Harley-Davidson Sporster: la storia, le special e la pubblicità. Una sezione dedicata alle Buell motorizzate Harley-Davidson.
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martedì 26 febbraio 2019
BMX Sportster
Difficile vedere preparazioni su base Sportster con una attenta cura agli aspetti tecnici, specialmente se riguardano il telaio. Logicamente quando se ne trova una si rimane parecchio incuriositi.
martedì 6 novembre 2018
Double team!!!!
Se volete realizzare un bellissimo street-tracker su base Sportster uno dei modelli più indicati è il 1200S (meglio a quattro candele).
Quando apparve sul mercato, a metà degli anni novanta, il 1200S rappresentò il modello in grado di solleticare il palato degli harleysti dalla manetta pesante. Gli interventi riguardarono ammortizzatori posteriori, forcella rivisitata, ritocchi estetici ed un motore accordato per offrire il meglio tra i 2500 ed i 4000 giri. Poi venne prodotta la versione con testata a doppia candela, ma non restò in produzione molto.
Per elaborare questo Sportster non si è dovuto ricorrere a chi sa quale stratagemma, ma solo seguire la strada tracciata da molti, con una variante a livello ciclistico, un solo cerchio da 19 pollici montato posteriormente (solitamente chi usa la moto sugli ovali in terra battuta monta anche il cerchio anteriore da 19 pollici).
Il motore ha visto l'adozione di testate Buell, carburatore Mikuni da 42mm a valvola piatta con filtro dell'aria S&S, doppio scarico alto Supertrapp, accensione Twin Tec.
La ciclistica, invece, a parte un paio di ammortizzatori posteriori Ohlins ed una rivisitazione della parte interna della forcella, non ha subito alcun intervento.
Una street-tracker che si rispetti deve avere nella leggerezza uno dei punti cardini, specialmente se la si vuole utilizzare anche sul qualche ovale per divertirsi a derapare. Logico, quindi, far ricorso ad una struttura in vetroresina composta da serbatoio (8 litri) e codone ed è stato segato il telaio nella parte posteriore per avere un aspetto racing. Come ribadito più volte è una pratica che andrebbe evitata per una serie di motivi (tra cui quelli legali), ma qui siamo in Giappone......
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lunedì 7 maggio 2018
The Punisher!
Come fare a creare un vero e proprio “mostro” ???? La risposta è alquanto semplice: basta prendere un motore Sportster Evolution elaborato all'inverosimile ed inserirlo in un telaio Mule!!!!!
Quando ci si imbatte in trasformazioni su base Sportster raramente, per non dire quasi mai, capita di vedere motori elaborati pesantemente. Spesso gli unici interventi sono praticamente quelli di routine, con la sostituzione di scarico e filtro dell'aria. Il motivo è sia economico, dato che i costi crescono all'inverosimile, sia tecnico, dal momento che si corre il serio rischio di avere rotture se l'elaborazione non è effettuata in maniera certosina.
Ogni tanto qualcuno decide di affrontare questa sfida assai impegnativa.
The Punisher (il nome è preso dall'anti-eroe della Marvel...) è il risultato della chiara volontà di creare uno Sportster spinto all'inverosimile e con un look in grado di richiamare le XR 750 da flat-track degli anni '70. Il motore ha raggiunto la soglia dei 1660 cc con circa 130 cv a 7500 giri alla ruota (!!!!!!!!) e mette soggezione fin dall'avvio.
Il progetto, ovviamente, non è stato semplice e ci sono voluti diversi anni per portarlo a termine, anche perchè il difficile non era solo ottenere cavalli, ma evitare che il motore si rompesse immediatamente. Infatti si è dovuto studiare attentamente il modo per ottenere corretta lubrificazione di tutte le parti interne.
Si è partiti da un basamento S&S, sul quale sono stati aggiunti cilindri Axtell, teste Baisley a quattro candele ed una coppia di carburatori Kehin modificati, scelta indispensabile per avere il look XR750.
