Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.

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martedì 22 maggio 2018

Granddad's Sportster flat-track!!!!

granddads sportster flat track

granddads sportster flat track

granddads sportster flat track

granddads sportster flat track

granddads sportster flat track


Volete un “vero” Sportster da flat-track un poco sopra le righe ????? Questo allora farà per voi!!!!!


E' la classica storia, ma sempre affascinante, della moto che è stata ferma per anni dentro un garage tutta impolverata sulla quale si è lavorato nel tempo, un poco alla volta. Fortune che non capitano a tutti, dal momento che la moto in questione è stata ereditata da un nonno......

Lo Sportster è un 1200 a quattro rapporti del 1989, sul quale è stato montato il motore di una Buell X1 con alberi a cammes Andrews e bilancieri S&S. Sebbene originariamente questa unità sia ad iniezione, è stata operata una conversione a carburatore montando un Mikuni HSR da 45mm, con filtro dell'aria Hammer Performance ed accensione Twin Tec

Nella parte iniziale lo scarico simula quello Buell, ma poi si alza sul lato sinistro dove trova alloggio un terminale della Cone Engineering. Grazie a questi interventi la potenza viene erogata fin dai regimi molto bassi. 

Poiché una delle idee era quella di iscrivere lo Sportster al “Super Holigan” di flat-track, per rispettare il regolamento il telaio è dovuto rimanere di serie, anche se posteriormente è stato aggiunto un piccolo arco dove far appoggiare il codone della Airtech che, a parte ciò, non ha avuto bisogno di altri adattamenti.  

La forcella, prelevata da una Yamaha R6, è stata riveduta internamente grazie ad un kit regolabile della Ohlins, che ha fornito anche la coppia di ammortizzatori posteriori. I cerchi da 19 pollici provengono da un vecchio Sportster e montano pneumatici specifici della Mitas. Poiché lo Sportster è destinato prettamente alla pista, l'impianto elettrico è stato semplificato al massimo.

La verniciatura è stata ispirata alla zebra. Granddad's è il classico Sportster selvaggio selvaggio costruito in puro stile americano, con un tocco “hippy” dato dalla verniciatura.  

martedì 23 gennaio 2018

Cafè Cyclone

buell m2 cyclone cafe racer

buell m2 cyclone cafe racer

buell m2 cyclone cafe racer

buell m2 cyclone cafe racer

Tra le numerose preparazioni su base Sportster e Buell del Motor Bike Expo 2018, la nostra attenzione è andata su questa M2 realizzata dal dealer Harley-Davidson Brescia.


Piccola parentesi. A Verona, come di consueto, c'era di tutto e di più. Dalle customizzazioni più radicali a quelle più soft. Dalle moto costruite da professionisti del settore a quelle realizzate da semplici appassionati, agli scooter “old style”, in un mix perfetto di emozioni, in grado di coinvolgere immediatamente anche i neofiti del settore, grazie anche alla presenza massiccia delle più importanti case motociclistiche in grado di modulare l'offerta di moto “vintage”, coprendo praticamente tutti i segmenti.

Sono e resto dell'idea, che seppur non tutte condivisibili, ogni moto presente meriti attenzione anche solo per la fatica e passione che trasuda da chi l'ha costruita.

Detto questo, sono rimasto molto colpito da questa Buell. Nulla di magico ne di trascendentale, ma una bellissima cafe racer realizzata rispettando lo spirito originario della moto: uno Sportster vitaminizzato, dotato di un telaio in traliccio dalle misure geometriche di una duecentocinquanta da gran premio, in grado di far divertire chiunque sui percorsi guidati.

Facciamo un passo indietro nel tempo. La M2 Cyclone apparve sul mercato italiano nel 1997, come versione meno rifinita della S1, rispetto alla quale aveva una forcella di tipo tradizionale ed un codone più lungo. La gamma stessa, poi, nel 1999 era stata aggiornata. All'epoca si stava affermando il segmento delle cafe racer, iniziato con la Ducati Monster e la Triumph Speed Triple. Si aspettavano con ansia, quindi le proposte delle altre case e, quando apparve la Buell, il successo fu immediato. Fino alla comparsa della serie XB le Buell montavano un motore Sportster con carburatore,  elaborato ed in grado di sviluppare circa novanta cavalli. 

