Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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lunedì 21 agosto 2017

"Marley" by Mr.Martini

marley sportster with rear long fender by mr martini side right

marley sportster with rear long fender by mr martini side left

marley sportster with rear long fender by mr martini back left angle

marley sportster with rear long fender by mr martini handlebar

marley sportster with rear long fender by mr martini seat

marley sportster with rear long fender by mr martini gas tank

Il famoso customizer veronese si spinge oltre i canoni tradizionali con questo Sportster dal look stravagante, curato nei minimi dettagli.


Conosco Nicola da una vita, ma ogni volta rimango stupefatto per le moto che sforna. Vere e proprie opere d'arte su due ruote che mi fanno rimanere di sasso per qualche aspetto.  
Con Nicola non abbiamo parlato nello specifico di questo progetto, ma conosco il suo modo di approcciarsi. 
Vuole spingersi sempre  “oltre”.  Tentare nuove strade, creare vere e proprie tendenze. Senza alcun compromesso. A volte le sue “creature” paiono senza logica e prive di senso, ma sono in realtà frutto di uno studio accurato che spesso sfocia nel progetto vero e proprio dopo diverso tempo. La grande capacità di customizer di Nicola Martini è proprio in questo aspetto: il genio creativo ed impulsivo, che lo porta a vivere in un perenne stato agitativo, si plasma nello studio e realizzazione delle sue moto.

“Marley” non tradisce questa regola.

A livello tecnico non vi sono particolari intuizioni. La base di partenza è una 883 pre-2003 su cui si è intervenuti in maniera “soft”. Carburatore Mikuni con filtro dell'aria Screamin'Eagle e scarico due-in-uno con terminale Zard (che Nicola usa spesso insieme a Supetrapp) riguardano il motore, mentre la ciclistica vede l'utilizzo di due ammortizzatori Ohlins con serbatoio separato, un kit di revisione interno della forcella ed la finale a catena in luogo dell'originale a cinghia.

Quando poi ci si sofferma sul resto si nota la genialità esplosiva di Nicola (….o se volete di Mr.Martini...). 

La tendenza attuale è quella di creare moto rastremate e lui che fa ???? Piazza un lungo parafango posteriore, molto in voga sulle Harley custom “made in USA”, con un fanalino tondo ed una sella in due pezzi. Poi, non contento, monta il serbatoio di una Honda “Four” degli anni settanta, su cui lascia il logo della casa dall'ala dorata. Il tutto condito da una serie di particolari quali, ad esempio, manopole e pedane bianche.

Come al solito Nicola meraviglia e fa discutere.


Up: parafango posteriore
DOWN: logo Honda sul serbatoio

martedì 25 luglio 2017

Blue sands!

blue sands sportster tracker side right

blue sands sportster tracker carburator

blue sands sportster tracker back

blue sands sportster tracker front end


Rude come solo certe moto sanno essere, questo Sportster può rappresentare il compagno ideale per le scorribande estive lungo il mare....


A volte basta poco, molto poco, per sognare. Una moto, una compagna con la quale condividere molti momenti ed un bel tramonto in riva al mare. Il mondo diventa migliore e tutto assume un'altra ottica, specialmente se si cavalca una moto che possa far scoprire spiagge inesplorate. 

Semplice, essenziale e sobria come questo Sportster.

Si utilizza come base un modello costruito prima del 2003 che si spoglia di tutto il superfluo. Si lascia una sella striminzita, si monta un parafango posteriore in alluminio realizzato a mano (quello anteriore si elimina....), un paio di pneumatici scolpiti, un manubrio da cross ed un serbatoio ferro di una vecchia moto da enduro (in questo caso proveniente da una Husqvarna). 

Se proprio si vuole esagerare, come in questo caso, si mette mano anche alle sospensioni posteriori, si sposta il serbatoio dell'olio, sagomando la parte posteriore del telaio in modo da averla più snella e si libera qualche cavallo nel motore montando alberi a cammes e carburatore (Mikuni) con relativo filtro dell'aria. Ma solo se si vuole esagerare, perchè il motore dello Sportster, sia nella cilindrata 883 che 1200, va bene così.

Poi si vernicia il serbatoio del carburante in con tonalità e grafiche non esagerate e lo Sportster è pronto.

Il resto è nella testa.....

