Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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martedì 31 luglio 2018

XLCH 1972 Scrambler

sportster xlch 1972 ducati scrambler style

sportster xlch 1972 ducati scrambler style

sportster xlch 1972 ducati scrambler style

sportster xlch 1972 ducati scrambler style

sportster xlch 1972 ducati scrambler style

sportster xlch 1972 ducati scrambler style

sportster xlch 1972 ducati scrambler style


Uno Sportster degli anni settanta che rispolvera i canoni della celebre Ducati Scrambler.


Che piaccia o meno, la Ducati Scrambler è una di quelle moto che hanno fatto scuola, non solo per il fatto di essere una delle poche moto dell'epoca in quel segmento, ma per alcune caratteristiche idonee a renderla celebre nel tempo, come il motore molto ruvido con un alto tasso di vibrazioni, la linea inusuale, le diverse cilindrate in cui veniva proposta. La Scrambler ha avuto talmente successo che a distanza di quasi cinquant'anni è stata riproposta dalla Ducati la quale ha creato un apposito brand.

In Giappone, dove i vecchi Sportster sono molto popolari, sanno come valorizzarli.
Il lavoro effettuato non è stato moltissimo, anche perchè in questo caso il motore non è stato per nulla toccato, rimanendo del tutto originale. 

L'unica concessione in tal senso ha riguardato la rimozione dal motore della ruggine formatasi negli anni. Per il resto, salvo un filtro dell'aria e due terminali più aperti, è rimasto di serie. Differente il discorso per ciclistica e telaio. I cerchi sono due Akront da 18 pollici al posteriore e 19 all'anteriore, dotati di specifici pneumatici tassellati. I freni, come vuole il tipo di moto, sono entrambi a tamburo. Ammortizzatori e forcella sono di serie, anche se rigenerati.

Il grosso del lavoro è stato effettuato sulla parte posteriore del telaio, sulla quale è stato imbullonato un archetto che regge un parafango in alluminio dotato di piccolo fanale e strapuntino per il passeggero.

Il serbatoio del carburante proviene da un altra moto ed è stato necessario adattarlo lavorando sul canale interno. Il colore, così come le grafiche, sono dell'epoca. Una bellissima realizzazione che fa battere molto il cuore di chi ama i mezzi rudi e minimalisti. Come gran parte delle moto degli anni settanta anche la XLCH mantiene l'avviamento a pedale, anche se l'augurio per il proprietario è che sia più semplice da avviare della vecchia Ducati Scrambler........

martedì 10 aprile 2018

Inizia l'avventura!

sportster gs adventure by gasser customs

sportster gs adventure by gasser customs

sportster gs adventure by gasser customs

sportster gs adventure by gasser customs

sportster gs adventure by gasser customs

sportster gs adventure by gasser customs

Poche e sapienti modifiche per trasformare uno Sportster in una moto in grado di affrontare ogni terreno che fa paura persino alla BMW GS......


Non deve essere stato facile imbattersi nella progettazione e nella costruzione di questo Sportster. Qualche moto si è vista negli anni, tipo la Carducci, ma si tratta di un progetto assai elaborato. Qui si doveva trasformare lo Sportster evitando stravolgimenti di sorta e tentando di colpire subito nel segno. A quanto pare sembra che i ragazzi di Gasser Customs ci siano riusciti partendo, oltretutto, da un modello 1200 del 2005 che è molto più pesante rispetto alle versioni costruite fino al 2003. Quindi non proprio indicato per questo tipo di trasformazioni. 

Quasi tutto è stato progettato e costruito su misura per questo Sportster. Gli interventi più grossi, ovviamente, hanno riguardato la parte ciclistica, dal momento che il motore è rimasto di serie, salvo il montaggio di uno scarico-du-in-uno. Anteriormente si è ricorsi all'adozione di una forcella USD che, per essere montata, ha richiesto la costruzione di specifiche piastre in alluminio ricavato dal pieno che lavorano su un cerchio Excel da 21 pollici e pneumatico Heidenau Scout. Si è voluto montare un doppio faro, appoggiato su una struttura in tubi, sulla quale si trovano anche dei faretti a led (...per illuminare la sabbia di notte....). 

