.

Come detto il motore, salvo il montaggio di una turbina, non subisce modifiche (se non quelle strettamente necessarie per installare il nuovo componente e farlo funzionare al meglio)   http://www.1957legend.it/2016/06/aria-nuova-sportster-turbo.html

La ciclistica vede interventi sostanziosi, dal momento che si è dovuto lavorare sulla parte centrale del telaio, affinchè fosse in grado di ospitare il forcellone monobraccio dotato di singolo ammortizzatore.
Sul forcellone troviamo un bellissimo cerchio in alluminio billet a tre razze della Performance Machine da 18 pollici di diametro, sul quale calza un pneumatico Dunlop da 240 mm (!!!!!!!!!) di larghezza.
La stessa Performance Machine fornisce l'identico cerchio anteriore ma dal diametro di 19 pollici, che lavora su una forcella di tipo  “upside down” con steli da 50 mm.
Completano l'opera dei freni Brembo con pinze ad attacco radiale, serbatoio del carburante e codone Storz.

L'aspetto di questo Sportster è da vera e propria street-fighter, anche se alcune scelte operate da Jesse Rooke (come il serbatoio ed il codone Storz) fanno pensare che l'idea di fondo sia stata quella di costruire una street-tracker non tradizionale.

Qualche aspetto estetico di questo Sportster non convince, come verniciatura ed alcuni abbinamenti cromatici.
Per il resto si tratta di una realizzazione interessante che abbina abbastanza bene elementi tipici delle moto street-fighter, con altri delle street-tracker.

Da lodare la scelta di utilizzare il turbo per elaborare il motore.


UP: il forcellone con singolo ammortizzatore

DOWN: la bruttissima verniciatura 




martedì 13 settembre 2016

Sportster 1200 Tracker - Redmax XR

sportster 1200 tracker by redmax side right

sportster 1200 tracker by redmax side left

sportster 1200 tracker by redmax engine

sportster 1200 tracker by redmax gas tank

sportster 1200 tracker by redmax back right angle

 

 

Dalla strada agli ovali in terra battuta, e viceversa, in un attimo!  La prerogativa di questo Sportster costruito ispirandosi alle mitiche XR 750 da flat-track.

 

 

Non tutti conoscono lo shop britannico Redmax (http://www.redmaxspeedshop.com/), famoso per le parti da flat-track e cafe racer per molte moto (Harley-Davidson in particolare).
Si tratta di uno di quei negozi dove è possibile trovare praticamente di tutto, ideale per chi si vuole costruire da zero o modificare la propria moto.

Come deve essere una street-tracker pronto gara (quasi) ?

Lo Sportster in questione è l'esaltazione dello spirito che anima da sempre questi inglesi, che hanno una predilezione per le piste ovali non asfaltate, ove derapare di continuo.

Stante questo background, appare del tutto logica la chiara l'influenza della mitica Harley-Davidson XR 750 da flat-track nel progetto di questa street-tracker. 

Telaio racing.......

Per avere una moto quanto più racing fosse possibile, tranne il motore, è stato costruito praticamente tutto in casa oppure ci si è rivolti a specialisti del settore, come la C&J che ha fornito il telaio, sul quale sono state predisposte specifiche piastre di attacco del motore ed è stato anche costruito l'attacco del forcellone, la Hagon che ha fornito due ammortizzatori regolabili e la Smooth che ha dotato la moto di due cerchi da 18 pollici.

La forcella ha richiesto un grande lavoro di adattamento della parte inferiore proveniente da una Triumph Speed Triple (così come anche il disco freno anteriore).

Il serbatoio del carburante e dell'olio (posto nel canonico alloggiamento sotto alla sella, vicino a quello del carburante) sono in alluminio.

.......ed il motore ????

Paradossalmente su questo tipo di moto è il motore a non aver subito praticamente alcun intervento, se si eccettua un intervento sul secondo e sul terzo rapporto del cambio (irrobustiti), il montaggio di un filtro dell'aria S&S e di una coppia di scarichi alti.

Stante lo spirito racing di questo Sportster, si sarebbe dovuto intervenire sul motore attraverso alberi a cammes dalla diversa fasatura (che migliorassero il rendimento a tutti i regimi attraverso un maggior aumento del tempo di apertura delle valvole) ed un diverso carburatore (preferibile in questo caso la valvola a farfalla in luogo di quella a ghigliottina).