Chiunque si può costruire praticamente da solo questa moto, spendendo molto poco.
Facciamo due conti, dando per scontato che si voglia ridurre l'esborso all'indispensabile e si abbia un minimo di manualità. Consideriamo un prezzo di acquisto compreso intorno ai 5000/5500 Euro massimo, per una moto con circa trentamila chilometri.

Si cambia il manubrio con uno da cross, con il traversino, o da flat-track, più largo (150/200 Euro). Per dei pneumatici con il tassello si spende mediamente sui 300 Euro. Poi basta togliere il parafango anteriore, cambiare il fanalino posteriore ed, eventualmente, rimodellare il parafango posteriore (segandolo). Una sella usata si trova a 100 Euro, cui se ne possono aggiungere altre 50 per una nuova modellatura. Il serbatoio del carburante si lascia quello originale. Si può aggiungere un paramotore fatto in casa con un semplice foglio di alluminio da 2mm. 

Spendendo non più di 6000 Euro ci si è fatti lo Sportster col tassello.  


UP: serbatoio e verniciatura
DOWN: telaio posteriore segato
 

martedì 27 giugno 2017

Tribute to Hagakure


tribute to hagakure buell xb9 board track side right

tribute to hagakure buell xb9 board track side left

tribute to hagakure buell xb9 board track clutch

tribute to hagakure buell xb9 board track rear wheel

tribute to hagakure buell xb9 board track frame with oil engine

Attorno al motore di una Buell XB9 viene costruita una moto in grado di battere i record di velocità, ma di figurare bene anche nel salotto di casa.....


E' un duro lavoro quello realizzato da Laurent Dutruel, che ha portato via oltre 1300 ore di tempo, dedicate a questo progetto. Un progetto ambizioso che prende ispirazione da una moto del 1995.
La XB9 viene spogliata di tutto (….anche dell'iniezione elettronica...). Il motore dotato di un carburatore Mikuni HSR 48 e di scarichi fatti a mano.

Tutto il resto è costruito dallo stesso Laurent che, oltretutto, nel 2013 si permette di vincere con questa moto  AMD World Championship in Germany: il campionato mondiale dei customizer.
Come detto, viene praticamente costruito tutto: telaio, serbatoio del carburante e forcella, facendo uso dell'alluminio. Il telaio funge anche da contenitore dell'olio. La linea richiama esplicitamente quella delle moto da board-track degli anni venti, con l'aggiunta di elementi di modernità
.
Le ruote sono due cerchi Harley-Davidson da 19 pollici, con relativi pneumatici Continental.
La Buell “Tribute to Hagakure” rappresenta una vera e propria scultura su due ruote. Sebbene Dutruel nel 2011, sul lago di Bonneville, abbia raggiunto i 208 km/h  (la moto è dotata di un telaio rigido), a voler essere sinceri, rappresenta uno dei massimi esempi di inutilità su due ruote. Stilosa, ma praticamente inservibile. Però la vorremmo avere dentro casa!!!!!

UP: telaio ed avviamento a strappo
DOWN: cornetto di aspirazione del carburatore



martedì 21 marzo 2017

The Hinny - Sportster

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

 

Se è vero che il  “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....

 

Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.

Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.

A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....

Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.

Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.

Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.

Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna. 

Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.

Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.


UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio



mercoledì 30 novembre 2016

REIR - XLH 1200 SPORTSTER

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk side right

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk side left

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk engine

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk engine

 

Differentemente da quasi tutte le street tracker costruite in Giappone, questo Sportster presenta anche una notevole cura a livello estetico.

 

Il “printing” di base è sempre lo stesso, con una notevole attenzione prestata all'aspetto prestazionale.

In più qui si è lavorato molto sui particolari estetici, tanto da poterlo quasi confondere con mezzi di tradizione europea. La moto di per se non è assolutamente male. Anzi. Però, forse, esce un poco troppo fuori dalla scuola nipponica per quanto riguarda l'aspetto puramente stilistico. 

L'utilizzo della vetroresina per creare serbatoio e codone posteriore, dando continuità ed armonia a forme rotonde ma non abbondanti è sicuramente un azzardo, così come l'impiego dell'alluminio in chiave ornamentale e non solo tecnica. Vedasi in questo senso i comandi a pedale e quelli al manubrio.