Il motore così elaborato è stato alloggiato in un telaio C&J appositamente progettato e differente dal Mule standard. Infatti si sono dovuti apportare degli aggiustamenti che hanno riguardato la parte posteriore (ora più alta e rinforzata). La forcella è da 45mm e proviene da una Honda CBR900, mentre gli ammortizzatori posteriori sono della Ohlins. Cerchi da 19 pollici della A&A Racing con freni Brembo e forcellone della C&J completano l'opera.
Inutile dire che il progetto ha subito costanti e continui aggiornamenti, motivo per il quale ha richiesto così tanto tempo per la sua realizzazione.
Sembra superfluo sottolineare che The Punisher è tra le realizzazioni che piacciono di più poiché ha richiesto un grosso lavoro di ingegneria nella progettazione del motore e del telaio, con ottimi risultati anche a livello estetico.
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martedì 6 marzo 2018
Redmax XR 1000 street-tracker
Gli specialisti inglesi di moto e parti speciali per il flat-track, come di consueto, esagerano con questa moto che dell'originale mantiene ben poco.....
XR 1000 è sinonimo di street-tracker fin dalla sua nascita e per tutta la sua breve vita. Una moto rude e non per tutti che è diventata molto ricercata dopo la cessata produzione, con altissimo valore dell'usato. Una moto che si presta ad essere estremizzata.
Chi è dell'ambiente conosce bene il negozio Redmax, dove si può trovare di tutto per costruire una moto da flat-track/street-tracker oppure una bellissima cafe-racer. Da questo negozio, che possiamo definire un vero e proprio “atelier” escono moto elaborate con molti spunti interessanti, intervenendo spesso in maniera pesante.
Della XR 1000 di base non è rimasto praticamente nulla. Il motore è stato smontato ed inserito in un nuovo telaio realizzato in casa (verniciato a polvere), dove lavora un singolo ammortizzatore posto sul lato sinistro, agganciato ad un forcellone, costruito insieme al telaio. Il motore è stato lucidato e revisionato completamente, ma mantiene le caratteristiche originarie, salvo il doppio scarico libero che esce come di consueto sul lato sinistro della moto. Al telaio sono stati abbinati dei cerchi OZ, forcella e mono ammortizzatore Ohlins, dischi freno e pinze Brembo. Nel costruire la moto è stato fatto ampio ricorso all'alluminio per realizzare numerose parti come le pedane, le piastre di sterzo e molto altro. Serbatoio e codone provengono dal vastissimo catalogo di parti appositamente realizzate, anche questi in alluminio.
La XR 1000 così elaborata è una perfetta commistione tra elementi moderni e vecchi ottimamente amalgamati anche a livello stilistico, non solo a livello tecnico.
Sebbene il progetto di livello eccelso, debbo sottolineare come personalmente sia contrario allo stravolgimento di certi modelli di Sportster che, a causa della loro rarità ed alto valore, dovrebbero essere tenuti il più possibile originali, operando dei restauri conservativi.
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venerdì 10 novembre 2017
Sportster Street Tracker - 1993
Connotazioni sportive per una moto che viene utilizzata prettamente su strada.
Quando i Giapponesi pensano di fare qualcosa lo fanno sempre a modo loro. Spesso seguendo logiche incomprensibili a noi occidentali, ma che trovano radici nel più profondo della loro cultura e modo di vivere.
Ecco allora, che decidere di elaborare uno Sportster in chiave street-tracker possa rappresentare all'apparenza una operazione estremamente complessa, specialmente quando si sceglie di verniciare interamente il telaio, nonostante non ve ne sia bisogno.
La tinta è stata ispirata dal colore del negozio e da quello delle piste da flat-track. Il telaio, dopo essere stato smontato completamente, accorciato nella parte posteriore in modo da poter ospitare senza alcun problema il classico codino da flat-track e sottoposto a “molding”, cioè quel procedimento tendente ad eliminare tutte le piccole imperfezioni dovute alle varie saldature dei tubi.