Il telaio è stato irrobustito posteriormente ed è stato creato un grosso supporto che funge da portapacchi e da elemento di ancoraggio per le borse in alluminio. Sono stati montati due ammortizzatori Hagon dotati di molle progressive, che lavorano anche questi su un cerchio Excel e pneumatico Heidenau. Su una moto del genere è doveroso montare la trasmissione finale a catena al posto della originaria cinghia dentata.

L'assetto della moto è un tantino caricato sulla parte posteriore, ma è una precisa scelta. Sembra, infatti, che lo Sportster così conformato risulti facilissimo da guidare sui terreni sabbiosi. Decisamente un ottimo progetto che potrebbe essere preso a modello dalla Harley-Davidson.
Qui si apre un capitolo a parte. 

A Milwaukee da sempre hanno ascoltato la voce si dei customizer sia degli appassionati. Ultimamente, invece, sembra che ciò non sia accaduto o si sia verificato solo in parte. Lo Sportster è una moto totale. Con piccoli accorgimenti si può creare una piattaforma, composta unicamente da telaio e motore, su cui intervenire con vari allestimenti. Azzardiamo la possibilità di ordinarla (omologata) attraverso un apposito configuratore on-line. Questo permetterebbe di reggere il confronto con altre case (vedasi Yamaha) che sono riuscite a creare più modelli partendo da una base comune. Ma si sa: Harley-Davidson ha una strada tutta sua......   


martedì 27 marzo 2018

Suburban scrambler

sportster 883 scrambler with amf logo

sportster 883 scrambler with amf logo

sportster 883 scrambler with amf logo

sportster 883 scrambler with amf logo

sportster 883 scrambler with amf logo

Grafiche AMF per questo Sportster che arriva dal Giappone, costruito appositamente per superare il terribile e caotico traffico urbano.


Nella terra del “Sol Levante” la sanno lunga in quanto a pragmatismo, essendo i giapponesi dei veri e propri maestri di vita in questo senso. Nulla a che fare con gli occidentali, anche se guardano sempre con curiosità al nostro mondo cercando di carpirne alcuni segreti e modi di fare per loro inconcepibili, perchè hanno compreso che la verità sta nel mezzo.
Il pragmatismo che li contraddistingue si esplica in ogni situazione, anche quando si tratta di costruire moto con precisi intenti.

Una moto da utilizzare senza problemi per le grandi metropoli, fatte di buche, enormi palazzi e traffico impazzito richiede precise caratteristiche. Caratteristiche rinvenibili in questo Sportster del 2000. Iniziamo da alcune considerazioni fondamentali: la moto deve essere molto robusta, non troppo pesante, avere sospensioni con una buona escursione e dei pneumatici tassellati

Il lavoro effettuato non è di poco conto, anche se non eccessivo. Telaio, cerchi e forcella sono rimasti quelli di serie. Non conosciamo con esattezza la base da cui si è partiti, sappiamo solo che la cilindrata è 883 ed il modello è del 2000, ma si può utilizzare anche una versione costruita dopo il 2003, anche se il peso è maggiore.  Presumiamo che sia una Custom poichè ha il cerchio anteriore da 21 pollici. Il telaio, come è detto, è di serie, anche se è stato modificato nella parte posteriore, sulla quale è stato saldato un archetto, indispensabile in quasi tutte le elaborazioni con il tassello, in quanto permette di eliminare il voluminoso parafango originale e montarne degli altri dal profilo più stretto, ottimi per risparmiare peso (il parafango montato su questa moto è in alluminio).
Lo stesso effetto si può ottenere imbullonando l'archetto sul telaio originale evitando, soluzione che non comporta modifiche irreversibili. 

Gli ammortizzatori posteriori sono stati sostituiti con altri della stessa lunghezza ma più rigidi. La trasmissione finale a cinghia dentata ha lasciato il posto a quella a catena. La sella è stata adattata al nuovo parafango posteriore, risultando ora un poco più corta e più stretta. Nella parte anteriore non sono stati effettuati interventi e la forcella è quella originale, alla quale si è aggiunto solo dell'olio più denso ed un paio di soffietti. I comandi al manubrio sono di tipo semplificato, montati su un manubrio da cross dotato di traversino. Il serbatoio del carburante è il classico  “peanut” da 12,5 litri.