Per il resto il buon lavoro su ciclistica e motore attraverso ammortizzatori Ohlins, dischi freno flottanti di maggior diametro con relative pinze della Performance Machine, e l'ottenimento di qualche cavallo in più sul motore tramite uno scarico due-in-uno fatto in casa ed un carburatore Mikuni dotato di filtro dell'aria Rought Crafts.



martedì 4 ottobre 2016

Dark Dog Sportster tracker

dark dog sportster tracker by udo meuthen side right

dark dog sportster tracker by udo meuthen side left

dark dog sportster tracker by udo meuthen handlebar and gas tank

dark dog sportster tracker by udo meuthen back side right angle

dark dog sportster tracker by udo meuthen with 17 inchs wheels

dark dog sportster tracker by udo meuthen on the road version

udo meuthen with his sportster tracker in sporty meeting

udo meuthen on his sportster tracker in flat track

 

Una moto sviluppata nel tempo secondo precisi canoni tecnici, in grado di affrontare senza il minimo problema la vita quotidiana, le corse su pista asfaltata e sugli ovali in terra battuta...... 

 


La storia di Udo Meuthen e del suo Sportster è di quelle che riconciliano con il motociclismo più puro e merita di essere raccontata nella sua interezza, perchè piena di tanta sostanza e lontana secoli dall'odierno mondo del “più sei figo più sei importante”.


Passione vera ed una moto vera per una storia dal sapore antico

Nel lontano 1995 il nostro amico tedesco decide di comprare la sua prima moto: il suo sogno è una Harley-Davidson. Vuoi per il costo non eccessivo, vuoi per il fatto che è tra le Harley più europee (in fatto di handling), la scelta ricade su uno Sportster 883 che compra in Olanda con 4500 miglia all'attivo (poco più di 7000 chilometri) e con la quale (almeno inizialmente) si diverte a scorazzare lungo le strade della sua città.
Ma il demone della velocità e le gesta degli eroi del Mondiale Superbike di quegli anni (i vari Gobert, Fogarty, Corser, Edwards, Russell, Slight ecc.) minano la mente di Udo, facendogli venir voglia di portare lo Sportster sulle piste asfaltate.

Inizia il lungo lavoro sullo Sportster

Nel 1997 compra un kit di seconda mano della  “German Harley Cup” composto da serbatoio e codino in fibra di vetro (che prova due volte sul tracciato di LeLuc), iniziando anche il lento lavoro di adattamento di ciclistica e motore alle esigenze corsaiole.

Ma la passione di Udo sembra non aver mai fine e vuole anche portare la sua belva sugli ovali in terra battuta, senza rinunciare alle tradizionali sgroppate domenicali con  gli amici lungo qualche statale. Prosegue, così, il lavoro sulla moto, fino ad arrivare all'odierna configurazione.

Tanti cavalli ma ben sfruttabili
 
Il motore ha raggiunto la ragguardevole potenza di 75 cavalli alla ruota, ottenuti tramite  pistoni Buell ad alta compressione (10:1) che hanno portato la cilindrata a 1200 cc e relative teste Thunderstorm, carburatore Mikuni HSR da 42mm con filtro dell'aria Screamin' Eagle, scarico Supertrapp due-in-uno con 21 dischi ed Open End Cap, accensione Crane Cams Hi4 Single Fire, doppia bobbina. E' stata poi aggiunta una pompa dell'olio adottata dai modelli costruiti dopo il 1998, per svuotare meglio il carter a secco del motore, a tutto vantaggio di una migliore lubrificazione del motore stesso.


Con un gran motore serve un'ottima ciclistica

Il comparto sospensioni ha visto interventi sulla parte interna della forcella originale, attraverso il montaggio di molle WP progressive, mentre al posteriore due ammortizzatori sempre della WP (progressivi anche questi) da 400mm hanno preso il posto di quelli originali.

Sui cerchi un discorso a parte. Quelli di serie sono da 16 pollici al posteriore e 19 all'anteriore. Il nostro amico, dopo varie prove effettuate sia sul circuito asfaltato che sullo sterrato, ha ritenuto opportuno adottare il cerchio posteriore da 17 pollici, con canale da 4,25 (gomma Metzeler Rain K3) che ha comportato qualche problema di utilizzo, ben presto risolto. Come detto, all'anteriore attualmente la moto monta un cerchio da 19 pollici, con canale da 2,5 (gomma Heidenau K60), anche se per girare sugli ovali in terra battuta Udo spesso monta quello da 17.
Chiedendogli spiegazioni in merito, ci ha confidato che ha optato per il cerchio da 17 pollici per l'utilizzo nelle piste di flat-track, quando ha visto Marc Marquez andare come un forsennato al Superprestige, con la moto così configurata.