Una volta effettuato questo passaggio, la moto è stata rimontata, lavorando su motore, sospensioni ed altri dettagli, molti dei quali sono stati verniciati in nero.
La cilindrata è stata portata a 1200, sono state lavorate al flussometro le teste e montati alberi a cammes Andrews N4 e montato uno scarico due-in-uno. Stranamente carburatore e filtro dell'aria sono rimasti originali.
Il reparto ciclistico ha visto l'utilizzo di una coppia di ammortizzatori posteriori Sundance, abbinati a molle forcella della stessa azienda, mentre freni e cerchi sono rimasti originali.
Il serbatoio del carburante originale è stato sostituito con uno racing dalla capienza di sei litri e sono stati aggiunti altri elementi a corredo come le tabelle laterali, il porta targa ancorato direttamente al forcellone.
Lo Sportster è ottimamente costruito anche se alcune scelte non sembrano in linea con la destinazione della moto.
giovedì 2 novembre 2017
Harley-Davidson XR 1000 flat-track
Ritorno alle origini per questo XR 1000 che viene restaurato e migliorato attraverso un lavoro certosino.
Decidere di mettere le mani su una vecchia moto può essere non solo un'impresa, ma anche una grossa responsabilità, specialmente se di modelli ne sono stati prodotti appena 1800. In passato era stata presentata una XR 1000 rivisitata in chiave street-tracker, che aveva molti spunti interessanti.
Questa XR 1000 da flat-track la possiamo considerare come una sorta di evoluzione. E' stato curato molto l'aspetto che, contrariamente al tipo di moto, non è più rude ma aggraziato.
Vi è abbondanza di parti lucidate e cromate, nonché un ampio utilizzo di alluminio billet per numerose componenti come cerchi, forcellone e freni. Una verniciatura a più strati. Un serbatoio Storz in alluminio. Il tutto abbinato alla ricerca delle prestazioni, dato che è stata sostituita la forcella originale con una più performante sempre della Storz, sono stati montati freni flottanti con pinza a doppio pistone della Performance Machine ed un paio di scarichi Supertrapp della stessa forma degli originali.
Questa XR 1000 è stata completamente rivisitata e migliorata in ogni sua parte. Si tratta di un tipo di intervento migliorativo che, tuttavia, travalica i confini della originalità che si dovrebbe mantenere su questa moto quando si interviene.
giovedì 6 luglio 2017
Mule Stealth Sportster Street-Tracker
Un razzo americano prodotto in Francia che può essere tranquillamente orientato verso il famoso Dirt-Quake!
Non è una novità sul tema e nemmeno una esagerazione ma l'azienda franco-americana, seguendo la propria tradizione, elabora uno Sportster che diverte tanto sugli ovali in terra battuta, quanto in strada.
Il punto forte della “Stealth” è, ovviamente, il telaio costruito proprio da Mule, all'interno del quale viene alloggiato il motore di uno Sportster 1200 del 2000, con carter e teste verniciate di nero. In questi casi l'abbinamento è quasi d'obbligo: cerchi da 19 pollici, codone rastremato, serbatoio piccolo e dalla diversa forma, scarico alto sul lato destro (Vance & Hines).
Ma dato che lo “Stealth” è destinato a correre anche su strada, la moto è stata pensata con qualcosa in più rispetto ad altre destinate prettamente agli sterrati: un doppio freno a disco (Brembo) che lavora su una forcella Paioli a steli rovesciati. Questa scelta, se da un lato diminuisce un poco la fase di ingresso in derapata (fondamentale nelle moto da flat-track), dall'altra migliora la frenata su strada e la stabilità della moto in curva.
Proprio a causa dell'utilizzo stradale, il motore non è stato elaborato, salvo un filtro dell'aria più aperto, e gli ulteriori interventi sulla ciclistica hanno riguardato un paio di ammortizzatori performanti e l'eliminazione della trasmissione finale a cinghia, sostituita da quella a catena. Gran parte della moto è stata ricoperta di una vernice nero lucido.