UP: il telaio

DOWN:  faro e tachimetro digitale in totale antitesi con la moto

 


 


martedì 24 maggio 2016

Monkee 7: uno Sportster XLCH 1000 ancor più selvaggio!!!!

monkee 7







 

Nell'era digitale del 2.0, trovare ancora qualcuno che si diverte a costruire moto utilizzando motori arcaici è quasi impossibile. Eppure nella Vecchia Europa c'è ancora qualche nostalgico.....

 

Per chi non li conscesse, i ragazzi danesi di Wrenchmonkees sono diventati famosi con le loro moto dallo stile minimalista e selvaggio, costruite su vecchi motori e dalle verniciature quasi sempre nere opache. Anche le recenti elaborazioni avvenute per Yamaha sui nuovi modelli (le Yard Built http://www.wrenchmonkees.com/the-yard-built) hanno rispettato questi canoni stilistici.

Lo Sportster in questione, se si eccettua il color rosso fuoco del serbatoio del carburante, rispetta questi canoni. Sebbene possa sembrare appena uscita da un fienile dove è stata ferma per anni, questa XLCH 1000 nasconde un lavoro incredibile.

Lavoro che ha visto sezionare letteralmente il mezzo. E' stato prima smontato il motore, revisionato e montato su un nuovo telaio (rigido), abbinato ad un carburatore S&S e scarichi costruiti in casa.
Successivamente si è provveduto a terminare la moto costruendo e montando numerose parti tra cui il parafango posteriore creato appositamente, le luci provenienti dal catalogo Wrenchmonkees,  una forcella da 33mm, nuovi cerchi Borani da 18 pollici con pneumatici Pirelli tassellati ed un serbatoio del carburante proveniente da una Husqvarna.

Il risultato finale è una moto selvaggia come non poche, con elementi sia delle streettracker riviste in chiave “old”, che dei bobber.


UP: bellissimo il serbatoio Husqvarna degli anni settanta

DOWN: le piastre di sterzo che sarebbero dovute essere di colore nero opaco e non lucido



martedì 3 maggio 2016

SP 15



 

Impronta brat/bobber con aggiunta di elementi da street tracker che danno vita ad uno Sportster concepito secondo la visione di Hide Motorcycles.

 

Il Giappone è un mondo a parte. Lontano anni luce dalla visione occidentale, sebbene con la globalizzazione alcune distanze a livello culturale si stiano riducendo.  Anche nel settore custom questa differenza, rispetto alla cultura occidentale, è tangibile. Basti pensare all'ormai decantato “japan style” in tema di chopper, che ormai sta diventando tanto di moda in Italia e facilmente riconoscibile.

Lontano anni luce dalla concezione occidentale di street-tracker, questo Sportster offre un nuovo punto di vista sul tema.  Telaio abbassato all'inverosimile, grossi pneumatici, struttura minimalista, forma sostanzialmente snella,  sono elementi tipici di moto “bobber” dal sapore “brat”.  L'aspetto generalmente aggressivo, il largo manubrio, la coda corta e lo scarico doppio (Supertrapp) che esce alto su un lato, caratterizzano invece le street-tracker, moto nate per correre sulle strade del centro abitato che debbono avere, quindi, degli espliciti richiami al mondo racing attraverso l'utilizzo di parti specifiche.

Sembra che attraverso questo Sportster il noto preparatore giapponese abbia voluto offrire una nuova visione di motocicletta nata per il contesto urbano. Da notare che il motore (883 del 2002), a parte un filtro dell'aria aperto e lo scarico, non ha subito alcuna modifica, per privilegiarne l'affidabilità.
Anche la ciclistica è rimasta praticamente di serie, salvo gli interventi necessari per ottenere un  assetto  “low”. Gli stessi pneumatici Firestone, sono stati montati su cerchi originali (da 19 pollici quello anteriore e da 16 pollici quello posteriore).
Il richiamo al mondo racing quindi è solo visivo.