Fin qui abbiamo raccontato dell'evoluzione della “Dark Dog” e ben poco della storia di Udo.
Durante la lunga chiacchierata fatta, è emersa una passione incredibile per tutto ciò che sono le corse, sia a due che a quattro ruote. Ci ha raccontato che ama andare in pista con qualsiasi mezzo, anche se il suo Sportster rimane il preferito.
Ci ha parlato dei numerosi lavori e prove effettuate da lui stesso sulla moto. Dei continui affinamenti che ama apportare e di quanto si diverti a smanettare con lo Sportster anche per strada, lasciandosi dietro moto ben più prestanti (…..anche se questo ultimo particolare, in un periodo storico dove è “must”  il politically correct, non lo dovremmo raccontare.....), anche se il motore ha all'attivo oltre 45.000 chilometri, e di quanto si sia innammorato del flat-track. E' stato, inoltre, prodigo di particolari nel descriverci la fine messa a punto da effettuare con il regime di giri del motore e la trasmissione a seconda del tipo di ovale che si affronta.

Questo Sportster ci piace. Anzi, per dirla tutta, ci esalta. Non solo perchè ricorda molto da vicino le moto allestite dalla Numero Uno e dal compianto Carlo Talamo negli anni novanta per il trofeo italiano di short track, ma soprattutto per il fatto essere una vera moto da corsa stradalizzata realizzata nel garage di casa, che può essere adattata ai vari utilizzi.

UP: l'estrema versatilità della moto

DOWN: il codone troppo lungo e la verniciatura



lunedì 5 settembre 2016

Sportster 1200 TT Racing!!!!!

sportster 1200 tt racing by rsm side right

sportster 1200 tt racing by rsm side left

sportster 1200 tt racing by rsm seat

sportster 1200 tt racing by rsm back gas tank

sportster 1200 tt racing by rsm front left angle

Il demone del TT colpisce ancora una volta, facendo costruire questo Sportster in grado di affrontare senza pensieri il leggendario tracciato dell'Isola di Man!

 

La corsa del Tourist Trophy è una di quelle gare che hanno fatto, nel bene e nel male, la storia  del motociclismo. A fronte di un numero sempre più consistente di vittime e, nonostante da decenni sia stata tolta dal calendario delle gare titolate, rappresenta un evento di indubbio fascino in grado di catalizzare l'attenzione di numerose persone.
Per molti piloti è diventata una vera e propria dipendenza e numerose sono le aziende del settore che in qualche modo sono interessate a questo evento, tanto è vero che stanno nascendo anche diverse elaborazioni di moto a tema.

Lo Sportster 1200  di Rock Solid Motorcycles rappresenta uno dei più fulgidi esempi di come si possa elaborare a tema una moto nata, in realtà, per altri scopi.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare per questo tipo di moto, il motore ha subito pochi, ma mirati interventi, riguardando unicamente la sostituzione del carburatore originale con un Mikuni HSR da 42mm ed uno scarico due-in-uno con terminale Supetrapp.

La parte più importante del lavoro ha riguardato la parte ciclistica e le sovrastrutture.
Il telaio è stato interamente costruito, così come il forcellone (dal diverso disegno rispetto all'originale e dotato di rinforzo).
Gli ammortizzatori posteriori sono gli originali dotati di serbatoio dell'olio separato, sui quali si è provveduto a sostituire le molle con altre di tipo progressivo.
Intervento analogo è stato effettuato sull'unita ammortizzante anteriore. La forcella Showa di serie è rimasta al suo posto, ma è stata abbassata e sono state montate all'interno molle di tipo progressivo.

Al fine di riuscire a costruire una vera moto da TT, è stato curato moltissimo l'aspetto estetico non solo per quanto riguarda la bellissima verniciatura bicolore delle Harley-Davidson da corsa, ma soprattutto per la finitura delle sovrastrutture. Sono fondamentali le linee che debbono comportare una perfetta armonizzazione tra le varie parti.
Serbatoio della benzina e codino (con sella in alcantara) provengono da una Yamaha da corsa, mentre il cupolino da una Ducati degli anni settanta e sono stati minuziosamente lavorati per essere adattati allo Sportster.