La “Cafe Cyclone” piace perchè rispetta i presupposti delle prime Buell. Gli interventi sono stati limitati al minimo: carburatore Mikuni HSR 42 con filtro aperto, centralina Screamin'Eagle e terminale di scarico sportivo servono a dare ancora qualche cavallo al motore di serie senza comprometterne l'affidabilità. A parte la pompa del freno anteriore Brembo, il disco Braking ed i pneumatici Pirelli MT60, gli altri interventi non sono stati di natura tecnica, ma prettamente estetica, con la verniciatura marrone metallizzato, in grado di richiamare idealmente il sapore del caffè, abbinata agli steli della forcella color oro ed ai cerchi dipinti in giallo.


venerdì 22 dicembre 2017

Blue Sportster Flat-Tracker

blue sportster flat tracker my 2003 with 1200 engine

blue sportster flat tracker my 2003 with 1200 engine

blue sportster flat tracker my 2003 with 1200 engine - engine

blue sportster flat tracker my 2003 with 1200 engine

Un tranquillo Sportster 883 trasformato in una belva in grado di aggredire gli ovali in sterrato, senza temere il confronto con moto ben più performanti.....


Per Natale vi proponiamo questo Sportster elaborato in chiave da flat-track, in modo che durante le feste possiate farvi un'idea di come tirare fuori cavalli e prestazioni dalla vostra motoretta. 
Specifichiamo subito che si tratta di una moto realizzata interamente nel classico garage di casa anche se, ovviamente, per alcune situazioni ci si è rivolti a qualche specialista. C'è da dire, inoltre, che non è la classica moto da esporre agli “show-bike”, anche se curata nell'aspetto. Il lavoro è stato minuzioso ed approfondito, perchè la moto è stata ispirata alla XR 750 del 1972.

Quando è stata comprata, la cilindrata 883 era già stata portata a 1200 alesando i cilindri e montando dei pistoni più grossi, ma il motore è stato comunque smontato e sono state lavorate le teste montando anche delle valvole più grosse. Il grosso del lavoro, proprio sulle teste, è stato causato dal fatto di riuscire a montare due carburatori Mikuni da 40mm, in modo che uscissero uno per lato, è far fare un percorso inusuale ai collettori di scarico.

Il telaio, dopo essere stato smontato completamente, è stato prima modificato nella parte posteriore in modo da poter ospitare un singolo ammortizzatore (in luogo dei due originali) che andasse ad agire direttamente su un forcellone appositamente realizzato, successivamente è stato verniciato a polvere, così come i cerchi da 19 pollici in alluminio a nove razze e parte della carrozzeria. La forcella è stata prelevata da una Honda CB1100XX ed appositamente tarata. I pneumatici sono Maxxis DTR1. 

Ovviamente, come su tutte le moto da flat-track, il freno anteriore è assente, ma il posteriore è composto da un disco da 260mm e da una pinza prelevata da una Yamaha MT-01. Serbatoi dell'olio e del carburante costruiti artigianalmente per questo esemplare, mentre il codino proviene da una delle numerose aziende che operano nel settore.   

Vi piace questa moto ???? Ha solleticato il vostro palato ???? A me, salvo il doppio scarico, fa letteralmente impazzire perchè è la dimostrazione di come lo Sportster  sia una moto fruibile a trecentossessanta gradi senza dover spendere un patrimonio per elaborarla


venerdì 1 dicembre 2017

Burton

burton buell x1 cafe racer with buell engine in norton frame

burton buell x1 cafe racer with buell engine in norton frame

burton buell x1 cafe racer with buell engine in norton frame

burton buell x1 cafe racer with buell engine in norton frame

Non è il nome di un attore famoso, ma quello di un moto ottenuta inserendo il motore Buell X1 in un telaio Norton, per una cafe racer alla vecchia maniera!


Triton, Tribsa, Norvin. Nomi che fanno venire la pelle d'oca non solo a chi ha vissuto l'epoca, quella vera, dei rockers, ma anche ai cultori delle cafe racer e delle moto inglesi. Incroci tra telai e motori per creare delle vere e proprie moto da corsa per la strada. 

I cultori di quel periodo conoscono benissimo il tipo di moto ed i risultati ottenibili, pur sapendo bene che le prestazioni di un certo tipo di moto non saranno mai assimilabili a quelle delle moderne naked o supersport. Ma la passione non ha confini, specialmente se si trova l'ambiente giusto, in questo caso la Gran Bretagna.