Ci si chiede quindi se ci si trovi innanzi ad una motocicletta di ispirazione bobber oppure, al contrario, si debba parlare di street tracker. Sebbene l'impronta di base faccia ad un bobber, siamo dell'idea che si tratti di un diverso modo di concepire una street-tracker.
Poichè diverse saranno le opinioni su questa moto, l'abbiamo inserita sia tra "street-tracker", che tra le "brat" e le "bobber".

UP: una nuova visione del tema street-tracker

DOWN: la verniciatura di base bianca non esalta la moto



mercoledì 13 aprile 2016

THE FLOW




 

Arriva dalla Spagna (precisamente dal dealer Espacio Harley-Davidson BCN) questo Sportster con le ruote artigliate che si pone come via di mezzo tra una scrambler ed una street tracker.

 

"In media stat virtus" debbono aver pensato coloro che hanno costruito questa moto. Se lo scopo era quello di avere un mezzo in grado di correre nella giungla urbana, si può dire che è stato pienamente raggiunto.  Ciò che intriga di questa moto non  è solo la sensazione di vedere un mezzo polivalente ma, al contempo, estremamente raffinato.

Intriga anche la precisione dell'attività di realizzazione.  Come non notare, poi, il grosso lavoro effettuato sul serbatoio del carburante che ha le parti esterne rientranti e l'enorme quantità di vernice arancio irrorata su più parti della moto, quasi si volesse ancor più rimarcare che si è in presenza di una Harley-Davidson. Tuttavia, se l'intento era quello di costruire una moto dalla doppia anima, avremmo preferito uno scarico leggermente più basso, unitamente ad un parafango posteriore più lungo e magari una borsa sul lato opposto.

UP: una moto dalla doppia anima estremamente elegante

DOWN: andrebbe migliorata in alcuni dettagli quali scarico e parafango posteriore












lunedì 11 aprile 2016

Dreaming XR 1000!!!!!



 

Quando nel 1983 la Harley-Davidson presentò la XR 1000, ossia la versione stradale della celebre XR 750 da competizione, pensava ad un futuro radioso per questa moto.

 

I risultati, purtroppo, non furono in linea con le aspettative e la produzione cessò un anno dopo, con quasi duemila esemplari prodotti. Come spesso accade alle moto di Milwakee che non hanno avuto successo, anche questa Harley-Davidson negli anni è diventata oggetto di culto. Alla concessionaria olandese Big-Rivers hanno pensato bene di replicarne una per la Battle Of the Kings.
Ciò che appassiona di questo Sportster è sia l'estrema somiglianza con il modello originale, sia la cura dei numerosi dettagli. Bellissimi i coperchi delle teste praticamente uguali al modello originale, così come l'idea di montare il filtro dell'aria al contrario, in modo da far pensare ai vecchi carburatori che equipaggiavano la XR 1000. A parte il montaggio di un'impianto di scarico costruito in casa, che esce sul lato sinistro, per il resto gli interventi sono stati ridotti al minimo. Segno tangibile che per fare una bella special occorre solo buon gusto e talento.

UP: a prima vista si può pensare di avere una XR 1000 originale debitamente ristrutturata

DOWN:  il terminale di scarico 


sabato 6 febbraio 2016

Evel Knievel Motorcycle








Lo stunt-man per eccellenza. Colui che riuscì in imprese epiche saltando su tutto e tutti con le sue motociclette, per poi tentarne altre di veramente impossibili a bordo dei mezzi più improbabili.  Per lui venne coniato l'appellativo di  “daredavil”. Lo Sportster Ironhead la sua moto per eccellenza. La moto rimasta nella memoria di quanti hanno visto le sue gesta eroiche.