Il grosso lavoro di armonizzazione ed adattamento effettuato sulle sovrastrutture, conferisce allo Sportster 1200 TT l'aspetto di una vera moto “racing” nata per il terribile “Mountain” (così viene anche chiamato il Tourist Trophy), esaltata dalla bellissima verniciatura racing Harley-Davidson. 

A fronte di interventi notevoli anche se non eccessivi sulla parte ciclistica (sebbene il telaio sia stato costruito, gli elementi ammortizzanti rimangono invece praticamente di serie), si nota la quasi totale assenza di modifiche al motore, sul quale si sarebbe dovuto intervenire un poco di più ma senza comprometterne la proverbiale affidabilità (montando alberi a cammes dal profilo più spinto ed una nuova centralina).

UP: telaio e sovrastrutture

DOWN: motore troppo poco elaborato


mercoledì 27 luglio 2016

Alpaca: Sportster ironhead turbo !

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs side right

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs side left

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs rear right angle

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs rear

alpaca sportster ironhead turbo by dp customs turbo engine

 

 

Un Ironhead 1000 portato a nuova vita e trasformato in una belva da strada, in grado di togliersi anche qualche soddisfazione sul quarto di miglio.....

 

L'utilizzo di turbine nel settore custom si sta diffondendo in maniera lenta ma inesorabile, sebbene non si debba parlare ancora di “must” o  “moda” in questo senso. Diversi preparatori ne stanno scoprendo gli indubbi vantaggi (http://www.1957legend.it/2016/06/aria-nuova-sportster-turbo.html) , seppur con qualche difficoltà da superare in ordine alla messa a punto ed ai costi di elaborazione.
Anche la produzione motociclistica di serie sembra che stia andando in questa direzione.
Qualche azienda, inoltre, sta iniziando a proporre dei veri kit di elaborazione con il turbo (http://www.1957legend.it/2016/06/turbo-kit-accelerazioni-brucianti-per_8.html).

I fratelli Del Prado, meglio conosciuti nell'ambiente come  “Dp Customs” scelgono  di utilizzare una turbina per elaborare questo Ironhead 1000 in chiave hot-rod-dragster, facendolo alla loro maniera.
La moto viene smontata completamente ed il motore ricostruito attraverso l'utilizzo di pistoni forgiati, nuove molle e valvole.
Per montare la turbina è necessario effettuare degli adattamenti sia al carburatore Mikuni, che allo scarico (che viene interamente costruito a mano).
Successivamente  il motore viene alloggiato su un nuovo telaio di tipo “hardtail”,  differente nella geometria rispetto a quello di serie, sul quale spicca uno degli elementi distintivi dei fratelli Del Prado: il cerchio posteriore lenticolare, proveniente da una automobile, da 15 pollici di diametro, abbinato ad un cerchio anteriore da 19 pollici.

A ben guardarla, la moto però manca di qualcosa. La causa è nel telaio estremamente lungo e nel vuoto tra la trave di chiusura del telaio nella parte posteriore ed il grosso cerchio lenticolare. La moto è disarmonica ed offre sensazione (errata!) di trovarsi davanti non ad un'unica idea, ma a due progetti differenti, poi uniti.

UP: il grosso cerchio posteriore lenticolare di derivazione automobilistica

DOWN: la batteria troppo a vista  






 


martedì 21 giugno 2016

American 1200

american 1200 sportster cafe racer by deus side right

american 1200 sportster cafe racer by deus side left

american 1200 sportster cafe racer by deus engine


american 1200 sportster cafe racer by deus front right angle

harley davidson xr 750 tt side right
Harley-Davidson XR 750 TT
american 1200 sportster cafe racer by deus picture

 

Deus costruisce uno splendido Sportster cafe racer, stilisticamente molto vicino alle XR/TT 750 che negli anni settanta gareggiavano  nel Grand National.

 

In quegli anni le moto che gareggiavano nel Grand National avevano una doppia anima, stante il fatto che si trovavano a competere sia su sterrato che asfalto. Accadde così che la XR 750, nata per le gare da dirt-track, venisse elaborata per affrontare efficacemente i famigerati  “catini” americani (tipo Daytona). Nacque la versione  “TT”, che si differenziava a prima vista da quella che veniva utilizzata nel dirt-track, per le diverse sovrastrutture (serbatoio più lungo e capiente, sella più corta e semi-manubri, che costringevano ad una posizione di guida  distesa) e la presenza di una grossa carenatura.