UP: telaio
DOWN: faro anteriore e contagiri
venerdì 21 aprile 2017
X-Racers
Nel lontano 1994 la maggior parte delle realizzazioni su base Sportster avevano spesso dei “clichè” determinati, dal momento che se ne esaltava l'aspetto custom o, al contrario, ci si orientava verso telai rigidi e lunghe forcelle. Supercycles di Nizza decise di percorrere nuove strade.
Prese vita, così, il progetto della X-Racers, che richiamava molto da vicino le famose XR 750 da Dirt-Track, ma vista in chiave Hi-Tech.
In quegli anni, infatti, nascquero molte aziende specializzate nella lavorazione dell'alluminio “billet” che divenne un must su molte motociclette. Di conseguenza molti customizzatori vi attingevano a piene mani.
La particolarità di queste moto (sono due con pochi elementi di differenza) è da ricercare anche nel grande sforzo effettuato per spremere cavalli dal motore. Per montare due carburatori Dell'Orto sul lato destro, si è dovuta rivisitare la testata posteriore (dove sono state invertite le valvole di aspirazione e scarico) e degli alberi a cammes Andrews che si trovavano a lavorare in maniera differente.
Si tratta di un ulteriore lavoro in aggiunta a quello di elaborazione del motore che vedeva il montaggio di teste a quattro candele (che la Harley-Davidson avrebbe messo in produzione solo qualche anno dopo, ovvero nel 1998) e la cilindrata portata a 1200 cc.
L'elaborazione del motore resta la parte più importante di tutto il progetto, che ha riguardato anche la ciclistica e, come detto prima, l'aspetto estetico (basti guardare diligentemente tutte le parti che sono state lucidate).
Se pensiamo che per realizzare queste moto il tempo è stato di quasi un anno......
Nell'articolo tutto il procedimento è descritto con estrema accortezza, peccato per le foto che non inserite nel modo giusto ed incomplete.
UP: progetto innovativo per l'epoca
DOWN: le foto mortificano le due motociclette
martedì 28 marzo 2017
XR 1000 - Street Tracker
La “XR 1000” è una di quelle moto così rare da vedere, che quando se ne trova una ed, oltretutto, non totalmente originale si rimane parecchio incuriositi.
Nata nel 1983, come versione stradale della “sorella” da corsa: la celebre 750, la XR 1000 si rivelerà un clamoroso insuccesso commerciale, con meno di duemila esemplari prodotti in due anni.
Tuttavia, a fronte di un fallimento nelle vendite non si può parlare della XR 1000 come una moto priva di logiche costruttive e di spunti interessanti a livello tecnico. Il telaio equipaggerà gli Sportster fino al 2003 ed il motore, con testate in alluminio, raggiungerà la ragguardevole potenza di novanta cavalli.
Fatte queste premesse, poteva risultare quasi scontato che un mezzo del genere trovasse consacrazione parecchi decenni dopo tra i collezionisti.
Come avviene nella maggior parte di questi casi, si cerca di tenere la moto più originale possibile, stante anche il grande valore del mezzo.
Non tutti, però, la pensano in questo modo ed in Giappone hanno pensato bene di mettere mano ad una XR 1000, anche se in maniera “soft”, montando due scarichi liberi di tipo drag-pipes, aggiungendo un radiatore dell'olio supplementare e montando due cornetti di aspirazione sui carburatori, in luogo dei filtri dell'aria originari.
In maniera simile gli interventi sono stati effettuati anche su ciclistica e sovrastrutture, con un paio di ammortizzatori posteriori racing e la revisione della forcella. E' stato eliminato il parafango anteriore, accorciato quello posteriore e montato un serbatoio del carburante di minor capienza, dal profilo leggermente diverso. Stranamente, i cerchio anteriore originale in lega, dotato di doppio disco freno, ha lasciato spazio ad un altro a raggi con un solo disco: soluzione assolutamente non condivisibile anche se dettata unicamente da motivi estetici. A corredo di ciò, altri piccolissimi lavori come, ad esempio, la verniciatura della parte inferiore della forcella.