Per realizzare la Burton non è bastato inserire il motore della Buell X1 in un telaio Norton, ma si sono dovuti operare tutta una serie di adattamenti e costruire molte parti appositamente. Seppur l'elenco sia lungo, possiamo citare il serbatoio dell'olio e della benzina, la sella, lo scarico due-in-uno e la staffa sotto la sella dove è alloggiata la batteria.

Il motore è stato ampiamente elaborato, raggiungendo gli oltre cento cavalli, seppur riconvertito da iniezione a carburatore attraverso il montaggio di un Mikuni HSR42 ed il relativo adattamento dell'accensione.

L'avantreno proviene da una Yamaha R6, mentre mozzi e ruote sono stati anche essi appositamente costruiti, sui quali si è montato un impianto frenante all'anteriore costituito da una coppia di dischi da 320mm, con pinze Brembo provenienti da una Ducati 999R. Posteriormente sono stati montati una coppia di ammortizzatori Hagon regolabili.  

Il bello della Burton è l'unione di due culture motociclistiche, ottenuta anche attraverso una minuziosa cura dei particolari.


giovedì 19 ottobre 2017

XR 750 "Mert Lawwill" - 1972

xr 750 mert lawwill 1972 side right

xr 750 mert lawwill 1972 side left

xr 750 mert lawwill 1972 engine

xr 750 mert lawwill 1972 front end

xr 750 mert lawwill 1972 front end

Una XR 750 molto particolare, in quanto monta un telaio che si ritiene fosse quello del celebre campione di flat-track degli anni '70, celebrato nel film di Steve McQueen “On any Sunday”.


Da poco abbiamo raccontato la storia della XR 750: un modello creato dalla Harley-Davidson appositamente per le corse.  Dopo la prima versione del 1970 con motore in ghisa e carburatore singolo, ne venne creata nel 1972 un'altra (quella di maggior diffusione) dotata di motore in alluminio e doppio carburatore sul lato destro, soprannominata “Alloy XR”.

La XR 750 che presentiamo è una di quelle con motore in alluminio, sulla quale il restauro è stato ridotto al minimo, dato che la moto era in ottime condizioni. Gli interventi hanno riguardato principalmente le sovrastrutture, usando decals e vernici originali.

Per il resto, a parte il telaio in tubi del celebre campione, non vi sono interventi di rilievo, dato che monta forcella Ceriani e doppio carburatore Mikuni. Forse l'unica difformità rispetto alla moto dell'epoca è nella scelta di utilizzare un doppio scarico alto Supertrapp.

Non si conosce il prezzo di questa XR 750, ma è ragionevole presumere che sia molto alto. Azzardiamo una cifra: superiore ai 50.000 Euro.    


lunedì 21 agosto 2017

"Marley" by Mr.Martini

marley sportster with rear long fender by mr martini side right

marley sportster with rear long fender by mr martini side left

marley sportster with rear long fender by mr martini back left angle

marley sportster with rear long fender by mr martini handlebar

marley sportster with rear long fender by mr martini seat

marley sportster with rear long fender by mr martini gas tank

Il famoso customizer veronese si spinge oltre i canoni tradizionali con questo Sportster dal look stravagante, curato nei minimi dettagli.


Conosco Nicola da una vita, ma ogni volta rimango stupefatto per le moto che sforna. Vere e proprie opere d'arte su due ruote che mi fanno rimanere di sasso per qualche aspetto.  
Con Nicola non abbiamo parlato nello specifico di questo progetto, ma conosco il suo modo di approcciarsi. 
Vuole spingersi sempre  “oltre”.  Tentare nuove strade, creare vere e proprie tendenze. Senza alcun compromesso. A volte le sue “creature” paiono senza logica e prive di senso, ma sono in realtà frutto di uno studio accurato che spesso sfocia nel progetto vero e proprio dopo diverso tempo. La grande capacità di customizer di Nicola Martini è proprio in questo aspetto: il genio creativo ed impulsivo, che lo porta a vivere in un perenne stato agitativo, si plasma nello studio e realizzazione delle sue moto.

“Marley” non tradisce questa regola.

A livello tecnico non vi sono particolari intuizioni. La base di partenza è una 883 pre-2003 su cui si è intervenuti in maniera “soft”. Carburatore Mikuni con filtro dell'aria Screamin'Eagle e scarico due-in-uno con terminale Zard (che Nicola usa spesso insieme a Supetrapp) riguardano il motore, mentre la ciclistica vede l'utilizzo di due ammortizzatori Ohlins con serbatoio separato, un kit di revisione interno della forcella ed la finale a catena in luogo dell'originale a cinghia.