Il motore è rimasto di serie salvo il classico filtro dell'aria S&S e due bellissimi scarichi artigianali che corrono paralleli sul lato destro della moto, dotati di paratia, ma sprovvisti di silenziatore (nelle metropoli italiane potrebbero servire per farsi notare dagli automobilisti che armeggiano perennemente con il telefonino....). Pneumatici tassellati completano il tutto. 


martedì 13 febbraio 2018

Arizona 883 XL

sportster iron 883 scrambler by hd on the road napoli

sportster iron 883 scrambler by hd on the road napoli

sportster iron 883 scrambler by hd on the road napoli

sportster iron 883 scrambler by hd on the road napoli

Nome giusto per una moto pensata per affrontare le sabbiose strade metropolitane e qualche divagazione sulla spiaggia.....


Non finirò mai di ripetere che nella gamma Sportster manca un modello con le ruote tassellate. Diversi sono coloro che provano a costruirne una e si tratta per la maggior parte di ottime proposte. Anche in questo caso sono andato a scovare una scrambler che mi ha indotto qualche riflessione. E' stata costruita da un dealer sulla base di un modello in produzione, intervenendo in maniera non esagerata, cercando soprattutto di ridurre il peso

E' uno spunto interessante. Il lavoro si è concentrato sulle sovrastrutture ed è stata fatta particolare attenzione alla parte posteriore. Il parafango è stato accorciato ed ora poggia sia sui supporti originali, sia su un arco specificamente realizzato che lo avvolge. Fortunatamente nulla a che vedere con quanti segano la parte posteriore del telaio per ottenere un effetto “short”.  

Seppur senza esagerare, è stato alzato un poco l'assetto e sono stati scelti pneumatici tassellati che possono essere tranquillamente utilizzati sul normale asfalto (….a patto di trovarne all'interno delle città....). Questi sono gli aspetti salienti della “Arizona”. A corredo una serie di piccoli elementi che piacciono tanto, come la piastra para-motore in alluminio, il manubrio con il traversino e la griglia per il faro anteriore.

Sebbene la moto mi piaccia moltissimo, non mi convincono due aspetti: il terminale di scarico che “spara” verso l'alto ed il cornetto di aspirazione libero, senza alcun elemento filtrante.

giovedì 4 gennaio 2018

The Bueller!

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

the bueller buell ulysses scrambler revival cycles

La Buell Ulysses cambia pelle, per diventare una belva in grado di affrontare il caotico traffico metropolitano.


Una delle tendenze di questi ultimi tempi è rappresentata dalle scrambler: moto con pneumatici tassellati, abbastanza rifinite, con una verniciatura curata, in grado di essere utilizzate sia su terreni impervi, che di far bella figura davanti al bar all'ultima moda. 

Il concetto originario delle scrambler si è evoluto in una ulteriore direzione, quella di moto create appositamente per quei contesti cittadini dominati dal caos delle grandi metropoli e dalle strade rovinate, come se fossero retaggio di una guerra appena conclusa. Sono nate, così, moto estremamente selvagge, elaborate senza spendere molto: un manubrio largo, due pneumatici tassellati ed un alleggerimento globale, pochissima cura di verniciatura e particolari. 

Il caso non è di questa Buell che, diversamente da quanto sembra, è una moto  molto curata. Il lavoro di trasformazione ha avuto come presupposto lo smontaggio completo della Ulysses ed un certosino lavoro di alleggerimento, che ha comportato la sostituzione della parte posteriore del telaio con uno nuovo in alluminio progettato al CAD

Dello stesso materiale il finto serbatoio, sotto al quale ora è ospitata anche la batteria (ora a litio) e la nuova centralina Buell Racing in grado di portare la potenza a 115 cv. Per trovare lo spazio necessario si è sostituito il vecchio air-box con un filtro K&N. L'aumento di cavalli è stato ottenuto anche attraverso un nuovo scarico ispirato alle Harley-Davidson da board-track dei primi del '900.

Per quanto riguarda la ciclistica, la forcella originale Buell è stata modificata con parti di una forcella Aprilia, per abbassarla, mentre sull'ammortizzatore posteriore sono stati costruiti nuovi leveraggi. I cerchi originali sono stati sostituiti da unità Excel a raggi di diverso diametro (17 pollici al posteriore e 19 pollici all'anteriore), che hanno comportato il montaggio di un nuovo impianto frenante all'anteriore, costituito da un disco freno non perimetrale ed una pinza a quattro pistoni Discacciati. In linea con il tipo di moto, la scelta di montare una trasmissione finale a catena in luogo della cinghia dentata ed i pneumatici tassellati Continental TKC80.  