Michael Woolaway (detto Woolie) di Deus, costruisce uno Sportster cafe racer avendo in mente la celebre XR 750/TT, ma spogliata della sua carenatura.

Per riuscire ad avere una moto quanto più vicina all'originale Woolie si procura il celebre telaio della XR 750/TT, denominato “Low Boy”, che adatta ad un utilizzo stradale modificandone numerose parti.

Viene poi elaborato il motore attraverso l'utilizzo di pistoni forgiati con un maggiore rapporto di compressione, unitamente a testate Edelbrock dotate di valvole maggiorate. Il montaggio di queste parti richiede una nuova equilibratura dell'albero motore al fine di evitare possibili cedimenti all'interno del basamento. I due scarichi Supertrapp alti ed un carburatore Mikuni completano l'elaborazione del motore.

La ciclistica beneficia di una forcella proveniente da una Buell, con piastre di sterzo fatte a mano, mentre posteriormente troviamo un ammortizzatore della Works Performance Products che viene montato lateralmente ed agganciato alla parte centrale del telaio.
Il resto è composto da numerosi dettagli fatti a mano e da un bellissimo gruppo codone-serbatoio.

Più che di una cafe racer, si tratta di una moto racing adattata per un utilizzo stradale.
Verrebbe voglia, infatti, di aggiungere la carenatura e farla correre in qualche gara. Magari proprio a Daytona......


UP: l'attacco dell'ammortizzatore posteriore al telaio

DOWN:  i numerosi cavi troppo in vista



martedì 10 maggio 2016

The Mako: il fattaccio!!!!!

the mako cafe racer




 

Uno Sportster cafe racer dotato di un motore brutale, di una ciclistica racing ed alleggerito all'inverosimile, in puro stile sixties, quando questo genere di moto erano delle vere moto da corsa circolanti su strada......

 

Quando si decide di elaborare una moto sostanzialmente si possono prendere due strade: interventi molto soft operando un lavoro di customizzazione reversibile, oppure un lavoro radicale. In quest'ultimo caso, si opera su più aspetti quasi costruendo nuovamente una moto. Ovviamente la scelta del tipo di modifiche da apportare varia sia in relazione al budget stanziato, sia al risultato finale che si vuole ottenere, sia anche all'impostazione che si vuole dare alla moto. E' noto che determinati stili come, ad esempio i chopper o le cafe racer, per poter rispettare appieno le connotazioni, debbano avere come base innanzitutto un'opera di riduzione del peso della moto.

La cafe racer in questione non solo è stata privata di tutto il peso superfluo, intervenendo drasticamente sul telaio, ma ha visto una rivisitazione del comparto sospensioni ed una pesante elaborazione del motore.
Partendo da uno Sportster del 2003, si è provveduto innanzitutto ad intervenire posteriormente sul telaio accorciandolo,  spostando la batteria (nella parte inferiore, dietro al blocco motore) e costruendo un nuovo serbatoio dell'olio in alluminio.
Sono stati montati degli ammortizzatori Ohlins dotati di serbatoio separato.
La parte anteriore ha goduto di una rivisitazione interna della forcella unitamente ad un ammortizzatore di sterzo. Un doppio freno a disco ed un irrobustimento anteriore ed un irrobustimento del forcellone sono stati necessari per contenere gli oltre 100 cavalli del motore, la vera opera d'arte di questa motocicletta.

 La cilindrata è salita a 1400 (!!!!!), con nuovi alberi a cammes, un diverso scarico due-in-uno ed un carburatore Mikuni con relativo filtro dell'aria.

I lavori effettuati non si fermano a quelle descritti, ma sono talmente tanti che è quasi impossibile elencarle e tutte finalizzate ad esaltare la connotazione racing di questa moto, seppur in stile vintage.
Bella l'idea di montare un serbatoio del carburante proveniente da una Triumph Bonneville di ultima generazione.

UP: finalmente uno Sportster cafe racer dove si è elaborato il motore in maniera hard

DOWN: verniciatura ed ammortizzatori posteriori troppo moderni rispetto al design della moto