Quando poi ci si sofferma sul resto si nota la genialità esplosiva di Nicola (….o se volete di Mr.Martini...). 

La tendenza attuale è quella di creare moto rastremate e lui che fa ???? Piazza un lungo parafango posteriore, molto in voga sulle Harley custom “made in USA”, con un fanalino tondo ed una sella in due pezzi. Poi, non contento, monta il serbatoio di una Honda “Four” degli anni settanta, su cui lascia il logo della casa dall'ala dorata. Il tutto condito da una serie di particolari quali, ad esempio, manopole e pedane bianche.

Come al solito Nicola meraviglia e fa discutere.


Up: parafango posteriore
DOWN: logo Honda sul serbatoio

martedì 25 luglio 2017

Blue sands!

blue sands sportster tracker side right

blue sands sportster tracker carburator

blue sands sportster tracker back

blue sands sportster tracker front end


Rude come solo certe moto sanno essere, questo Sportster può rappresentare il compagno ideale per le scorribande estive lungo il mare....


A volte basta poco, molto poco, per sognare. Una moto, una compagna con la quale condividere molti momenti ed un bel tramonto in riva al mare. Il mondo diventa migliore e tutto assume un'altra ottica, specialmente se si cavalca una moto che possa far scoprire spiagge inesplorate. 

Semplice, essenziale e sobria come questo Sportster.

Si utilizza come base un modello costruito prima del 2003 che si spoglia di tutto il superfluo. Si lascia una sella striminzita, si monta un parafango posteriore in alluminio realizzato a mano (quello anteriore si elimina....), un paio di pneumatici scolpiti, un manubrio da cross ed un serbatoio ferro di una vecchia moto da enduro (in questo caso proveniente da una Husqvarna). 

Se proprio si vuole esagerare, come in questo caso, si mette mano anche alle sospensioni posteriori, si sposta il serbatoio dell'olio, sagomando la parte posteriore del telaio in modo da averla più snella e si libera qualche cavallo nel motore montando alberi a cammes e carburatore (Mikuni) con relativo filtro dell'aria. Ma solo se si vuole esagerare, perchè il motore dello Sportster, sia nella cilindrata 883 che 1200, va bene così.

Poi si vernicia il serbatoio del carburante in con tonalità e grafiche non esagerate e lo Sportster è pronto.

Il resto è nella testa.....

Chiunque si può costruire praticamente da solo questa moto, spendendo molto poco.
Facciamo due conti, dando per scontato che si voglia ridurre l'esborso all'indispensabile e si abbia un minimo di manualità. Consideriamo un prezzo di acquisto compreso intorno ai 5000/5500 Euro massimo, per una moto con circa trentamila chilometri.

Si cambia il manubrio con uno da cross, con il traversino, o da flat-track, più largo (150/200 Euro). Per dei pneumatici con il tassello si spende mediamente sui 300 Euro. Poi basta togliere il parafango anteriore, cambiare il fanalino posteriore ed, eventualmente, rimodellare il parafango posteriore (segandolo). Una sella usata si trova a 100 Euro, cui se ne possono aggiungere altre 50 per una nuova modellatura. Il serbatoio del carburante si lascia quello originale. Si può aggiungere un paramotore fatto in casa con un semplice foglio di alluminio da 2mm. 

Spendendo non più di 6000 Euro ci si è fatti lo Sportster col tassello.  


UP: serbatoio e verniciatura
DOWN: telaio posteriore segato
 

martedì 27 giugno 2017

Tribute to Hagakure


tribute to hagakure buell xb9 board track side right

tribute to hagakure buell xb9 board track side left

tribute to hagakure buell xb9 board track clutch

tribute to hagakure buell xb9 board track rear wheel

tribute to hagakure buell xb9 board track frame with oil engine

Attorno al motore di una Buell XB9 viene costruita una moto in grado di battere i record di velocità, ma di figurare bene anche nel salotto di casa.....


E' un duro lavoro quello realizzato da Laurent Dutruel, che ha portato via oltre 1300 ore di tempo, dedicate a questo progetto. Un progetto ambizioso che prende ispirazione da una moto del 1995.
La XB9 viene spogliata di tutto (….anche dell'iniezione elettronica...). Il motore dotato di un carburatore Mikuni HSR 48 e di scarichi fatti a mano.