Il vero tocco finale per questa moto sarebbe montare una borsa laterale che la renderebbe non solo ancora più affascinante, ma assai più adatta all'utilizzo urbano.


 

martedì 25 luglio 2017

Blue sands!

blue sands sportster tracker side right

blue sands sportster tracker carburator

blue sands sportster tracker back

blue sands sportster tracker front end


Rude come solo certe moto sanno essere, questo Sportster può rappresentare il compagno ideale per le scorribande estive lungo il mare....


A volte basta poco, molto poco, per sognare. Una moto, una compagna con la quale condividere molti momenti ed un bel tramonto in riva al mare. Il mondo diventa migliore e tutto assume un'altra ottica, specialmente se si cavalca una moto che possa far scoprire spiagge inesplorate. 

Semplice, essenziale e sobria come questo Sportster.

Si utilizza come base un modello costruito prima del 2003 che si spoglia di tutto il superfluo. Si lascia una sella striminzita, si monta un parafango posteriore in alluminio realizzato a mano (quello anteriore si elimina....), un paio di pneumatici scolpiti, un manubrio da cross ed un serbatoio ferro di una vecchia moto da enduro (in questo caso proveniente da una Husqvarna). 

Se proprio si vuole esagerare, come in questo caso, si mette mano anche alle sospensioni posteriori, si sposta il serbatoio dell'olio, sagomando la parte posteriore del telaio in modo da averla più snella e si libera qualche cavallo nel motore montando alberi a cammes e carburatore (Mikuni) con relativo filtro dell'aria. Ma solo se si vuole esagerare, perchè il motore dello Sportster, sia nella cilindrata 883 che 1200, va bene così.

Poi si vernicia il serbatoio del carburante in con tonalità e grafiche non esagerate e lo Sportster è pronto.

Il resto è nella testa.....

Chiunque si può costruire praticamente da solo questa moto, spendendo molto poco.
Facciamo due conti, dando per scontato che si voglia ridurre l'esborso all'indispensabile e si abbia un minimo di manualità. Consideriamo un prezzo di acquisto compreso intorno ai 5000/5500 Euro massimo, per una moto con circa trentamila chilometri.

Si cambia il manubrio con uno da cross, con il traversino, o da flat-track, più largo (150/200 Euro). Per dei pneumatici con il tassello si spende mediamente sui 300 Euro. Poi basta togliere il parafango anteriore, cambiare il fanalino posteriore ed, eventualmente, rimodellare il parafango posteriore (segandolo). Una sella usata si trova a 100 Euro, cui se ne possono aggiungere altre 50 per una nuova modellatura. Il serbatoio del carburante si lascia quello originale. Si può aggiungere un paramotore fatto in casa con un semplice foglio di alluminio da 2mm. 

Spendendo non più di 6000 Euro ci si è fatti lo Sportster col tassello.  


UP: serbatoio e verniciatura
DOWN: telaio posteriore segato
 

martedì 20 giugno 2017

Slim Jim: uno Sportster scrambler per l'estate!!!

slim jim sportster scrambler m y 2003 side right

slim jim sportster scrambler m y 2003 side left

slim jim sportster scrambler m y 2003 engine and gas tank

slim jim sportster scrambler m y 2003 rear

 

E' arrivata l'estate: voglia di scrambler ??? Bene. La si compra oppure, in alternativa, si modifica la propria moto.

 

La soluzione proposta dai ragazzi di Clock Work Motorcycles è alquanto semplice e poco dispendiosa
Si parte da uno Sportster costruito fino al 2003 (preferito rispetto ai modelli con il nuovo telaio per il minor peso), sostituendo i parafanghi originali, con altri diversamente sagomati, oltre che più leggeri. Contestualmente si lavora anche sulla parte posteriore del telaio (ma si può anche evitare di farlo) e sulla sella. Ovviamente, per avere una scrambler che si rispetti, occorrono dei pneumatici tassellati, uno scarico apposito ed un manubrio alto. Sullo Slim Jim vengono montati dei pneumatici Dunlop K70, un manubrio come quello della Ducati Scrambler degli anni settanta ed un bellissimo scarico due-in-due con finale a trombone, costruito direttamente in casa.