La XR 1000 così concepita non è assolutamente brutta anzi, rispetto alla versione originale è migliorata sia nell'aspetto estetico che tecnico. Però su un mezzo del genere, che fa dell'originalità il suo maggior valore, si sarebbe dovuti intervenire attraverso un vero e proprio restauro conservativo, anche se limitato a singoli aspetti.
UP: verniciatura
DOWN: cornetti di aspirazione sui carburatori
martedì 21 marzo 2017
The Hinny - Sportster
Se è vero che il “custom” è di tutti, è altrettanto vero che ognuno ha la propria vocazione sul tema. E quando si riesce ad oltrepassarla, diventa interessante....
Vittorio Olivi, il “padre” di questo Sportster, cresce alla scuola di Carlo Talamo lavorando per lunghi anni sulle Triumph. Dapprima come semplice concessionario, eppoi come tecnico di successo. In breve tempo, nella città di Dante, la sua passione per le corse e la competenza sul tema, lo porta ad avere un sempre maggior numero di appassionati che si rivolgono a lui per elaborare o mettere a punto le Triumph sportive. La partecipazione, come pilota, alla Triumph Cup con la Thruxton, lo consacra.
Ma come diceva Carlo Talamo “....le belle storie debbono finire quando è il momento...” ed il rapporto con Triumph, dopo tanti anni, si chiude. Inizia così la sua nuova avventura con un altri marchi, di pari passo con la prosecuzione della sua attività in officina.
A questo punto ci si chiederebbe che cosa c'entra tutto questo con la moto in questione. Un bel giorno da Vittorio si presenta un amico con uno Sportster 1200, dotato di telaio Mule, comprato in una officina californiana, una vera moto da flat-track impossibile da usare su strada e vuole che Vittorio la renda fruibile nell'utilizzo giornaliero, pur senza tradirne la sua indole. E qui inizia la nostra storia.....
Il buon Vittorio si trova dinanzi ad sentiero impervio: da una parte deve entrare in sintonia con lo Sportster, per certi versi molto distante dalle moto sulle quali ha sempre messo le mani, pure se questo esemplare ne tradisce in parte lo spirito originario. Dall'altra, le sue vocazioni corsaiole, lo debbono supportare nella trasformazione dello Sportster senza, tuttavia, costituirne un limite.
Dopo circa cinque mesi di duro lavoro la moto è pronta per aggredire le strade, non essendo più il “cavallo imbizzarrito” quasi impossibile da domare, ma una moto addolcita nel carattere, che è un incrocio di stile tra street-tracker e scrambler, anche se a ben guardarla assomiglia ad un grosso “motard”.
Il lavoro si sviluppa su ciclistica e motore. Lo scopo è di rendere la moto meno nervosa a livello ciclistico. Per questo motivo lavora sull'avantreno montando una forcella Ohlins con steli da 45 mm, che ne ridisegna la geometria. Poi viene costruito un nuovo telaietto posteriore che alza un poco il retrotreno, rendendo la ciclistica più equilibrata. I cerchi originali vengono sostituiti da una coppia di Kineo da 17 pollici sui quali calzano pneumatici Dunlop Sportmax Mutant.
Il motore con cilindrata 1200, viene incattivito con carburatore Mikuni, alberi a cammes Scramin'Eagle, scarico RSD ed accensione Dyna.
Per fermare la Hinny si ricorre al “made in Italy” attraverso dischi freno Discacciati con pinze Brembo racing.
Inutile dire che Vittorio ha colpito nel segno con questa moto, non solo per l'ottimo lavoro a livello tecnico, ma per la capacità di rispettarne l'originaria natura, pur senza tradire la propria vocazione corsaiola.
UP: la scelta dei cerchi da 17 pollici
DOWN: il colore impersonale del serbatoio
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venerdì 27 gennaio 2017
Cafe-tracker!!!!