Tutto il resto è costruito dallo stesso Laurent che, oltretutto, nel 2013 si permette di vincere con questa moto  AMD World Championship in Germany: il campionato mondiale dei customizer.
Come detto, viene praticamente costruito tutto: telaio, serbatoio del carburante e forcella, facendo uso dell'alluminio. Il telaio funge anche da contenitore dell'olio. La linea richiama esplicitamente quella delle moto da board-track degli anni venti, con l'aggiunta di elementi di modernità
.
Le ruote sono due cerchi Harley-Davidson da 19 pollici, con relativi pneumatici Continental.
La Buell “Tribute to Hagakure” rappresenta una vera e propria scultura su due ruote. Sebbene Dutruel nel 2011, sul lago di Bonneville, abbia raggiunto i 208 km/h  (la moto è dotata di un telaio rigido), a voler essere sinceri, rappresenta uno dei massimi esempi di inutilità su due ruote. Stilosa, ma praticamente inservibile. Però la vorremmo avere dentro casa!!!!!

UP: telaio ed avviamento a strappo
DOWN: cornetto di aspirazione del carburatore



martedì 21 marzo 2017

The Hinny - Sportster

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

the hinny sportster scrambler with mule frame by olivi motori

 

Se è vero che il  “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....

 

Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.

Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.

A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....

Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.

Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.

Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.

Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna. 

Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.

Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.


UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio



mercoledì 30 novembre 2016

REIR - XLH 1200 SPORTSTER

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk side right

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk side left

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk engine

reir xlh 1200 sportster 2003 street tracker by asterisk engine

 

Differentemente da quasi tutte le street tracker costruite in Giappone, questo Sportster presenta anche una notevole cura a livello estetico.

 

Il “printing” di base è sempre lo stesso, con una notevole attenzione prestata all'aspetto prestazionale.

In più qui si è lavorato molto sui particolari estetici, tanto da poterlo quasi confondere con mezzi di tradizione europea. La moto di per se non è assolutamente male. Anzi. Però, forse, esce un poco troppo fuori dalla scuola nipponica per quanto riguarda l'aspetto puramente stilistico. 

L'utilizzo della vetroresina per creare serbatoio e codone posteriore, dando continuità ed armonia a forme rotonde ma non abbondanti è sicuramente un azzardo, così come l'impiego dell'alluminio in chiave ornamentale e non solo tecnica. Vedasi in questo senso i comandi a pedale e quelli al manubrio.

Per il resto il buon lavoro su ciclistica e motore attraverso ammortizzatori Ohlins, dischi freno flottanti di maggior diametro con relative pinze della Performance Machine, e l'ottenimento di qualche cavallo in più sul motore tramite uno scarico due-in-uno fatto in casa ed un carburatore Mikuni dotato di filtro dell'aria Rought Crafts.



martedì 4 ottobre 2016

Dark Dog Sportster tracker

dark dog sportster tracker by udo meuthen side right

dark dog sportster tracker by udo meuthen side left

dark dog sportster tracker by udo meuthen handlebar and gas tank

dark dog sportster tracker by udo meuthen back side right angle

dark dog sportster tracker by udo meuthen with 17 inchs wheels

dark dog sportster tracker by udo meuthen on the road version

udo meuthen with his sportster tracker in sporty meeting

udo meuthen on his sportster tracker in flat track

 

Una moto sviluppata nel tempo secondo precisi canoni tecnici, in grado di affrontare senza il minimo problema la vita quotidiana, le corse su pista asfaltata e sugli ovali in terra battuta...... 

 


La storia di Udo Meuthen e del suo Sportster è di quelle che riconciliano con il motociclismo più puro e merita di essere raccontata nella sua interezza, perchè piena di tanta sostanza e lontana secoli dall'odierno mondo del “più sei figo più sei importante”.


Passione vera ed una moto vera per una storia dal sapore antico

Nel lontano 1995 il nostro amico tedesco decide di comprare la sua prima moto: il suo sogno è una Harley-Davidson. Vuoi per il costo non eccessivo, vuoi per il fatto che è tra le Harley più europee (in fatto di handling), la scelta ricade su uno Sportster 883 che compra in Olanda con 4500 miglia all'attivo (poco più di 7000 chilometri) e con la quale (almeno inizialmente) si diverte a scorazzare lungo le strade della sua città.
Ma il demone della velocità e le gesta degli eroi del Mondiale Superbike di quegli anni (i vari Gobert, Fogarty, Corser, Edwards, Russell, Slight ecc.) minano la mente di Udo, facendogli venir voglia di portare lo Sportster sulle piste asfaltate.