Completano l'opera altri particolari come un diverso serbatoio del carburante, un kit di conversione a catena, manopole Biltwell,  un filtro dell'aria BCM ed un mini faro posteriore. Tutta la moto viene dipinta in verde inglese metallizzato.

Quella appena proposta è la soluzione ideale per avere con pochissima spesa un'ottima  Scrambler (se si eccettua il lavoro per modificare il telaio posteriormente). Si può utilizzare come base di partenza anche un modello più recente,  consapevoli del fatto che la linea è meno filante ed il peso maggiore

L'importante è ricordarsi alcuni principi fondamentali: questo tipo di moto, di base, è estremamente semplice, per cui meno orpelli e diavolerie varie ci sono, e più si avvicina all'idea di fondo o, se vogliamo dirla tutta, alla capostipite che è la prima Ducati Scrambler. Non è necessario lavorare sul telaio, ma è sufficiente trovare parafango e sella ad hoc. 

Se il modello di Sportster che si utilizza è molto basso, si possono montare degli ammortizzatori di lunghezza maggiore. Vanno bene i cerchi originali, anche se ne caso della Superlow non sono proprio il massimo per una Scrambler. Gli scarichi possono essere anche quelli originali, anche se un bel due-in-uno sarebbe il massimo. L'avantreno è meglio non toccarlo per non alterare l'aspetto estetico della moto. Lo Sportster, con il faro inserito in mezzo alla forcella di piccolo diametro (39mm), è l'ideale. Al massimo si può intervenire internamente alla stessa.  

La Slim Jim, quindi, rappresenta l'ideale Scrambler su base Sportster, stante l'estrema semplicità costruttiva ed i pochissimi interventi ben concepiti.


UP: sella
DOWN: lavorazione telaio nella parte posteriore


 


martedì 21 marzo 2017

The Hinny - Sportster

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

 

Se è vero che il  “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....

 

Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.

Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.

A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....

Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.

Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.

Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.

Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna. 

Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.

Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.


UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio



venerdì 17 febbraio 2017

XL 1200 CX Roadster

xl 1200 cx roadster tracker by hd jesi side right

xl 1200 cx roadster tracker by hd jesi side left

xl 1200 cx roadster tracker by hd jesi front end

xl 1200 cx roadster tracker by hd jesi back

 

Pensata per il fuoristrada, questa Roadster si intona benissimo con il paesaggio mozzafiato offerto dalle colline marchigiane...... 

 

Chi gravita da anni attorno alle scena custom italiana sa bene chi è Luca Fava, boss della concessionaria HD Jesi, vecchia conoscenza del panorama motociclistico “vintage”, legato in un suo recente passato al marchio Triumph. Di Luca, oltre che le notevoli doti umane, si è sempre apprezzato l'indubbio valore tecnico, che lo ha portato a concepire la sua “CX” non come una semplice moto da passeggio, ma come l'ideale per affrontare i percorsi più impervi. Una tracker ancor più estremizzata per alcuni aspetti.

Non stupisce, quindi, che la “CX” sia tra le dieci finaliste della la Battle of The Kings 2017, nonostante le modifiche effettuate siano minime, riguardando principalmente il montaggio di ruote scolpite e di sospensioni dalla maggiore escursione. Il resto è stata opera di affinamento ed adeguamento allo stile della moto (come il faro anteriore supplementare ai piedi della forcella, il barilotto e la tanica di benzina al posto delle borse, numerosi particolari neri opachi che si abbinano alla verniciatura verde, anche questa opaca).

E'superfluo dire che la “CX” piace per numerosi motivi, primo fra tutti, quello di essere stata creata con interventi irrisori. Non solo. Questa moto potrebbe tranquillamente essere messa in produzione dalla Harley-Davidson, andando a colmare quella lacuna nella gamma Sportster, in tema di moto col tassello.