La vita di Evel Knievel è ai confini tra realtà e leggenda. Dapprima folle, poi eroe, poi maledetto e, dopo la sua scomparsa, icona insostituibile del rischio su due ruote. La sua vita ha ispirato molti, non solo per le sue performance che hanno fatto impallidire gli uomini dotati di comune raziocinio, ma anche per l'iconografia legata alla sua immagine. Le  “star and stripes”  (le leggendarie stelle e strisce) presenti su tutto quanto lo rappresentasse, sinonimo di una ostentata americanità, oltre che alcuni oggetti, come il costume con il mantello a voler ricordare l'eroe Superman, hanno contribuito non poco ad accrescerne la fama, facendone uno dei simboli del motociclismo made in U.S.A. (Per maggiori approfondimenti vi invitiamo a visitare il suo sito) http://evelknievel.com/ Logico che prima o poi qualcuno dovesse rendergli omaggio in qualche modo.
Deus Ex Machina decide di farlo dedicandogli una Harley-Davidson Sportster. Non si tratta di una riproduzione fedele, costruita utilizzando lo stesso modello originale, ma di una reinterpretazione in chiave moderna, con stile street tracker, utilizzando come base uno Sportster 1200 Evolution costruito antecedentemente al 2004.
Le modifiche più rilevanti hanno riguardato il riposizionamento della batteria e di tutto l'impianto elettrico sotto il codone utilizzato da flat-track, oltre alla costruzione del serbatoio dell'olio ed al montaggio di un kit di trasmissione finale a catena, necessario per ospitare un diverso cerchio con pneumatico maggiorato. Per il resto, si è provveduto principalmente ad un opera di styling cromando forcellone,  motore ed altri particolari, oltre a lavorare nella direzione di una snellezza della linea. Il motore, a parte il montaggio di un filtro dell'aria aperto ed uno scarico due-in-due Supertrapp alto da flat track, non ha subito modifiche. La ciclistica, ha beneficiato di nuovi ammortizzatori posteriori ed una revisione della forcella, oltre a nuovi freni. Contrariamente alle prodezze di Evel Knievel, non si può parlare di una moto estrema ma, al contrario, di un mezzo da utilizzare tutti i giorni. Sarebbe interessante che altri preparatori diano seguito a questo filone, costruendo moto dedicate a questo grande personaggio.

UP: la generale qualità costruttiva e l'interpretazione della moto in chiave street tracker.
DOWN: alcune scelte stilistiche come il posizionamento del contachilometri al lato della forcella, gli specchietti sotto al manubrio, ed il filtro dell'aria.





venerdì 5 febbraio 2016

L'evoluzione della specie








Uno Sportster che nel tempo cambia pelle, adeguandosi alla nuova realtà ed alle nuove esigenze, in linea con le tendenze del momento.

Del nostro amico Cosmo Di Gorga e della sua moto ci siamo occupati una decina di anni addietro raccontandovi della sua creatura prima sulle pagine di “Freeway Magazine Italia” eppoi sul web http://www.1957legend.it/2013/04/daytona-demon.html. Non vi abbiamo detto, però, che nel frattempo Cosmo  ha fatto di tutto tranne che stare fermo: e' entrato a far parte di un car-club ed ha fondato, insieme con gli inseparabili amici Simone ed Alex, “Bomber Garage”, realtà alle porte della capitale specializzata in customizzazione di moto ed auto (americane in prevalenza). Quale miglior biglietto da visita del suo Sportster ancor più evoluto nella customizzazione ?
Rispetto alla prima trasformazione, gli interventi sono pochi, ma ben mirati, in modo da arrivare ad avere una street tracker in piena regola. Viene montato un manubrio largo, che va a prendere il posto dei semi-manubri. Vengono smontati, poi,  anche l'ampio cupolino ed il parafango anteriore. La ciclistica subisce interventi solo alla forcella, attraverso il montaggio di molle progressive e di un olio più denso. Vengono costruite le pedaline in allumino ricavato dal pieno ed arretrate nella posizione. Dato che il motore è quello molto potente del modello 1200 S del 1998, con testata a doppia candela, salvo  un carburatore Mikuni da 42mm ed uno scarico due-in-uno con collettore Supertrapp e terminale Marving da corsa anni settanta (presenti anche sulla versione cafe racer), non subisce interventi.  Degna di nota la verniciatura effettuata a mano tramite la tecnica del  “pinstriping”.  Se sul serbatoio vi è esplicito richiamo al tema delle corse auto, diversamente sul codone si riprendono i temi della cultura messicana. La scelta di questo mix è dettata dal fatto di voler avere qualcosa di originale.

UP: stile della moto, qualità delle parti costruite in casa e pinstriping eseguito.
DOWN: la base bianca di verniciatura e scarico che ne fa perdere il carattere e targa laterale.