Inizia il lungo lavoro sullo Sportster

Nel 1997 compra un kit di seconda mano della  “German Harley Cup” composto da serbatoio e codino in fibra di vetro (che prova due volte sul tracciato di LeLuc), iniziando anche il lento lavoro di adattamento di ciclistica e motore alle esigenze corsaiole.

Ma la passione di Udo sembra non aver mai fine e vuole anche portare la sua belva sugli ovali in terra battuta, senza rinunciare alle tradizionali sgroppate domenicali con  gli amici lungo qualche statale. Prosegue, così, il lavoro sulla moto, fino ad arrivare all'odierna configurazione.

Tanti cavalli ma ben sfruttabili
 
Il motore ha raggiunto la ragguardevole potenza di 75 cavalli alla ruota, ottenuti tramite  pistoni Buell ad alta compressione (10:1) che hanno portato la cilindrata a 1200 cc e relative teste Thunderstorm, carburatore Mikuni HSR da 42mm con filtro dell'aria Screamin' Eagle, scarico Supertrapp due-in-uno con 21 dischi ed Open End Cap, accensione Crane Cams Hi4 Single Fire, doppia bobbina. E' stata poi aggiunta una pompa dell'olio adottata dai modelli costruiti dopo il 1998, per svuotare meglio il carter a secco del motore, a tutto vantaggio di una migliore lubrificazione del motore stesso.


Con un gran motore serve un'ottima ciclistica

Il comparto sospensioni ha visto interventi sulla parte interna della forcella originale, attraverso il montaggio di molle WP progressive, mentre al posteriore due ammortizzatori sempre della WP (progressivi anche questi) da 400mm hanno preso il posto di quelli originali.

Sui cerchi un discorso a parte. Quelli di serie sono da 16 pollici al posteriore e 19 all'anteriore. Il nostro amico, dopo varie prove effettuate sia sul circuito asfaltato che sullo sterrato, ha ritenuto opportuno adottare il cerchio posteriore da 17 pollici, con canale da 4,25 (gomma Metzeler Rain K3) che ha comportato qualche problema di utilizzo, ben presto risolto. Come detto, all'anteriore attualmente la moto monta un cerchio da 19 pollici, con canale da 2,5 (gomma Heidenau K60), anche se per girare sugli ovali in terra battuta Udo spesso monta quello da 17.
Chiedendogli spiegazioni in merito, ci ha confidato che ha optato per il cerchio da 17 pollici per l'utilizzo nelle piste di flat-track, quando ha visto Marc Marquez andare come un forsennato al Superprestige, con la moto così configurata.

Fin qui abbiamo raccontato dell'evoluzione della “Dark Dog” e ben poco della storia di Udo.
Durante la lunga chiacchierata fatta, è emersa una passione incredibile per tutto ciò che sono le corse, sia a due che a quattro ruote. Ci ha raccontato che ama andare in pista con qualsiasi mezzo, anche se il suo Sportster rimane il preferito.
Ci ha parlato dei numerosi lavori e prove effettuate da lui stesso sulla moto. Dei continui affinamenti che ama apportare e di quanto si diverti a smanettare con lo Sportster anche per strada, lasciandosi dietro moto ben più prestanti (…..anche se questo ultimo particolare, in un periodo storico dove è “must”  il politically correct, non lo dovremmo raccontare.....), anche se il motore ha all'attivo oltre 45.000 chilometri, e di quanto si sia innammorato del flat-track. E' stato, inoltre, prodigo di particolari nel descriverci la fine messa a punto da effettuare con il regime di giri del motore e la trasmissione a seconda del tipo di ovale che si affronta.

Questo Sportster ci piace. Anzi, per dirla tutta, ci esalta. Non solo perchè ricorda molto da vicino le moto allestite dalla Numero Uno e dal compianto Carlo Talamo negli anni novanta per il trofeo italiano di short track, ma soprattutto per il fatto essere una vera moto da corsa stradalizzata realizzata nel garage di casa, che può essere adattata ai vari utilizzi.

UP: l'estrema versatilità della moto

DOWN: il codone troppo lungo e la verniciatura