UP: i numerosi accessori inventati
DOWN: si sarebbero dovuti montare due terminali aperti, per far risuonare il rombo nelle vallate 

 


martedì 8 novembre 2016

Sportster Tracker Rock Solid Motorcycles

sportster tracker rock solid motorcycles side right

sportster tracker rock solid motorcycles side left

sportster tracker rock solid motorcycles mufflers

sportster tracker rock solid motorcycles back

 

 

Dal Portogallo arriva questo Sportster 1200 molto semplice ma altrettanto curato, che non adotta soluzioni tecniche o stilistiche innovative, ma percorre nel migliore dei modi strade già conosciute.


Le tracker sono, forse, il genere di moto che nell'immaginario collettivo del ventunesimo secolo, rappresentano l'idea di essenzialità, ancor più delle cafe racer e dei chopper che, nel frattempo, hanno evoluto il loro concetto originario, adeguandolo ai nuovi tempi.

Lo Sportster in questione è una tracker molto rifinita ma, nel contempo, con pochissimi fronzoli.

Il grosso del lavoro si concentra sul telaio, che viene modificato nella parte posteriore attraverso la creazione di un archetto sotto il quale è agganciato il corto parafango, e sull'aspetto cromatico. Il motore viene verniciato quasi tutto in nero in modo da sembrare un tutt'uno con il telaio e non subisce interventi, a parte degli scarichi artigianali ed un filtro dell'aria della Joker Machine.

La ciclistica resta praticamente di serie, salvo un paio di ammortizzatori della Ohlins in grado di alzare il retrotreno dello Sportster e due pneumatici Metzeler Karoo tassellati, indispensabili per questo tipo di moto.
Un serbatoio del carburante proveniente da una Yamaha ed altri dettagli (come ad esempio la trasmissione finale a catena che sostituisce quella originale a cinghia, un paramotore in alluminio ed un bellissimo faro) completano l'opera.

Uno Sportster estremamente curato.


UP: il telaio modificato nella parte posteriore

DOWN: gli scarichi che, per il tipo di moto, dovrebbero essere bassi 



 


lunedì 11 luglio 2016

Roller GS

sportster scrambler by taddys hd 2005 article pag 1sportster scrambler by taddys hd 2005 article pag 2


sportster scrambler by taddys hd 2005 article pag 3


sportster scrambler by taddys hd 2005 article pag 5

Nei primi anni duemila la concessionaria HD Taddy's presenta questa scrambler su base Sportster, anticipando di molti anni quello che diventerà un vero e proprio  “must”.

 

Immortalata dalle pagine della allora rivista italiana “Racer” (n.3 di giugno 2005), questo Sportster si presenta in tutta la sua semplicità ed innovatività al tempo stesso.

In un periodo storico in cui il fenomeno della customizzazione inizia a prendere forma, sostanzialmente diviso tra custom e cafe racer, le poche varianti a tema incuriosiscono parecchio.

Da questo punto di vista, infatti, i fratelli Magnoni osano molto non solo proponendo una scrambler (concetto praticamente sconosciuto), ma addirittura utilizzando come base uno Sportster 883 Evolution al quale viene addirittura sostituito il motore originale con uno proveniente da una Buell S1, da quasi 100 cv.

Si tratta di un grosso azzardo che, seppur non immediatamente compreso da tutti, nel tempo darà ancor più credibilità alla concessionaria Taddy's HD.

A parte il trapianto di motore, la “Roller GS” si rivela immediatamente in tutta la sua essenzialità: cerchi a raggi della Akront nelle misure da 18 pollici (posteriore) e 21 pollici (anteriore) dotati di pneumatici tassellati, parafango anteriore da cross in alluminio, manubrio con il traversino e posteriore accorciato montando un parafango più corto e lavorato sui supporti originali del telaio ed una sella da un posto e mezzo ed hanno aumentato la luce a terra attraverso sospensioni dalla più ampia escursione. A corredo di tutto uno scarico due-in-uno della Quat-D.

L'articolo mette in risalto la polivalenza della moto, creata appositamente per poter affrontare ogni tipo di situazione, seppur con un'occhio particolare agli sterrati.

La “Roller GS” è troppo in anticipo sulla futura moda delle scrambler, ma si rivela una moto riuscita e ben costruita, della quale viene messo in risalto lo spirito che l'ha animata attraverso opportune foto, anche se qualche dubbio rimane sulla grafica generale utilizzata.

UP: il bellissimo parafango anteriore in alluminio

DOWN: i cerchi anodizzati gialli stonano non poco