Come da tradizione, HD Frosinone si presenta alla Battle of The Kings con una preparazione essenziale che esalta le caratteristiche del modello di base.
L'idea di fondo è quella di far emergere l'indole sportiva della Roadster, pur senza tradire l'essenza Harley-Davidson. All'atto pratico, però, il risultato è differente e, probabilmente, superiore alle aspettative.
La Roadster 1200, così preparata, è un mix tra una cafe racer pura ed una street-tracker.
Qui non ci sono verniciature sgargianti e preziosismi vari. C'è una moto nuda e cruda, che si è alleggerita togliendo il superfluo.
Il parafango posteriore è stato sostituito da un leggerissimo codone per il flat-track che si monta sui supporti originali del telaio (…..finalmente qualcuno che evita di segarli....), mentre l'anteriore ha preso la strada della cantina. Vengono poi montati una coppia di ammortizzatori posteriori dal maggior interasse che, grazie ad un manubrio più basso, cambiano la distribuzione dei pesi rendendola più racing. Completa il tutto un filtro dell'aria aperto, uno scarico due-in-uno con terminale Supertrapp (un “must” per HD Frosinone che anche per la Battle of The Kings ha utilizzato una coppia degli stessi terminali montati su collettori di serie), ed una verniciatura grigio scuro opaca.
Questa Roadster è da gustarsi tanto su strada, quanto su un ovale in terra battuta o, magari, su qualche “TT circuit”. Ottima intuizione!
UP: un mix perfettamente riuscito
DOWN: sarebbero stati più opportuni due semi-manubri
mercoledì 30 novembre 2016
REIR - XLH 1200 SPORTSTER
Differentemente da quasi tutte le street tracker costruite in Giappone, questo Sportster presenta anche una notevole cura a livello estetico.
Il “printing” di base è sempre lo stesso, con una notevole attenzione prestata all'aspetto prestazionale.
In più qui si è lavorato molto sui particolari estetici, tanto da poterlo quasi confondere con mezzi di tradizione europea. La moto di per se non è assolutamente male. Anzi. Però, forse, esce un poco troppo fuori dalla scuola nipponica per quanto riguarda l'aspetto puramente stilistico.
L'utilizzo della vetroresina per creare serbatoio e codone posteriore, dando continuità ed armonia a forme rotonde ma non abbondanti è sicuramente un azzardo, così come l'impiego dell'alluminio in chiave ornamentale e non solo tecnica. Vedasi in questo senso i comandi a pedale e quelli al manubrio.
Per il resto il buon lavoro su ciclistica e motore attraverso ammortizzatori Ohlins, dischi freno flottanti di maggior diametro con relative pinze della Performance Machine, e l'ottenimento di qualche cavallo in più sul motore tramite uno scarico due-in-uno fatto in casa ed un carburatore Mikuni dotato di filtro dell'aria Rought Crafts.
martedì 29 novembre 2016
Roku's 883
La scuola nipponica del custom ha preso direzioni ben precise.....
…....e per quanto riguarda le street-tracker pochi fronzoli e molta sostanza: in pratica si lavora a livello prestazionale e senza esasperazioni di sorta. L'estetica, ovviamente, ha il suo peso, ma non è così fondamentale come nella tradizione europea od in quella statunitense.Di questa moto mi ha colpito molto lo scarico ed, ovviamente, la scelta di montare un kit carrozzeria Storz, ma ci sono anche altri particolari cui ho fatto attenzione, come la scelta di una coppia di ammortizzatori Ohlins dotati di serbatoio del gas, la piastra di irrigidimento della forcella ed il disco freno anteriore di maggior diametro che viene morso da una pinza Brembo.
Non mi piace assolutamente il prolungamento del telaio nella parte posteriore. Probabilmente è stata ritenuta una soluzione necessaria per tenere alta la seduta e caricare maggiormente l'avantreno.
Bruttissimo anche il filtro dell'aria! Ma, come ho detto, quando si tratta di un certo tipo di moto i giapponesi sembrano prestare molta attenzione alla sostanza e non alla forma.....
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